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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 7648 letture )
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Quando ho ricevuto questo album ho pensato che ripetersi ai livelli di “The Black Halo” sarebbe stato difficile, troppo difficile, forse impossibile. I miei timori si sono tramutati in realtà dopo pochi ascolti. “Ghost Opera” non regge il confronto con il suo predecessore. Detto questo, non voglio indurvi a pensare che il nuovo parto dei Kamelot sia una delusione. Anzi, a parte lo scotto iniziale causato da un approccio in generale troppo soft, “Ghost Opera” si fa apprezzare senza troppe difficoltà; si mantiene comunque su standard qualitativi alti. Un cambio di direzione rispetto a “The Black Halo” c’è stato, soprattutto in fase di arrangiamento, curato in maniera maniacale in “Ghost Opera”, laddove nel platter precedente veniva leggermente sacrificato in favore di un’immediatezza e di una potenza che vedeva la “tagliente” chitarra di Youngblood come punto di forza. Non condivido questa scelta, ma i Kamelot per altri versi, ci presentano comunque un grande album, meno immediato, ma teatrale e maestoso come mai in precedenza. Lasciamo parlare la musica ora. “Solitaire” sembra una prefazione dell’album, un minuto scarso di melodia dove a farla da padrone è un malinconico violino, che dona una teatralità che sarà il filo conduttore dell’album. Segue “Rule The World” che ci fa capire che aria tira, grandi orchestrazioni che sfociano in un buon refrain, dominato dall’ugola di Khan, autore di una grande prova. La voce norvegese dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori cantanti sul mercato. Uguale per struttura e bellezza la title track, ricca di un ritornello ancor più convincente. Youngblood cesella un grande assolo. Nei soli semra molto ispirato, mentre nella costruzione di riff granitici (come in “The Black Halo”) sembra latitare, probabilmente per la natura più melodica ed orchestrale del disco. Si sperimenta in campo elettronico con “The Human Stain”, forse il pezzo più riuscito di “Ghost Opera”. La voce di Khan ci fa sognare mentre s’intreccia a raffinati cori femminili e al pianoforte di Oliver Palotai, entrato in pianta stabile nella formazione. “Blücher” sembra troppo macchinosa, comunque buona alla lunga. “Love You To Death” è una canzone stupenda. Trovo poche parole per descrivere questo dialogo tra i due “amanti” (Khan e Amanda Sommerville). Era da tempo che non sentivo un pezzo così bello. Troppo “normale” la successiva “Up Through The Ashes”, non brutta, ma davvero scontata nel sua struttura. Dai Kamelot, da questi Kamelot mi aspetto di più, anche perché mi ricorda un pezzo qualsiasi dei Within Temptation di “The Silent Force”. Neppure “Mourning Star” sembra convincere appieno, comunque grande l’assolo di Youngblood. “Silence Of The Darkness” ci riporta su livelli discreti, una canzone Kamelot old style, con la doppia cassa di un grande Grillo a farla da padrone. “Anthem” rappresenta il suicidio di un fonico. Assolutamente orribile l’effetto che deturpa la voce di Khan, che ancora una volta ha tirato fuori “un coniglio dal cilindro”, una grande prestazione per una delle ballads migliori del repertorio dei Kamelot. Chiude l’album la bella “EdenEcho”, godibile e raffinata allo stesso tempo. Un album che necessita più di un ascolto per farsi apprezzare in maniera completa. Un’altra grande prestazione dei Kamelot, ormai entrati di diritto tra i “nomi grossi” del panorama internazionale.
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12
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Quoto Mosca fino al midollo. |
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11
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Ennesimo centro dei Kamelot. Capolavoro al pari del precedente e del successivo. Chi lamenta nostalgicamente un ritorno a Karma o The Fourth Legacy rompe solo il cazzo. |
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10
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Non è un po troppo basso il voto? Questo è uno dei migliori album in assoluto di prog metal sinfonico cinematico mai prodotti |
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9
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Bellissimo album solo Blucher è la canzone che mi ha convinto meno,il resto è eccellente!! |
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8
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Per me in Ghost Opera ci sono quattro canzoni stupende: la title-track, The Human Stain (che ha un test meraviglioso), Love You To Death e Rule the World. Le altre sono tutte brutte o bruttine. Avrebbero dovuto fare un EP con solo le quattro traccie citate... |
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7
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Solitaire = 6.5; Rule the World = 6.5; Ghost Opera = 6.5; The Human Stain = 7.5; Blucher = 7; Love You to Death = 7.5; Up Through the Ashes = 7; Mourning Star = 5.5; Silence of the Darkness = 6.5; Anthem = 7; Eden Echo = 5.5; The Pendulous Fall (Bonus Track) = 6.5; Voto album = 6.5 |
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6
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Gotich???? Ma i Kamelot non erano una bamd power metal??? comunque sia love you to dead è strepitosa, quando qualche giorno fà ho visto il videoclip originale girato per questa canzone ( quindi la prima volta che l'ascoltai) mi sono venuti i lacrimoni |
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5
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bella la recensione , complimenti... io amante del gothic questo album piace molto...molto vittoriano a partire dall'orchestra anche se secondo me i kamelot hanno toccato l'apice della genialità con epica....capolavoro aprendo addirittura a un tango metal....amo i preziosismi.... un saluto a tutti i fans della buona musica |
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4
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Ottima recensione. La penso come te e non sono rimsto particolarmente entusiasta per questa svolta melodica. Troppo lente le canzoni, troppo "studiate" le parti dark, quasi volessero strizzare l'occhiolino agli amanti di sonorità gotiche. La canzone Ghost Opera è una bomba! |
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1
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Mi dispiace ma bisogna ammettere la quasi totale mancanza di soluzioni vicenti. Ho ascoltato questo album fino alla noia ma non ti lascia niente! Sarebbe meglio che pensassero a fare qualche disco in meno per poter prendere solo il meglio delle loro composizioni. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Solitaire 02. Rule The World 03. Ghost Opera 04. The Human Stain 05. Blücher 06. Love You To Death 07. Up Through The Ashes 08. Mourning Star 09. Silence Of The Darkness 10. Anthem 11. EdenEcho
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Line Up
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Khan – Vocals Thomas Youngblood – Guitars Glenn Barry – Bass Oliver Palotai – Keyboards Casey Grillo – Drums www.kamelot.com
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