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Saxon - Killing Ground
24/06/2023
( 1979 letture )
Successivamente al controverso periodo a cavallo tra la fine degli Eighties e l’inizio degli anni Novanta, nel quale i Saxon hanno parzialmente abbandonato il loro classico heavy metal imboccando sentieri affini ad un hard rock più commerciale (seppur sempre di buonissimo livello, prova ne siano Solid Ball of Rock del 1991 e Forever Free del 1992), il definitivo ritorno ai fasti di un tempo si è avuto con Unleash the Beast del 1997. Da allora le pubblicazioni della band di Barnsley si sono succedute con cadenza fissa (ogni due, massimo tre anni) senza mai, davvero mai deludere le aspettative degli appassionati e senza soprattutto scadere nella ripetitività della proposta. È forse quest’ultima peculiarità, una vera e propria rarità se consideriamo il genere musicale in oggetto in rapporto al ragguardevole numero di uscite, a fare dei Saxon dei giganti del metal quasi inarrivabili. Certamente i capolavori della prima parte della carriera (Wheels of Steel e Strong Arm of the Law su tutti) ne hanno alimentato la leggenda, ma quante sono le band che possono vantare una discografia così sterminata e soprattutto di questo livello qualitativo?

Dopo Metalhead del 1999, disco che riprende ulteriormente le loro tipiche sonorità ottantiane, con il nuovo millennio Byford, Quinn e soci decidono di dare una sterzata al songwriting, rendendolo più moderno e al passo con i tempi, senza per questo rinnegare di una virgola la loro formazione musicale. Per Killing Ground reclutano quindi come ingegneri del suono due pezzi da novanta del settore come Charlie Bauerfeind, vero esperto di power metal (Blind Guardian, Helloween, HammerFall tra gli altri) e Nikolo Kotsev, talentuoso musicista bulgaro appena reduce dalla pubblicazione della notevole rock opera Nostradamus.
Il risultato è un prodotto fresco e ispirato, anche piuttosto vario nelle sue composizioni, aspetto che si riflette nei brani più lenti (l’hard rock convenzionale di Coming Home, gli efficaci riff di You Don’t Know What You’ve Got) o in un pezzone alla AC/DC come Hell Freezes Over, o ancora nella sommessa atmosfera dei sei minuti di Shadows on the Wall, fra tappeti di sintetizzatori ed epici refrain corali. In tale contesto che non disdegna influenze, sia pure tutt’altro che marcate, da parte di stilemi musicali diversi dal canonico heavy, non è un caso che i Saxon abbiano deciso di azzardare un omaggio ai maestri King Crimson con una riuscitissima cover di Court of the Crimson King, restando fedeli all’originale ma al contempo personalizzandola quanto basta per non snaturare un brano che resta fra i più importanti della storia del rock progressivo e non solo. Benché lontana dalla propria comfort-zone la band appaia comunque del tutto credibile, sono in realtà gli episodi propriamente in stile Saxon che continuano a fare la differenza e che elevano il disco su valori decisamente importanti. Ci riferiamo in particolar modo alla travolgente e spettacolare title track, forte di un ritornello che figura tra i più validi mai scritti dai Nostri (“We are brothers in arms, we fight for the cause, together we stand, divided we fall, on the killing ground”). Non tralasciando l’incisiva e coinvolgente Dragons Lair, la veloce, orecchiabile ma per nulla banale Deeds of Glory e soprattutto la conclusiva Rock Is Our Life, micidiale e riuscitissimo anthem che simboleggia in pompa magna il corso dei Saxon del terzo millennio pur rimanendo assolutamente nei criteri di un tradizionale pezzo NWOBHM.

In fin dei conti Killing Ground suona come un ottimo compromesso tra i fasti dei primi Ottanta e un metal più adeguato alle esigenze del nuovo secolo, il tutto restando nei solchi dell’onestà intellettuale e della coerenza tipiche della band inglese. Musica che dona a volte l’impressione di ascoltare qualcosa di nuovo anche se non lo è affatto: è questo probabilmente il segreto di questo disco e più in generale quello di un gruppo che ha saputo reinventarsi con i suoi stessi antichi mezzi quando sembrava fosse tutto ormai finito. Ecco anche il motivo per il quale Killing Ground rappresenta una tappa essenziale per ogni fan dei Saxon e per ogni appassionato di heavy metal in generale.

Lift up your voices into the night
We stand together ‘cause rock is our life



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
86.94 su 34 voti [ VOTA]
Dan
Domenica 31 Dicembre 2023, 11.31.28
13
Disco ispiratissimo dei Saxon, non scompare nel confronto con i masterpieces degli 80s. Davvero una grande prova, con un songwriting sorprendentemente fresco e, manco a dirlo, un Biff in forma smagliante. Ottima cover dei KC. 85
Iommi
Lunedì 4 Settembre 2023, 20.39.11
12
4,7,8,9 hanno tutte un\'altra atmosfera rispetto al resto del disco, che è ottimo, ma appunto, spaccato in due, come lo era unleash the beast
ShotInTheDark
Giovedì 29 Giugno 2023, 12.36.36
11
ecco la boutade del giorno, avanti un altro...
turbozauro
Giovedì 29 Giugno 2023, 11.23.29
10
gruppo sopravvalutato!
ShotInTheDark
Giovedì 29 Giugno 2023, 8.25.30
9
boh, a me MetalHead mi è sempre parso molto ma molto più \"modernista\" di Killing Ground.
Sadwings
Mercoledì 28 Giugno 2023, 9.29.47
8
Il migliore album degli anni 2000 dei saxon. Non trovo brani noiosi e filler.90
Bacon Apocalypse
Domenica 25 Giugno 2023, 21.27.30
7
Basterebbe solo la titletrack e la cover dei K8ng Crimson (senza togliere nulla ad altre canzoni come Dragons Lair per dire) per capire quale potenziale propone questo album, uno dei migliori a parer mio.
Epic
Domenica 25 Giugno 2023, 11.21.25
6
Si, molto bello, uno dei migliori negli ultimi 30 anni. Ascoltato tanto all\'epoca. Voto 77
Aceshigh
Domenica 25 Giugno 2023, 10.47.30
5
Album stupendo! Per quanto mi riguarda, il loro migliore (insieme a Call to Arms) tra tutti quelli pubblicati dopo Solid Ball of Rock, che reputo a sua volta un mezzo capolavoro, inferiore solo ai loro album storici dei primi eighties. In mia opinione, è proprio con Killing Ground (più che con il precedente Metalhead, che qualche riffone profumato di modernità lo conteneva) che si ha un ritorno a uno stile più ortodosso; già la strofa della favolosa title-track è molto esemplificativa in tal senso, 100% Saxon-style. Certo, il tutto è attualizzato da una produzione, al passo coi tempi, che rende l’album veramente potente; e certamente quanto fatto con i due precedenti album non viene dimenticato. Comunque… discorso che lascia il tempo che trova, perché alla fine è la qualità dei pezzi che sorprende: oltre alla citata opener, cito Dragons Lair, Deeds of Glory, Rock is Our Life e la cover dei King Crimson, a mio avviso molto riuscita. Da menzionare inoltre un Biff Byford veramente in forma. Voto 87
dariomet
Sabato 24 Giugno 2023, 18.27.42
4
Be\' l album contiene la loro mia canzone preferita che è deeds of glory e solo per questo ci sta un ottanta.spettacolare poi la rilettura di court of the Crimson king. Comunque visti a Verona l anno scorso con judas ,exciter , ecc. E sono una macchina da guerra pazzesca
bibiesse
Sabato 24 Giugno 2023, 17.40.39
3
Davvero un ottimo album, qualche punto in più: 85
Foreigner
Sabato 24 Giugno 2023, 12.12.23
2
Questo LP e il precedente Metalhead dovrebbero essere ascoltati da tutti
Mic
Sabato 24 Giugno 2023, 12.00.53
1
Disco molto valido.
INFORMAZIONI
2001
Steamhammer / SPV
Heavy
Tracklist
1. Intro
2. Killing Ground
3. Court of the Crimson King
4. Coming Home
5. Hell Freezes Over
6. Dragons Lair
7. You Don’t Know What You’ve Got
8. Deeds of Glory
9. Running for the Border
10. Shadows on the Wall
11. Rock Is Our Life
Line Up
Biff Byford (Voce)
Paul Quinn (Chitarra)
Doug Scarratt (Chitarra)
Nibbs Carter (Basso)
Fritz Randow (Batteria)
 
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