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Saxon - Lionheart
( 6493 letture )
L’anno è il 2004, e i Saxon sono giunti al loro sedicesimo album. Forti di una carriera lunga, correlata di molti successi e relative poche cadute, il gruppo inglese capitanato dal singer Biff Byford pubblica Lionheart, il cui titolo rimanda immediatamente alla figura del re Riccardo I d’Inghilterra, meglio noto come “Riccardo Cuor di Leone” (1157-1199), considerato, ai suoi tempi, un vero eroe. L’album ha un sound nel complesso molto graffiante e spedito, grazie alla carismatica voce del sovracitato Biff Byford, presente fin dagli esordi del gruppo, ma soprattutto grazie alla presenza dietro le pelli di Jörg Michael, batterista tedesco che ha dalla sua un’infinita esperienza musicale, avendo infatti prestato la sua tecnica (esecuzioni portate a velocità estreme, doppia cassa quasi onnipresente, e svariati cambi di tempo) a molte band, tra le quali vale la pena citare Rage, Mekong Delta, Axel Rudi Pell, Grave Digger, Running Wild, e appunto Saxon, solo per citare le più importanti. Viene da chiedersi se la scelta di comporre un album dalle sonorità tanto spedite e dal tono molto diretto (questo non avviene nella totalità delle tracce, ma lo si può capire solo ascoltando il disco nella sua interezza) sia da ricollegare alla volontà della band di aumentare il consenso dei propri fans, o se sia solamente una volontà strettamente musicale e qualitativa. Bisogna comunque rendere noto come nei precedenti lavori il livello di velocità e potenza non sia di molto inferiore e talvolta si equivalga. Sta di fatto che questo album è a mio parere un lavoro ben riuscito, nonostante la presenza di alcuni brani che deludono non poco chi lo ascolti (ma questo lo vedremo nell’analisi che ho svolto traccia per traccia). A completare la formazione troviamo Paul Quinn (che al pari di Byford risulta sempre presente nei lavori della band inglese) che come al solito esegue un lavoro straordinario alternandosi all’altro chitarrista Doug Scarratt, autore dell’assolo nella titletrack, ed infine il bassista-colonna portante della band Nibbs Carter, il quale compie un buon lavoro anche con la tastiera.

Il disco si apre con la travolgente Witchfinder General, canzone senza riguardi per nessuno, caratterizzata da una base ritmica portata a livelli di velocità elevatissimi, grazie al superlavoro del duo Carter-Michael, e da un ottimo assolo di chitarra nella parte centrale del pezzo. Un vero gioiello per gli amanti dell’heavy metal classico, che verranno sicuramente catturati dall’ugola cristallina di Biff Byford. La seguente Man And Machine si pone leggermente al di sotto a livello di qualità, ma ha sicuramente dei buoni intenti, e l’ascolto risulta tutto sommato piacevole; il terzo pezzo è un buon intermezzo, dal titolo The Return (una sorta di intro della titletrack che gli fa seguito), eseguito dalla tastiera, da cui traspare una lieve ma cupa melodia, di grande effetto, ma che risulta spezzare forse in modo troppo forte l’atmosfera heavy che caratterizzava l’inizio del disco. A questa breve strumentale segue appunto Lionheart, un altro bel momento dell’album, in cui la voce di Byford esegue acuti straordinari, anche se limitati nella quantità, e in cui la sensazione che si ha è quella di una canzone molto vicina agli stilemi power melodici per il tono che nel suo insieme si rivela trascinante, seppur sempre contenuto. Senza alcun dubbio di grande effetto sentita dal vivo. Beyond the Grave è invece una canzone che sembra voler essere cattiva nelle intenzioni (in particolare nel refrain), ma che a mio parere risulta essere proprio la meno aggressiva e diretta del lotto, ad esclusione delle ballads; per fortuna, a portare in salvo il tutto, arriva l’ottimo assolo presente nella parte centrale del brano, toccante e armonioso. Un altro pezzo che, alla pari di Man And Machine, scorre piacevolmente nello stereo, ma senza incantare più di tanto, è la successiva Justice, maggiormente heavy oriented, che ci porta rapidamente alla frenetica To Live by the Sword, in cui il lavoro di Michael si fa ancora più difficile: lo si sente infatti pestare duro dall’inizio alla fine senza sosta con notevoli risultati, facendo così concorrere questo pezzo con l’opener Witchfinder General per il titolo di canzone più spedita. A voi l’assegnazione del premio!
Il quarto d’ora finale del disco si apre con un secondo intermezzo, Jack Tars, che fa da intro ad English Man o War, canzone un po’ scontata dal punto di vista strettamente musicale, e che inserisco senza problemi tra i brani meno interessanti di questo lavoro. Ed ecco un altro punto forte dell’album: Searching for Atlantis, canzone che mi convince soprattutto nelle sue parti più melodiche, in cui spicca la voce sognante di Byford, che sembra in grado di trascinare l’ascoltatore verso i luoghi più remoti e incontaminati che ci si possa immaginare semplicemente chiudendo gli occhi e ascoltando il pezzo in questione. Chiude il tutto un brano in puro stile heavy metal, Flying on the Edge, con un cantato sporco e cattivo, che sa essere capace di farsi apprezzare anche da coloro che nutrono gusti differenti.

Lionheart prosegue sulla stessa scia dei precedenti lavori in studio, in cui il sound generale si è fatto via via sempre più duro, discostandosi un po’ dai primi album della band; episodi, questi ultimi, di fondamentale rilievo nella storia del metal mondiale. Tutto sommato, se siete amanti dell’heavy metal, questo è un disco che non vi deluderà. Non il più riuscito dei Saxon, questo è certo, ma senza dubbio un album in grado di far apprezzare il proprio valore nel tempo. Una felice riconferma.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
78.16 su 72 voti [ VOTA]
IOMMI
Venerdì 18 Agosto 2023, 11.58.19
12
posto che difficilmente posso riconoscere ad un album dei saxon la perfezione per la troppo disomogeneità della proposta: io li preferirei sempre più metal e meno rock e blues e magari, a volte, anche un po\' più articolati e oscuri (esempio eclatante di album che non si tiene insieme dogs of war e un po\' anche into the labyrinth) questo Lionheart lo trovo tra i loro migliori insieme a The Inner Sanctum e Calll To Arms
ShotInTheDark
Giovedì 29 Giugno 2023, 12.37.38
11
Una bella title-track, per il resto una delle grosse delusioni dell\'anno 2004
Aceshigh
Martedì 21 Aprile 2020, 10.58.51
10
Riascoltato oggi. Album che aveva il difficile onere di seguire lo strepitoso Killing Ground (per il sottoscritto l’album migliore degli ultimi 15 anni almeno, insieme a Call to Arms). È un album per certi versi un po’ anomalo, ancora più pesante dei precedenti e dalle tinte a volte molto scure, alcune sonorità non sono proprio tipiche della band (se non ricordo male, non tutti i fans gradirono). Tenuto conto di queste caratteristiche, per me l’album è di ottimo livello fino al breve acustico Jack Tars (punte di diamante l’opener e la title-track); purtroppo ho sempre trovato le ultime 3 tracce dei filler molto noiosi. Nel complesso però sicuramente un buon album. Voto 80
cowboy big 80
Domenica 19 Gennaio 2020, 23.03.49
9
Barleycon must die? ahahah!!!
steveout
Sabato 9 Maggio 2015, 1.34.22
8
i saxon sono sicuramente una tra le migliori band di stampo rock blues heavy metal .... e senza dubbio BIFF , è una delle piu grandi voci del metal in circolazione ...GRANDI SAXON
Philosopher3815
Domenica 3 Agosto 2014, 18.02.07
7
Ottimo album,sempre valido come i precedenti,anzi..forse anche meglio.Basta la doppietta di witchfinder e machine man,per mettere le cose in chiaro..molto originale anche la title track,che tenta nuove sonorita'.Tra l'altro ho avuto modo di vederli dal vivo a Firenze,e sono sempre una band in ottima forma!
InvictuSteele
Martedì 19 Febbraio 2013, 13.06.18
6
uno dei peggiori dischi dei Saxon, solo la title track è splendida, le altre sono anonime, voto 60
matteo36
Venerdì 26 Ottobre 2012, 11.27.41
5
secondo me i saxon al pari di gente come i motorhead fanno parte di quel ristretto club di gruppi che dopo 30 anni dai loro primi capolavori continua a sfornare roba (quasi) dello stesso livello. certo anche loro hanno pubblicato dischi bruttini (crusader,innocence is no excuse) o proprio orrendi (rock the nations e destiny), però album più recenti tipo unleash the beast o the killing ground o questo splendido lionheart sono a livello di strong arm o power and the glory. lunga vita saxon voto 90
blackie
Venerdì 10 Febbraio 2012, 4.35.36
4
disco molto bello la title track e un vero capolavoro!grande biff come sempre!
simone
Venerdì 7 Ottobre 2011, 13.25.46
3
no...scusate....ma quest'album è poesia!! non riesco a NON farmene piacere neanche una!!!
anvil
Venerdì 30 Settembre 2011, 12.35.31
2
Disco Favoloso , ma solo 2 commenti ? sob sob.....
hm is the law
Domenica 25 Settembre 2011, 10.29.05
1
Disco bellisimo, Witchfinder General è un pezzo davvero trascinante!
INFORMAZIONI
2004
SPV/Steamhammer
Heavy
Tracklist
1. Witchfinder General
2. Man And Machine
3. The Return
4. Lionheart
5. Beyond the Grave
6. Justice
7. To Live by the Sword
8. Jack Tars
9. English Man O War
10. Searching for Atlantis
11. Flying on the Edge
Line Up
Biff Byford (Voce)
Paul Quinn (Chitarra)
Doug Scarrat (Chitarra)
Nibbs Carter (Basso)
Jörg Michael (Batteria)
 
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