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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Dream Theater - Dream Theater
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I Dream Theater sono senza dubbio una delle band che da sempre crea spaccature e polemiche tra il pubblico: c’è chi li odia a prescindere, chi apprezza solo alcuni album e chi li ama incondizionatamente. Di qualunque categoria si faccia parte, è impossibile non riconoscere che questa band abbia scritto pagine importantissime della storia della musica; nel bene e nel male hanno segnato indelebilmente gli anni ’90 influenzando centinaia di gruppi con il loro sound. Un'altra caratteristica, quasi unica nel suo genere, è l’aver creato una sorta di fanatismo religioso nei loro confronti. Alcune persone sono pienamente convinte che i membri di questa band siano i portatori del verbo musicale, la perfezione fatta musica e che la loro proposta musicale sia il massimo a cui può aspirare un uomo. Per queste persone qualsiasi prodotto, anche il meno ispirato, è senza dubbio meritevole di una valutazione che rasenta il capolavoro. Posso affermare con assoluta certezza che, obbiettivamente, questo album non è un capolavoro.
Iniziamo a parlare della new entry del gruppo, Mike Mangini. Dopo l’esordio con la band di due anni fa (in cui non mi era piaciuto affatto), speravo incominciasse a suonare da "Mike Mangini", quel batterista che ho tanto apprezzato sia con gli Annihilator ma soprattutto con Steve Vai, in una delle migliori band mai avute dal chitarrista italoamericano. Purtroppo, ancora una volta, ho sentito un drumming Portnoy-style che ne sminuisce il valore, riducendolo ad una brutta copia del precedente batterista, cosa a mio avviso inaccettabile da un musicista del suo calibro. Quando lessi la notizia della sua entrata nel gruppo, sperai in una svolta della band verso sonorità differenti e in un cambio di approccio in fase compositiva che già da diversi anni si era fossilizzato su uno stile il quale, seppur personale, dopo quasi 25 anni di carriera, è diventato un po’ troppo sfruttato. Purtroppo la svolta che aspettavo non è arrivata, questo disco, come il precedente, suona totalmente "Dream Theater", con lo stesso stile compositivo, lo stesso tipo di arrangiamento e quelle variazioni che potrebbero essere definite marchio di fabbrica da qualcuno, ma che io reputo sintomo di mancanza di idee. Dopo il primo ascolto, infatti, mi sembrava di aver già sentito il disco decine di volte. Di questo lavoro, rispetto ai precedenti, mi ha deluso anche la produzione, specialmente per quanto riguarda i suoni della batteria, che risulta piatta, "plastica" e assolutamente senza corpo. In troppi punti del disco, la batteria di Mangini si mantiene in secondo piano rispetto agli altri strumenti, tanto da doverla quasi andare a cercare appositamente con l’orecchio all’interno del mix. Stranamente, in questo full length, John Myung ha in qualche caso evitato di doppiare le frasi di Petrucci, riuscendo a farsi sentire, anche se non so fino a che punto questo sia un bene, dato che le poche linee di basso che escono fuori sono banali e senza personalità. LaBrie è sempre lo stesso, quello che ho sempre reputato il punto debole della band. In tutto il disco non ho sentito nessuna linea vocale che si distinguesse da quanto già realizzato nei precedenti album, o meglio canta come negli altri dischi omettendo le scorribande nelle frequenze più acute che per anni sono state il suo tratto distintivo. John Petrucci e Jordan Rudes (l’elemento più interessante della band secondo me) sono gli unici che riescono a tirare fuori qualche idea, oltre che a regalarci dei soli di fattura eccelsa come da tradizione. La preparazione di questi musicisti, d’altronde, è assolutamente innegabile. C’è da dire che tutte le parti che escono dai canoni della band vedono sempre protagonista il tastierista che, ancora una volta, conferma di essere un musicista eccezionale. Anche in questo caso i newyorkesi non si sono risparmiati, difatti l’album si articola in nove tracce per quasi settanta minuti di musica (nella versione deluxe è presente il cd standard più un dvd con l’incisione in 5.1). Il disco si apre con False Awakening Suite, un pezzo strumentale dalle sonorità molto classicheggianti che, come ci dicono in un’intervista, è stato composto con lo scopo di avere una propria intro nei live. Di norma utilizzavano colonne sonore di film, mentre questa volta volevano utilizzare un brano scritto da loro per iniziare i concerti del nuovo tour. Il pezzo successivo è The Enemy Inside, il singolo che stiamo ascoltando da diversi mesi. Probabilmente si tratta del brano più godibile dell’album e, nonostante i soliti cliché del gruppo siano massicciamente presenti, uniti alle problematiche prima esposte, il brano ci riserva belle emozioni e contiene idee pregevoli. The Looking Glass apre con un riff in pieno in stile Rush, evolvendo in un genere che definirei technical rock/pop. Questo brano lascia veramente basiti per la banalità e la vena "poppettara" che mai ci si aspetterebbe da un gruppo con un tale livello di preparazione tecnico/armonica. Enigma Machine è un brano strumentale in cui la compagine newyorkese dà sfoggio della propria tecnica. Qui una didascalia potrebbe dire "ora vi facciamo vedere cosa sappiamo fare"; il problema è che tutti sappiamo quanto siano forti, magari ci piacerebbe sentire qualcosa che ci ricordi che una volta sapevano anche fare musica. Visto sotto un’altra chiave di lettura, il brano ha dato la possibilità di avere il proprio spazio di solo a tutti i componenti della band. The Bigger Pictures è una semi ballad, che presenta diversi punti gradevoli. Gli assoli di Petrucci sono il fiore all’occhiello del brano, insolitamente melodici e cantati. Spesso l’italoamericano, da gran virtuoso qual è, tende a sovraccaricarli di note, mentre in questo caso la musicalità e la liricità hanno prevalso sulla tecnica. Il problema grosso di questo pezzo è la performance di LaBrie, che si muove su una linea melodica che non stonerebbe se accostata a quelle dei gruppi pop rock che imperversano su Mtv. Behind the Veil apre con una lunga intro di synth e mellotron per poi entrare nel vivo. Forse si tratta di uno dei brani più progressivi dell’album, uno dei pochi brani del disco che può riservare delle piccole soprese al primo ascolto. Surrender to Reason, l’unica composta dal bassista della band, non è un pezzo particolarmente ispirato, ma contiene delle idee divertenti, suona in linea di massima piatto, ma in alcuni punti presenta delle trovate veramente interessanti. Along for the Ride secondo me è il punto più basso che raggiunge il disco, un mix di cliché e ruffianate degne dei peggiori gruppi pop. Un pezzo che sicuramente potrebbe apparire piacevole ma in cui, analizzandolo più in dettaglio, si colgono delle trovate di una banalità e una commercialità veramente imbarazzanti. Unica nota positiva è il solo di Rudes. The Illumination Theory dovrebbe essere il pezzo più interessante dell’album, una suite di oltre ventidue minuti, che ascoltando attentamente lascia un po’ di amaro in bocca. Il pezzo si apre in pieno stile Dream Theater: qui la band ci lancia addosso una quantità di tecnicismi veramente invereconda, è uno di quei pezzi che potrebbe far decidere di attaccare lo strumento al chiodo ad un ascoltatore che ha da poco approcciato un qualsiasi strumento. Il problema di questo brano è l’assenza di un tema portante, il che lo rende molto pesante all’ascolto. Altra nota negativa è la nettezza con la quale si passa da una parte all’altra, che fa sembrare le sue varie parti come incollate a forza più che composte per stare assieme. Un punto che mi ha lasciato veramente stupito è quello che accade intorno al nono minuto, quando interviene la parte orchestrale. Per quanto di grande musicalità, sembra veramente fuori luogo all’interno del brano, perché dà l’impressione di essere stata infilata lì per forza, senza avere una vera continuità con il resto del brano. Ma sinceramente, la cosa che più mi ha sbigottito avviene nei minuti finali; una sequenza di accordi di piano ed effetti di chitarra che si avvicendano dopo quella che sarebbe stata un’ottima chiusura del brano. Sinceramente questa parte lascia veramente dei grossi dubbi sulla propria utilità.
In conclusione, direi che si tratta di un lavoro non pienamente riuscito, noioso, prolisso e poco ispirato. Per quanto siano presenti dei momenti interessanti e piacevoli, il disco suona veramente piatto e non ci sono brani all’altezza di quello che il gruppo ha dimostrato di saper fare negli anni passati. Ciò che mi convince della correttezza della mia tesi è che, dopo decine di ascolti, non ricordo praticamente nulla di questo lavoro. La sufficienza la merita pienamente perché, come sempre, è suonato benissimo (d’altronde stiamo parlando di veri mostri). La cosa che dispiace sentendo certi lavori e che mi fa salire un filo di rabbia è che, date le enormi potenzialità, continuano ad autocitarsi senza avere il coraggio di tentare di produrre delle cose che suonino nuove. Nessuno pretende un nuovo Scenes from a Memory, ciò sarebbe da pazzi, ma un disco così è qualcosa che reputo finalizzato esclusivamente ad aumentare gli introiti della band tirando fuori un prodotto costruito su misura per i fan più affezionati, cercando di accattivarseli con ciò che già conoscono ed apprezzano.VOTO Prima Recensione: 64 Per eseguire una riflessione musicale rigidamente teorica, scevra da ogni confutabile soggettivismo, potremmo ricordare l’approccio del critico musicale Eduard Hanslick con la sua estetica formalistica. Secondo Hanslick la bellezza di una composizione risiede unicamente nella sua struttura formale, indipendentemente dall’effetto emotivo che essa potrà trasmettere. Tuttavia i sentimenti che si potranno generare nell’ascolto di quel determinato brano musicale, si produrranno successivamente grazie ad un meccanismo interiore dipendente dall’uditore. Un approccio critico musicale e non filosofico, ma certamente nichilista e che contempla il bello nella sua assoluta "forma strutturale". Il tema sul rapporto tra musica e sentimento, tra emozione e musica, possiamo ulteriormente esaminarlo con il criterio dell’estetica simbolica, con la più rappresentativa esponente, Susanne Katherina Langer. Nella concezione langeriana, i suoni diventano simboli dei sentimenti e non i sentimenti dei suoni (da "Sentimento e Forma" - Susanne K. Langer - 1965)
In questa visione, Peter Kivy, con la teoria del profilo ("Contour Theory"), sostiene sinteticamente che la struttura della musica è riconducibile alla stessa struttura delle manifestazioni acustiche e visive dell’espressione emotiva umana. Brevemente, il sentimento, l’emozione, il piacere, ma anche la consueta definizione di bello e di brutto che si genererà in noi stessi con l’ascolto di un brano musicale, sono correlati agli elementi costitutivi della musica tradizionale quali il ritmo, l’armonia e la melodia. Questi costituenti, combinandosi con l’inflessione della voce del cantante e nelle sue variazioni di intonazione, nella sequenza e nell’andamento, negli accenti e nella cadenza delle parole, nelle pause, nell’intensità e nelle variazioni di rapidità dell’attacco, produrranno probabilmente un dissimile grado di giudizio, ma diverso in ognuno di noi. Il discorso sulla musica e la critica musicale, che alimenta da tempo il rapporto di giudizio tra musica-emozioni, è annosa, ma allo stesso tempo affascinante e merita, personalmente, anche in questa occasione una giusta considerazione. Completo questa mia premessa con Luciano Berio, compositore di inestimabile e assoluto valore, il quale affermò, appunto, che cercare di definire la musica è un po’ come cercare di definire la poesia: si tratta cioè di un'operazione felicemente impossibile. [...] La musica è tutto quello che si ascolta con l'intenzione di ascoltare musica. Ora, da questi rudimenti, vorrei tracciare un’opinione sull’ultimo lavoro discografico dei Dream Theater dall’eponimo titolo, tentando di soffermarci anche nella sua "forma strutturale" e nella capacità di suscitare una reazione più o meno emotiva.
I Dream Theater nascono sui banchi e nelle aule didattiche di una delle maggiori e prestigiose accademie del mondo, la Berklee College of Music per poi, nei successivi anni, venire inglobati in quel rigido meccanismo commerciale discografico. Dagli anni novanta il loro criterio di composizione musicale, prodotto con un’incontestabile passione, avviene sempre tra richiami di quel passato definibile rock-prog, con una rigidissima progressione tecnica esecutiva che prende genesi dapprima da una naturale cellula tematica -il cuore della composizione-, semplice nella sua profonda rappresentazione, per poi trasformarsi, nel ritmo e nell’armonia, in una melodia sempre più composita e maggiormente articolata. La complessità della costruzione armonica è testimoniata dal numero di regole, di eccezioni, di variazioni che governano l’intero discorso musicale nel suo sviluppo e nel suo insieme. Con questo sistema e con il trascorrere del tempo, i Dream Theater si sono costruiti una propria caratteristica ed unicità, con suoni e architetture ritmiche molto distinguibili, con un sound guitar metal-based, riuscendo ad inserire ogni volta una melodia tendenzialmente fruibile, gradevole, equilibrata e piacevole all’udito. Con una nutrita produzione discografia alle spalle, arricchita da official bootleg, dopo il saluto del cofondatore ed influente Mike Portnoy, la band, nella persona di Petrucci, ha tentato di ritrovare quella veridicità e quella forza di unione tra i componenti e personalmente credo che non sia stata una condizione affatto semplice e che sia del tutto non sottovalutabile. Dopo due anni, con matematica precisione, compongono il loro dodicesimo disco che, per la prima volta, prende il titolo da loro stesso nome: Dream Theater. Forse è una scelta dettata dall’intento di decretare al mondo musicale un nuovo inizio, una nuova vita artistica, una nuova epoca pur non distaccandosi radicalmente da quella radice trentennale che li ha contraddistinti, ma cercando di mantenersi il più aderente possibile a quegli anni d'oro del loro grande successo, per riavvicinarsi il più possibile alle loro passioni e ispirazioni musicali.
Ad un rapido primo ascolto si percepisce timidamente un arrangiamento con suoni più naturali, intesi come spontanei nell’emissione ed una volontà nel ricercare un buon groove ideato, prima volta, anche con il supporto dell’ultimo arrivato: Mike Mangini. Traspare un impegno nel controllare quell’ordine metronomico in favore di una maggiore melodia e sinfonia orchestrale, curate dallo stesso strumentista di Octavarium, Eren Basbug, ma adeguata a far emergere in ordine circolare tutti i layer musicali producendo una buona sonorità d’insieme. Un lavoro di registrazione e missaggio abbastanza ben riuscito ed affidato a Richard Chycki (Rush) che, insieme a Ted Jansen, quest’ultimo in fase di mastering, è riuscito anche a spostare in primo piano le linee del basso di John Myung, lasciando indietro le chitarre di Petrucci, mantenendo un buon effetto di equilibrio. La scelta della struttura compositiva si ispira a quella della suite orchestrale, suddivisa in un tema guida di apertura, sezioni, sottosezioni su tempi tematici e chiusura.
False Awakening Suite: Jordan Rudess e John Petrucci si scambiano armonie in un ambiente digitalmente astratto e astrale che, con un andamento sempre crescente, prende forma in tre distinte sezioni orchestrali: I. Sleep Paralysis, II. Night Terrors, III. Lucid Dream. Il suono si spezza, diviene cupo, rapidamente tecnico, trasportato dalle corde in power muting di Petrucci per dischiudersi nel primo estratto del disco: The Enemy Inside. La voce di La Brie è tenuta con una buona ampiezza e capacità di narrazione, con l’obiettivo nel tentare di raccontarci un problema sociale. Qui il setup ed il sound della chitarra di John Petrucci è metal-based, ma in certi tratti diviene molto piacevole, in particolare nelle parti in cui non sviluppa solo rapidi box metricamente didattici. I suoni sintetizzati di Rudess, anche se solo in parte, riescono ad offrirsi e ad aggiungersi al quadro completo del discorso musicale. Con un affine sound si procede nella successiva The Looking Glass, decisamente il suono è ben riuscito, con una melodia definibile da tipica ballata hard rock. Ancora una volta sono rimasto sorpreso dalle scelte di impostazione di Petrucci sulla sua chitarra, la nuova "Music Man JP13", con suono morbido che si equilibra efficacemente con la voce di LaBrie. È un brano andante, semplicemente ascoltabile, musicale e melodico in tutte le sezioni, quasi a voler strizzare l’occhio alla ormai lontana melodia di Another Day. Le variazioni ritmiche sono soppesate, proporzionate, anche grazie ad un buon lavoro del batterista Mangini, ma anche al sempre presente e discreto basso di John Myung che, questa volta, durante l’assolo molto intenso di Petrucci, si trova in anticipo nell’attacco ponendosi addirittura in primo piano: una scelta decisamente gradevole. È un brano che, personalmente, mi ha fatto molto piacere ascoltare. Enigma Machine, tipica traccia shred-orchestrale, rinvigorisce con la sua eccessiva tecnica tutta la suite dei Dream Theater. Rudess, tra suoni in soundplane ed effetti lap steel, rincorre le rapide plettrate alternate del solito Petrucci, tra sedicesimi su terzine e francamente non aggiunge quasi nulla al disco, rompendo nettamente una soluzione di continuità. È la tipica traccia definibile "dimostrativa", ma che certamente cattura chi è desideroso di quella forza, di una tecnica infallibile in una rapida abilità. Dopo circa sei minuti, ritrovo una successione di belle note di un pianoforte, che mi confermano quanta differenza possa fare Jordan Rudess quando abbandona l’uso spasmodico degli effetti digitali; è The Bigger Picture. Una voce ariosa su chitarra clean si dischiude su una traccia molto andante che, se ascoltata radiofonicamente, potrebbe avere un effetto ragguardevole e passionale nei cuori di chi ha ignorato i Dream Theater dalla prima triade discografica. Riascoltandolo più volte, ho trovato The Bigger Picture la più pregevole ballata del disco; qualcuno la definirà mielosa, commerciale, ma è assolutamente intensa e ben riuscita. L’impronta di Mangini si sente, emerge liberamente tutto il suo tipico e diversissimo groove se paragonato a Portnoy, che si manifesta bene in Behind The Veil, tra suoni cupi ed oscuri, tra melanconia e durezza. Tra le mille sonorità, a volte ostentate e inutilmente lunghe, si offre una buona possibilità espressiva al singer. LaBrie più volte si riprende lo spazio meritato, quello che un frontman deve compiere per la sua band, fino a condurli nella successiva traccia Surrender to Reason. Quest’ultimo è un brano che richiama, nella sezione finale, quegli innesti di voci sintetizzate presenti nella open track, ma che si riammalavano tra orchestrazioni, in rapidità contenute, ma sempre ovviamente iper-tecniche, pur mantenendo sentimentalmente quella direttrice tipica di un rock-prog di altri tempi, proprio nello stile e nelle scelte tra basso elettrico e chitarra, tra tastiere e voce. Molto gradevole, semplice, immediato, discografico. Alcuni suoni campionati, tra la chitarra clean ed un pianoforte, tra note di violini in un’orchestra di archi, prende forma il brano Along for the Ride. Tutto molto ben equilibrato, eccetto quell’assolo di Jordan Rudess, che a mio modesto parere risulta assolutamente fuori luogo. Continuo a pensare che ai Dream Theater mancherà per sempre un artista come Kevin Moore. Voce e strumenti musicali ottengono tutti un ragguardevole spazio, merito di una buona registrazione e di scelte soppesate e attente in fase di missaggio. Conclude la suite Illumination Theory, "La teoria dell’illuminazione", questa volta esposta non dalla dottrina di Platone e di S.Agostino, ma secondo i Dream Theater: analizzare musicalmente, secondo suoni e variazione ritmiche, la teoria dell’illuminazione per mostrarci che la conoscenza è possibile solo in quanto l'intelletto divino illumina quello umano. Trattasi di una suite suddivisa in cinque sezioni con un accenno iniziale al concerto più famoso al mondo per pianoforte e orchestra, il n. 1 di Cajkovskij. I. Paradoxe de la Lumière Noire ci introduce nella prima sezione del brano per evolversi nella sua completezza in un multiforme sviluppo musicale tra start-stop e riprese rapidissime, con un suono metal, per muoversi tra aree strumentali, classicheggianti e barocche e varie orchestrazioni nelle successive II. Live, Die, Kill, III. The Embracing Circle, IV. The Pursuit of Truth, V. Surrender, Trust & Passion. Non è innovativo, ma sono interessanti i vari sviluppi, dalle sonorità tra il quasi mistico, al rock, a volte metal, per raccogliersi nella splendida orchestrazione di una sezione di archi. Anche qui John Myung fa la sua piccola parte e Mangini non è da meno. Si apprezza tutta la meticolosità di Petrucci, tra crushing riff e melodie imponenti, in una buona sezione di canto di La Brie che, anche qui, mi ha lasciato molto sorpreso. È da ascoltare nel tempo, lentamente, per tentare di apprezzare tutte le sfumature e magari trovare alcune personali suggestioni. Completa il disco Jordan Rudess, con un easter egg suonato su un bel sound di pianoforte, il quale viene accompagnato dalla chitarra in delay, fino a concludersi, insieme e definitivamente, ad libitum.
No, non scriverò che i Dream Theater sono tornati poiché non è assolutamente vero, ma non riesco neanche ad esprimere un giudizio negativo su questo disco e su questa band con alle spalle trent'anni di carriera artistica. È un disco costruito seguendo rigidi meccanismi discografici, ma che comunque riesce a scrollarsi di dosso le tante difficoltà emerse, forse, da un periodo musicale difficile. I brani sono tutti, ovviamente, tecnicamente ben costruiti, lo stesso Mangini riesce per la prima volta a far sentire nella spartitura musicale la sua impronta ritmica, seppur non impetuosa come molti di noi erano abituati ad aspettarsi. I brani sembrano scollati l’uno dall’altro e viene a mancare quella soluzione di continuità cui una suite d’orchestrazione dovrebbe sempre possedere, incidendo sulla completezza significativa d’insieme. Alcune tracce sono scostanti dalla musica dei Dream Theater, alcune copiosamente e inutilmente ripetitive nella lunghezza, in altre si percepisce qualcosa di diverso, che forse farà gridare al delitto ed al tradimento per scopi puramente commerciali a causa di alcune ballate di troppo. Certe tracce hanno un sapore decisamente coinvolgente e, con molta probabilità, alcuni di noi con un adeguato tempo potrebbero addirittura entusiasmarsi o magari allontanarsi definitivamente da loro. È apprezzabile il desiderio di far emergere, nei diversi layer sonori e nelle linee orchestrali, tutti gli strumenti, che si ascoltano e si equilibrano discretamente tra di loro nelle diverse gamme e tonalità senza, però riuscire a far gridare al miracolo compositivo. È apprezzabile la performance di LaBrie, con voce buona, non aspra, ma neanche amabile, assolutamente sempre dosata, con una giusta enfasi nella narrazione, per offrire quella necessaria interpretazione ad ogni brano musicale. Sono ben fatte le linee della chitarra di Petrucci, con un piacevole guitar sound, come alcune delle sezioni ritmiche del basso elettrico di Myung; purtroppo, invece, appaiono irritanti e inopportune le scelte stilistiche di Jordan Rudess.
Non è certamente il disco che fa gridare alla rinascita della band, ma neanche quello che ne decreta la fine.
VOTO Seconda Recensione: 77
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80.64 su 436 voti [
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Prima di ri-Ascoltarlo, Consideravo The Astonishing come il miglior album dell'Era Mangini... poi un bel giorno ho deciso di ri-ascoltarlo, e posso dire che Dream Theater e Veramente il miglior album dell'era Mangini, si perchè The astonishing per quanto bellosia, si fa una fatica immensa a finirlo,invece questo no, sono 68 minuti che volano via abbastanza velocemente, per non parlare di Along for the ride,Illumination Theory e la "Cattiva" The enemy inside spaccano |
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Riascoltato dopo lungo tempo. Dell’ultimo decennio questo e l’ultimo per me sono i migliori... anche se non è che mi fanno strappare i capelli. Di sicuro già dai primi ascolti mi sembrò migliore del precedente (per me pallosissimo). Peccato per la parte centrale, veramente nulla di che; ma The Enemy Inside, The Looking Glass e la suite finale sono tra le cose migliori che si possono trovare nei loro ultimi 4 lavori. Voto 78 |
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Disco che non aggiunge nulla ai DT,anzi tra le buone cose c'è sempre del "troppo" che stona.Suonato benissimo da grandi musicisti ma manca di cuore,ma di certo dopo tanti anni di carriera alla fine incidere un album diventa un lavoro come un altro, lo puoi fare bene finchè vuoi ma alla fine diventa routine.Voto 65 |
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Ho comprato questo CD l'altro giorno, per il fatto di averlo trovato dentro ad un cestone alla modica cifra di 5€. Con questa band mi sono fermato a Systematic come "collezione", di fatto ho rivenduto Octavarium, Black Clouds e A Dramatic, e mentalmente mi sono detto "apposto così". Invece dopo 2-3 ascolti devo dire che questo DT non è affatto male, e mi sa che lo terrò. A differenza di tanti, non noto nessuna differenza tra il modo di suonare tra Portnoy e Mangini. |
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Non avevo neanche ascoltato,quando uscì,questo "Dream Theater" viste le troppe critiche negative,in seguito ho avuto modo di acquistarlo a basso prezzo. Ero preparato al peggio e alla fine,invece, ho scoperto che pur non essendo il loro album migliore, è ben lungi dall'essere una schifezza,certe cose mi sono piaciute,altre meno ,nel complesso,merita un 70. Deboli,purtroppo, i pezzi orchestrali, prevedibili e inutilmente "gonfi", come certe melodie poppeggianti ma, come spesso succede,questa band riesce a tirar fuori dal cilindro brani di classe cristallina.Li si può criticare quanto si vuole ma anche in questo caso hanno confermato di non essere una band qualsiasi. |
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riascoltato dopo qualche anno, continuo a trovarlo abbastanza noioso |
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spettacolare! mie piaciuto tantissimo un grande la brie e anche il nuovo entrato mike mangini offre un ottima prova! |
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Disco fenomenale. Top. Stop. |
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Lizard, che fai mo’, minacci? Te fai forte che sei dell’enturages e te pagano per rompere i co….. (me auto-censuro); te va bene che non te conosco perché se t’acchiappo te faccio passà la voglia de fa er galletto amburghese. Comunque non te preoccupà, se il problema sò io me levo subito, non ce guadagno niente a sta qua con stà compagnia de quaquaraqua! |
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Le bestemmie erano indirizzate ai fan, non alla band, era evidente. Ad ogni modo, l'educazione non è mai superflua. Cerchi rissa Massimo? È già la seconda volta che mi trovo a scriverlo: certe confidenze prendetele con chi ve le concede, non con me. Non è una mossa grandiosa prendersela con uno degli amministratori del sito, credimi. |
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Non bestemmiate bad motherfuckers, poi andare all inferno porca troia |
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Ahooo! A lizard? Ma te vuoi calmà? Ma fatte qualche trombata de più e così te rilassi e la smetti de censurà tutto. Se te servono i quattrini te li presto io, non te preoccupà! A Minimo, a te manco te rispondo! |
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non bestemmiate diauli,pezzi de porchi!guardatevi i video di Montesi se non vi piacciono i Dream cosi vi calmate. |
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Ma dai! Manco fossimo in chiesa, per una bestemmia e dai, e basta con sta censura, e basta con sto moralismo da bacchettoni! Elio si è incazzato e ci sta, i dream dopo scenes meritano tutte le sue bestemmie! |
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Il commento andava moderato, non ci sono dubbi. Grazie dell'avviso. |
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Io il caps.lock lo cancellerei sempre, anche uno usasse toni evangelici. |
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vabbe, però a parte l'uso di caps lock fastidioso, mi pare che in effetti un paio di bestemmiette gratuiteci sono. . magari può urtare qualche sensibilità... |
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I dream da scenes in poi sono andati a picco, Elio è incazzato, vabbè, e c'ha ragione, ma che gli mettiamo la munseruola come a un cane? |
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Ma dai, ma che rimuovere il commento 218, rimuoviamo il commento 219, ma chi sei jo-lunch, ognuno dice la sua, se non ti piace mica te lo dobbiamo togliere il commento, ma come cazzo ragioni? |
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@Metallizzed : Cortesemente potreste rimuovere il commento nr. 218 che forse vi è sfuggito? Grazie. Arrivederci. |
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ALBUM SCANDALOSO, OSCENO, PURA, POI SONO RIUSCITI A FARE ANCHE PEGGIO, DIVENUTI RIDICOLI E INSULSI DOPO MIKE MERDAPORTNOY, OGGI GRIDEREI AL MIRACOLO SE USCISSE UN ALBUM LORO CON LA METÀ DI POTENZA CHE SPRIGIONA UN ALBUM A CUI TUTTI HANNO ROTTO I COGLIONI MA ASSURDO COME SYSTEMATIC CHAOS, È NORMALE CHE POI STA GENTE INIZIA A FARE CAGATE VISTO CHE NON CAPITE E PER VOI VA BENE |
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a me a parte the enemy inside , the looking glass ( grandissimo singolo) , e qualche momento notevole nella suite che chiude il platter , ho trovato l'album molto monotono il mio voto è 55 |
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Sublime, non so usare altri aggettivi. Il miglior lavoro dei DT insieme a Images and Words. Lo adoro, semlicemente fantastico. Ma come fate a non capire?????????????????? |
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Non male. Sono stupefatto che quest'album non mi dispiaccia dopo una sequenza metodica di aborti (da Octavarium a ADToE). Solo ascoltando quest'album ho realizzato che i DT mi avevano ormai assuefatto a lavori brutti e commerciali. Avevo perso ogni speranza, ma in questo ho sentito qualcosa...non so bene cosa, ma qualcosa ho sentito...soprattutto in Bigger Picture. Non che mi aspetti la resurrezione della band, ovviamente. Del resto se dopo appena 2 anni tiri fuori un doppio cd composto da 24 tracce totali...bah. Devo ancora trovare il fegato di ascoltarmi questo nuovo The Astonishing ...speriamo bene. |
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A mio parere ogni album dei Dream Theater (classici e non) contiene dei piccoli grandi capolavori. Se si resta troppo attaccati al passato glorioso di una band ogni nuovo lavoro sembra al di sotto delle aspettative, ma canzoni come The count of Tuscany, Breaking all Illusions, Illumination Theory (per citare gli ultimi tre album) credo che reggano alla grande il confronto con i grandi capolavori del passato. Ho avuto la fortuna di conoscere i Dream Theater all' uscita del loro dodicesimo album, e ho potuto ascoltare ogni loro album con lo stesso orecchio, senza pregiudizi e condizionamenti. |
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Voto 78. A mio avviso album buono. Ma i DT pagano e pagheranno per sempre i raffronti con quanto composto in passato. E quindi un loro cd sarà sempre rapportato, non a quello che esce in comtemporanea, ma con i loro classici. |
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album che in generale mi è piaciuto abbastanza. E’ in linea con gli ultimi lavori del gruppo. prima parte del cd buona, behind the veil la mia preferita, la suite non è certo un capolavoro, mi aspettavo di più mentre il resto è abbastanza ordinario e A big picture decisamente trascurabile. peccato che da un lato si perdano via in certi lentoni dove secondo me non sono molto bravi e che risultano melensi e dall’altro vogliono dare sempre prova di essere dei manici ma inutilmente perché il tutto va a scapito della qualità delle canzoni. per me voto 75 |
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Mah, 70 non è così poco, anche 65 va bene per questo disco. L'intro e la traccia finale sono sicuramente le due migliori canzoni. The Enemy Inside e The Looking Glass suonano quasi alla backyard babies, tanto che sono banali e monotone. Enigma Machine non male, ma non avevo mai sentito uno shredding più banale di quello di Petrucci in questa canzone.The Bigger Picture è una buona track, un po' in vecchio stile tra awake e il dream pop senza toccare il ridicolo. in generale potevano fare di meglio... |
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Illumination Theory non può non piacere. Capolavoro! |
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Completamente d'accordo con Steelminded. Speriamo che il nuovo sia incredibile come da titolo  |
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No, neanche io sento la necessità di un nuovo DT adesso... bene che prendano del tempo, ma il business non si comanda  |
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@Steelminded di solito fanno un album ogni due anni, quindi tra fine anno e inizio 2016 dovrebbe uscire il nuovo, magari c'entra non so In ogni caso io spero che si prendano più tempo per scrivere e limare bene le idee... |
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Qualcuno sa spiegarmi che cavolo sta succedendo da qualche giorno a sta parte sul sito dei dream theater? Cosa bolle in pentol? |
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Album che allontana definitivamente le scelte di Systematic Chaos e Black Clound verso il sound metal più estremo (grazie al cielo) e che riporta i DT in territori più congeniali a loro. Spesso accusati di canzoni troppo prolisse e tecniche, i DT hanno pensato bene di avere nella loro discografia un album maggiormente essenziale... ma attenzione non vuol dire che l'album non ha parti tecniche e articolare, solo che le canzoni durano mediamente meno del loro solito, sembra quindi che queste parti non esistano, ma ci sono e come. A mio parere, album bello dall'inizio alla fine con parti di altissimo livello in "Surrender to Reason" e "Illumination Theory"... ma anche "Behind the Veil" e "The Bigger Picture" sono assolutamente capolavori per il genere. |
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A me questo disco mi commuove - più lo ascolto più mi avvolge di emozioni. Unici. |
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Ahahah ...de gustibus  |
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BlackSoul, che ti devo dire, almeno ti piace The Enemy Inside è già qualcosa... |
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Per me vale 60, di buono c'è solo The Enemy Inside. Sempre meglio dei due precedenti però. |
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Dopo averlo ascoltato due-tre volte appena uscito l'ho fatto decantare un bel po', riascoltandolo solo ora. Devo dire che il giudizio positivo dei primi ascolti è rimasto, magari senza accenti trionfali, ma essenzialmente è rimasto. Ho letto e apprezzato entrambe le recensioni: non condivido praticamente nulla della prima recensione, mentre sono d'accordo con tutto quanto detto e commentato nella seconda recensione (eccetto il giudizio su Rudess). Visto che anche le stesse autorevoli recensioni sono piuttosto divergenti, credo che la differenza di vedute non possa che attribuirsi gusti personali (i.e. essenzialmente a chi piacciono e a chi non piacciono i Dream Theather e la loro proposta d'arte). Comunque brevemente su alcuni singoli pezzi. 2. The Enemy Inside è una grandissima hit, una furia nel suo essere veloce e serrata, dinamica e emozionante, nonché con delle linee melodiche dense e accattivanti: il pezzo migliore del disco insieme a.... 3. The Looking Glass: non scende affatto di qualità e importanza rispetto alla precedente, linea melodica memorabile, delicata e raffinata (mi ricorda qualcosa del loro debut) - stracito la recensione di Jimy - altra vetta del disco; 5. The Bigger Picture: davvero una super ballad ai livelli di Through Her Eyes di Scenes from a Memory - anche qui cedo la parola alla rece di Jimy; 8. Along for the Ride: La vera sorpresa del lotto, almeno per me: lo trovo un pezzo fantastico, intenso, emozionante, un feeling unico ad iniziare dalle linee vocali per finire con un assolo memorabile in cui basso e organo viaggiano su due linee parallele sovrapposte in totale armonia sfiorandosi ma non toccandosi - pezzo incredibile, assolo addirittura superiore all'epico solo di Keith Emerson in Lucky Man (la penso così, abbiate pietà) - best song insieme a The Enemy Inside. 9. Illumination Theory: anche qui siamo a livelli altissimi con parti strumentali (in particolare i soli di chitarra) che intraprendono viaggi infiniti - il gran finale cantato di Labrie è da urlo. Una nota sulla produzione: fantastica - cito totalmente Jimy. Le sorprese: Labrie e Mangini: bentornato e benvenuto. Le conferme: tutti. Così come Jimy, neanch'io non posso dire che i Dream Theather sono tornati, semplicemente perchè non se ne sono mai andati e questo album ed il precedente A Dramatic Turn of Events ne sono la prova. Signori e signori, così si suona solo in paradiso (cit. Fulvio Bernardini riferito al Bologna dello scudetto del '64). Evviva! P.S. ancora non riesco a dare un voto, sebbene sia molto alto, potrei variare da un 85 ad un 95 devo ancora maturare ascolti. |
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Io scherzavo comunque...amo i DT. |
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Premetto che questo lavoro a me non piace molto, ma la parola fine non fa per loro, lo dimostra il fatto che i loro concerti sono sempre pieni zeppi, ultimamente gli e' calata l'ispirazione tendono alla prolissita', ma eranone sonontuttura dei musicisti eccezionali, se ritrovano idee e convinzione, nel loro ambito hannompochi rivali, ma si devonomdare una brlla svegliata, e comunque son disvorsi che valgono per tutto il metal in generale, specialmente per i gruppi storici. |
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Finiti prima di essere venuti al mondo. |
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Mi correggo: Finiti dopo the majesty demos 1985-1986 |
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Finiti mai. Sempre dodicimila spanne sopra. L'astio lo dimostra |
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Finiti dopo when dream.. |
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Finiti dopo Metropolis pt2... |
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metal prog ?ma che srivete... ? pensate al voto come se fosse sacro. Sono piu' commerciali, banali e noiosi come mai nella loro vita.. basta vedere la quantita' di commenti spesso troppo di parte... |
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Gran bell'album! Mi é piaciuto un casino, gli do un 80 pieno |
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dando un 'occhio in giro per altri siti , pare evidente che anche questo omonimo del 2013 dopo un (più lungo del solito) periodo di "digerimento" si attesti fra il 70 e l'80. nei siti stranieri più 80 che 70. per carità ognuno dica che je pare però il responso voti dopo un paio d'anni l'è questo. tra l'altro qui voto lettori 77 . a cui mi accodo. |
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Big News. So che tutti lo aspettavate con terpidazione, tanto quanto me... i DT entrano in studio a febbraio per registrare il nuovo album però un po' potevano riposarsi, schiarirsi le idee, limare i pezzi... no? Evviva! |
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Lo sentii un paio di volte appena uscito - e poi alcuni pezzi dal vivo - e mi sembrò un capolavoro... comprato in cd e vinile ma devo risentirlo... arrivo arrivo... |
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@Jackzombek: beh dai almeno era una notizia del tg3, e non di Studio Aperto!! ahahhahah!!! |
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il disco mi è passato attraverso come una notizia del tg3, non ha lasciato nulla nè coinvolto neanche per un secondo. Avrei voluto che mi piacesse nonostante io sia un Portnoyano, ma nulla da fare. Ahimè il PROGRESSIVE metal non sta più in casa Dream Theater, e benchè siano bistrattati io quelli dell'era 2000 li ho adorati e strariascoltati milioni di volte, principalmente perchè non esisteva alternativa migliore, non c'era nessuno che osava così tanto, osava spingersi nel più prolisso, nel più pesante, nel più pop, nel più melodico, io ho vissuto insieme a loro questo viaggio nel mondo della musica a 360°, di cui Octavarium è l'epitome. Ora vedo solo 5 strumentisti in mano ai produttori, timorosi di sperimentare per terrore dell'errore, che provano a copiare sè stessi. SFAM era una capolavoro nel 1999, anche se lo facessero uguale sarebbe comunque di medio livello al giorno d'oggi. Se la musica, forma d'arte e quindi in quanto tale, prodotto che dovrebbe dare la visione del mondo dell'artista in un dato tempo non si aggiorna, smette di essere l'espressione di un artista e diventa esercizio, considerando che parliamo di genere progressive la cosa diventa ancora più grave. |
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La seconda recensione sembra un pò più obiettiva della prima che è semplicemente PESSIMA. L'album comunque non mi è dispiaciuto affatto. |
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A me non sembra un album così brutto; per carità, non sarà un capolavoro ma è decisamente meglio di "Falling into infinity" |
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Disco che non lascia proprio nulla... non si puo' proprio ascoltare. sembra un copia incolla senza senso di varie parti ben eseguite ma senza un filo logico... e la suite finale e' veramente una vergongna! dovrebbero prendersi una bella pausa anche di 5 anni per ricaricare le pile e trovare nuovamente l'ispirazione che li ha contraddistinti nel passato! e' davvero un peccato... |
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....mmmm che dire?? estremamente piatto, senza mordente. Dopo vari ascolti non mi rimane nulla addosso. Purtroppo devo dare un voto basso proprio perchè è un disco che non mi "invoglia" ad ascoltarlo. 40 |
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Belli.... 15 anni di dischi UGUALI.... o,,, forse di piu',.,.. |
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Ascoltato e riascoltato.per me è un disco buono senza gridare al miracolo come scrive il secondo recensore, che condivido la critica obbiettiva.inutile parlare,oggi i DT SONO SONO QUESTI. |
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Come è che manca la recensione di Train of Thought? |
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Darkside, sono d'accordo con te.. certo Images and World ha un po' cambiato il mondo ed ha aperto porte prima chiuse o socchiuse nel mondo del metal. Quindi io sarei per la seconda tua interpretazione. cito: "se devo dare un voto totalmente scollegato dal loro passato, paragonando con il tristo panorama musicale che c'è intorno a noi, allora arrivo comodamente al 90 e grido al miracolo". Per me questo è una grandissimo album, tra i migliori che abbiano mai sfornato negli utlimi anni fino a Scenes from a Memory. Questo fu il giudizio dopo tre ascolti e un live, da allora non l'ho ancora messo sù, ma questo perché ho tantissima roba da ascoltare e il tempo è davvero limitato, vista famiglia e lavoro... Lo riascolterò a breve, ma l'impressione al tempo fu fortissima. D'altro canto puoi leggere i miei commenti entusiastici qui sotto Credo che questa band sia a volte un po' presa di mira dalla critica e si chieda loro sempre di più, semplicemente perché tecnicamente sono dei mostri disumani. Ma va bene così. Poi li ho visti live nel loro ultimo tour e sinceramente sono qualcosa di incredibile, leggi anche il report di Metallized a riguardo... Poi c'è una cosa che per me è fondamentali: a me i cd onanismi dei DT fanno semplimente impazzire e sono la ragione per cui sono uno dei miei gruppi preferiti da una ventina d'anni. Ciao! Evviva! |
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Mi farebbe piacere cosa ne pensa l'esimio Steelminded circa il mio commento. |
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In questi giorni di vacanza ho ripreso in mano quest'album e lo avrò ascoltato una ventina di volte quindi penso di averlo ormai assimilato. Avevo scritto precedentemente "bentornata concisione". On a second thought, troppa: sono DT con il freno a mano. Dal 2003 fino alla dipartita di Portnoy si sono lanciati in onanismi davvero fini a sè stessi e "cover" di dubbio gusto (Train of Thought potrebbero averlo fatto i Metallica, un pò di Muse qua e là, U2-che mi piacciono molto, peraltro-) ma qui siamo davvero nel versante opposto. Sono canzoni molto "standard", niente sperimentazioni tipo Images e Awake. Sono belle canzoni, pulite, precise, godibili ma mancano di una certa "vita" (non sto dicendo che sono dei compitini a casa, badate bene). Suonano DT, ma un pò inibite. Ci sono poi momenti davvero da commozione, come la sezione dei "Restless Angels" di Surrender To Reason ma non abbondano come, chessò, sullo stesso I&W o SFAM. Sui componenti non ho nulla da dire: sono tutti quanti degli dei nei rispettivi campi (capisco e non capisco le critiche a James: adoro il suo timbro. Non siamo più nel '92 ma ormai il ragazzo ha passato la 50ina quindi non lamentiamoci troppo su...ha ancora una signora voce) e mi sorprende che si siano "contenuti". Una menzione speciale per Mike: ha fatto un lavoro encomiabile. Io sono un fan dei DT estremamente obbiettivo: do quando devo dare, tolgo quando devo togliere. Do moltissimo con I&W, Awake, 6DOIT e SFAM, ma tolgo moltissimo con ToT, SC e BC&SL. In questo frangente darei due voti. Se consideriamo come pietra di paragone (e 100) I&W, questo album arriva al 75, ma nulla di più. Manca quella sfrontatezza nella sperimentazione (anche se mi sembra vedere una certa voglia di non sedersi come nei 2000s), quella meraviglia che provi quando senti quella roba così inusitata e, comunque, non c'è una canzone su quell'album che sia meno di un 8.5. Se devo dare un voto totalmente scollegato dal loro passato, paragonando con il tristo panorama musicale che c'è intorno a noi, allora arrivo comodamente al 90 e grido al miracolo. Rimangono i limiti di cui sopra ma... In qualsiasi caso, i DT mi sembrano in condizioni migliori dell'ultimo 15ennio e sono fiducioso circa il futuro ma mi si spezza anche il cuore ogni volta al pensiero di cosa potrebbero fare e di cosa non fanno: a fare un album del genere ci avranno messo "10 minuti", davvero ""banale"" per le loro doti. Dovrebbero prendersi più tempo in sala di registrazione perchè i capolavori (neanche per i DT) spuntano fuori in mezza giornata. Siete degli dei, non sprecatevi. We are waiting for you. |
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L'ho ascoltato troppe poche volte e non posso votare, ci vogliono anni prima di "capire" un disco dei theater ma per adesso dico che mi fa l'effetto che la lounge music negli american bar durante l'aperitivo....questo non è positivo, mi aspettavo che almeno la classica suite da album dei DT mi colpisse invece niente... |
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Un grande album: Enigma Machine e Surrender To Reason sono un pò anonime ma il resto è fantastico. Il migliore da Scenes. Bentornata melodia e concisione. Voto 85. |
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Album penoso, inutile, prolisso e privo di mordente...già immagino Petrucci a masturbarsi mentre suona The Enigma Machine e venire sull'inerme Myung!! Mangini e i suoni di batteria sono due cose totalmente diversi, anche lui, troppi tecnicismi e ce lo vedo a compiacersi con Petrucci sul loro arrnese. Rudess relegato al suo piccolo posto di accompagnamento dopo aver mostrato le sue doti in ADTOE è stato messo a tacere visto che solo due si possono divertire in questo gruppo, Myung gli hanno alzato il basso per far capire che con Geddy Lee non c'è alcun possibile confronto e spero lo abbia capito...LaBrie è il più onesto che tra masturbatori, schizzati e incatenati cerca di portare la pagnotta a casa. |
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Album penoso, inutile, prolisso e privo dimordente...già immagino Petruci a masturbarsi mentre suona The Enigma Machine e venire sull'inerme Myung!! Mangini e suoni di batteria sono due cose totalmente diversi, anche lui tecniciscmi e ce lo vedo a compiacersi con Petrucci sul loro arrnese. Rudess relegato a piccolo al suo piccolo posto di accompagnamenTo dopo aver mostrato le sue doti in ADTOE è stato messo a tacere visto che solo due si possono diverire in questo gruppo, Myung gli hanno alzato il basso per far capire che con Geddy Lee non c'è alcun possibile confronto e spero lo abbia capiTo...LaBrie è il più onestoche tra masturbatori, schizzati e incatenati cerca di portare la pagnotta a casa. |
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Album interessante ai primi ascolti ma stanca velocemente. Deludente la suite dove i DT dovrebbero dare il meglio. Si sono persi per strada molto prog secondo me. Preferisco ADTOE, più difficile da assimilare ma meno prevedibile. Resto sempre dell’idea che questa band debba produrre meno album (e meno dvd live) e prendersi più tempo per produrre qualcosa di veramente “dream theater” come ai tempi di Scenes o Awake. |
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A me l'album piace, ma ormai recensioni e commenti degli ascoltatori non possono più essere presi sul serio, visto che c'è una componente "nostalgica" e di "rifiuto del moderno" che fa immediatamente bocciare qualsiasi nuova opera di artisti più datati (vd. Ayreon). Il fatto è che bisognerebbe rendersi conto che i DT sono cambiati, questo è un album differente. Non grido al miracolo nemmeno io, poi ovviamente i gusti sono personali, ma ho l'impressione che si parta troppo spesso prevenuti in questi casi; commenti come "Non sarà mai come Images and Words", "I Dream Theater sono finiti" mi danno un fastidio assurdo, perchè fanno anche perdere la voglia di ascoltare musica. Tanto già si parte con l'idea che fa schifo, che i DT sono morti, che aaaah come si stava meglio nei tempi passati. Io penso che questo più di altri sia un album che va CAPITO; vanno capite alcune scelte, alcune virate. Musicalmente penso che, nella nuova dimensione scelta dai DT, si poteva comunque fare di più, ma è accettando questa dimensione che comprendo l'album. In ogni caso la parte migliore è decisamente LaBrie, il cantato è ottimo (anche live, esperienza personale), mentre ho trovato Petrucci un po' sottotono e Rudess forse più ingombrante del solito. lllumination Theory per me è un capolavoro, fra le migliori della band, DI SEMPRE. Il mio voto è 80, ma un 80 gioioso perchè sono abbastanza convinto che i DT, invece di essere "finiti", hanno ancora voglia di fare musica. Semplicemente, in un altro modo (piaccia o no). |
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Mi è stato regalato 2 settimane fa,l'ho ascoltato 10 volte,non è riuscito ad entrarmi in testa,mi sembra come un disco senza la vera anima dei deam threater,li ho sempre amati,ma questo è puro "mestiere",non pura magia alla Dream Theather,tanto fomoso per stupire chi li ascolta.live li ho visti 5 volte e non mi hanno deluso,qui in questo album invece si.voto 68. |
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Forse andrò un po' controcorrente, ma a me quest'album piace parecchio, certo non è un capolavoro ma i dream theatre suonano talmente alla grande(io li ho sempre definiti come perizia musicale i nuovi deep purple),che criticarli mi riesce difficile! Probabilmente sono fra quelli che li ama incondizionatamente. |
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Purtroppo, non mi aspetto più nulla da loro!!! Li adoravo, li ho visti live nel '93, l'anno in cui scesero in Italia per la prima volta!! Ormai, la magia è finita...mancano le idee, purtroppo!!! Mi sono imposto di ascoltarlo più volte, per essere obiettivo...niente da fare, non ho proprio piacere nel metterlo nuovamente nel lettore. Addio miei ex adorati Dream Theater!! |
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La seconda recensione è molto più veritiera |
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Mangini non lo sopporto, è un pagliaccio!! E, da batterista, non mi entusiasma per niente il modo in cui suona.. |
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Continua,.,., e te lo sei pure scaricato ?,.,.,.,.,., |
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@ARRAYA... al tuo commento n 56,.,., ma che stai dicendo ? solo parole e come tanti che scrivono i commenti da Professori di musica... pochissimi sono quelli che sottolineano l' aspetto emotivo,., se per i fan deo DT 70 e piu' minuti sparati a mille, canzoni di 20 minuti... e polpettoni di note vanno bene,,.,., MA sti CAZZI,.,,. |
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Molto bella la seconda recensione. Che dire, album bellissimo, lo ascolto tutt'ora a distanza di tre mesi. Alcune song sono memorabili. Ultimamente mi piace ascoltare direttamente la suite finale con un gran labrie. Da fan di vecchia data sono molto ma molto soddisfatto di questo lavoro. Ah dimenticavo grande lavoro di mangini. Voto 90 |
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Il primo recensore ha pienamente centrato il punto con questa frase: "Il disco suona veramente piatto e non ci sono brani all’altezza di quello che il gruppo ha dimostrato di saper fare negli anni passati [...] dopo decine di ascolti, non ricordo praticamente nulla di questo lavoro." Con l'aggravante che da un self-titled uno si aspetta qualcosa di più di un lavoro di puro "mestiere" e di una piattezza allucinante: al centesimo ascolto si fatica a ricordare qualcosa di rilevante. Rudess non pervenuto, la strumentale e la suite sono le peggiori della loro carriera, anche Myung, inspiegabilmente, poco ispirato: il testo di Surrender to Reason sembra scritto da un liceale, Mangini penalizzato pesamente dal mixaggio della batteria. L'unica nota positiva è laBrie che offre un ottima prestazione (sarà perché Dream Theater suona come uno dei suoi album solisti? mah) |
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meno confusionario e contorto del precedente. la tecnica, per quanto presente, non è mai particolarmente invasiva regalandoci pezzi abbastanza diretti(cosa dannatamente insolita per questa band). la natura progressive in alcuni frangenti tende a regalare il palco ad atmosfere più heavy metal classico e hard rock anni 80, senza però mai scomparire. l'unica track che non mi convince è along for the ride, per il resto non ho nulla da ridire. behind the veil la migliore. voto 90 |
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in fase di assimilazione...ma mi sembra più snello del precedente, forse le due suite (iniziale e finale) sono un po' raffazzonate, ma in generale direi che il 70 ci sta tutto...per il momento continuo a preferire il precedente |
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ne holette di recensioni sui DT, ma senza criticare nessuno,la prima recensione è superficiale senza offrire spiegazioni.Mi trovo molto d'accordo con il secondo recensore anche sul voto.Inoltre ha espresso con bravura e cultura le sue posizioni sul tutto.si legge bene.complimenti!A me il disco è piaciuto, molto lontano dai IW. ma si ascolta.mangini è così e suona per adesso bene. |
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Mi trovo pienamente d'accordo con il secondo recensore, anche nel voto. Personalmente lo trovai fiacco dopo i primi 3-4 ascolti ma a distanza di un mese posso confermare che siamo davanti ad un album equilibrato (e nemmeno troppo pretenzioso), sicuramente migliore delle ultime 3 uscite. Difetti: Un Mangini poco incisivo e Myung forzatamente in evidenza (quasi come dire "Vai, butta qualche nota lì per far vedere che esisti). |
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@Giorgio non so dove hai letto una mia denigrazione al pop, non penso che dire "degno dei peggiori gruppi pop" non vuol dire che il pop è un genere schifoso, vuol dire che quel pezzo, a mio punto di vista quindi pienamente opinabile, è un pezzo che come approccio non sfigura se accostato ai peggiori pezzi pop. @Lucassen-è-un-genio ovviamente la redazione sa in anticipo cosa diranno i recensori, quindi mi sembra una ovvia trovata per accontentare tutti i lettori. |
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Mettono due recensioni per accontentare tutti: i rosiconi anti-Dream Theater; e i fan della band che apprezzano un buon album come questo senza avere la presunzione di voler un capolavoro (ne hanno fatti in passato, difficilmente si ripeteranno) |
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La seconda recensione invece è si, una recensione come si deve, dove si tiene conto del lavoro dei Dream theater, non dei propri gusti considerando merda quello che non piace, ben fatta ed interessante oltre a ritrovarmici molto d'accordo. |
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ma poi giudizi buttati li, senza spiegare perchè, per la serie "occhio che se ti piace The looking glass ascolti merda pop" come se fosse il genere musicale a determinare la qualità e la bontà di un brano (ci sono brani pop pure semplici che sono stupendi e brani progressive rock che pretendono di essere belli semplicemente orribili), veramente dai, siamo adulti e seri. |
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Mai mi permetto di giudicare una recensione (rispetto sempre il lavoro dei recensori) ma trovo davvero irritante e superficiale come non mai la prima recensione postata, migliore la seconda. Quest'album ha un solo difetto, l'eccessiva foga nel concentrare i brani in pochi minuti (evidente ad esempio nel finale frettoloso di The looking glass, una delle più riuscite dell'album salvo il finale appunto), per il resto si propone come un album piacevolissimo da ascoltare, fresco e longevo, decisamente dimenticata l'angustia di Systematic chaos ed l'album successore. |
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@zaq the looking glass è un tributo al period o images and words fino a FII. Enigma machine a Train of Thought, Surrender to reason a Six degreese, along for the ride ad A dramatic turn of events e illumination theory a A change of season e Octavarium. Qui i tributi al passato sono evidenti dappertutto |
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Sto attualmente ascoltando e riascoltando questo album, diciamo che lo sto apprezzando ogni volta un pochino di più. Ma troppo spesso mi prende la monotonia. Mi spiace molto perchè da un album intitolato "Dream Theater" mi aspettavo veramente qualcosa di più. Ad esempio non mi sarebbe dispiaciuto un richiamo ai loro album storici nei loro brani, a una ripresa di tutti gli stili che hanno sperimentato nella loro carriera. |
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Ahahah Marco, credo andrà pressochè così! |
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HAHAHAHAHA!!! Grande Marco!  |
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Io la butto un po' in caciara, riprendendo la speranza di qualche commento precedente: per il 30 anni di carriera (mi sembra sia fra 2 anni no?) i Dream Theater riprenderanno Portnoy in seno e annunceranno Metropolis pt. 3, un concept album che narrerà l'ultima parte della storia di Victoria, dei fratellini e delle loro reincarnazioni. Dalle primissime anticipazioni trafugate da alcuni strappi di carta igienica a casa Portnoy, si evince che il turbolento batterista lui medesimo scoprirà di essere la reincarnazione di Victoria (vi ricordate come finiva Scenes?) l'ipnoterapeuta ovviamente è quella di Edward e Petrucci lui medesimo è quella di Nicholas. Assisteremo quindi alla riconciliazione fra i due musicisti a lungo impedito dal losco psicanalista e dagli altri membri del gruppo, ognuno dei quali è la reincarnazione di un personaggio storico del passato su questo Mike non si è ancora espresso, ma dal ritrovamento dei rotoli sembra che La Brie potrà essere la Callas rediviva....) e al tragico finale in cui, sul palco del loro ultimo concerto dal vivo, i nostri beniamini cadranno l'uno sotto i colpi dell'altrui scala esatonica a 300 di metronomo. L'edizione speciale conterrà anche una sorta di spin off con le storie degli ex-membri: Kevin Moore scoprirà di essere la reincarnazione di se stesso, Derek Sherinian di Wanda Osiris e Mike Mangini di Anna Magnani |
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Riguardo alla tanto bistrattata in fase di recensione "The looking glass": ma MAGARI facessero tutte canzoni come questa. O meglio: MAGARI tornassero a scrivere con questo senso della melodia! E' esattamente ciò che manca da troppo tempo nei loro dischi. E basta con sti chitarroni e con sto suono pesante... |
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Ok sono rimasto un po' indietro ma non ho capito, Steelminded, cosa volevi insinuare col tuo commento 63. |
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Qualcuno di voi sa perché la recensione di Train of Thought manca all'appello? |
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quoto rebrovo in tutto e la seconda recensione da piacere leggerla come critica intendo.il voto dei lettori è giusto 77. |
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Con tutte le critiche che si possono fare a un disco mediocre come questo, c'è proprio bisogno di disprezzare l'assolo di Rudess in "Along for the ride"? E' un tipico suono New prog, quindi nulla di strano o inconsueto, anche se nuovo per loro. E nel contesto penso ci stia benissimo. |
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@Joker: sì non sbagli, infatti ho seminato commenti un po' dappertutto! grazie per esserti ricordato e, soprattutto, grazie per aver letto le lunghe cose che scrivo! Ci si becca al prossimo commento  |
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tre cose ; la prima recensione, totalmente sbagliata, il fatto che il recensore promuova a pieni voti Rudess nell'assolo di "a long for the ride" la dice lunga sulla qualità della recensione. la seconda recensione: chapeau!! recensore critico nei confronti di quest'opera. Critico sì, ma nel vero senso dell'etimologia del termine, perchè analizza in modo razionale questo lavoro e ne approfondisce la conoscenza e la formazione di un giudizio autonomo, evidenziandone sì i punti deboli ma ciò nonostante capace di giudicare in modo decisamente positivo il risultato finale 77. e poi il disco, basta seghe, quando lo ascolto mi piace, finisce e me lo riascolto, sia in cuffia che con lo stereo col volume a palla, un gran bel disco. Bello, è l'aggettivo più appropriato, e chissene se si sono "commercializzati" o se per qualcuno sono servi del dio denaro, averne di dischi così. Belle canzoni suonate da veri mostri, ottima registrazione (provate ad ascoltare sullo stereo prima DT e poi l'ultimo dei Fates Warning e capirete) e belli anche i suoni, soprattutto Petrucci e Mjung, finalmente!! Il mio voto è 80. ... imho. |
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Chissà se come regalo per i 30 di carriera i DT ci offrano un Concept Album degno del loro nome. Anche un Six Degrees Pt.2 farebbe la felicità della maggior parte di noi  |
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Non vorrei portare in escandescenza nessuno ma il trittico Traina il Toro/Optaperilvalium/Sistemati Il Coso sono stati davvero degli album pessimi. 2 ottime canzoni per album (As I am e In the name of God, These walls e Octavarium, In the presence of enemies e The Ministry of lost Souls) ma come album non avevano una vera anima. Da Black Clouds invece si è rivista la luce, una luce a mio modo di vedere sempre più luminosa. Questo Dream Theater è un album molto maturo, vario, magari un po' autocitazionista ma non ha né troppa tecnica, né quei quasi-plagi che imperversavano terribilmente in ogni album. E' equilibrato e melodico. Questo è quell'album che doveva essere Octavarium quando avevano deciso di tornare a suonare musica melodica nel 2005, ma che non sono riusciti a fare. Octavarium è stato un flop, Dream Theater no, con tutto che Illumination Theory è sicuramente d'un valore inferiore rispetto alla suite omonima dell'altro disco. |
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@rebrovo: credo di aver letto un tuo commento sull'articolo uscito a metà settembre del link per lo streaming sull'intero disco e, cavolo, devo ringraziarti!!! ho voluto per forza aspettare il 24 per potermelo gustare ma le tue valutazioni mi hanno completamente rassicurato sul risultato finale. Specialmente mi trovo in perfetta sintonia sul fatto che in questo disco, aldilà di alcune scelte discutibili, si riscontrino dei brani mediocri (se di mediocrità si può parlare) a supporto dei grandi pezzoni davvero molto apprezzabili, sicuramente scorrono anche meglio rispetto a quelli del predecessore. Giusta anche la difesa a LaBrie, come ho già scritto quando commentai qualche giorno fà, ascoltatelo a 12:03 di Illumination Theory, se non ha dato il suo massimo qui non sò davvero cosa pretendete da lui, Punto. Speriamo non deluda in sede live, a gennaio ne avremo la riprova  |
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manca train of thought |
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Una cosa e' sicura, se prima dovevamo sopportare lo pseudo "growl" di portnoy, ora dobbiamo sorbirci quei suoni completamente sbagliati di rudess! io ho sempre adorato i dream,li ho sempre difesi,amo follemente "six degrees of.." che molto hanno criticato,ma questo per me e'il loro peggior disco. La batteria poi sembra davvero di plastica. Io rimpiango...PORTNOY!!! |
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nessun problema, l'importante è capirsi. |
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Tranquillo The Void! Oggi va così, si chiede scusa e si passa oltre! Non siamo mica fanboy!  |
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Ok cazzo, come non detto, puoi cancellare il mio commento ahahahah |
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@nagash: di solito non mi permetto mai, però secondo me stavolta stai un attimo esagerando. Ok, vascomistaisulcazzo ha usato toni aspri ma di offensivo nel messaggio non c'è nulla. Lui non ha definito vergognosa la rece di Precision (ha iniziato col dire che lo rispetta!) Ha solo definito inappropriato un metro di valutazione che si basa sul "suonato bene", in generale, e che dai contenuti dellla rece si aspettava un 50. Non ci trovo nulla di aggressivo. "Qui c'è gente che ha definito la recensione vergognosa e inaccettabile", ma ha detto riferendosi a "gente", non lui, e ha ragione, alcuni commenti sono a dir poco O.O se posso permettermi, (io sono il primo a difendervi - vedi Aevum) prima di scaldarsi e scendere con la spada guardate se c'è davvero un attacco spero di essere stato chiaro, pacato (lo sono) e di non aver attirato le tue ire alla prossima! L. |
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rettifica: vasco, perdonami, avevo collegato "vergognoso e inaccettabile" al tuo pensiero in merito. Ad ogni modo, resta la polemica sul voto, io ho solo voluto specificarti come matura un voto e che spesso il contenuto della critica musicale non è l'unico parametro che lo determina. Detto questo, perdona ancora il prolungato fraintendimento. |
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Ma veramente ti sei permesso eccome, oppure termini come vergognoso o inaccettabile li usi anche sui bigliettini di auguri? |
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Ho fatto una critica, condivisibile o meno, senza utilizzare termini offensivi e specificando che non ho nulla da obiettare sui contenuti dell'articolo. Non solo, non sono d'accordo su nulla di quanto è scritto ma non mi permetto per questo di dire che il recensore ha torto o sbaglia. Perciò mi infastidiscono, e non poco, i tuoi interventi da professorino quando qui sotto ci sono diversi commenti molto più pesanti sull'articolo citato. Con questo chiudo e sono sicuro di essere stato molto chiaro in quello che ho scritto. |
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Ho fatto una critica, condivisibile o meno, senza utilizzare termini offensivi e specificando che non ho nulla da obiettare sui contenuti dell'articolo. Non solo, non sono d'accordo su nulla di quanto è scritto ma non mi permetto per questo di dire che il recensore ha torto o sbaglia. Perciò mi infastidiscono, e non poco, i tuoi interventi da professorino quando qui sotto ci sono diversi commenti molto più pesanti sull'articolo citato. Con questo chiudo e sono sicuro di essere stato molto chiaro in quello che ho scritto. |
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Ormai credo di aver metabolizzato l'album per bene, quindi cercherò di scrollarmi di dosso l'entusiasmo delle prime belle sensazioni per andare al sodo. Per quanto riguarda la prima recensione posso affermare che, oltre a stucchevoli errori di scrittura riguardanti titoli e nomi dei membri della band, ci sia poco di obiettivo. Una serie di critiche spesso gratuite ad una band che, è vero, è ormai intrappolata nel circuito discografico e negli schemi della "politica delle vendite", ma che non possiamo snobbare tanto per farci i fighetti (imbarazzanti gli appunti ai suoni di batteria, a mio avviso pazzeschi... ma siete tutti ingegneri del suono qua?! per favore riprendetevi subito). La seconda recensione è invece molto ma molto interessante, ne condivido la maggior parte delle idee generali, anche se sui singoli pezzi ho delle opinioni differenti, ma non è questo l'importante. Ciò che conta, a parer mio, è il dato effettivo: la linea musicale dei DT attuali è questa. Non è un album che stravolge quanto fatto dal 2007 a questa parte ma, da quella data, è sicuramente il loro miglior lavoro (e non sarebbe blasfemia un paragone con Octavarium e ToT). Finalmente manca la classica pacchianata commerciale che in ADTOE aveva trovato il suo punto più basso di sempre con BMUBMD, scalzando la sfortunata You Not Me. Finalmene tornano a mancare i backvocals (in growl o senza) di un Portnoy di cui non sento la mancanza, non come acccade per Moore, ad esempio. Finalmente manca quella staticità melodica che li stava iniziando ad inghiottire e che ci stava prosciugando ogni piccola speranza di miglioramento. Non potevamo aspettarci un album-capolavoro in toto, nè possiamo farlo guardando al prossimo (se ci sarà!), ma è innegabile, seppur per molti insufficiente, che questa band ci proponga in ogni uscita almeno un pezzo davvero degno del loro nome. E se nel precedente i pezzi di contorno erano per lo più di maniera e poco incisivi, in questo ci sono delle canzoni molto godibili. Mi riferisco a The Looking Glass, Surrender to Reason e, ritornello a parte, anche a Behind the Veil. Non ho voglia di analizzarlo traccia per traccia, ci avete già pensato voi e oltretutto non voglio star qui a convincere nessuno. Ma una parola per ogni membro vorrei spenderla: parto dal più controverso, Jordan Rudess (con due esse finali), che ha alternato momenti di altissimo livello, nella suite finale specialmente, ad altri meno convincenti, Along for the Ride su tutti. A mio avviso ha parzialmente abbandonato il pesante estremismo stilistico che lo aveva caratterizzato a partire da Systematic Chaos, e il risultato è un maggior equilibrio delle composizioni... a conti fatti è una delle buone nuove dell'album. Petrucci ha il merito di aver composto circa l'ottanta per cento dei brani e, seppur meno ispirato in alcuni momenti, è il punto cardine della band. Myung riesce ed emergere in maniera più netta rispetto al passato, e questo non può che far piacere dopo la dichiarata assenza nelle composizioni dal 2005 al 2009. Mangini è la vera sorpresa: non capisco come si faccia a criticarlo, è un autentico mostro e, stilisticamente, non ha nulla a che vedere con il predecessore... non ho mai sentito tanta potenza e tanta tecnica nella batteria dei DT. Infine James, che ho sempre amato, credo che abbia dato davvero il massimo. Trovo stupido e poco rispoettosa la critica verso il suo attuale modo di cantare, è questo il suo limite e non possiamo sperare che faccia qualcosa di più alla luce dei problemi del passato e dell'età che avanza. Le linee vocali sono tutte ben costruite, il suo impatto è davvero rilevante e soltanto un idiota potrebbe sperare che cambino cantante. Nella suite finale è quasi commovente, ha cercato di espandere come ha potuto e il risultato non può che essere apprezzato e rispettato aldilà di ogni parere personale. Non so come andrà nei concerti live, questo potrò dirlo a fine gennaio! Saluti dal rebrovo |
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Il dubbio che sia tu a non essere efficace nell'esprimerti nemmeno ti ha sfiorato, vero?  |
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Ma per caso ti è venuto il dubbio di non aver capito nulla di quello che ho scritto? Rileggi e poi per cortesia lascia perdere. |
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Addirittura inaccettabile? Vergognosa!? Attenzione, crisi diplomatica in vista con gli States, Luttwak sta mediando per evitare ritorsioni, la gente è scesa per le strade! Carissimo, il tuo diritto di critica è accettabili nel merito, non alle intenzioni ed alle modalità (redazionali). Un lavoro suonato bene può avere tanti altri difetti che lo portano ad essere comunque un disco mediocre, che sia questo o meno il caso non è di mia competenza stabilirlo. Quindi, siediti, prenditi un calmante, sfoglia il tuo manuale delle risposte pungenti quanto una spugna da bagno e take it easy. Le cose per cui vergognarsi sono altre, tipo fare accuse senza avere la minima idea delle dinamiche che ci sono dietro ad una recensione. Se pensi di poter fare meglio, siamo sempre alla ricerca di penne vogliose di scrivere ed esprimersi. |
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non mi sembra di essere stato offensivo, duro si ma con educazione. E non capisco il tuo intervento, sia nella recensione che nei commenti precision ha ribadito il concetto del "lavoro suonato bene" perciò puoi pure richiedere il manuale delle frasi fatte per rispondere alle critiche. Qui c'è gente che ha trovato inaccettabile e vergognosa la recensione di precision, credo di aver tutto il diritto di criticare anche aspramente un controsenso che mi sembra palese. |
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vascomistaisulcazzo: il voto è una media di diversi aspetti (artowork, produzione, esecuzione, arrangiamenti, songwriting, ecc) di conseguenza, proprio per la massima trasparenza, il voto finale è figlio di un'opinione ma anche della matematica. È meglio se l'asprezza che hai infuso la usi per una bella tazza di tè. |
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rispetto PRECISION88 e la sua recensione ma per una volta mi permetto di criticare nel modo più aspro possibile il ragionamento che sta dietro al voto: cosa caspita c'entra il fatto che sia suonato da Dio o che possano fare di più? la recensione è coraggiosa e boccia il disco senza ombra di dubbio e allora il voto non può essere di una sufficienza ampia, dovevi avere le palle di mettergli il 50! Molte volte sento dire che i voti andrebbero tolti e non ci trovo nulla di più errato, si deve avere la capacità di riassumere in un numero alcuni paragrafi di parole e la recensione di Precision non lo fa. Mi permetto di dire che è mancanza di coraggio, se non fossero stati i DT il voto sarebbe stato insufficiente, inutile nascondersi dietro un ridicolo "suonano da Dio" che metro di valutazione è? lo sappiamo da 30 anni e non vi è dubbio che non ci sarà MAI un disco dei DT non suonato da Dio. Mi scuso per l'asprezza però la questione è di una banalità tale..... |
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Secondo me spesso cadiamo nell'equivoco di identificare completamente il genere musicale con l'aggettivo Progressive. I DT senza dubbio suonano progressive metal, tuttavia, senza proporre particolari novità da almeno una decina di anni; al contrario, spesso attingono dalla scena musicale contemporanea. Non credo ci siano particolari incoerenze in quello che scrivo, in quanto tenderei a definire la proposta dei DT un progressive anni '90, come classificherei quanto proposto dai vari Rush, primi Jethro, PFM, ecc. una sorta di prog anni '70. Molte composizioni di queste band sono state Progressive anche nel senso dell'atteggiamento (anni '90 per i DT, anni '70 per molti altri), di conseguenza credo sia giusto classificare composizioni anche recenti, che si rifanno nello stile a questi gruppi come Prog (genere, non atteggiamento). Solamente non si tratterebbe di una rivisitazione del prog, ma di prog "classico", se così' vogliamo dire. Forse utilizzerei la parola Avantgarde proprio per indicare quei gruppi/composizioni da cui ci si aspetta sempre qualcosa di nuovo e magari bizzarro, ma quindi spesso anche più ostico all'ascolto. Per quanto mi riguarda, i DT non fanno parte di questa schiera, da cui mi attendo la novità a tutti i costi. |
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Concordo con la disamina di precision per cui La Brie sareebbe da sostituire e che tutto suona molto DT ma a me questo disco piace più del precedente e per questo mi allineo alla media voto lettori: 75. L'amaro in bocca mi resta pensando a chi ho di fronte, un gruppo che se volesse sperimentare potrebbe farlo benissimo...il problema sono i fans che appena uno propone un qualcosa di differente li rinnegano. |
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@steelminded: credo che tu abbia frainteso. qui non c'entra il fatto della band cara o non cara; è che tu sostieni che siamo persone prevenute, che la tua band preferita non è simpatica e prende voti bassi perchè si rispecchia un trend e parli di "vostro prog" in senso dispregiativo. questo non sarebbe forse offensivo? e su quali basi poi? Stacchi la spina col sito? Embè? Dormiamo tutti lo stesso, dt inclusi; ciò non toglie che il dialogo è fatto dal rispetto delle opinioni altrui, e dalla contraddizione almeno su basi certe, non su sentenze campate per aria. Saluti. |
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Nessuno ti massacra però renditi conto che il tuo commento numero 69 (cito: ecco perchè queste recensioni (così come altre di altre zines) io personalmente non le leggo perchè le trovo assolutamente non condivisibili e mi farei un torto nel leggerle. Purtroppo è un trend... questa band non risulta simpatica) ti pone nella condizione di non voler discutere perché a noi stanno antipatici, cosa che è una cazzata enorme se posso permettermi, dato che 77 non è voto basso ad esempio. Nessuno qui parte prevenuto contro nessuno, stampatevelo nella zucca. Tu hai la tua opinione legittima, ma è legittimo anche il parere dei recensori e degli altri utenti. nessuno ha la verità in tasca, solo punti di vista differenti. |
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p.s. spero che non mi massacrerai/massacrerete ora, perché stacco la spina con Metallized (almeno con i commenti) e non avrei modo di rispondervi. Ciao a tutti e scusate se ho esagerato nel difendere delle opinioni per me sacrosante ma non condivise dalla maggior parte di voi! |
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Secondo me Lizard ti dovresti calmare e rispettare che io esprima la mia opinione, senza tirare in ballo stampelle, dire che faccio commenti fastidiosi, che non mi interessa l'opinione altrui, che porto argomentazioni risibili etc. Trovo il tuo intervento leggermente offensivo, io invece non ho mai offeso nessuno. Trovo che su questo disco e su questa band non vi sia una valutazione corretta per qualità musicale e compositiva... è la mia opinione e la esprimo. P.S. Sui Fates Warning ho voluto provocare apposta. Dopo aver letto di tutto sui DT, volevo vedere che reazioni avrebbe provocato una critica (per me giusta) ad una band a voi cara ed ecco il risultato. Vi saluto e mi accommiato. |
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Steelminded: hai già scritto diversi messaggi abbastanza fastidiosi. Forse non è questo il tuo intento, ma ti assicuro che come argomentazioni sono abbastanza risibili e oltretutto non si capisce perché debbano partire dal presupposto che ci sono dei pregiudizi da parte degli altri. Ora vai col processo alle intenzioni, con una equazione che non sta in piedi neanche con la stampella. Non penso che un discorso su questi presupposti possa andare da molte parti, dato che comunque a te non interessa l'opinione altrui, ma solo stabilire che nasce da pregiudizi e che tu invece sei il paladino della verità. La tua opinione è lecita, ma nessuno qua ha mai scritto che nasce dai pregiudizi sui Fates Warning o sui Dream Theater stessi e quindi sarebbe quanto meno corretto che tu facessi lo stesso con chi si rapporta a te. |
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Cioè ma le considerazioni musicali di uno che scrive che Disconnected (dico: disconnected...) e l'ultimo dei Fates sono "piattume unico" per me lasciano il tempo che trovano. Opinioni e punti di vista certo, che io comunque considero poco perchè completamente antitetiche alle mie e a ciò che considero buona musica. E aggiungo, come già detto, che solo un fans sfegatato dei Dream theater poteva dire una cosa simile...altrimenti non sarebbe stato fans di questo gruppo. |
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Dire che e piatto disconnected, basta ci rinuncio!! |
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Ora non voglio fare la guerra tra band, ma il nuovo dei Fates Warning è un piattume unico anche peggio di Disconnected... e pensare che sono passati 10 anni quasi ... se questo e il vostro prog capisco bene da dove vengono certe posizioni e critiche nei confronti dei DT e capisco anche che non ci può essere proprio discorso |
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Sono finiti dopo Images e Words....senza idee...bravi tecnicamente ma senza cuore...basta...ascoltatevi piuttosto il nuovo dei Fates Warning... |
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@Francesco Lariccia "precision88" 64?!?!?!?! ma per cortesia...... ma sai cosa sono professionalità, serietà e musicalità, che in Dream theater trapelano da ogni traccia? ma siamo seri...suvvia.... |
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non sono d'accordo con la prima recensione....il disco e' molto bello!!! Promosso a pieni voti!! |
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Disco non eccelso ma si fa ascoltare. La prima recensione non si legge per quanto sia banale.La seconda è professionalmente ineccepibile a cui faccio i mie complimenti al signore jimi e allo staff della zine.Per voto 78 |
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cari precision, lizard e waste... vi rispondo eh, non è che non vi rispondo (-; solo che non ho tempo adesso. Buona serata... |
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Appena finito l ascolto: album studiao a tavolino. Ci sono cose buone e meno buone ma x fortuna nn ci si discosta mai da un livello medio discreto. Sicuramente uno dei migliori album che i dr hanno sfornato negli ultimi 10 anni se nn il migliore dopo octavarium |
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dei Thought industry mi piacciono molto le loro copertine e anche la loro musica,,,, gran gruppo....il mio commento era ed e' valido anche per me,,, mica sono un luminare di musica,,,,, non era personale,,,, |
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Non ho scritto dei nomi a caso per farmi "bello" (volevo scrivere Mastodon, loro sono abbastanza famosi? andavano bene?). Ma per far capire cosa io cerco nella musica cioè che mi rivolgo sempre a gruppi che suonano "particolari" e sono a loro modo "unici" e questo lo faccio in ogni genere. (Tra l'altro ho scritto appositamente che era nella fascia del "prog" non canonico). Uno dei miei gruppi preferiti in assoluto sono i Thought industry, libero tu di credere che lo faccio per atteggiarmi. Tra l'altro non sono un "progghettone" a forza, ma ascolto solo chi mi colpisce realmente (e gruppi come Haken, comunque ottimi, non lo fanno) ed ho iniziato ad interessarmi in generale di diciamo "musica progressiva, complessa, ricercata" chiamala come ti pare perché ero un appassionato di techno (o prog) thrash. Conoscevo la maggior parte dei gruppi che cita Jeff Wagner nel suo libro ( che tra l'altro un bel testo con alcune parti discutibili) ben prima di leggerlo; il quale tra l'altro non ha fatto altro che elencare cose già ampiamente conosciute da chi segue la scena techno-thrash, prog, techno-death e di metal estremo norvegese. |
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PURE io posso scrivere a caso gruppi metal o avangardE (tutte queste etichettature della m... ) lo hai scritto appena tu CRIMSON.... poi solo scopiazzature.... non usciamo fuori dal seminario parlando d'altro tanto per far vedere agli altri che conosciamo piu' gruppi di altri.... leggete il libro PROG METATAL publicato da TSUNAMI oppure prog 40,,,, o ancora lungo le vie del prog di FORNI MASSIMO, anche se tratta prog italiano... magari dopo qualche cosa riusciremo a comprenderla in maniera diversa,,,,,,,,,,,,, |
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Ma io che il prog metal sia dal '92 al '95 non mi trovo molto d'accordo. Dipende cosa si intende e da cosa si parte con questa definizione (i dischi usciti prima cosa sono? e quelli dopo poi?..boh). Sulla scena satura è indubbio, ma come ogni scena che si rispetti, il prog metal Prog metal (con la p maiuscola) spuntato nei'90 non è altro che nella maggior parte dei casi (tranne grandi eccezioni) scopiazzature varie dei gruppi più grandi degli '80 che hanno gettato le basi e di qualche cosa dei '70. Dipende sempre da cosa si considera notevole di attenzione, se parti con i Circus maximus o con gli Haken, tutti e due gruppi piuttosto derivativi...te credo. Diverso è se ci si rivolge a quei (pochi) gruppi davvero innovativi che ci sono stati e se si allarga il campo a del "prog" non canonico, non "classico" includendo anche gruppi "sui generis" tipo Meshuggah (che hanno generato un'altra pletora di gruppi che hanno rifatto il loro stile, ma questo è un altro discorso) o gli sperimentali/ avantgarde Maudlin of the well (oggi Kayo dot) ecc. Ho fatto due nomi proprio a caso eh, è per far comprendere il discorso. |
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@DELIRIOUS,,, non sono molto bravo a farmi capire.... ma il pensiero e' cmq lo stesso,,,, GRazie,,,, |
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Allla fine forse stiamo dicendo le stesse cose, opeth72, anche se non sei affatto chiaro . Comunque il prog in quanto progressione non può essere relegato a un periodo della storia, è l'essenza stessa dell'evoluzione musicale. Questo disco di certo non rappresenta tale essenza, siamo d'accordo. |
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avete tutti letto,,,, illuminatio theory 22 minuti e 18 sec e vi siete subito eccitati,,,,, bisogna spararsi 22 minuti su per il culo per essere prog metal???????????????????? |
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il 90 % dei gruppi oggi fa le stesse cose,,,, allora i PAIN OF SALVATION ? da anni il prog metal e' SATURO,,, se pensiamo tutti che i DT facciano le stesse cose,,,, BASTA,,, si parla sempre e comunque di loro nel bene o nel male il VERO,,, progressive e' e sara' sempre quello degli anni 70 mettiamocelo nella testa il vero PROG METAL e' e sara' sempre quello dal 1992 al 1995 non di piu'''' oggi forse solo gli haken,,,, ma cmq attingono come tutti a musica e stili di piu' di 40 ANNI FA,,,,,,,,,,, |
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@Steelminded forse non sono stato chiaro, il voto è 64 perchè reputo questo disco ruffiano e autocitazionista. Ti sfido a trovare una sola mia recensione (anche se sono poche) in cui premio questo atteggiamento o in cui premio un gruppo che non ha uno stile personale. Come già detto la sufficenza la prende esclusivamente perchè suonato bene. Il discorso della severità è nel testo della recensione, e questo non influisce sulla votazione, sono critico verso di loro perchè possono fare molto meglio di così, pertanto credo sia utile al lettore prendere in considerazione questo punti di vista. Poi sul fatto della qualità innegabile ho le mie forti riserve, quali basi porti, oltre al gusto personale, per dire che questo lavoro merita una votazione alta? Jimi, che saluto oltre a fargli i complimenti per la bellissima recensione, ha fatto una disamina con degli elementi differenti dai miei, (cosa sacrosanta) e ha esplicitato in modo più che esaustivo le motivazioni che lo hanno portato a dare una determinata valutazione. Tu stai dicendo solamente che questo disco è meraviglioso e io sono prevenuto nei loro confronti. Cosa non vera. Quello che dici sui motorhead e i Maiden non ha senso perchè si parla di generi ben diversi e con finalità diverse. Il Progressive, come dice la parola stessa, è progressione, innovazione, inventiva, sperimentazione. Un disco prog copiato, anche se ci si autocita, è a mio avviso da bocciare in quanto viola i principi base del genere. Questo ovviamente è il MIO modo di vivere il genere ed in base a questo che do valutazioni. Io rispetto te e il tuo modo di vivere la musica, solo ti chiedo di integrare le tue disamine con elementi che possano supportare la tua tesi e dare un ulteriore punto di vista agli eventuali lettori. |
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@Opeth72: il nuovo e il vecchio si possono paragonare se hanno un denominatore comune, e comunque non capisco la tua critica: gli unici qui che fanno le stesse cose di vent'anni fa sono proprio i Dream Theater. |
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@steelminded: È sbagliato. Purtroppo (o per fortuna) i dt hanno composto dischi della madonna e anche fondamentali nel genere; è ovvio quindi tenerne conto come il considerare anche il contesto in cui esce un album. Oggi la qualità di questa band è in primo luogo inferiore a se stessa, in secondo inferiore alla concorrenza; questo disco non è migliore di awake, non lo vede neanche col binocolo, e giustamente avrà nella storia della band un decimo del peso di quel capolavoro. Poi se ti fai andare bene tutto ok, ma pontificare su trend volti a bersagliare la tua band preferita è sbagliato. La "colpa" dei voti bassi è soltanto loro! Ps: se questo è un pezzo da 90, significa anche che la band ha fatto un gran disco e ha espresso alla grande le sue potenzialità; queste quindi sarebbero le potenzialità dei dt? Non scherziamo. |
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Sottoscrivo Lizard almeno diecimila volte. Awake è un disco maturo, innovativo per i DT, PROG perchè diverso da I&W. Importante oltre che stupendo (qua si va a soggettività). Questo è fatto ottimamente, soggettivamente può essere stupendo ma resta minestra riscaldata. Buonissima, ma tant'è. |
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L album e' uscito da 2 settimane.... e state tutti a scrivere sempre le stesse cose,,,,, ma quante volte lo avete ascoltato? come e dove? gia' avete emesso la sentenza,,,, bo,,, il progressive e' uno spirito, un'attitudine un percorso concettuale e progettuale prima ancora di essere compositivo,,, continuate sempre a paragonare il nuovo con il vecchio,,,, ma voi 20 anni fa facevate le stesse cose di oggi ????????????????????? |
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Sì ma... se scrivi che questo album è meglio di Awake, allora sei tu che hai un metro di giudizio del tutto personale e soggettivo. Niente di male in questo, ma quando si discute di DT ricordatelo e non pretendere che siano gli altri a conformarsi ad esso. Con nessuna polemica eh  |
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Piatto disconnected. Giusto un fan dei Dream theater poteva dire una cosa simile. |
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Non so Waste/Precision, il discorso di precision al commento 80 é in estrema sintesi: siccome so che sono bravi applico uno standard più severo. A me questo pare non corretto come approccio ed é proprio quello che critico quando parlo di trend. Ci son delle robe in giro sia di band blasonate che non che definire ripetitivi, inutili o autocitazionisti é un eufemismo e ottengono migliiori riscontri dalla critica. questo é un album di qualità innegabile, per cui vedergli attribuito un 63 stona. In fin dei conti, abbiamo dato 70 e 77 all'ultimo degli Iron Maiden,per non parlare delle innovative opere dei sacri motorhead, e adesso vedrai che incenseremo anche l'ultimo dei Fates Warning disco che ho trovato piatto come disconnected |
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@steelminded: non trovo corretto quello che dici. Le simpatie e i trend non contano niente, almeno qui; i principi e i criteri di valutazione dei dischi sono altri. Francamente si dorme lo stesso, dt o meno, quindi cosa ci verrebbe in tasca a giudicare per partito preso? Se il miglior amico non è quello che ti asseconda a prescindere su tutto ma è quello che ti da del coglione quando sbagli, di conseguenza il miglior fan è quello che ammette che i suoi "idoli" sono fallibili. |
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Arrraya: Sei simpatico, ma ti do ragione, si sono leggende coem Hendrix. Altre scuole, si chiamano di vita. |
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Vabbè, Jimmy Page non è mai stato una cima di tecnica , non ha mai studiato alla Berklee, Iommi con due dita in meno è Tony Iommi, eppure il catalogo delle loro band vende ancora oggi a distanza di oltre quarant'anni, ma forse ho fatto gli esempi sbagliati, trattandosi semplicemente di leggende e non di musicisti usciti da una scuola. |
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Ho ascoltato i Dream Theater fino ad Awake, incluso. (ovvero fino alla presenza del maestro Kevin Moore). Poi nulla fino ad oggi. Non sono un loro fans e quantomeno non ruota la loro musica sul mio giradischi. C'è e ci sarà, sempre altro a tenermi compagnia. Però sorrido quando si critica la musica intesa come atto "commerciale". Io stesso ho definito questo disco "molto discografico" oppure "radiofonico". Se vogliamo sinonimi.Chi ha studiato alla Berklee College of Music ha sostenuto vari e duri esami, in particolare anche su di una materia che si chiama "music bussines" (ed è anche il titolo alla rivista stessa Berklee). Una materia studiata con un approccio musicale che deve tendere alla "perfezione" poiché deve poter "durare" nel tempo. Ovvero: studio tanto per imparare a suonare bene, però poi ci devo pure campare. Per esempio Al Di Meola ha studiato li, nella stessa scuola dei DT, come moltissimi altri artisti ed hanno tutti lo stesso core curriculum: suonare prima bene, magari riuscire a far emergere una tipologia ed unicità, poi camparci. Altri musicisti suonano orribilmente, fuori tempo, con tonalità ridicole, e a volte se gli va bene durano un paio di anni, oppure si distruggono da soli, al terzo disco, oppure iniziano a girare in mille altre band cercando il santo grall discografico...appunto per “vendere”. E' difficile mantenere in piedi una band nel tempo e possiamo contarle sulle dita che ci riesce oggi...Quando ho definito "una band nata sui banchi dell'accademia", “trentennale”, intendevo affermare proprio questo concetto: ovvero riuscire a durare nel tempo, creandosi uno stile, pur rimanendo fedeli alla follia proprio al loro settore di nicchia, che possiamo chiamare fedelissimi o anche fans...Potrebbe accadere che un fans dei Black Sabbath o degli Iron Maiden ucciderebbero anche se gli toccassero il loro peggiore prodotto discografico! Capita così anche a me. Per ultimo, nella mia premessa, ho citato alcuni teorici della critica musicale, ed anche della filosofia della musica, al fine di rendere un po' più oggettivo il mio pensiero e di stuzzicare il lettore ad approfondire materie della musicologia che sono meravigliose. Nessun intenzione intellettualoide da tono aulico e se qualcuno ha storto il naso...chiedo venia se non è piaciuto!. Per il resto se il disco vi intriga compratelo, altrimenti ascoltate altro, ma con l'intenzione di "ascoltare musica", come diceva il buon maestro Luciano Berio. Un saluto a tutti per i bei spunti e al bravo collega precision88 !!. Jimi TG |
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Non so perchè è uscita la faccina, volevo scrivere "Scollegamento" |
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Dream floyd@ mi spiego meglio: Ho scritto che in mezzo ci sono comunque delle genialate e ho comunque ribadito l'assoluta tecnicità e bravura, ma è proprio questo collegamento tra parti riuscite (poche) e l'attività segaiola a coprire quanto di buono e compiuto potrebbe fare a farmi propendere per la pessima prova, non tanto da un punto di vista tecnico strumentale (e chi sono io per criticare Petrucci da questo punto di vista, come direbbe Papa Francesco) quanto da quello prettamente Musicale, questo assaggiare appena che finisce spazzato via da fastidiose prove acrobatiche veramente stucchevoli. |
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@Steelminded se rileggi la mia recensione nella parte iniziale parlo di tre categorie di pubblico, questo disco è mirato, a pare mio ovviamente, a quelle persone che seguono i DT qualsiasi cosa succeda. Questo lo potrei paragonare a 13 dei Black Sabbath che a me piace da morire in quanto fan sfegatato, ma che è autocitazione pura e quindi un disco che non aggiunge nulla alla storia della musica. In loro percepisco una stasi stilistica e compositiva che mi fa un po' rodere sinceramente, perchè credo che sia un gruppo che possa fare molto meglio sia per età anagrafica che per qualità dei componenti. Diciamo che è il solito discorso dei professori che dicono "è bravo ma non si applica" quindi non cell'ho con loro a prescinde, li critico proprio perchè penso che possano fare cose molto più interessanti ma si accontentano del compintino. @Daniele mi ricollego a quanto detto sopra, se un pincopallino qualsiasi fa un pezzo come quello non mi scandalizzo, ma da loro mi aspetto che tirino fuori delle idee interessanti che mi stupiscano quando ascolto un pezzo. Per il discorso del voto mi sento di dissentire in pieno, personalmente tengo molto in considerazione il requisito di innovatività e premio il coraggio di chi cerca di innovare il proprio stile. Nei casi in cui trovo dei dischi che si rifanno palesemente a qualcosa di già scritto (in questo caso da loro) tendo a dare giudizi negativi. Loro la sufficenza la prenderanno praticamente sempre perchè suonano da dio, ma se una band non altrettano preparata facesse un disco simile non credo che il mio voto avrebbe superato il 50/55. Spero di aver chiarito il mio pensiero. |
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Onestamente penso che Awake in confronto a questo stia molto sotto... lo dice uno che nel 94 Awake lo ha acquistato al negozio sotto casa aspettando la consegna del corriere il giorno della release uffiiciale. Deenfatizziamo il passato please. |
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Poca roba ma veramente poca cosa questo nuovo lavoro dei DT , per me appena sufficiente rispetto a certi loro capolavori tipo Awake. |
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@Arraya Secondo me in questo disco l'unico corpo estraneo è Rudess. |
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@ Arraya infatti gli assoli di Petrucci in Enigma Machine (quello che spezza in due la canzone), The Bigger Picture (soprattutto), Behind the Viel e Surrender To Reason sono proprio stracarichi di tecnica ve?? Già in ADTOE si era rivista una ispirazione melodica ritrovata (This is the Life e Breaking all Illusions fra tutte) e anche in DT si ripete egregiamente. Non capisco dove vedi la "pessima prova solistica" |
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Ma solo a me hanno dato l' impressione che quando iniziano a pugnettare il suono scompare in una poltiglia indefinibile? Ormai non considererei piu riff sta roba, quanto un prelevare da un prontuario di scale tutte le combinazioni matematiche possibili e rivoltarle in tutti i modi, et voilà il pezzo da attaccare a sputo a quello successivo è cosa fatta. Non è una critica alla scelta artistica, sarei un idiota pretendere da un artista di fare quello che vorrei sentire, sarebbe stupidissimo da parte di un ascoltatore, ma...sempre se si tratti di scelta artistica, anche perchè a me danno piu l'idea di essere dei matematici che si divertono a fare calcoli su uno spartito, il chè sarebbe pure divertente per loro. Indubbiamente da vedere dal vivo quando si vuole vedere un pò di circo abbinato ad equazioni algebriche, e credo sia quella la loro rispettabilissima dimensione, ma che non si sforzino, loro e i loro fans (io sono un ex) di cercare un pò di pathos in manieristici interventi di chitarra acustica, di archi e di voci flebili e melodiose, perchè quello non è piu il loro campo, capisco che debbano prendere fiato tra una pugnetta e l'altra, ma sono veramente imbarazzanti e ridicoli. Credo che primo o poi scoppieranno nella loro stessa imponenza strumentale, tanti piccoli omini della Michelin a forma di copertone gonfiato, l' importante sarà non farsi trovare nei paraggi durante lo scoppio. Piccola considerazione sulla plettrata di Petrucci, lui è bravo, ma quanto è bravo?? troppo bravo, sta diventando peggio di Michael Angelo Batio, una sequela di scale sparate a cazzo, un rumore indefinibile in mezzo ad alcune vere genialate, è questo mi da veramente fastidio, quando un musicista "pretende" qualcosa dagli altri (forse adorazione per essere cosi veloce...e inconcludente) invece di "donare"...ecco, un artista deve donare e non ricevere. Per me una pessima prova solistica. |
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precision88, ma scusa ma se é fatto a posta su misura per i fan (a cui piace) perché sei così negativo? Per essere valutato positivamente deve essere fatto su misura per i non fan? Spiega meglio il tuo pensiero per capire... Grazie. |
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@ Daniele per vena "poppettara" non intendo che la parte sia melodica, ma che la parte melodica composta usa armonie e melodie assolutamente scontate e ruffiane. Da gente con la loro preparazione, mi aspetto molto di più che delle successioni di accordi banali. Poi come dicevo alla fine della recensione, questo disco è fatto su misura dei fan, quindi è naturale che piaccia. |
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@Red Rainbow non sono affatto convinto di quello che dici. Quest'album sicuramente ha meno canzoni di facile presa e la suite avrebbero potuto strutturarla meglio in termini di originalità e coesione tra le sezioni, ma nel complesso è un album che ho apprezzato molto. Canzoni come Looking Glass, Bigger Picture e Behind the Viel sono davvero belle perché le note sono giuste sia in termini di quantità (molto raro nei DT) sia in qualità. Alla fine del giro mi ritrovo un album compatto che supera a mio avviso ADTOE. Ammetto che al primo ascolto ero rimasto con l'amaro in bocca pure io, ma penso siano sempre troppe le aspettative verso questo gruppo. Sicuramente è meno magniloquente e pomposo (pure troppo) di Black Clouds & Silver Linings, ma è un ottimo album che va apprezzato col tempo.  |
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Mah, come già anticipato in sede di commento all'anteprima streaming, sono un fan della primissima ora e non ho disprezzato nemmeno i lavori della "maturità" (Systematic Chaos in testa), MA questo album proprio non lo digerisco. Questione di gusto allo stato brado, certo, ma non mi pare che la rece di precision88 sia andata troppo lontana dalla verità anche nel segnalare i difetti strutturali del lavoro (Mangini ancora più ospite che protagonista dietro le pelli, LaBrie ostaggio dei propri tranquilli clichè che sembrano fargli inserire il pilota automatico...). Perfetta è anche la disamina di precision88 sulla suite, semplicemente un affastellamento di "idee prog" (parere personale, non lapidatemi ) incollate una sull'altra senza il marchio di fabbrica DT, cioè quell'asse portante di fondo che ci ha sempre fatto divorare anche la freddezza, i tecnicismi, l'autocelebrazione compiaciuta (per una definizione più immediata utilizzerei, ma in positivo, i termini delle ultime due righe del commento 56 di Arrraya... ). Insomma, un album non riuscito che di sicuro non macchia una carriera e che non mi impedirà di aspettare da fan devoto il prossimo, ma è davvero sufficienza stiracchiata...  |
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Daniele sono perfettamente d'accordo con quello che dici, ecco perchè queste recensioni (così come altre di altre zines) io personalmente non le leggo perchè le trovo assolutamente non condivisibili e mi farei un torto nel leggerle. Purtroppo è un trend... questa band non risulta simpatica e credo che la ragione principale debba cercarsi nella loro prolificità (disco puntuale ogni due anni, con live e DVD nel mezzo), esposizione mediatica e successo commerciale e di critica e superiorità tecnica esposta. Poi ovviamente ci sono quelli che non amano la band o il genere proposto da un punto di vista prettamente musicale, ma non possono esimersi dall'ascoltare ogni loro nuovo brano e dire la loro a riguardo (magari con la tesi che una volta erano meglio). Dico questo perchè veramente trovo certe posizioni oggettivamente inspiegabili. Magari è un problema mio, ma la penso così. |
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Questo brano lascia veramente basiti per la banalità e la vena "poppettara" che mai ci si aspetterebbe da un gruppo con un tale livello di preparazione tecnico/armonica. Questa definizione mi sembra proprio in opposizione con le critiche sulla troppa tecnicità della band. Se è tecnico è troppo tecnico e non c'è melodia, altrimenti è commerciale. Loro scriveranno quello che gli pare! Se poi piace si ascolta, altrimenti no. Un album è figo o è una merda indipendentemente da chi lo scrive. Dare 63 a quest'album e poi ad album mediocri di band semisconosciute voti più alti non ha senso. E il mio è un discorso generale, non sui DT. Ma far fare una recensione a chi poco sopporta la band, come nel caso del primo recensore mi sembra proprio una cosa senza senso. |
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Mi trovo molto d'accordo con la seconda recensione, a parte il numero del voto (che è sempre relativo e lascio a parte) ma su giudizio sulle canzoni singole direi quasi impeccabile. Sulla prima recensione, al contrario, direi che proprio non ci siamo....le canzoni possono piacere o meno, su questo non si discute, ma venirmi a dire che l'unica nota positiva è Rudess (???!!!), ma stiamo scherzando? Oramai anche un sordo troverebbe irritante i soliti suoni artificiali a fuori luogo dei solo di tastiera di Rudess, e se c'è un elemento debole di quest'album è proprio il sig. Jordan...In questo caso direi che il recensore ha scritto proprio tutto il contrario di quello che penso su quest'album...non ci siamo proprio! |
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Da grandissimo fan della band, non ho potuto non ascoltare e riascoltare e ririascoltare l'album. Parlo quindi non da primo ascolto. La verità è che non so ancora che dire. Di per sè, non credo che il disco sia brutto, anzi : offre momenti veramente alti a livello melodico. Sarà che amo i Rush, ma "the looking glass" mi piace veramente tantissimo, pur non gridando al miracolo. L'intro è inutile sì, ma non deleterio. La parte meno azzeccata rimane secondo me "the enemy inside": si sa che i DT danno il loro meglio di certo non in queste sbrodolate che sì sono perfette, ma restano sbrodolate. Petrucci è il mio eroe, non dico niente sul suo lavoro perchè non riuscirei ad essere oggettivo (riuscirei però ad essere VERAMENTE imbarazzante, dato che mi perderei in parole e parole e parole di leccate di culo, scusate se lo amo ). Il vero problema ragazzi miei secondo me non è neanche il buon Labrie (che anzi, mi è piaciuto parecchio in questo album) : il problema è Rudess. Basta. Non ne azzecca una; scelta di suoni che definisco discutibile per non dire vomitevole, poca sostanza, tanto rumore ma niente di musicalmente valido. Sarà un mostro a suonare, non lo metto in dubbio, ma dove ha lasciato il gusto? Mangini ottimo e Myung sufficiente, più di questo non posso dire su di lui, dato che non lo sento (e anzi che in questo album deve essersi fatto coraggio e aver chiesto al produttore -John- di alzare un po' il volume del basso). Nel complesso l'album è carino, la suite è eccelsa, anche se in effetti anche io, come altri da quel che ho letto, ho riscontrato una certa discrepanza nelle varie parti da cui è composta (lo stacco orchestrale in mezzo? bah). Confrontandolo con il penultimo lavoro, non si fatica a credere che questo album sia decisamente meglio. A dire il vero però ammetto che mancano alcuni pezzi che lo rendono bello, più che carino. Banalmente, seppure ADTOE non fosse per neinte bello (forse neanche sufficiente, forse senza neanche forse), conteneva tracce veramente ben fatte, cito outrcry (il cui inizio mi fa esplodere il cuore), ma soprattutto Breaking all illusions. Se in questo album ci fosse stata Breaking All Illusions, sarebbe stato anche meglio di 6DOIT. Ma dato che non si ragiona con i "ma" e con i "se", a questo album do un 73. Di più, non riesco. Buona notte! |
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@toni: giustissimo, grazie. |
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Suoni tanto molesti da rendere il disco praticamente inascoltabile e capaci di rovinare da soli anche un capolavoro, figuriamoci un disco mediocre come questo. |
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@DN se è per questo direi che possiamo presumere che piaccia a migliaia di fan che ancora comprano i loro dischi a vanno ai loro concerti... Anzi al fan DT per definizione piacciono le sfuriate strumentali, d'altro canto sono il vero marchio distintivo di questa band. Ergo... |
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@mikmar: sono gusti, a mio parere Outcry é totalmente rovinata da quelle parti di onanismo sonoro, mentre il chorus é tra i più esaltanti che abbiano mai composto. Meno male che a qualcuno piace tutta!  |
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piaciuto fin dal primo ascolto |
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considerando che mi aspettavo una cagata all'inizio, quando l'ho ascoltato. l'ho trovato un capolavoro. veramente figo come album, molto più sentito del precedente. sa essere violento (the enemy inside), ma anche delicato (bigger picture) e fottutamente epico (illumination theory, a mio avviso il miglior brano dell'album per la caterva di riff della madonna che contiene). grande album, mi ha soddisfatto molto |
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Questo disco è più semplice, ci sono meno stacchi che molti additano come masturbatori, ok, sono un pipparolo ma a me piacciono, e mi piacciono i Dream Theater anche e soprattutto per questo. Quindi questo disco mi piace molto meno del precedente proprio per la mancanza di quegli stacchi che trovavamo ad esempio in Outcry e Lost Not Forgotten. Viva le pippe !!!! |
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Freedom@ ah ah ah eh sapessi, avrei voluto dire altro ah ah ah |
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Arrraya sei un poeta.  |
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Ebbene, l' ho scaricato come avevo detto, e rimango della stessa opinione che esternai sul famoso processo ai danni della band su questo sito: il mio apprezzamento per la band va a chiazze di leopardo, a tratti, ci sono momenti esaltanti ed altri di puro fastidio, per l'arroganza fine a se stessa, e diciamocela tutta, per come sburrano sui pezzi che meriterebbero un altro trattamento. Ma si sa, l'artista è libero di decidere il proprio percorso, ma qui mi rammarico, perchè finchè c'era Moore era un percorso splendido. Ormai è un dato di fatto, ascoltando i Chroma Key si capisce dove è andata persa la bellezza che ci ha fatto innamorare di questa band oltre vent'anni fa. Sarà la solita frase fatta dirà qualcuno, ma le prove ormai sono schiaccianti ed evidenti. Ripeto: ho ascoltato dei passaggi esaltanti, realizzati da musicisti sopra la media, ma altri di imbarazzante onanismo veramente stucchevoli, e l'andazzo ormai è questo e non credo che potranno mai ripercorrere quei sentieri di un tempo. Come sempre mi avvicinerò alla band, e come sempre mi allontanerò. Nessun voto, anche perchè non mi sembra ne utile ne necessario, anche perchè vorrei dare 10 per tutte le aspettative che creano e per il fatto di essere sempre uno spettacolo dal punto di vista meramente strumentale -matematico, ma darei volentieri anche 0 spaccato per la spocchia, per le seghe, per le schizzate di sburra che macchiano irrimediabilmente quei colori che da splendendi diventano sbiaditi. Ad ogni modo...fate vobis |
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Perfettamente d'accordo con Danimanzo  |
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Potremmo stare qui e discutere all'infinito sulla qualità intrinseca della musica dei Dream Theater. Io dico solamente che erano anni che non ascoltavo un loro disco così ispirato e coinvolgente ( precisamente dal 1999, anno di uscita di Metropolis Pt. 2: Scenes From A Memory ) e che, nonostante ciò, esistono altre band che meriterebbero un ascolto in più ( e non solo ) nell'attuale scena musicale. Quindi: a chi piacciono, viva i Dream Theater; a chi non piacciono, cercate altrove. |
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Dalle recensioni fatico a capire che album sia, tanto sono antitetiche. Una cosa è certa, i miei gusti e le mie idee sui theater sono opposti a quelli di precision88, senza offesa. Ciò che ho apprezzato moltissimo dell'album precedente sono tre elementi: 1. La produzione, ed in generale il suono di batteria poco invadente. Da six degrees in poi la doppia cassa "gommosa" di Portnoy mi dava a dir poco fastidio, quella di Mangini mi è parsa una prova tecnicamente ottima senza i difetti di cui sopra.. 2. L'utilizzo della voce da parte di LaBrie: spesso l'ho criticato per le sue prestazioni dal vivo. Sapendo dei suoi guai con la voce ho apprezzato non poco il suo tentativo di non sforzarsi inutilmente a raggiungere le note più alte in tutti i pezzi storpiando la pronuncia bensì una maggiore ricerca di "morbidezza" e gradualità nell'affrontare le scale, a tutto vantaggio delle sue prestazioni live. Ed infatti a Milano è stato eccellente. 3. una generale sensazione di levità, di leggerezza delle composizioni, che negli ultimi album si era persa a favore di una continua dimostrazione delle proprie capacità tecniche. In questo album mi pare che tutto sommato le masturbazioni strumentistiche siano comunque limitate, e questo non mi dispiace affatto. Quella di Boston è una svista imperdonabile...ah no, ecco chiarito il mistero, precision stava recensendo Music from another dimension... Non te la prendere Francesco, si scherza!!! |
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Ad A Dramatic Turn Of Events avevo dato 75/80. Penso che quest'album si meriti invece un 85 pieno, che scavalca a piè pari ADTOE, BC&SL, SC e Octavarium. Forse addirittura superiore a Train of Thought che, nonostante fosse troppo pesante per i miei gusti, ha offerto canzoni di qualità dalla prima all'ultima traccia. Ma io opto sempre per la melodia e quindi si posizionerà tra SDOIT (che ritengo l'ultima vera perla dei Dream Theater così come li abbiamo conosciuti) e ToT. |
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Per quanto riguarda l'album direi che è decisamente superiore al precedente. Note positive: + melodia e maggior qualità della stessa, intro spettacolari, minori tecnicismi, durata per canzone ridotta, buona schematizzazione dell'album (overture, song dura, semi-ballad, strumentale, mini-suite, song prog-metal, song prog-metal, ballad e suite) Note negative: faticano ad imprimersi nella memoria le canzoni per via di ritornelli con poco imprinting (eccezion fatta per Bigger Picture e Behind The Viel). Ad ogni modo sono rimasto piacevolmente sorpreso di ascoltare un buon album senza sbrodoloni tecnici, con un overture d'impatto con una strumentale coi controc...i ed una mini-suite come The Bigger Picture che penso sia una delle canzoni più belle mai ascoltate. Il resto invece è piacevole all'ascolto, forse spicca di più Behind The Viel con un intro davvero da pelle d'oca, un ritornello efficace e un assolo fantastico. La mia vena Prog-Rock in questo album ha avuto più di un sussulto. Menzione speciale per Illumination Theory: suite poco originale e troppo scollegata, ma con un Labrie in gran forma e una sezione centrale fatta veramente come Dio comanda. Questa penso sia l'unica canzone (assieme ad Enemy Inside) dove il deja-vu fa capolino troppo, troppo spesso. Bellissimo l'easter egg di Petrucci e Rudess nel finale. |
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Ho sempre adorato le loro suite, ma purtroppo questa non ha mi ha affatto entusiasmato in mezzo ad un album di pregevole fattura (che si apprezza tuttavia dal secondo/terzo ascolto in poi). La mia personalissima classifica sulle loro suite è questa: 1) Octavarium 2) A Change of Season (più originale di Octavarium ma meno bella secondo me) 3) The Count of Tuscany 4) Trial of Tears 5) Illumination Theory 6) In The Presence of Enemies pt.1/pt.2 |
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@LUCI DI FERRO.... Grazie! è proprio il concetto che volevo esprimere. Dopo un centinaio di ascolti in questo momento è per me un capolavoro che riesce ad emozionarmi in tutta la sua durata. Non esistono i paragoni in musica tra artisti ed altri album, la musica è arte unica ogni volta ed i DT hanno creato un'opera unica. |
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tutti dicono che il singolo che si ascoltava su youtube e su altri canali online the enemy inside devo dire che a me non è piaciuto perchè c'è una intro che non ci azzecca niente e poi la canzone non mi fa impazzire. L'album invece è "carino!" nel senso ben suonato e tutto ma manca quel rinnovamento in più forse secondo me i membri dei DT avrebbero dovuto lasciare più spazio a Mike Mangini e farlo lavorare senza dargli un'impostazione come il precendete batterista. Nel disco si vede che alcune volte fa fatica con i passaggi ma non è colpa sua è che gli voglio dare un impostazione che non è nel genere fatto per esempio con gli anniliathor. Poi puo essere che mi sbaglio....cmq VOTO 76 perchè è ben suonato. P.S. = La parte orchestrale su ILLUMINATION THEORY CI STA BENISSIMO chi dice che non ci azzecca non ha capito un cavolo ogni volta che la sento mette malinconia e tristezza allo stesso tempo. bravi DT!!!! |
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@toni Sicuramente è un disco che non mi ha entusiasmato, ma nella parte finale della recensione credo di aver spiegato il perché della sufficienza. Probabilmente ad un gruppo che suonasse ad un livello normale avrei dato un 45/50 ma questo disco, come tutti, è suonato benissimo, quindi la sufficienza se la merita. |
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non l'ho ancora ascoltato, ho fatto in tempo a sentire solo i primi due pezzi stamattina: il singolo è un bel pezzo, ma non riesco ancora a digerire i soli alla Keith Emerson di Jordan Rudess, che definire brutte copie è un complimento. Mi permetto di dare un suggerimento al primo recensore che non ha fatto capire nulla del disco, e dalle sue parole sembra che abbia fatto una fatica enorme a digerire il disco. E' chiaro che dei gusti non si discute ma la sua valutazione non è affatto coerente con la tua recensione che dopo averla letta mi faceva presagire max un 45. PS: i dream theater sono di Long Island, New York, e non di Boston. |
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Fuffa pura ma suonata bene. Ascoltatevi Kevin Moore che è tutta un'altra..musica. |
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Al primo ascolto di questo full-leight dal titolo omonimo rimasi al quanto basito, aspettandomi qualcosa di meglio, ma già da allora sentivo dentro di me la convinzione che mi sarebbe cresciuto con gli ascolti. E' andata a finire che l'ho ascoltato a ripetizione non riuscendo ad ascoltare altro tanto mi è piaciuto questa loro ultima fatica.Ad avermi fatto capire e apprezzare di più l'album è stata quella famosa intervista di Petrucci e LaBrie, peraltro citata nella prima rece, in cui i due raccontano e spiegano l'album track by track. Come ho gia scritto in qualche post precedente, ho molto apprezzato questa loro nuova svolta intrapresa nell era post-portnoy di accantonare le prolissità presenti da 6DOIT a BC&SL, no che non mi piacessero, ma trovo migliore l'idea di accorciare i brani e ricavarne solo l'essenziale senza troppe divagazioni di cui, per quanto ben fatte, non se ne sente il bisogno.Trovo perfettamente azzeccata la scelta di intitolare l'album con il nome della band stessa poiché in questo disco si può trovare tutto quello che loro hanno fatto in tutta la loro carriera fatta di un genere variegato e complesso: dall'overture, al pezzo potente, al pezzo più poppegiante, alla suite epica e maestosa, alla ballad delicata, alla strumentale ipertecnica, ai pezzi tipicamente prog ecct.....L'album inizia bene con intro "False Awakening Suite", strumentale cinematografica e pomposa, il suo inizio è piuttosto simile agli intro degli album e delle intro di suite dei Symphony X, ma a lungo andare ci sono dei rimandi alla suite di 6DOIT. "The Enemy Inside" la conosciamo gia da tempo, la prima volta che lo ascoltai mi piacque subito, grazie sia al riffing aggressivo di petrucci e un ottimo drumming, più un ritornello a prova di canto che entra in testa e non si toglie più, pur nella sua semplicità è un brano che rimane molto coinvolgente. "The Looking Glass" è un pezzo caratterizzato da uno stile AOR che sembra ricalcare la datata "Innocent Faded" con sonorità alla I&W e FII nella parte centrale: insomma un pezzo che tende a ricordare i '90; al primo ascolto rimasi al quanto perplesso poi ho imparato ad apprezzarlo grazie al suo sound limpido e pulito, interessante anche il tema trattato nel testo. Con "Enigma Machine" torna finalmente un pezzo strumentale dopo 10 anni in un loro album, concordo con alcune critiche che giudicano il pezzo un po troppo astratto e privo di un filo logico, ma si tratta di un pezzo che mette in mostra tutta la loro impareggiabile tecnica che è sempre una libidine ascoltare per chi come me ama questa band anche per questo, molto suggestiva la parte del 3:37 che ci riporta in pieno alle atmosfere cupe di Black Clouds, preceduta peraltro da un impeccabile assolo di basso.E qui arriviamo alla parte migliore dell'album con le magnifiche "The Biggest Picture", "Behind The Veil" e "Surrender To Reason" : Il primo di questi, concorre con la suite finale, a mio avviso, ad essere la canzone migliore del Platter, i ritornelli, la seconda strofa, e la fantastica parte centrale, ne rendono un brano davvero emozionante; a rendere la track più interessante è l'ultimo ritornello diverso dai 2 precedenti, che spiazzano l'ascoltatore e ne fanno un vero pezzo prog di vero stampo Dream Theater. Behind The Veil, non ha la stessa magia del pezzo precedente, ma è cmq una canzone gradevole e potente, inoltre vanta, secondo me, il più bell assolo di chitarra di tutto l'album. Surrender To Reason è un altro grande punto di forza dell' album, grazie a 2 splendidi ritornelli diversi pieni di pathos, i primi posti dopo le rispettive strofe e gli altri sul finale a quest' ultimi ho trovato fantastico l'accompagnamento del fraseggio di Petrucci gia sentito all inizio del mid-time. "Along For The Ride" è l'altro brano divulgato in anteprima all'uscita dell'album, oltre ad essere l'unica ballad vera e propria di tutto il disco, al primo ascolto mi aveva un po deluso, poi anche questo ho imparato ad apprezzare di ascolto in ascolto, questo grazie sopratutto al suo magnifico sound ed il buon riffing della seconda strofa, la tamarrata di Rudess alla fine di esso gli fa perdere qualche punto; rimane cmq il pezzo più debole. E qui arriviamo alla maestosità e alla epicità di "Illumination Theory", fin da subito ho trovato anch'io il difetto che le parti sono troppo scollegate da essi, ma ognuna di queste parti la trovo talmente bella che ormai non me ne frega più niente: specialmente nella seconda parte strumentale subito dopo il suo intro, mi gasa da morire e ci ho trovato un ispirazione che non notavo da tempo, poi che dire della bellissima fase orchestrale, sembra la colonna sonora di una scena toccante di un bellissimo film, ottime anche le tre parti cantate, specialmente la prima, un po meno la seconda; una suite davvero straordinaria dove i 22 e passa minuti scorrono rapidamente, sicuramente non superiore a ACOS e In" Presence Of Enemies Pt 2", ma a mio avviso superio |
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Boh, domani lo scarico con un bel Torrent e vediamo se potrà essere il primo album dei DT a piacermi dopo quasi vent' anni. Certo, leggendo le recensioni e i commenti sembra di averlo gia sentito e non promette bene per i miei standard. Comunque farò la prova bicicletta, alla fine la musica è sempre meglio portarsela a spasso piuttosto che stare li a giudicarla sempre nella propria stanzetta attaccati al computer. Comunque mi riparo da le inevitabili schizzate di sperma dovute all' attività masturbatoria onanistico compulsiva della band. |
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Sono in linea con Francesco. La batteria ha dei suoni che non mi piacciono (i tom in particolare, sembrano pentole) e non mi piace il drumming di Mangini, troppo empirico (stellare invece Jarzombek sull'ultimo Fates Warning, ad esempio). Mi sembra sempre di ascoltare una band che vuole suonare pesante e veloce ma che deve per forza arrivare a compromessi con un cantante che per lei non è più adatto; di conseguenza il tutto scorre piacevolmente ma senza lasciare il segno. Disco quasi discreto, mestierante, ma comunque un brodino. Quoto il 64. |
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Minchia quanti commenti per ogni peto di 'sti qua! comunque, scherzi a parte, non mi son mai piaciuti (per non dire peggio) quindi, mi levo dai coglioni prima di venir crocifisso in controtempo terzinato in 9/16 |
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In perfetta sintonia con la seconda recensione, anche se la prima offre critiche interessanti e giuste. Si parte: 1. False Awekening Suite: giusta la critica al fatto di aver creato una song da strumentalizzare come intro ai concerti, ma la sua brevità alla fine la fà scorrere abbastanza bene. 2. The Enemy Inside: ormai l'abbiamo assorbita pienamente, molto Train Of Tought nel primo minuto ma con un ritornello che, la si odi o meno, farà presa sul pubblico (di sicuro in tutte le date avremo queste 2 come inizio). 3. The Looking Glass: sono in disaccordo con la prima rece, secondo me una canzone azzeccatissima, qualcuno ha scritto che strizza l'occhio ad Another Day, io ci vedo di più la parte centrale di Surrounded (senza fare inutili paragoni, è ovvio). 4. Enigma Machine: come detto e ridetto è la loro esposizione di tecnica e virtuosismo, c'era da aspettarselo però non mi sembra neanche da buttare, l'ho trovata noiosa nei primi ascolti ma cresce di volta in volta. 5. The Bigger Picture: la prima perla del disco, indubbiamente, più che semi-ballad io la definirei una canzone prog vera e propria: parte di impatto, diventa dolce (LaBrie smielato, va ammesso!) , ritornello molto gradevole, tra i miei preferiti del disco, assolo stupendo come sottolineato dalla prima rece, finalmente John risulta melodico e non sovraccarica di note inutili, finale ancora diverso che ci accompagna con delicatezza alla chiusura. 6. Behind The Veil: intro iniziale dei primi 2 minuti molto buona, prima sognante poi cattiva, LaBrie tira fuori un pò di cattiveria ma poi nel ritornello ritorna come sempre. 7. Surrender To Reason: finalmente rileggiamo "Lyrics By John Myung" che ci mancava un pochino, offre spunti interessanti, la melodia di Petrucci del dopo-ritornello è spettacolare, però la chitarra acustica iniziale non c'entra proprio per niente nella canzone (bello anche l'inserimento dell'organo). 8. Along For The Ride: anch'essa l'abbiamo ascoltata abbastanza, ormai direi che è opinione generale "molto piacevole ma l'assolo di Rudess alla Beneath The Surface non ci stava proprio, scopiazzato". 9. Illumination Theory: pura arte, per me il voto di quest'album andrebbe alzato di 5 punti solo per la sua presenza, un vero prog illuminato, non c'è che dire! intro ricca; parte degnamente a 3:40; LaBrie per la prima volta tira fuori gli artigli, e lo fà davvero bene; ritornello cazzuto; parte "natural immersion" + parte orchestrale (si è vero, un pò sconnesse con il resto, ma al primo ascolto mi hanno davvero sorpreso) che trovo spettacolari; stacco immondo a 11:10, qui Myung e Mangini meritano un premio per la sincronia; ecco, a chi avesse da ridire su LaBrie (cosa che in certe occasioni condivido) qui dovrà ricredersi, a 12:03 raggiunge l'apice del disco, peccato che è aggressivo solo qui, ma in tutto il disco dov'eri ca**o James?!; assoli grezzi e macchinosi ma davvero buoni; finale in chiusura degno di nota per il sentimento di LaBrie che mi ha commosso non poco (quasi sicuramente chiuderanno le Tourneé in questo modo). Concludo perchè mi sono dilungato decisamente troppo, e per questo chiedo scusa per il troppo spazio; disco che mi ha davvero colpito, il mio personale 85 va "gonfiato" perchè non riesco proprio ad essere inpersonale difronte a questi mostri sacri dai mille difetti, ma che tutt'oggi mi regalano ancora emozioni indescrivibili, tanto per rifarci alla premessa di Jimi The Ghost su quanto sia importante definire la musica per le emozioni che regala, e non per la sua scheletrica struttura. Grazie per l'attenzione! |
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"direi che si tratta di un lavoro non pienamente riuscito, noioso, prolisso e poco ispirato" mi trovo d'accordo, forse avrei dato 60 però, non di più. |
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parti del disco sono riuscite mentre altre sono meno interessanti e noiose. 70 di stima |
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Per quanto buono,lo ritengo un lavoro molto ruffiano; farà godere i fan incalliti,ma non soddisferà la critica. Risultato: venderanno come sempre,a breve faranno un bel dvd e cd con il live che proporranno,e non cresceranno mai,beandosi in se stessi,e non lasciando traccia alcuna nella storia di questa Arte che si chiama musica,ma di cui loro sono solo onesti mestieranti. E lo dice un fan,che li amava,ma che ora li trova terribilmente ripetitivi,al limite della noia. Dov'è finita l'emozione che secoli fa sapevate a volte regalare? |
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L'ho comprato ieri in negozio, per il voto non posso ancora dire perché l'ho ascoltato solo due volte... ma l'impressione ai primi due ascolti fu da 90 a salire, con il sospetto che questo fosse al pari di scenes from a memory, o addirittura meglio (cito marchof e la difesa di luci di ferro). Poi però il voto che si legge sulle zines per me sconta la scala dt, ossia voto ad una band normale meno 20... le recensioni andrebbero lette alla luce di questo criterio secondo me. |
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Anch'io sono sul 70, un buon disco dei Dream Theater ovviamente lontano dagli apici e niente per cui strapparsi icapelli, ma ci sanno ancora fare, sono un gran gruppo....quoto il commento di ad astra al 17 comunque...proprio ieri mi riascoltavo il capolavoro esordio dei Pathosray e mi immaginavo queste (ed altre songs) dei Dream cantate da quella bestia di Marco Sandron...magari...LaBrie resiste 'tacci sua |
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scusa Radamanthis se a MARCHOFPROGRESS il disco è piaciuto cosi tanto, è NORMALISSIMO dare 100/100. Cosa vuol dire ''' e semplice''' che l'album omonimo è alla pari di I&W , awake , Metropolis , senza fare quella battuta che a rotto i co////ioni 'ma se a questo diamo 100 a quello quando diamo 300. NO il tetto e 100 punto e basta, sono album di pari bellezza, basta con questa battuta del ca////o. Senza offesa  |
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Allora non ne hai lette molte altre mi sa  |
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Finalmente una doppia recensione dove si dicono due cose diverse!!! |
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quato Electric Warrior |
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Scusa ma se dai 100 a questo a Awake o Metropolis che dai? 300? |
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La prima recensione (con cui purtroppo mi trovo d'accordo su tutto) è lamentosa ma sincera ed "accessibile". Più che una recensione però sembra un extra commento. La seconda recensione, per quanto stimi l'esperto Jimi the Ghost, è più pesante del disco stesso, così retorica, intellettualoide e con un tono così esageratamente aulico da far imbarazzo. Ragazzi, ma na recensione normale non andava bene per recensire un disco appena sufficiente? Se bisognava fare tutta sta cagnara potevate far recensire benissimo il disco ad uno di noi lettori qualsiasi... |
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Più corretta la seconda rece.Mi trovo In linea su tutto con jimi the ghost. |
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mi ritrovo abbastanza con il parere espresso dalla seconda recensione: non è il capolavoro in cui anch'io speravo ma "solo" un disco molto piacevole, io starei sull'80, mi piace circa come SDOIT (considerato come doppio album)! per quanto riguarda la prima recensione direi che purtroppo quasi tutto quello che ho letto si scontra con le impressioni che mi sono fatto io, a partire dal suono, da me molto apprezzato. |
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concordo con la prima rece, ennessimo album costruito su misura per i fan più affezionati che comprerebbero anche il bootleg dellla prima esibizione di Petrucci alla scuola media. |
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In perfetta linea con la seconda recensione... Voto: 79 |
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@M0RPHE01978: era sfuggito anche a me, grazie  |
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Si infatti, da loro mi aspettavo di meglio. |
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Beh, vero...però altre bands non sono i DT dai quali ci sia aspetta sempre un qualcosa in più... |
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Non ho ancora letto le recensioni _ ma il voto mi ha un po' deluso. Viste le premesse 70 va pure bene, ma se si applicasse la stessa pignoleria ad altre bands... Evviva! |
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Non sono mai stato un amante folle dei DT, ma è un buon passo avanti dopo ADTOE, per me un 85-90 ci sta tutto, non ci trovo ne momenti di stanca ne prolissità, cresce con gli ascolti ed è un lavoro degno del suo nome. Oltretutto la butto li: The Bigger Picture è uno dei pezzi più belli che io abbia mai sentito dai DT, poi oh, ai posteri l'ardua sentenza. |
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Deludente al primo ascolto, ma cresce pian piano. Niente di miracoloso attenzione, i loro capolavori sono altri, e a dirla tutta mi era piaciuto di più il precedente, ma comunque un buon album. Io sono uno di quelli che tifavano per Portnoy, e certi elementi "pesanti" presenti in Six Degrees o Black Clouds mi piacevano molto, e stimolavano l'ascolto. Da quando è andato via lui mi sembra si siano un po' appiattiti. In conclusione, non è il gran disco che mi aspettavo. Voto 70. |
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sarò onesto: labrie non mi è mai piaciuto, ogni anno spero che se ne vada. perchè dico questo? perchè anno dopo anno sento la volontà del gruppo (musicalmente parlando) di appesantirsi, andare oltre... mentre il cantate tira indietro e non riesce a starci. la sensazione da six deegrees è che il gruppo abbi dovuto man man adattarsi a labrie perchè NON RIESCE A STARCI DIETRO. questo lo vedo come una ennesima conferma, mettiamo più strumentali, lasciamoci andare perchè non potremmo farlo altrimenti, ci fosse il cantato...qui chiudo bravo francesco, ottima rece!!! e Jimi: chapeau  |
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E' un disco dei Dream Theater, bello ma niente di più ! |
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Innanzitutto complimenti per la seconda recensione. Finalmente ho visto il nome di Hanslick accanto a quello dei DT, anche se personalmente la penso un po' diversamente, ma non è questo il luogo per le sottigliezze estetico-musicali. Veniamo al dunque.Come molti di voi, negli ultimi giorni anch'io ho ascoltato e riascoltato il nuovo dei DT ed ho avuto modo di farmene un'idea più precisa. Beh, dopo l'iniziale smarrimento, ed un fugace entusiasmo, cerco di esprimere quanto penso su questo DT, un disco tutto sommato più che discreto, ma nulla di più, un bel 75 insomma! Innanzitutto non ho apprezzato particolarmente la breve suite iniziale. Da quanto dichiarato da Petrucci, l'idea era quella di scrivere qualcosa che servisse ad aprire i loro concerti (sostituendo le varie colonne sonore che li hanno accompagnati in questi ultimi anni) e che quindi in qualche modo li presentasse. Beh, non penso sia un pezzo del tutto riuscito, soprattutto per quella pomposissima atmosfera neoclassicheggiante (insomma Symphony-X e Rhapsody per capirci) che non esprime di certo la componente più personale dei DT. The Enemy Inside è una buona canzone, ma ha davvero poca personalità. Sembra scritta da uno dei tanti gruppi usciti negli ultimi anni ed anche la parte strumentale sa di già sentito (qualcuno ha detto The Dark Eternal Night?). Sprazzi di luce si aprono soltanto con Looking Glass, davvero bella e bilanciata. La strumentale Enigma Machine delude e non perché sia un brutto pezzo, ma perché dai DT, in fatto di strumentali, è lecito aspettarsi di più: più dinamica, struttura, sviluppo…bellezza insomma! La parte centrale dell'album (leggi: The Bigger Picture, Behind The Veil, Surrender to Reason e Along For The Ride) viaggia fra alti e bassi, alcuni momenti sono degni di nota, certo, ma senza coerenza ed incisività (solo momenti, appunto). Un discorso a parte merita la suite finale: primo, perché scomodare Tchaichovsky per comporre una melodia? Certo, direte voi, il progressive o il rock in generale ha sempre riarrangiato brani di musica classica! Certo, ma 40 anni fa faceva effetto, adesso non più. E poi certi esperimenti prima venivano relegati alle aperture dei loro concerti (ricordate Also sprach Zarathustra durante la tournée di Systematic Chaos?) ed avevano il loro senso, ma incisi su disco fanno pensare ad un netto calo di creatività. Sullo sviluppo della suite non mi dilungo più di tanto, c'è da dire che dopo vari ascolti e superata l'iniziale impressione di frammentarietà, se ne apprezza la varietà e l'incisività. Che dire in conclusione? Che il precedente ADTOE era molto più interessante (basti paragonare i due singoli, On the Backs of Angels è molto più bella di The Enemy Inside!), anche se il livello medio è ben più alto (non ci sono le ciofeche tipo Build me up, break me down o Propthets of war...) e che questo nuovo lavoro di certo non occuperà i posti alti nella mia personale classifica dei dischi del 2013, saldamente occupati da altri cd, primo fra tutti il meraviglioso The Raven That Refused To Sing di Steven Wilson. In ogni caso, ma per ragioni soprattutto affettive, bentornati Dream! |
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Trovo molto ben fatte le recensioni innanzitutto. Complimenti ad entrambi. A mio parere è proprio il mix tra le due rece e il mix tra i due voti la mia personale valutazione del disco. 70 come voto poi magari (non appena sveglio il mattino, rischierei di scrivere strafalcioni) argomenterò più avanti...  |
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Dunque... Hanno "asciugato" un po' le loro canzoni, gli sbrodolamenti ad minchiam dell'ultimo album (per esempio i minuti centrali di Outcry, altrimenti molto bella) sono ridotti all'osso. Questo album ha un senso logico, non mi esalta moltissimo ma la qualità media é la più alta da molto tempo. Semplicemente la trovo un po' media, appunto... Non ci ritrovo cioé una genialata come l'intro di Breaking All Illusions o la parte finale di The Count Of Tuscany, anche se allo stesso tempo non ci sono aborti come The Shattered Fortress o On The Backs Of Angels. Il pezzo che meno mi piace é The Enemy Inside, solo di Petrucci a parte, mentre Along For The Ride mi prende, anche se mitraglierei Rudess: un suono e un solo presi pari pari da Beneath The Surface , ma meno riusciti. Vado sul 75 per ora. |
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Quoto in toto l'analisi ed il voto di Jimi the ghost... |
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Il suono di batteria è veramente orribbbbile, e le parti sono scontate e lineari. Comunque devo dargli altre ascoltate prima di emettere un voto. |
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Davvero un gran disco. Come detto nel forum, the bigger picture è per me un vero capolavoro. Posso dirlo: sono tornati! |
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Disco di mestiere con alcuni spunti interessanti, ma nulla di eccezionale. Nel complesso, comunque, un album piacevole. |
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70 voto esatto! un album bello e sicuramente superiore al precedente |
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Di per sé non è malaccio, "The Bigger Picture, Surrender To Reason e Illumination Theory (quest'ultima soffre di troppi scollegamenti, però) sono ottimi pezzi, ma il resto mi convince ben poco: The Enemy Inside è bella cazzuta per i primi due minuti ma poi si perde in troppe banalità; The Looking Glass la trovo insipida seppur c'è un buon Labrie, che tra l'altro mi risulta più convincente del disco precedente; la strumentale è grandiosa sul lato tecnico, ma è troppo fredda e alla lunga, annoia; Behind the Veil ha un gran bell'assolo e basta; Along for the ride non sarebbe tanto male se non fosse per quell'assoletto inutile di Rudess (do pienamente ragione a Jimi). In parole povere, dico che è album discreto che però si dimostra essere abbastanza al di sotto a ciò che dimostrano i DT di solito e, lo metterei ad uno degli ultimi posti in una mia graduatoria dei loro dischi. Se questo è un nuovo inizio, come dicono loro, non mi pare che si parta con il piede giusto. |
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complimenti jimi the ghost...complimenti! hai colto nel segno al 100% per me,insieme al penultimo album è uno dei punti più bassi della loro carriera! poveri DT avete finito le cose da dire |
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finalmente hanno ripreso a fare i DT, se il prossimo continua su questa riga forse ascolteremo un capolavoro... un disco non eccezionale ma che fa sperare voto 75 |
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p.s.: per precision88....la suite si chiama IlluminaTION Theory e non IlluminaTOR  |
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In disaccordo totale con la prima recensione e abbastanza d'accordo con la seconda. Questi sono i Dream Theater e mi aspetto che suonino alla Dream Theater, ed è esattamente quello che succede in questo album. Per me è da 75 |
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Non è l'album del miracolo...ma è bello. Finalmente un album prog alla dream theater. Giá in ascolto da parecchio tempo, posso dire che all'inizio mi aveva lasciato spiazzato ma cresce - e parecchio - con gli ascolti. Mi riservo per un altra settimana di ascolti il voto e il giudizio. |
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finalmente aspettavo tanto la recensione dell'ultimo disco c'è una leggera differenza tra la prima e la seconda recensione: sembra che la prima recensione abbia voluto attaccare i dream theater senza pensare direttamente al capolavoro mentre la seconda mi pare più studiata e cità varie opere (Susanne K. Langer, Luciano Berrio) questo album è la rivoluzione cioè non è un capolavoro ma neanche da gettare nella spazzatura, maggior parte delle band di tempo fa che erano considerate dei mostri, oggi non riesco a raggiungere vette alte (anche se alcuni ci sono riusciti) io dico che l'album è valido, un passo in più rispetto al precedente certo l'album scorre velocemente rispetto al passato però speriamo che la prossima release sia tipo più lunga e più piena. come ho sempre detto nei commenti di tempo fa, io a questo album gli do' un 80 e se lo merita, è un ritorno non certo spettacolare, ma è su per giù un ritorno ben accettato da (quasi) tutti. però complimenti a tutti e due i recensori  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.False Awakening Suite I. Sleep Paralysis II. Night Terrors III. Lucid Dream 2. The Enemy Inside 3. The Looking Glass 4. Enigma Machine 5. The Bigger Picture 6. Behind the Veil 7. Surrender to Reason 8. Along for the Ride 9. Illumination Theory I. Paradoxe de la lumière noire II. Live, Die, Kill III. The Embracing Circle IV. The Pursuit of Truth V. Surrender, Trust & Passion
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Line Up
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James Labrie (Voce) John Petrucci (Chitarra) Jordan Rudess (Tastiera) John Myung (Basso) Mike Mangini (Batteria)
Musicisti Ospiti: Eren Başbuğ (Orchestrazione, Arrangiamenti) Misha Gutenber (Violino) Larissa Vollis (Violino) Yelena Khaimova (Violino) Yevgeniy Mansurov (Violino) Aleksandr Anisimov Viole (Viola) Noah Wallace (Viola) Anastasia Goleshineva (Violoncello) Valeriya Sholokhova (Violoncello) Len Sluetsky (Contrabbasso)
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RECENSIONI |
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