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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Coheed And Cambria - Vaxis - Act I: The Unheavenly Creatures
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14/01/2019
( 2517 letture )
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Know now there is no time / Space between the well and unknowing / Our story starts there. Well into our future, yet far beyond our past. In a romance between a pair of Unheavenly Creatures / The Five Houses of the Star Supremacy have privatized the detention zones of the galaxy / These planetary prison pits reassembled from the cracked worlds of the Great Crash / Which brings us to our stage / Where the light must learn to love the black: The Dark Sentencer…
Un’introduzione da brividi quella di Vaxis – Act I: The Unheavenly Creatures, con l’atmosfera sospesa e spaziale e la voce narrante che ci introduce questo nuovo penta-arco narrativo. Esatto, il nuovo tassello è l’inizio di una pentalogia / prequel delle Amory Wars, lunga ed epica cavalcata musical-concettuale nata dalla penna (e dalla chitarra) di Claudio Sanchez, mastermind mai troppo decantato e personaggio peculiare nel mondo del prog. Con questo nuovo capitolo, ricco e sbrodolante, i Coheed and Cambria tornano al formato-concept, abbandonato velocemente solo in occasione del bellissimo The Colour Before the Sun (2015). Un’assenza quasi dovuta, ma che ha reso fan e addetti ai lavori impazienti per questo nuovo lavoro in studio.
Vaxis – Act I è tutto ciò che ci si potrebbe aspettare dalla band americana, e forse anche di più. Un album maestoso e lungo, forse un po’ forzato a tratti, ma che ci lascia ben sperare per il proseguo della storia (e della band). Con una formazione non stabilissima ma solida da un po’ di tempo, la doppia C torna con veemenza sul mercato, proponendo un’alchimia di ingredienti nostalgici e conosciuti, mischiati a qualche nuova sfumatura sonora. Le danze cosmiche si aprono con la fenomenale accoppiata Prologue/The Dark Sentencer, che supera i 10 minuti e che ci fa emozionare a più riprese: riff heavy, chitarre melodiche, intrecci strumentali briosi e cori strabordanti. Una formula che non stanca e che accompagna l’incipit con maestosa perfezione progressiva. Il chorus suona cento per cento Coheed and Cambria, così come la strumentazione e gli arrangiamenti snelli ed eleganti. Un lungo brano/suite che ci fa concordare sul fatto che la musica della band sia sempre originale e vigorosa (pur senza aggiungere nulla di nuovo), così come le note magiche di Toys e le atmosfere synth-rock della title-track che, esattamente come Feathers in passato, ci fa apprezzare il loro lato più leggero, elevandone la qualità al massimo. Toys è prog puro e l’assolo di Travis Stever ci convince appieno, mentre Unheavenly Creatures porta con se il miglior sing-along dell’album.
Un trittico iniziale da spavento, che ci fa ben pensare e sperare ma che non sempre regge il confronto con il passato (e con le aspettative), come nelle banalotte Queen of the Dark e Black Sunday. Alle volte la durata media dei brani penalizza la resa finale e la sensazione melodica che si vuole trasmettere. Avremmo preferito più parentesi strumentali in quei contesti dove la ricerca narrativa (e melodica) prende fin troppo il sopravvento. E se la regina del buio fa il verso a Mother Superior senza riuscirci, la scatenata e super heavy True Ugly riporta in auge le influenze matematiche e abrasive di Al The Killer, catapultandoci nel 2000. Vaxis – Act I: The Unheavenly Creatures è pregno di malinconia, espressività, auto-citazionismo e ovviamente pendenze alla Rush che –per fortuna- non mancano mai e che, album dopo album, accompagnano la band verso la completezza sonora. E se è vero che il meglio è stato detto e scritto durante il primo svolgimento della saga (chi ha citato Good Apollo I & II ?!) è altrettanto vero che questo nuovo step ne è la diretta conseguenza. Un sequel/prequel venuto fuori anni dopo, riemerso dalle ceneri violacee del buio spaziale, che il più delle volte ci piace e ci convince, ma che esagera quando si tratta di proporzioni. 80 minuti sono davvero tanti, troppi, per raccontare le prime scorribande delle Unheavenly Creatures, anche perché i due-tre filler di troppo fanno calare l’attenzione e la qualità di qualche punto. Il pop solare di Old Flames non convince assolutamente, mentre molto meglio risulta essere la cupa The Gutter, dominata da riff di prima scelta e melodie oscure. Insomma, abbiamo tra le mani un andirivieni di emozionanti parentesi sonore/liriche e qualche scivolone dovuto alla verve eccessiva e alla voglia di strafare per tornare sui binari del prog tout-court.
I Coheed and Cambria chiudono in bellezza questa prima parte con la sognante ballad Lucky Stars, rarefatta e impreziosita da un assolo semi-acustico davvero bello. La copertina, epicissima e fumettosa, ci accompagna durante l’analisi dell’album, facendoci immergere nelle atmosfere interstellari del concept: si respira aria di Guerre Stellari, Moon 44, Saga e drammi romantici, tra azione, fuga, amore, dolore e oscurità. Ingredienti fondamentali e cromatici che rendono Vaxis – Act I non solo un importantissimo ritorno, ma anche una delle migliori uscite prog del 2018. La battaglia continua…
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8
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Bello con una tripletta iniziale (Prologue/The dark sentencer sono un tutt'uno) da brividi e dove ho sentito più volte lo spettro di quei fuoriclasse dei Dear Hunter. La mazzata in faccia di True Ugly, la giusta dose melodia/cattiveria di The Gutter, la fantastica Old Flames e Lucky Stars sono brani clamorosi. Ma 80 min. per me sono eccessivi e in alcuni casi mi è sembrato che alcuni pezzi siano sin troppo musicalmente uguali tra loro appesantendo l'ascolto. 77 |
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7
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Questo è stato il disco che ho ascoltato IN ASSOLUTO di più nel 2018 (ed è uscito lo scorso ottobre quindi fatevi voi i conti!). I Coheed sono una band che conosco dai tempi di Welcome Home ma che ho imparato ad apprezzare MOLTO lentamente. Solo dall'uscita di The Afterman ho iniziato ad indagare nell'UNIVERSO concettuale di Amory Wars e di creatività questa band NON è di certo a corto! Ritengo tuttavia che nei precedenti dischi il lavoro di scrittura poteva risultare o troppo poco omologato o troppo grezzo al livello di produzione mentre questo The Unheavenly Creatures ha tutte le carte per essere un disco da 10 e lode. Il prologo in pieno stile cinematografico con tanto di voce narrante è quantomeno interessante per un disco fondamentalmente rock e anche un neofita capirebbe che dietro alla musica c'è qualcos'altro. The Dark Sentencer ha un testo FENOMENALE e un ottimo ritmo Rock incalzante che ti catapulta in questo strano universo futuristico distopico dove il male è sempre in agguato e si combatte tra la vita e la morte. Nella seconda traccia facciamo la conoscenza dei Villan della storia e il tutto è condito con un buon synth elettronico con cui inizia e finisce la canzone rendendola riconoscibile subito. Poi abbiamo un pezzo Dark come Queen Of The Dark appunto che è la canzone più cupa e forse interessante del disco. Poche parole ma intrise di sofferenza miste ad adorazione, come se il male sia un bene pieno di passione ed ESTETICA. La batteria da l'impressione di essere su un campo di battaglia...fisso, ritmato, lento ma inesorabile. Poi abbiamo Love Protocol che è fondamentalmente una canzone d'amore in pieno stile Police dove si apre il cuore pieno di passione dei personaggi all'interno di questo universo. Abbiamo The Gutter che racconta dell'eroica TRAGEDIA dei ribelli che cercano di spodestare la triste realtà all'interno di questo universo e che musicalmente ha dei PICCHI INCREDIBILI. Dall'intro delicato col pianoforte fino al ritornello forte e poderoso, per poi passare all'assolo che sembra preso direttamente dai Queen per come è concepito! In Old Flame abbiamo la canzone più POP del disco ma NON è da sottovalutare, soprattutto il testo. Infine cito anche It Walks Amongst Us che concettualmente si avvicina alle influenze dei classici film sugli zombi con un gusto meno dark e più POP. Penso che nella storia della musica Rock contemporanea è DIFFICILISSIMO trovare una band con così tanto talento che riesce a portarti un vero e proprio UNIVERSO sci-fi senza rimanere musicalmente circoscritta a delle precise scelte stilistiche. Questo disco è la rappresentazione che ci sono talenti che sono in grado di creare differenti strati di grigio immersi in un unico colore dove sia lo scemo che il saggio è in grado di rispecchiarvisi. |
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6
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Che sorpresa. Non cli conoscevo. Album bellissimo. ma come ho fatto a non sapere che esistevano! Almeno ora ho la fortuna che me li posso sparare tutti dal primo all'ultimo! |
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5
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Non li seguivo da moltissimo ma li ritrovo in forma smagliante. |
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3
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disco molto complesso, ad ogni ascolto esce un particolare nuovo, davvero stimolante. Voto 85 |
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2
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A me sta piacendo. Non li conoscevo, ma questo l'ho comprato complici un paio di recensioni lette ed intriganti. Certo è troppo lungo per i miei gusti e l'attenzione all'ascolto ne viene penalizzata. Però, ci sono momenti molto belli. Ogni tanto mi hanno ricordato quei fuoriclasse dei Dear Hunter |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Prologue 2. The Dark Sentencer 3. Unheavenly Creatures 4. Toys 5. Black Sunday 6. Queen of the Dark 7. True Ugly 8. Love Protocol 9. The Pavilion (A Long Way Back) 10. Night-Time Walkers 11. The Gutter 12. All On Fire 13. It Walks Amongst Us 14. Old Flames 15. Lucky Stars
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Line Up
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Claudio Sanchez (Voce, Chitarra) Travis Stever (Chitarra, Tastiere) Zach Cooper (Basso) Josh Eppard (Batteria)
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