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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Coheed And Cambria - Good Apollo, I’m Burning Star IV, Vol.2
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( 6758 letture )
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The Dragonfly is back! Dopo l’ottimo From Fear Through the Eyes of Madness il combo statunitense, capitanato dalla mente geniale del cantante-chitarrista di origine portoricana Claudio Sanchez, si riaffaccia prepotentemente sulle scene internazionali con l’ennesimo capitolo della saga fantascientifica che ha come protagonista il figlio dei coniugi Coheed e Cambria Kilgannon.
Il concept, il cui titolo originale è The Amory Wars, è ambientato in un sistema solare immaginario chiamato Heaven’s Fence, nel quale il protagonista, Kilgannon Jr., va alla ricerca di suo zio Jesse, dopo che i suoi genitori sono stati costretti, con un inganno ordito dal potente mago Wilhelm Ryan ad uccidere i loro figli e poi a togliersi la vita l’un l’altro. Il ragazzo, unico sopravvissuto, si troverà di fronte a nuovi pericoli e affronterà nuove avventure che lo porteranno… Eh no, il resto lo dovrete scoprire da soli! I Coheed and Cambria nascono nel lontano 1995, pubblicano il loro primo lavoro -l’EP Penelope- solo nel 1999, successivamente dopo cambi continui di line-up (l’attuale formazione prevede oltre a Sanchez, Michael Todd al basso, Taylor Hawkins alla batteria e Travis Stever alla chitarra solista) danno alle stampe altri tre album-capitoli della saga The Amory Wars prima di pubblicare il platter in questione.
Da un punto di vista dei contenuti il disco, prodotto peraltro impeccabilmente, è un grande viaggio musicale da effettuare con molta attenzione per lasciarsi trasportare totalmente nel mondo immaginario creato da Claudio Sanchez. La song di apertura, The Reaping, con l’intro di chitarra acustica che già fa presagire le atmosfere in cui ci stiamo per catapultare, da il La a quella che è la title-track dell’album, la bella e possente No World For Tomorrow caratterizzata da potenti riff in puro stile progressive e un refrain molto oscuro e malinconico. Da segnalare inoltre la perfetta sincronia tra basso e chitarra che viaggiano all’unisono su scale di note velocissime, mentre la voce di Sanchez si alterna tra acuti e bassi con una disinvoltura da singer consumato. L’attenzione per linee melodiche è quasi maniacale, ne sono un esempio pezzi come The Hound il cui ritornello è tanto accattivante quanto di esecuzione tecnica impeccabile. Ottimo inoltre l’assolo di chitarra che traccia fraseggi semplici ma di grande presa. Un po’ più catchy (non nel senso negativo del termine, perchè ci troviamo di fronte ad un lavoro di altissima qualità, suonato e cantato in modo eccelso) è invece l’ariosa Feathers, che fa il paio con il primo singolo estratto dall’album, la speed song The Running Free, dalle sonorità molto 80’s e una sezione ritmica di basso e batteria che martella divinamente per tutta la lunghezza del pezzo. La ballad Mother Superior (della quale esiste anche una versione acustica nell’edizione speciale CD/DVD, impreziosito, tra l’altro, dal booklet che contiene foto, testi e i fumetti della saga) ci fa tirare un po’ il fiato. I soavi arpeggi di chitarra e gli eleganti arrangiamenti di violoncello nella prima parte, infatti, ci riportano in una dimensione più pacata e preparano al successivo Gravemakers and Gunslingers, il pezzo più heavy dell’intero disco nel quale il sound, il guitarworking e la voce strizzano l’occhio ai Dream Theater. Dopo la non proprio convincente Justice in Murder si ha l’impressione che inizi un altro album: si aprono infatti i capitoli più segnatamente legati all’epilogo, almeno per il momento, della storia di Kilgannon. Si comincia con l’intro orchestrale di The Fall Of House Atlantic e si prosegue con gli altri pezzi, ben marcati da un sound più sperimentale e variegato rispetto alle precedenti songs. Se infatti Radio Bye Bye resta ancora legata a pezzi come The Hound o ancora Justice in Murder, le tracce successive, The End Complete, nella quale si riaffacciano prepotenti i Dream Theater sia per il cantato che per i pesanti riff, e ancora la cadenzata The Road and the Damned dal sapore AOR ed infine On the Brink, lasciano l’ascoltatore ancora una volta piacevolmente sorpreso. In particolare la song di chiusura, forse la più sperimentale dell’album, offre un interessante gioco di citazioni di band storiche, non proprio metal, come Dire Straits e Pink Floyd (alzi la mano chi non ha sentito echi di Brothers in Arms negli assoli, e In the Flesh?).
A questo punto la domanda verrebbe spontanea: ma c’è qualcosa che non va nel disco? A voler proprio trovare il pelo nell’uovo possiamo dire che l’album è leggermente prolisso, talvolta si ha la sensazione che alcune linee melodiche si ripetano e gli assoli di chitarra non siano proprio precisi. Ma avercene! Per il resto possiamo solo ribadire quello che già è scritto: la libellula è tornata! E che ritorno!
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7
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L'influsso dei Rush nelle vocals appare evidente malgrado la band in questo lavoro si sforzi nel ricreare una miscela originalissima di più stili. Prevale l'attenzione per la melodia, i passaggi sono fluidi ed i ritornelli si ritagliano lo spazio più importante in ogni traccia, risultando azzeccatissimi. Discotto datato, riscoprirlo è stato illuminante! |
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6
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Che belli i Coheed And Cambria! Sono felice di aver trovato la recenzione di un loro album, il voto datogli è abbastanza appropiato direi, nonostante secondo me questo cd non sia il migliore prodotto dal gruppo. (una recenzione di From Fear Throught The Eyes Of Madness sarebbe l'ideale per comprendere meglio lo spirito della band) Buona recenzione a mio parere! |
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5
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se avessi voluto considerarlo una perla del prog, avrei sicuramente dato un voto maggiore. ma di gran lunga. il fatto è che tra tanti gruppi che mi sono passati sotto al naso, è stato piacevole trovarmi, finalmente, di fronte a qualcosa di alto livello. |
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4
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grazie per l'accoglienza ragazzi |
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3
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Benvenuto anche da parte mia. |
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2
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Benvenuto tra noi Francesco! Bel lavoro. |
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1
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Allora questo album è stato recensito secondo il mio parere con un voto decisamente alto.. In realtà questo album si associa al filo emo a tratti si progressivo, ma nessun particolare virtuosismo (e non parlo di mera masturbazione strumentale , ma di novità stilistica), le ritmiche sono ben costruite così come le melodie ma gli assoli son decisamente sotto tono. La voce vuole strizzare l'occhio a Geddy Lee (cantante dei Rush) ma a volte risulta un po' banalotta. Se girate per diversi forum troverte parere discordandi, alcuni li ridicolizzano (solito gruppetto Emo commercialatto e decisamente banale), io non credo sia cosi', il disco è piacevole all'ascolto, a volte intrigante, ma consideralo una perla del genere progressive ce ne vuole. Gruppo che dovra' crescere sicuramente (tra l'altro ascoltare l'ex batterista dei DILLINGER su delle linee di batteria decisamente banali "per il suo modo si suonare ", sia chiaro, fa' decisamente sorridere) |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Reaping 2. No World For Tomorrow 3. The Hound (of Blood and Rank) 4. Feathers 5. The Running Free 6. Mother Superior 7. Gravemakers & Gunslingers 8. Justice In Murder
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Line Up
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Claudio Sanchez - lead vocals, guitars, keyboards, synth Travis Stever - guitars, lap steel, vocals Michael Todd - bass, vocals Chris Pennie - drums, percussion
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