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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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The Smashing Pumpkins - Shiny and Oh So Bright Vol. 1 - No Past. No Future. No Sun.
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24/12/2018
( 4740 letture )
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Così, quattro anni sono passati. Era il 2014 e Billy Corgan, leader e ormai padre-padrone degli Smashing Pumpkins, annunciava la pubblicazione di due album: il primo, Monuments to an Elegy e il secondo Day for Night, a stretto giro. Ma come ormai nota tradizione, Billy Corgan si conferma quello spirito inquieto e in costante movimento che è sempre stato e, dopo quattro anni, dell’annunciato Day for Night resta solo un titolo senza alcuna sostanza tangibile. Non per questo, il tempo è passato senza scopo e tante cose sono cambiate in questo intervallo: come prevedibile, la presenza di Tommy Lee, batterista dei Motley Crue che aveva partecipato alle registrazioni di Monuments to an Elegy si è rivelata effimera, tanto che già nel tour di promozione trovò posto Brad Wilk dei Rage Against the Machine/Audioslave, batterista anche per la reunion dei Black Sabbath. Per il 2015 e il 2016 la band è stata in tour e, quindi, nel 2017 Corgan rilascia addirittura un album da solista, Ogilala. Insomma, il tempo continuava a passare senza che ci fosse altro da attendere che un capriccio da parte di Corgan, il quale un giorno avrebbe forse deciso di riportare nuovamente in studio la band. In realtà, nella sua mente altro si andava agitando: la reunion con i membri originali. Solleticato già nel 2015 con il rientro apparentemente temporaneo di Jimmy Chamberlin, il sospirato evento non sembrò trovare però una dimensione definitiva, dato che James Iha si rivelò più dubbioso sul da farsi, partecipando solo a qualche concerto e D’Arcy Wretzky continuava a negare il proprio interessamento all’intera vicenda. Dell’album solista di Corgan del 2017 abbiamo già detto ed eccoci quindi al 2018, con l’annuncio dell’ingresso in studio dei tre quarti della formazione originale: James Iha alla fine ha sciolto la riserva e pazienza se D’Arcy non sarà della partita. A febbraio Corgan annuncia di avere ventisei canzoni pronte per il nuovo album e, poco dopo, che le registrazioni si sono concluse. Il singolo Solara viene pubblicato a giugno, mentre per l’album occorrerà aspettare fino a novembre, curiosamente per una etichetta, la Napalm Records, che recentemente si è accaparrata degli altri campioni del rock Made in USA: gli Alter Bridge.
Difficile stabilire a priori quale potesse essere l’indirizzo musicale della band, pur alle prese con una reunion: troppo particolare la vena espressiva del leader e troppo forte il suo controllo sugli Smashing Pumpkins per pensare che questo equilibrio venisse rotto dal ritorno del figliol prodigo all’ovile. D’altra parte, considerando la vena revivalista degli ultimi due album, in molti avranno cominciato a fregarsi le mani pensando ad un ritorno in maniera trionfale alla vena compositiva dei primi dischi. Attese che in realtà come vedremo sono da considerarsi del tutto mal riposte. Al contrario, la rotta tracciata si distacca in maniera forte, per quanto non netta, dal possibile ritorno al passato e, forse in questo c'è anche lo zampino del produttore, l'ultrafamoso Rick Rubin. Anzitutto, Shiny and Oh So Bright si rivela piuttosto programmaticamente orientato ad una positività del tutto peculiare in casa Smashing Pumpkins; una solarità che sembra quanto di più lontano dallo strano mix di alternative gothic glam decadente e carico di disagio adolescenziale mai del tutto superato associabile a Corgan e soci. Forse paradossalmente la ricostituzione del nucleo originale ha ridato al leader quella sicurezza che serviva per compiere un altro salto avanti, dopo il parziale ritorno alle sonorità storiche contenuto in Oceania e Monuments to an Elegy. Forse ancora una volta la necessità di spingersi un po’ oltre l’atteso ha di nuovo colto la penna e l’ispirazione del tormentato cantante/chitarrista portandolo a cambiare le carte in gioco proprio nel momento in cui tutti aspettavano un confortante abbraccio di sonorità tipicamente novantiane e nostalgicamente rimpiante. Chissà. Fatto sta che Shiny and Oh So Bright è decisamente un disco spiazzante: per gran parte rilassato, pacifico, piuttosto lento e compiaciuto, con solo metà scaletta imbevuta di spunti hardeggianti e comunque praticamente mai davvero aggressivo. Otto canzoni per un totale di appena trentuno minuti, il disco più corto tra quelli pubblicati finora: chissà se quel che resta delle ventisei canzoni di cui parlava Corgan pochi mesi fa andrà tutto nella misteriosa seconda parte. Nel frattempo, abbiamo un album asciutto, ridotto all’osso a livello di minutaggio, eppure gonfio di arrangiamenti ridondanti, in particolare per quanto riguarda l’insistito uso di archi, piano e tastiere, che giocano un ruolo primario rispetto alla distorsione delle chitarre, quasi sempre relegata in seconda linea, se non in pochi identificati episodi. Il tutto suona, a dirla chiara, piuttosto sgonfio, privo di nerbo e anche a livello compositivo piuttosto povero e scontato, del tutto incapace di far presa e sollevare entusiasmi. Si viaggia vicini a sonorità al limite col pop rock inglese, coniugate naturalmente in salsa Pumpkins, ma tutto sommato piuttosto blande e inoffensive. Il che naturalmente non significa che quanto proposto sia fatto male o che non ci siano spunti interessanti, ma basti ascoltare Knights of Malta per rimanere decisamente spiazzati: melodia pop neanche troppo convincente, archi in primo piano, qualche chitarrina a far scena, cori soul a sostegno -peraltro la cosa migliore della canzone - e refrain ripetuto all’ossessione. Si dirà che l’arrangiamento è decisamente elegante, ma questo non salva il brano dal risultare parecchio insipido, contrastante e tutto sommato superfluo. Destino che in realtà vale per tutti i brani presenti in Shiny and Oh So Bright e che ne certifica il tentativo di spingere ancora oltre il limite espressivo del gruppo, col risultato di renderlo lezioso e in diversi casi noioso, nonostante la brevità di tutti i brani presentati. Un caso questo particolarmente evidente con l’interminabile Travels, che sembra un brano dei Coldplay e nei suoi cinque minuti e mezzo riesce appieno nel non facile compito di farli rimpiangere. Purtroppo, il caso non è isolato ed ecco che dopo il mai troppo benvenuto recupero di appena un po’ di energia dato dal singolo Solara, unico pezzo davvero decente della prima parte del disco, nel quale finalmente la presenza di Iha mostra un senso assieme ad un incontenibile Chamberlin, si riparte con una Alienation che avrebbe dovuto avere uno sviluppo completamente diverso data la buona idea di base, ma già dall’interpretazione di Corgan va ben oltre il limite del sopportabile. Nel mezzo, l’altro singolo Silvery Sometimes (Ghosts), canzonetta senza infamia né lode, che ricorda quasi una 1970 con appena più ritmo. Marchin' On appare una sorta di tentativo di conciliazione tra sonorità più pesanti e arrangiamenti ricercati e invadenti essendo la traccia forse più aggressiva del disco. Bastasse questo a farne una bella canzone, naturalmente. In compenso, With Sympathy è forse il miglior brano tra quelli più lenti e carichi dello spleen tipico della band, il che comunque la dice lunga sulla qualità del resto. Chiude Seek and You Shall Destroy, altra traccia che recupera appena in dinamicità e che offre una melodia appena riuscita: niente di eclatante, ma funziona.
Eccoci quindi dopo quattro anni ad ascoltare un nuovo album degli Smashing Pumpkins. Non un disco qualsiasi peraltro, ma il disco del ritorno dopo sedici anni in formazione di James Iha e che vede contemporaneamente tre dei quattro membri originali all’opera, con un produttore di grido come Rubin a sollevare ulteriori curiosità. Detto del chitarrista, il cui ritorno è a malapena percepibile e non sposta di una virgola l’economia dell’album, come da molti sospettato il solo ed unico contraltare di Corgan resta Jimmy Chamberlin, batterista che quando può si fa sempre riconoscere ed apprezzare, offrendo valore aggiunto in molti brani. Di Corgan cosa ripetere se non che la consueta interpretazione con vocetta bambinesca carica di astio e malinconia resta l’unico vero marchio di fabbrica del gruppo e, vista la volontà di dare uno strappo netto col passato, forse avrebbe potuto avere il coraggio di abbandonare anch’essa e cominciare a cantare davvero. Al di là delle prestazioni individuali, Shiny and Oh So Bright è un disco di rottura e, come spesso accade, probabilmente va inteso come album di transizione. Certo è che a livello compositivo siamo decisamente ad un gradino molto basso: c’è ben di meglio in giro, anche nel particolare ibrido tra pop e rock prescelto. Non sorprendentemente, il meglio arriva con i pochi accenni al passato: Solara, Silvery Sometimes (Ghosts), Marchin’ On e la conclusiva Seek and You Shall Destroy, non sono brani capaci di fare la differenza, ma almeno si fanno ascoltare. Il cambio di rotta di per sé non è decisamente un male, se si ha chiaro l’obbiettivo a cui si vuole arrivare e si hanno i mezzi per raggiungerlo. Il problema è che a giudicare da Shiny and Oh So Bright, gli Smashing Pumpkins attuali non hanno né l’uno né gli altri. Un disco brutto e, quel che peggio dato che rimette in discussione quasi tutti i fondamentali del gruppo, assolutamente superfluo. Se stavolta avremo una seconda parte, c’è davvero da augurarsi che sia di ben altro spessore.
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Credo che se Lizard avesse ascoltato l'ultimo CYR prima di questo, gli avrebbe dato almeno 75 a questo qua... |
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Comunque, dopo averlo riascoltato alcune volte, mi ha convinto. E' un po' troppo corto, quasi un EP, ma la maggior parte dei pezzi mi sembra avere quella scintilla e quel feeling particolare che avevano gli album storici. Insomma sono d'accordo con Galilee, massima autorità in tema di SM. Lo compro. Evviva! |
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Concordo con gran parte della critica musicale, buon ritorno. Bene ma non benissimo. Evviva! |
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Morti dopo "Mellon Collie". Ma lo Zio Fester deve ancora accorgersene... |
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@Lizard: le sonorità mi ricordano Mellon Collie e qualcosa di Siamese Dream. Non ci ho ragionato tanto, le sensazioni sono state queste, soprattutto per pezzi molto belli come Alienation e Silvery. Alla fine ho comprato il disco  |
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JJ Hopkins: posso chiederti quale dei vecchi album ti ricorda o in cosa te li ricorda? Grazie per la risposta. |
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Mah... non sono un gran fan degli SP, sono andato ad ascoltare il disco perché incuriosito dal voto basso. In realtà è un bell'album, mi ricorda quelli vecchi. Mi spiace, ma la recensione è pessima, dà una descrizione alla buona e riflette esclusivamente il gusto del recensore, quindi risulta inutile. |
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JJ Hopkins: anche in questo caso, rilevo una critica che non riscontro in quello che ho scritto. Non ho detto che sia un problema l’abbondanza di archi o altro, ma il fatto che i brani nonostante questo risultino sgonfi, noiosi e compositivamente banali. Cosa c’entrino gli Anathema in questo proprio non lo so, quindi andiamo avanti. Quanto alle mie aspettative personali, ho scritto chiaro che non sapevo cosa aspettarmi e che le novità mi hanno spiazzato, ma non è questo il problema:il problema è un disco che non funziona. Poi se piace sono felice per loro e per chi lo apprezza. |
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Ma qual'è il problema se le chitarre distorte non sono in primo piano e ci sono molti archi? Gruppi merdosi come gli Anathema vengono osannati per questo... una recensione dovrebbe descrivere un disco e non cosa si aspetta il recensore. Comunque mi avete incuriosito: ascolterò il disco anche perché il secondo singolo è una figata! |
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@GT_Oro: davo per scontate le pressioni della label, che all'epoca fece infatti di tutto per infilare i Pumpkins nel filone grunge, perché secondo me Adore e Down on the upside hanno retroscena simili ed entrambe hanno messo KO le rispettive band. I Soundgarden si sono sciolti senza produrre dischi, gli Smashing Pumpkins hanno invece pubblicato dischi davvero scarsi per il monicker... io insisto solo nel non definire Adore un capolavoro perché secondo me non lo è, è il canto del cigno per il gran vuoto seguito. Non sono un loro fan, lo ripeto, per cui non riesco ad esempio ad essere felice a prescindere per una nuova pubblicazione e magari indulgente se non entusiasta verso materialemediocre. Tutto qui. Senza offesa ai fan delle zucche perché lo stesso discorso vale anche per i Pearl Jam o altri grandi nomi del rock |
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Per te era scontato cosa? Non ho capito il passaggio. Se era scontato che ci fossero pressioni lo sarà per te che la musica non la dovevi comporre. Avrebbero potuto fare un Siamese 2 la vendetta per accontentare tutti con la solita minestra riscaldata come i Dream Theater che DEVONO per forza far uscire un album ogni due anni cascasse il mondo e propinano la stessa sbobba da 15 anni oppure cercare un punto di rottura. Che non ti sia piaciuto questo è sacrosanto e tuo diritto, ma NON è oggettivamente un punto debole della discografia degli SP. |
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@GT_Oro: "pressioni enormi da parte della EMI"... l'hai scritto tu, per me era scontato. Guarda che più andiamo avanti e più vi avvicinate alla "mia" realtà. Io ho solo detto che per con Adore è iniziato il declino e si sono unodi quelli che all'uscita lo detestó... contando che dopo Adore hanno pubblicato solo robaccia scadente... forse non ho visto male oppure porto sfiga. Spero la seconda  |
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Ah quindi vale il de gustibus ma certe cose proprio no? E che vorrebbe dire? Adore all'epoca fu il disco di rottura col passato prettamente guitar oriented della band, è logico che la reazione di molti fu negativa, come sempre accade quando si mettono in atto grossi cambiamenti stilistici. Il punto è che si trattava comunque di un lavoro pregno di ispirazione, a differenza della maggior parte di ciò che pubblicarono in seguito, fino ad oggi. Secondo me si tratta del loro ultimo grande album. Tra i successivi salvo Machina e Oceania, il resto lo trovo assolutamente trascurabile. Citando Sick Boy: "No, non sono male, ma neanche grandiosi no? E in cuor tuo lo sai che anche se ti suonano bene in effetti sono solo… cagate!". |
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su Adore per TheSkull: Adore non ha la grinta e la varietà dei precedenti perché volutamente non le doveva avere. Corgan disse che con Adore i fans avrebbero preso il pacchetto completo dell'emotività e delle insicurezze della band (leggi sue) di fronte a diversi avvenimenti negativi che tutti insieme gli erano arrivati sulla capoccia: morte della madre, rottura con la fidanzata, allontanamento per droga di Chamberlin, morte del tastierista Melvoin durante un tour la sera prima dell'esibizione di chiusura al Madison Square, periodo di pressioni enormi da parte della EMI successive al doppio Mellon... doveva uscire un album di rottura. E così è stato. Non si può giudicare e apprezzare appieno l'album senza tenere conto degli antefatti. |
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Condivido la lettura di @Galilee qui sotto, ma ancora una volta non riesco a capire chi parla di maturità totale (ma davvero?) o di perla nera (Adore è u a perla nera, nerissima. Questo è uno zircone mascherato male). Poi vale il sacrosanto de gustibus, ma certe cose proprio no... Ed è proprio perché sono così legato a questo gruppo, che ho smepre difeso, che il disco in questione mi ha fatto incazzare, forse per l'unica volta in vita mia. Poi:fai un sacco di caos mediatico e te ne esci con un disco di mezz'ora? Sapendo cos'hai fatto in passato? Certo la lunghezza non da la cifra di un disco però nel caso degli SP da una buona indicazione:loro, prolissi di natura, qui ci riescono anche con un minutaggio risicato. In negativo però. E ancora: gli SP non han mai fatto un pezzo più breve di tre minuti e mezzo, qui ce ne sono due che non arrivano neanche a tre minuti. Ancora una volta la lunghezza non vuol dire nulla, peccato che però siano due pezzi da buttare. Come tutti gli altri. È proprio la funzionalità delle canzoni che Corgan e co. stavolta hanno mancato. Non c'è una canzone che funziona dall'inizio alla fine, esclusa Silvery Sometimes, che però è puramente citazionistica. Knights of Malta sarebbe anche carina se non fosse ripetitiva a manetta e se non avesse quei suoni del cacchio che ha. E poi: spingi tanto sulla formazione "originale" e fai un disco dove le chitarre sono lasciate tutte dietro e Iha se non ci fosse sarebbe uguale. Chamberlin si sente per carità, ma su canzoni pessime non è che può fare i miracoli. Infine non mi è piaciuta per nulla la pubblicità di Corgan sui social, dove mischiava la sua immagine da novello messia a iconografie sovietiche e futuriste, pura megalomania e anche di cattivo gusto a un certo punto. E io amo il cattivo gusto, ma non qui. Da cancellare completamente questo Vol. 1. Oceania non mi era piaciuto, ma a confronto diventa un capolavoro, mentre il penultimo Monuments era decisamente più coraggioso di questo disco e ancora oggi cammina dignitosamente sulle sue gambe, anche se logicamente Corgan non ne suonerà più mezza nota. Scusate ma io non vedo proprio nulla di buono. L'unica cosa che mi interessa è l'annunciata ristampa di Machina in versione originale com'era prevista ai suoi albori. Del resto ho già detto anche troppo. Lungi da me sparare sentenze, ma stavolta ho proprio voglia di dire la mia. |
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Porca miseria, e ora....sono fottuto. Scherzi a parte, forse non mi sono spiegato bene. Ognuno Da i propri giudizi e fin lì nessun problema. Quello che voglio dire è che per me Le zucche smaciullate hanno 3 facce. Queste tra teste sono Siamese, Mellon e Adore. Questi 3 dischi racchiudono il loro sound. Adore è l'ultimo disco di una trilogia che guarda avanti e che non si ripete mai. Non apprezzarne uno, ci sta, ma secondo me significa non comprendere del tutto la band. Dopo con Machina tentarono qualcosa di altrettanto nuovo, ma non ci riuscirono, finendo per ricadere negli stessi clichè, solo con una mega produzione aggiuntiva e invadente. I dischi per i fan come dici tu arrivano con Zeitgeist, prima direi di no. Anche se Oceania e Monuments non vivono di passato. Quest'ultimo decisamente si, però mi piace. |
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Galilee, quella che ho definito "cazzata" senza esitazione sai benissimo quale è, anzi, nemmeno è da te quel taglio tranciante. Le opinioni sono un altro discorso, ce le si scambia e amen. Sei stato cattivo con skull verrò ad imbrattarti la serranda più tardi ,  |
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Adore bello, meno di Mellon Collie, ma comunque buono. Poi pressoché poco o nulla... |
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Vabbeh theskull, rimane una mia opinione e non la cambio. Adore non ha la varietà stilistica e la grinta dei precedenti. È vero, e quindi? È più unidirezionale, e più concept. Questo non significa che non sia altrettanto valido artisticamente. Per me rimane allo stesso livello qualitativo. La canzoni poi parlano da sole. Una più bella dell'altra. |
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@Galilee: non dire cazzate per piacere, ricordati che qui c'è gente che commenta gruppi estremi partendo con il presupposto che non gli piaccia il growl Adore la varietà stilistica e la grinta di Mellon Collie non li ha, imho, questo non significa che non possa piacere e magari anche tanto, ma non venirmi a dire "non apprezzarlo significa non comprendere la band" perchè se Mellon prende 95 e Adore dieci punti in meno un motivo oggettivo ci sarà pure... cioè, mi spiego meglio, Mellon e Siamese per me sono dischi per tutti, da Adorfe in avanti sono dischi solo per i fans, quest'ultimo aveva ancora forte nelle vele il vento di Seattle e dopo sappiamo tutti come è andata fino ad ora.
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Per Enrico. Grazie a Dio non se ne sono accorti e continuano per la loro strada. Tu puoi comunque sempre ascoltare altro lasciando a noi la libertà di ascoltare questi ottimi album. |
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Machina è sovraprodotto. Sarebbe stato eccellente ma si perde in chorus dalle mille linee vocali senza una precisa direzione. Davvero un peccato. |
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band storica, massimi esponenti del rock anni 90. comprai zeitgeist alla sua uscita e credo che non mi ricordi mezzo pezzo di quell'album. Ascoltai oceania tempo fa ma non sono arrivato a fare due ascolti completi. questo non me lo ascolto nemmeno: un aband, o un'artista, dovrebbe capire quando è arrivato il momento di chiudere, e questo corgan non l'ha mai capito. Continua ad essere un bamboccio nonostante sia negli "anta" da un bel pezzo, incapace di sviluppare altra musica che non sia un pallido riflesso dei bei tempi andati |
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In effetti non è il loro lavoro più rappresentativo, ma è comunque un disco di una maturità totale ed in cui Corgan ha praticamente riversato l'anima. Una perla nera di malinconia e delicatezza, fantastico. Concordo su Zeitgeist, assolutamente dimenticabile, mentre Machina, pur non raggiungendo Adore, a me piace molto. |
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GT_Oro: Non vorrei risultare pedante, ma continuo a ritenere che la tua lettura della recensione sia piuttosto viziata dal fatto che non condividi il giudizio espresso. Mi spiace ma non mi sono affatto soffermato sul fatto che manchi il graffio e il sound dei bei tempi andati. Ho detto altro e spero di averlo espresso in maniera chiara e portando argomenti. Idem per quanto riguarda l'interpretazione vocale: mai scritto che non sappia cantare, ma che in un contesto di cambiamento, sarebbe stato opportuno, forse, provare anche a variare la consueta interpretazione e renderla più funzionale ai brani. Poi, l’artista non sono io e infatti scrivo “forse”. Comunque... liberissimo naturalmente di considerare la recensione superficiale ma, ripeto, la lettura dovrebbe tener conto di quello che ho scritto, non di quello che ti hai interpretato  |
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Sì, però, forse Adore non è il più rappresentativo! Tant'è che i fan più "oltranzisti", alla sua uscita, non lo videro di buon occhio. Non a caso ebbe più successo da noi che negli USA.. 🧐 |
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Oceania era stupendo. A me degli SP piace un po tutto. Gli unici dischi che non digerisco sono machina e Zeitgeist. Questo come ho scritto mi piace. Ma Adore cazzo... è incriticabile. Poi per carità ognuno ha i propri gusti. |
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D'accordo con @Galilee al commento 14. Adore è un gran disco, uno dei loro lavori migliori. Su questo album mi sono già espresso...una ciofeca. Molto meglio Oceania con "l'altra" band. |
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@Lizard: difetti ce ne sono, su questo non si discute, io stesso ho detto che non siamo di fronte al miglior disco della band. Ma tutta la tua recensione basa la sua negatività soffermandosi sulla mancanza del "graffio", del "sound dei bei tempi andati", arrivando a tacciare la band di mancanza di obiettivo e mezzi per raggiungerlo. Riproporre il sound di Mellon oggi probabilmente avrebbe ancora meno senso di percorrere strade musicalmente nuove, e soprattutto sarebbe indice di immobilità compositiva. Questo io lo chiamerei un difetto. La strada che hanno intrapreso forse non piace a te, ma il tuo giudizio di brutto, superfluo, senza spessore è un TUO parere completamente soggettivo, e non accennando neanche minimamente ai testi (ripeto fondamentali parlando del gruppo in questione) azzardo a dire anche parecchio superficiale. La seconda parte della frase che non ho citato per intero è IMO ancora peggio della prima, perché Corgan è un interprete che ha una voce particolare, che si ama o si odia, vero, ma non si può dire che non sappia cantare. |
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No, Adore è un picco artistico. Qualità sublime in tutto a per tutto. Non c'e un secondo che non rasenti la perfezione artistica. È uno dei tre pilstri degli smashing. Non amarlo significa non comprenderne in pieno la band. Questo è il mio pensiero. |
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@Galilee: perdonami ma "lascia stare la band" fa ridere dai... pensa che per apprezzare la band io consiglierei Siamese e Mellon Collie. Anche Pisces nel complesso non mi dispiaceva. Adore è stato un picco, certamente, di popolarità più che altro imho |
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@GT_oro: temo che la tua critica sia viziata da un presupposto errato: conosco e ascolto gli Smashing Pumpkins da quando esistono. Non è un merito, intendiamoci, semplice fortuna anagrafica. Non ho pregiudizi dato che sono un gruppo che mi piace, come credo testimoni la recensione di Monuments... di quattro anni fa. La frase che citi manca di tutta la seconda parte e credo che questo abbia il suo peso. Ho anche citato la solarità del disco che si distanzia dai predecessori per questo aspetto. Temo che non essendo d’accordo con il giudizio, tu debba trovare difetti al testo, quando avrebbe più senso argomentare la propria interpretazione o almeno indicare difetti reali. Un saluto. |
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Che dire, completamente in disaccordo con la recensione. "consueta interpretazione con vocetta bambinesca carica di astio e malinconia" dice tutto. Se uno detesta un gruppo, o non lo ha capito appieno nel suo percorso musicale, farebbe bene a recensire cose che conosce meglio e che è in grado di apprezzare e capire pienamente. Non dico con questo che sia il migliore album della band, ci mancherebbe, ma è il ritratto di una persona con un passato alquanto tormentato che ha trovato finalmente la tranquillità spirituale. Un album positivo (più nella musica che nei testi, manco accennati per altro nella recensione e che sono stati sempre un punto di forza degli SP) era da aspettarselo. |
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secondo me e' buon album di buon ascolto e gradevole |
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Buon disco secondo me. Lo ascolto con molto piacere. Più o meno tutti i brani funzionano e sono ispirati. Bellissime knights of Malta, Solare e Seek and.... Non male neppure Slivery che ricorda ritmicamente 1970, ma alla fine metodicamente ha vita propria. Insomma bravi. Adore è un capolavoro, se non piace quello lasciate stare la band, non fa per voi. |
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Beh oddio @Skull sui gusti non mi permetto di dire niente, ma i tempi di Adore - che per la cronaca è il mio disco preferito degli SP, insieme a Pisces Iscariot, per questo sono decisamente schierato - erano ben altri e il tour di quel disco fu probabilmente il più grosso e il più complesso, soprattutto a livello musicale, che fecero. Adore per me è il loro vero capolavoro, che giustifica tutto l'immaginario dark intorno a questa band. Questo Vol. 1 invece non si avvicina a nessuno dei precedenti dischi del gruppo, così in basso non ci sono mai arrivati. Forse lo metto sullo stesso piano del disco degli Zwan e il primo del Corgan solista. Peccato che in entrambi i dischi salvi almeno un pezzo o un'idea, qui no. |
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Buon Natale a tutti, per prima cosa. Adoro le recensioni di Lizard, principalmente per quello che non scrive, come dire... "comunque fuori tempo massimo", "comunque forse sopravvalutati da sempre"... ad entrambe dico si. Adore era già una pizza insopportabile in quanto a verve... e quella vocina, finiti i riverberi mediatici del grunge, fa più dormire che viaggiare. Just money |
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Forse potevano fare un bel tour senza bisogno di questo disco . |
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Sei stato troppo gentile con questa recensione. Il disco in questione è un insulto vero e proprio a tutti quelli che hanno amato gli SP nelle loro vicessitudini in tutti questi anni. E dire che l'ultimo solista di Corgan mi è piaciuto un sacco. Ma di questo aborto di disco non salvo neanche una nota. |
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C'era una volta una band capace, nonostante una voce un po' fastidiosa, di fare ottimi album come Siamese e Mellon Collie, per poi perdersi tra cambi di sound e formazione e adesso dopo tanti anni si ripresentano con un disco che definire porcheria è fargli un piacere. Billy, mai pensato al ritiro?? |
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Disco terribile. Band finita per quanto riguarda la dimensione studio. Zero mordente. Rimane la leggendaria produzione del passato, per fortuna. |
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Non male in realtà, l'ho trovato fresco e accattivante. I primi dischi sono il passato e non mi aspetto che li vogliano replicare, mi godo il materiale nuovo senza tutto l'astio che la gente pare serbare verso Billy. La nota peggiore per me è la solita piatta e anonima produzione di Rubin che dopo aver rovinato dischi a destra e a manca (13, Ballbreaker) continua a mietere vittime.
Non un gran disco forse, ma un lavoro carico di spunti che prende le distanze da un passato ingabbiante. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Knights of Malta 2. Silvery Sometimes (Ghosts) 3. Travels 4. Solara 5. Alienation 6. Marchin' On 7. Sympathy 8. Seek and You Shall Destroy
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Line Up
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Billy Corgan (Voce, Chitarra, Tastiera, Basso) James Iha (Chitarra, Basso, Cori) Jeff Schroeder (Chitarra, Tastiera) Jimmy Chamberlin (Batteria)
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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