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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Dream Theater - Train of Thought
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( 14092 letture )
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PREMESSA Il 29 gennaio 2002 viene pubblicato Six Degrees of Inner Turbulence. L'11 novembre 2003, poco più di anno e mezzo dopo, esce sul mercato quello che ad oggi può essere visto come uno dei punti di svolta all'interno della carriera dei Dream Theater. L'album, composto in tre settimane tra il marzo e l'aprile dello stesso anno, potrebbe risultare abbozzato e sprovvisto di quella perizia che un classico album prog necessita ad ogni uscita; in effetti in alcuni tratti è così, ma la carne al fuoco è notevole per altri aspetti. Risulta estremamente difficile recensire un album di questa pesantezza sotto molteplici aspetti: il nome sulla copertina, il momento storico che attraversava il gruppo in quel periodo e il conseguente futuro che ad oggi tutti conosciamo. Ancora più facile sarebbe cadere nel tranello di sparare a zero su band di questo calibro ad un minimo cambio di registro, viceversa si può difettare anche nello spendere parole d'alto consenso nei confronti di una band che a livello globale prende e trasforma in oro anche quello che spesso e volentieri oro non è mai stato. La scelta che più razionale è quella di porsi su due fronti: quello della difesa, perpetrando un esaustivo plauso verso i meriti che Train of Thought si porta dietro, e quello dell'accusa attraverso cui si andrà a sezionare ogni aspetto negativo e tutto ciò che non funziona nell'album. Riguardo alla solita breve enciclica sulla storia della band poco c'è da dire, oramai si conosce vita morte e miracoli del Teatro dei Sogni, per cui bando alle ciance e partiamo con la prima delle due parti.
DIFESA Sessantanove minuti e ventidue secondi di progressione musicale che si districano attraverso sole sette canzoni offrono la possibilità ai Dream Theater di gozzovigliare in quello che per loro è il massimo della spensieratezza: la barocca tecnica del "piru piru", andando a tracciare linee estranee tra loro unite dal solo intento di far viaggiare la mente. Se escludiamo il singolo d'apertura As I Am di otto minuti scarsi (diretto ai Queensrÿche con il "consiglio" sulla strada musicale da intraprendere) e la ballad Vacant (dedicata alla figlia di James caduta inspiegabilmente in coma qualche giorno prima del suo settimo compleanno), le altre tracce hanno una media di undici minuti e mezzo, fattore per cui si può gioire perché è sintomo di ispirazione, di flusso di idee e ricerca. Stream of Consciousness è la strumentale più lunga mai composta dalla band; nei suoi oltre undici minuti la chitarra di Petrucci dalle tematiche arabeggianti duella alla perfezione con un Rudess in forma smagliante mantenendo l'attenzione sempre alta lungo tutta la traccia, in attesa di quel colpo di genio che accade quando meno te l'aspetti. I cambi di velocità sono riusciti alla perfezione, passando dai ritmi più spediti al mid-tempo diventano il fiore all'occhiello di quella che ad oggi probabilmente è una delle migliori realizzazioni della loro carriera. Anche il lato più accattivante della band riesce alla perfezione a svecchiare un suono che rischiava in altri casi di diventare stantio e retrogrado, l'aver voluto suonare molti dei classici delle band preferite lungo il precedente tour ha giovato al gruppo che si ritrova in mano l'album più violento mai composto, le tematiche più oscure e un cover artwork che sa molto di metal se confrontato con i precedenti episodi. Esempio lampante di questo cambio direzione è This Dying Soul -a conti fatti la perla dell'album (le liriche proseguono la Twelve Step Saga sulla riabilitazione dall'abuso di alcool di Portnoy mentre a livello musicale il suo incedere lento viene inframmezzato da corposi e violenti stacchi di tempo). La voce filtrata e parlata di La Brie che compare in alcuni frangenti è una di quelle che possono essere viste come novità, esperimenti prima d'ora mai provati e diventati realtà nel prosieguo della carriera; che piacciano o meno è questione del singolo ma che si innestino alla perfezione nella canzone è palese. Anche l'assolo sul finale merita un plauso, perché riaccende le speranze portando a compimento una frenetica traccia dalle notevoli abilità tecniche. È impossibile non citare Endless Sacrifice, con la sua parte centrale molto ben riuscita e merita una menzione in particolare soprattutto lo stacco prettamente jazz con conseguente sezione strumentale tipica di casa Dream Theater. Il bello di ascoltare album come questi è che, pur rimanendo incollati ad un sound manieristico e tipico del gruppo, è ancora riconoscibile il loro tocco, riuscendo ad ottenere soluzioni innovative senza snaturarsi. Un'altra canzone che merita di essere citata è Honor Thy Father che inizia con un mid-tempo confusionario, un caos calmo già visto e rivisto, per poi tramutarsi in un camaleontica suite di dieci minuti che si spinge sulle vele di alcuni riff dispari e contorti quanto basta; la sezione ritmica molto ispirata porta Mike a dilettarsi in molteplici soluzioni ambigue al limite del death e del thrash puro rispetto al classico standard manieristico. La traccia di per sé è una canzone d'odio verso il padre adottivo di Portnoy, motivo per cui sviluppa un saliscendi di emozioni lungo la sua durata. L'ultimo aspetto da segnalare di Honor Thy Father è che dal quinto minuto le voci che si ascoltano sono prese direttamente dai film "Magnolia", "Oz", "At Close Range" e "Gente Comune". Molti troveranno altri aspetti che magari sono stati qui tralasciati, ma in tracce e esperimenti musicali di tale calibro risulta impossibile che tutti si sia della stessa opinione; andiamo al lato oscuro ora.
ACCUSA Train of Thought venne preso di mira sin dall'uscita sul mercato per via del suo netto cambio di rotta in rapporto al passato; è impossibile infatti non notare la rivoluzione rispetto anche solo a due anni prima. In dichiarazioni rilasciate all'epoca della promozione dell'album si fece riferimento ad una precisa volontà di rimarcare i tratti più cattivi e violenti della band, scelta effettuata seguendo una specifica richiesta dei fan della band. Nei tour precedenti, l'aver suonato titoli presi dai vari Master of Puppets, The Number of the Beast e/o Made in Japan, ha lasciato nascere in seno al gruppo il desiderio di cimentarsi in territori più corposi, che spesso e volentieri si discostano notevolmente da quella che è la classica anima della band; possiamo vederlo come un pregio perché è sintomo di maturazione e sperimentazione, peccato che non sempre questo giochino funzioni. La iniziale As I Am è al limite dell'accettabile, certi fraseggi risultano noiosi e inequivocabilmente fuori contesto, è pretenziosa sotto molteplici aspetti diventando clown di se stessa. Perché comporre una traccia tanto antipatica quanto malriuscita, non essendo death, thrash, tangendo velatamente il fattore nu-metal, non risultando purtroppo nemmeno Dream Theater in senso lato? È un esperimento malriuscito. La voce di La Brie che cerca di portarsi al di là delle sue stesse possibilità finisce per smascherare di fronte a tutti il vero problema di sempre della band: il loro cantante. È il punto debole da sempre degli statunitensi, figlio di una mostruosa produzione che gli conferisce un minimo di credibilità, spesso persa in sede live. Petrucci pur fornendo pregevoli spunti di sollazzo, dimostra per l'ennesima volta cosa significa la masturbazione del chitarrista, risultando prolisso e troppo barocco all'interno della sua improvvisazione da studio che è riconoscibile come in pochi altri casi. Non c'è dubbio che senza questo suono i Dream Theater non sarebbero tali, ma si può anche riconoscere come certe canzoni, se abbreviate di qualche minuto, potrebbero prendere tutt'altra dimensione; una su tutte, la lunga strumentale Stream of Consciousness, che diventa fine a se stessa, facendo sorgere dopo cinque, sei ascolti un desiderio sempre più forte di saltarla. Probabilmente una posizione defilata in tracklist sarebbe stata una scelta più azzeccata. È un disco di svolta che ha fornito le chiavi per quello che oggi è la band, ricordo annebbiato di quella precedente al 2003 in cui di album sbagliati se ne poteva contare solo uno (a voi la scelta di quale fosse). Non è tutto malvagio, ma è solo che il voler cambiare pelle a tutti i costi spesso e volentieri cozza con il risultato finale, essendo privo di quell'esperienza che avrebbe potuto far fare ad un album come Train of Thought un deciso salto di qualità. Non che questi musicisti non ne abbiamo, sia chiaro, ma per suonare più duri bisogna esserci con la testa, con la mentalità, non a causa di una semplice richiesta da parte dei fan.
PUNTO DI NON RITORNO Che questo, come è già stato ribadito, sia l'album più oscuro e violento della discografia del "Teatro dei Sogni" è indubbio, che sia una punto di svolta altrettanto, ma che sia uno dei più riusciti sicuramente no. Certamente a qualcuno piacerà da impazzire, altri lo odieranno e qualcuno magari lo avrà tra i suoi album preferiti di sempre ma, considerando la storia del gruppo e le capacità sino a quel momento mostrate, soprattutto arrivando da due capolavori indiscussi, Train of Thought risulta il semplice timbro di fabbrica che ad ogni anno dispari necessitava di essere marcato per avere la possibilità di effettuare altri tour in giro per il mondo; in molteplici istanti si alzano le braccia al cielo e si grida di gioia, ma in molti si passa attraverso un tunnel di mera indifferenza. Probabilmente meno autocompiacimento e più passione verso ciò che si suona avrebbe giovato al tutto; teniamolo così, come una discreta aggiunta ad una discografia fatta di alti e bassi. La maturità è la consapevolezza dei nostri limiti e delle capacità altrui.
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VOTO LETTORI
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83.49 su 312 voti [
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75
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I DT che cercano di fare i Metallica, 1 ascolto ogni 5 anni riesco a farlo |
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In fase di ripasso dei vecchi album dreamteateriani, dopo diversi anni mi sono riascoltato anche TOT.
Sostanzialmente sono d\'accordo con @AceHigh commento 64.
All\'epoca, da stracarico adoratore del teatro del sogno ero partito molto positivamente, cercando la \"via\", ascoltando e riascoltando al fine di digerire e somatizzare questo album difficile, monolitico e quasi spiazzante.
Non riuscii a farmelo piacere all\'ora, quando li paragonai alla scena che andava di moda, Nu Metal (che non ho mai apprezzato) a sonorità che richiamavamo il Thrash metallichese e di altre compagini americane.
Oggi lo trovo un album coraggioso, di evoluzione di suono e gusti musicali, ma sostanzialmente non riuscito (come invece si sono rivelati altri casi precedenti) - ricordo che anche quando uscì Awake, in molti non lo apprezzarono (a me è sempre piaciuto un sacco) ed invece negli ultimi anni è stato completamente rivalutato.
Questo TOT presenta sicuramente buoni spunti, ma, faccio fatica a tenermi qualcosa di buono ed epocale, anche se sempre avrei voluto!
Voto 78, comunque. |
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73
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Bello, ma non stupendo. Punto di svolta incredibile che non mi ha fatto impazzire, personalmente preferisco il sound di SDOIT o di Octavarium, però As I Am, Endless Sacrifice e Honor Thy Father (la mia preferita) spingono tanto, se fossero state queste tre più a in the Name Of God e a This Dying Soul sarebbe stato un bell\'Ep. Comunque giustificati per le sole 3 settimane di scrittura. Si poteva fare di più, ma restano comunque canzoni cult e indimenticabili. 80 |
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71
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Adoro Images and Words, Awake e Scenes from a Memory, tuttavia gli anni passano e ogni volta che riascolto Train of Thought continua a rimanere il mio album preferito di questa band e uno dei miei dischi preferiti in assoluto. Melodie bellissime, sound devastante, chimica tra riff di Petrucci e di Portnoy imbattibile, secondo me il punto più alto della band. I fan più elitisti dei DM non riescono a digerire questo disco perché è troppo heavy, io non me ne capacito, a me arriva in modo così diretto, emotivo e potente. Voto 90. |
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70
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Devo ammettere che al tempo l'album mi entusiasmò, credo di averlo ascoltato talmente tanto da non poterne più, ma devo anche dire che quasi 20 anni dopo non mi è rimasto proprio nulla, del quartetto di lavori che chiude l'esperienza Portnoy è quello che meno mi piace, col tempo invece ho tremendamente rivalutato "black cloud..." che era l'alto lavoro pesante della discografia (tolto awake che sta li nell'olimpo ed è inutile parlarne). Spezzo una lancia a favore di As i Am che fungeva da singolo e come tale va valutato, introduce l'album al pubblico e all'ascolto, a me è sempre piaciuta senza dargli chissà che importanza, l'album a mio parere è troppo monolitico e monotematico, portare avanti una cosa del genere per 70 minuti è davvero troppo, si dice spesso ma mai come in questo caso una sforbiciata (esempio la strumentale nella sua) al minutaggio dei brani avrebbe fatto un sacco bene, voto giustissimo quella della recensione. |
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Dal 1999 in poi il più grande limite dei dream theater sono stati,per me, in primis Labrie e a seguire l'ispirazione e le idee. Qui si inizia ad evidenziare senza riserve tutto ciò.
Il cantato di Labrie ultimamente sono riuscito ad apprezzarlo solo su The Astonishing. Per me giusto un 70-75 per questo lavoro |
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68
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70??????? Ma come 70????? |
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67
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Album ECCEZIONALE.... 70... Ma per cortesia.... |
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Siamo lontani anni luce dall'eleganza, maestria e pluralità di i&w, awake e scenes from a memory: I suoni si fanno più pesanti, meno prog, e infatti i vari metallozzi lo apprezzano di più per questi motivi. Gusti, io preferisco ovviamente i primi per i motivi opposti. Comunque ascoltabile: giusto 70 |
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Riascoltato oggi dopo una cifra. Siccome sono vecchiotto seguo i dt Fall uscita di images. Già mi era piaciuta la sterzata verso suoni più pesanti del cd1 di six degrees, questo è una prosecuzione di quello stile, che siccome ascolto anche metal più estremo, non mi era all epoca Dispiaciuta. C è qualche tributo ai metallica e al thrash in genere, non parlerei di scopiazzature tranne nell ultima parte di dying soul dove praticamente labrie canta blackened dei metallica. Per il resto, come tutti i dischi dei dt, ci sono suoni e citazioni dei generi del momento in cui è uscito il disco, segno anche di attualizzazione della band e di gente che vede cosa gli succede musicalmente intorno. Credo che questo sia evidente in tutti i dischi dei dt, anche in images dove le influenze power e speed non le sente solo chi non le vuole sentire. Per me Tot era e resta un buon disco, a tratti ottimo. Chiudo dicendo che fare dischi di genere che suonano sempre uguali non è la caratteristica delle band prog ma di altri generi. Ciao |
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L'album più roccioso e cupo dei Dream Theater, in quanto a sonorità rappresenta un estremo all'interno della discografia della band. Io non sono riuscito a digerirlo fino in fondo quando uscì e ancora oggi dopo averlo ascoltato mi rimane ostico. Tecnicamente tra i più spettacolari, penso però che a livello di songwriting si avverta un po' di stanchezza. Manca anche un po' di varietà e la prolissità comincia ad essere un problema. Lo trovo un buon disco, ma preferisco (quando di poco, quando di un'infinità) uno qualsiasi tra i 6 che lo precedono. Certo, successivamente per me hanno fatto di meglio solo in un paio di casi (e non recenti). Train of Thought in mia opinione rimane un buon album, ma non di più, non certo uno di quelli con cui i Dream Theater hanno fatto storia. Voto 78 |
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Dissento totalmente dai commenti del recensore, trovo Train of Thought molto piacevole e per molti aspetti magnifico, mi riferisco in questo caso a This dying soul , Stream of e In the name of God...è mia opinione che sia in album che contiene tante perle di assoli di Petrucci, passaggi di Mike Portnoy e Rudess è in forma, il 70 lo darei a Falling into Ifinity ed alla produzione successica a Black Clouds...a Train OT darei un 80 meritato. |
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62
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Disco piacevole, ma nulla più.
Ale con il commento "Carina la cover di Welcome Home (Sanitarium) però preferisco l'originale..." ha vinto tutto XD
Impossibile non pensare ai metallica per quasi tutta la durata del disco. |
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61
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personalmente trovo i DT altalenanti,per esempio Awake seguito da Falling into Infinity,ma Train fa' un effetto "tombino zigrinato" in testa : plumbeo( saranno le accordature ribassate),teso una bella dinamica tra i vari pezzi
voto 80 provate a svegliarvi una mattina un po' ink...e mettete As I am ad oltre volume 10 dello stereo...il vicinato non vi ringraziera' ma magari migliora la giornata--- |
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60
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Carina la cover di Welcome Home (Sanitarium) però preferisco l'originale... |
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gran bel disco, è stato il primo disco che ascoltai quando iniziai a scoprire i Dream Theather...rimasi colpito dalla bravura di Portnoy, Petrucci e LaBrie che in questo disco tira fuori una voce ottima e commovente, non è un loro must ma andando a scoprire più indietro poteva ancor più migliorare, ma già questo lo reputai e lo reputo un bel disco. Me li fece scoprire un mio amico progster, io neanche li conoscevo perchè ero troppo preso ad ascoltare zozzerie estreme e rimasi veramente sorpreso a vedere alcuni loro live...non sono un neofilo del prog, ma quando è fatto bene non si può dire nulla e va giù senza annoiarsi quando soprattutto non ci sono troppi giri e rigiri troppo lunghi a vuoto di assoli senza senso. Disco ispirato e di gran rilievo, massiccio e suonato egregiamente da gente di gran classe con varie gradevoli ispirazioni, con un refrain e un retrogusto di ispirazione che strizza l'occhio ai Metallica -a tratti- mischiato a un prog/heavy che non annoia per niente, e lievi riferimenti fear factoryani di industrial senza esagerare del tastierista. Tracce come Honor thy father, In the name of god...spazzano via tutto, ma tutto l'album rimane su alti livelli dall'inizio alla fine, ottime tracce molto ispirate e godibili. Bravi. Voto almeno 82 |
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Quoto: " la maggior parte dei riff di questo album ricorda smaccatamente i metallica" Andrea leggere sta frase mi ha fatto sentire male. Ovviamente affermazione non vera. |
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Andrea, ho capito male ma anche il 1°dei DT non lo ascolti mai?? Ma..saran gusti, opinioni , ma il primo è a mio avviso uno dei migliori, pur con tutti gli "peccati" di giovinezza del x+caso! |
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Non voglio dilungarmi, vero che i suoni sono chiaramente thrash ed i Metallica il punto di referimento,ma vogliamo perdonare ad un gruppo imitato da una miriade di band la libertà di attingere altrove senza linciarli ? |
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purtroppo la maggior parte dei riff di questo album ricorda smaccatamente i metallica, e questo a mio avviso è un punto debole preciso e irrimediabile, almeno per i miei gusti, e non certo per antipatia verso i metallica. come dice Mulo, emozioni quasi zero. freddezza a mille. Troppo tecnico, troppo cerebrale. Il lato peggiore dei DT. Parere personale. Unico album della loro discografia che non ascolto mai, a parte il primo. |
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Più il tempo passa più fatico a capire come la gente possa odiare questo disco. 7 tracce assolutamente memorabili, una violenza inoltre mai vista prima in un disco della band. |
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Tutto ciò che scrivo è soggettivo.Esercizio di stile che non lascia nulla,emozioni 0,vìassoli di petrucci che sembrano il sound dei videogiochi anni '80 da tanto che va veloce,feeling 0.Non mi ha lasciato nulla.Images and words,Awake e Scenes from a memory mi erano (e mi piaciono tutt'ora)piaciuti parecchio. |
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Lavoro spettacolare con un sound fantadtico petrucci e portnoy autentiche macchine da guerra.70 e veramente troppo basso x un disco che e da 95!!! |
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Dissento completamente dal recensore, questo è un album DT al 100 %, tutti bei pezzi As i am dura ma di spessore, The dying soul un gran bel pezzo che rimane in testa e diventato velocemente un classico del gruppo Stream of.. ed In the name of God particolarmente belli e ispirati, per me il voto è 86, piu' che onesto penso. |
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Tutti lo odiano, io lo adoro. Il mio preferito è Awake dei DT, ma questo ed I&W seguono a ruota. |
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ENDELESS SCRIFICE è COPIATA DA GIVE IN TO ME DI MICHAEL JACKSON, MA COME CAZZO SI FA |
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Ottima recensione. Se non fosse per As I Am e alcune svolazzate di Petrucci fini a se stesse sarebbe uno dei migliori dischi della band...ma 70 mi sembra un voto un po' bassino per un album che solo per le ultime due tracce meriterebbe un 80 pieno. |
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La prima, la seconda e la settima traccia, a mio parere rappresentano l'olimpo di questo album che impressiona per la sua capacità di sorprendere in pieno l'ascoltatore mantenendo inconfondibile il suo marchio. Un lavoro grezzo, potente, suonato alla grandissima che ti sconvolge all'inizio ma ti entusiasma col tempo. Credo che con questo disco i nostri ci abbiano regalato un pezzo di storia della musica prog metal che rimarrà indelebile nella nostra memoria. Il mio voto va dai 90 in su, ovviamente. |
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Album molto sottovalutato. Trovo che la svolta dei Dream verso un metal più duro sia del tutto maturo. Li amo per la loro voglia di sperimentare. Al recensore: Sei del tutto convinto di quello che dici sulla voce di Labrie? Guardati Live at Budokan, La Brie ė nel pieno del suo splendore! |
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Quando si dice "prenderla con filosofia" |
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MA COME SI FA A DARE 70A QUESTO CAPOLAVORO IMMENSO, LA SOLA IN THE NAME OF GOD FA VIBRARE I PILASTRI DELL'UNIVERSO, E 77 A QUELL'ABOVINEMOLE ABORTO DELL'ULTIMA IMMENSA BESTEMMIA...DAI SIETE INSULSI MANNAGGIA I SACRAMENTI NON SI PUÒ VEDERE! |
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rimango molto attaccato a questo album , il lato duro dei dream, dico solo che se i metallica avessero fatto un album di questa potenza e bellezza avrebbero venduto milioni di copie ..... |
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A prescindere che questo disco sia buono o meno, dal 2000 in aventi è arrivata la generazione che sui forum parla molto e i dischi li ha ascoltati poco  |
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Album con la piu bella copertina dell'intera discografia |
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L'ultimo album decente dei DT. Decente, non di più. Molto buona Endless Sacrifice e ottima Stream of Consciousness. As I Am semplicemente orripilante (sceglierla come opener...ma come si fa???). Il resto porta il marchio del Non Necessario. Voto del recensore giusto, per certi versi anche generoso. Voto dei lettori inspiegabile, per non parlare dei commenti festosi qui sotto. Al limite dell'irritante. |
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Devo ammetterlo. I tanto vituperati album degli anni 2000 a me piacciono tanto. Soprattutto mi piacciono per come canta La Brie che non è mai stato il mio cantante favorito. Anzi. Quando partiva con il falsetto/acuto e non smetteva più alla fine mi disturbava e basta (chi ha parlato di Awake?). Giocando, poi, con le similitudini In the name of God mi ha fatto pensare ai Tool che jammano con i Rainbow: esaltante! voto 80 |
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Sono di parte con i Dream Theater, li consiglio a tutti e non li consiglio a nessuno perché c'è un sacco di gente a cui non piacciono e soprattutto a cui stanno sulle palle Sentiti Endless Sacrifice per esempio e fammi sapere. Evviva! |
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Questo insieme a Wen Dream and Day Unite e a Folling to Infinity mi manca all'appello, prima o poi me lo procuro @Steelminded ne vale la pena l'acquisto, e' un bel disco? Melo consigli?, di solito mi fido di te, vedremo. |
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Lo riascoltavo proprio ieri e devo dire che è proprio un album superiore come tutti quelli dei DT. Materia musicale divina dalla prima all'ultima nota. Chapeau. |
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nonostante sia il disco più "chitarroso" dei dt rispetto (all'orribile) systematic chaos questo è fatto di tutt'altra pasta.rudess fece poco per tot okay ma non importa ciò che conta è il livello (altissimo) dei pezzi. Honor thy father è un po sotto per il resto è da urlo. voto recensione buttato li come dimostra il voto lettori forse (troppo) alto io mi fermo a 88 ,70 è na barzelletta per questo disco qui. |
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The greatest band alive, pochi cazzi. Struzzo, Fao bene a ricordare live at budokan, un video "fantastico" - ed uso un understatement - che fa semplicemente accapponare la pelle. Evviva! |
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Era il lontano 2004, un amico venne a casa e mi fece vedere il concerto "live at budokan". Conoscevo i DT ma non gli avevo mai approfonditi e, ad esser sincero, mi feci parecchio influenzare dai detrattori che parlavano di esercizi di tecnica e nulla più. Mi addormentai al terzo brano, ero piuttosto stanco quella sera e, dopo aver invitato il mio amico ad andar via, gli chiesi di lasciarmi il dvd per un paio di giorni. Il giorno dopo avevo scuola ma mi alzai presto, più presto del solito per cercare di continuare l'ascolto. Il risultato? Il quarto brano era "hollow years", uno dei brani live più riusciti del gruppo americano. Entrai alla seconda ora. TOT è l'album presentato in quel live memorabile. Brani pazzeschi, testi profondi, chitarra brutale, basso strappacuore e batteria matura, la più bella di Portnoy. Rudess in gran forma, come sempre. TOT è il più riuscito album Metal degli ultimi anni e ci fa vedere i DT dal loro lato oscuro. Voto 95. |
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Felice di essere messo cosi male allora.... |
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@MdMatte81, senza offesa, ma sei messo male per dire ch'è uno dei migliori. Endless Sacrifice l'abbiamo sentita tutti così come In the name of god che sono le uniche due canzoni che valgono l'album per il resto è il trionfo della pochezza delle canzoni e della noia che le pervade. La sola inziale As I Am mette in guardia l'ascoltatore, una canzone così pallosa e prevedibile con riff trito e ritrito che sa di già sentito. Il 70 datogli è già una grazia, l'album non se lo merita. Non è uno schifo assoluto (però...) nemmeno decente o discreto, TOT è appena sufficiente, per me è un 60/100. Di peggio riusciranno a fare solo con il caotico Sistematic Chaos, e l'inconcludente e ultra cervellotico auto referziale A Dramatic Turn Of Events. |
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Raga per me questo è uno dei migliori dei Dream, mi piace ma davvero ma davvero un casino! 70 ad un album del genere??? Un po' piu di coraggio dai nel valutare qualcosa di diverso e geniale! Ma l 'avete sentita endless sacrifice?? da rimanere a bocca aperta!!! WOW |
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Con i dream theater ce n'è molto di coraggio di solito... |
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Per dare 70 a quest'album, ce ne vuole di coraggio... |
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Stephen King è stato da sempre sopravvalutato. |
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mi è sempre piaciuto . il fotografo ha collaborato con Stephen King. |
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@Cynic: impressionante... brrrrr...  |
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Riascoltato dopo tanto tempo oggi in macchina 2 volte e...beh, devo dire che è proprio un grande album. Alzo la mia votazione precedente a 85, il migliore post Metropolis insieme a Systematic chaos |
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proprio vero è il loro disco più oscuro e pesante... sarà per questo che -da buon thrasher- personalmente lo apprezzo davvero molto, così come SDOIT del resto. As I Am ha una gran bella botta ma tutto il disco merita a mio parere, certo per essere un album dei DT è strano forte, ma anche qui sta il suo fascino |
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Album carino che se fosse stato un caso a se sarebbe stato valutato in modo completamente differente, peccato perche da qua in poi la il coraggiao sia mancato sempre di piu.. |
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@ Awake '' esatto '' As I Am, adrenalina pura!!!!!! |
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As I am contiene uno degli assoli più incredibili del buon Petrucci... |
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per me un buonissimo album. migliorabili l'ultima e Honor thy father ma per il resto lo ascolto sempre volentieri. a me la svolta "cattiva" non dispiace. voto: 88 |
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Labrie stona nell'ultimo pezzo. Vendo il cd a 5 euro |
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Album che mi piace tantissimo e non mi annoia mai durante l'ascolto. Voto 99. Il migliore dell'era post Metropolis, assieme a Systematic Chaos. Bello bello bello! |
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Proprio poco più di dieci anni fa, alla sua uscita, quando ero ancora nel mondo delle fiabe, quest'album mi introdusse nel mondo dei Dream Theater. A tempo mi lascio sconvolto per la sua pesantezza e le sue atmosfere. Ci penso ancora oggi e, parlando con la presa di consapevolezza e con maturità, lo ritengo uno degli album più particolari dei Dream Theater. Non sarà il più riuscito ? Fuori discussioni se messo a paragone con Images and Words o Metropolis 2. Tuttavia in questo disco a mio avviso subentra un discorso di stile e direzione musicale, argomento che ho trattato abbondantemente sulla mia recenione dell'ultimo degli Opeth, Pale Communion. Personalmente, proprio per le atmosfere così pesanti e cupe, ritengo TOT uno dei miei dischi preferiti dei DT. Sì, son sempre andato controcorrente, un po come un salmone This Dying Soul non ha niente da invidiare ai grandi capolavori del gruppo, attestandosi serenamente al loro pari. Qualcuno, non mi ricordo chi, lo definì "il disco del massacro" sia da un punto di vista di spaccatura fra i fan e dal punto di vista del sound, che trovo estremamente ben riuscito. Complimenti al collega "Ad Astra" per aver recensito un disco così controverso e difficile, con una prospettiva di accusa e difesa non facile da realizzare. |
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TOT è a mio giudizio un album che inserisco nella media della loro discografia. Il tipico album senza infamia e senza lode, gradevole da ascoltare, ma non tra i miei preferito. Detto questo, voglio far notare che i DT è in assoluto un o delle mie band preferite, ciò sta a significare che un album dei DT che inserisco nella media per me è un grande album nel panorama generale e che ascolto a più battute, anche se loro avevano fatto e faranno album migliori sia in precedenza che in futuro. Il fatto che sia un album, si prog metal, ma con sonorità tipicamente Thrash, risalta il fatto che loro a ogni album sanno dare sempre una personalità diversa rispetto a tutti gli altri è questa la trovo una grande dote. Endless Sacrifice il capolavoro del platter, una delle loro opere più riuscite, Stream of Counciness una delle loro strumentali più riuscite, l'assolo di As I Am potrà anche risultare freddo ma è davvero di pregevole fattura. |
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concordo pienamente con il recensore sul fatto che non sia uno dei più riusciti della carriera del teatro del sogno, per cui voto: 90. |
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Per me uno degli album più belli post awake. Più metal rispetto al solito...un 85 ci sta tutto |
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A me non dispiace per niente, anch'io starei sul 70/75, le canzoni tranne alcune parti prolisse (e gli assoli a volte sbrodolanti di Petrucci, come sottolineava qualcuno) sono buone...io poi salirei di almeno 10 punti se al posto della mezza checca spompata urlante che sta dietro al microfono ci fosse un cantante con le palle, ma questi son gusti |
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10
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Un album più shred che prog questo. Non che negli album precedenti mancassero assoli ed unisoni velocissimi ma in questo disco emergono su tutto. Il 70, cioè la sufficienza più che abbondante, è il voto giusto per questa release. |
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9
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In confronto ad altri album ben più pensati e lavorati, "Train Of Tought" perde in partenza al loro confronto. Prendendolo com'è, però, è una sperimentazione coraggiosa che fa vedere i DT in una veste più orientata verso il thrash, che a me non dispiace affatto. Un grosso difetto è l'eccessivo minutaggio di due canzoni: "This Dying Soul" e "In The Name Of God", che prolungano il discorso musicale fino a farlo diventare tedioso, e aggiungo un riferimento troppo marcato verso i Metallica. Bellissimi gli episodi "As I Am" (con un testo che mi ha sempre coinvolto molto) e "Endless Sacrifice" con la sua parte strumentale da sturbo. Buonissime "Honor Thy Father" e la strumentale. Non sono i migliori DT, ma l'album è ben lungi dall'essere cattivo. |
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8
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voto secondo me ingiusto, ci poteva stare anche un 75 per dire, in questo album trovo una canzone riuscita, due capolavori, una fuffa e tre canzoni accettabili si puo' dire, la canzone riuscita è In the Name of God secondo me è una bella battaglia tra i quattro membri (escluso LaBrie) in cui in punto si puo' sentire come l'album è giusto che utilizza la parola pesante, poi ci troviamo con i capolavori This Dying Soul (una tra le migliori del Twelve Step Saga dopo The Glass Prison) dove vediamo tre parti totalmente diverse tra di loro dove una è meglio dell'altra e infine Endless Sacrifice da un incedere tra il Jazz e Metal per poi scoppiare in un finale esaltante, la fuffa invece è As I Am, liricamente puo' essere bella, ma alla fine se non sai utilizzare bene i generi, provi e ci riprovi, non verrà niente di buono e in qua sono d'accordo con Ad Astra, infine le tre canzoni che possono essere accettabili sono Vacant che è un incedere funereo per così dire che segue Stream of Consciousness una barocca strumentale che sinceramente le strumentali sono tra le canzoni più belle in ambito Power/Thrash/Prog e Melodic metal e infine Honor Try Father, bella canzone che devo riprendere ad ascoltare. L'Album non è male alla fine, però c'erano molte cose da cambiare però dai essendo patito dei Dream Theater sia la recensione che l'album mi piacciono anche se avrei dato 5 punti in più... 75 |
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7
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Gli albums pubblicati dopo il 2000 mettono in evidenza i difetti e i limiti di questa band, ne evidenziano o per meglio dire ne sanciscono la crisi artistica ma dimostrano nel contempo quanto possano essere importanti ed influenti i brand musicali. |
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6
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copertina bellissima, anche l'album è bellissimo altro che!!!!!!!!!!!!!!!!! voto 99/100. |
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5
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Uno dei miei preferiti dei DT! 90 |
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4
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Io lo ritengo un grandissimo album. |
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3
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Secondo me il principale, e forse unico, punto debole dell'album sono gli assoli di petrucci, che spesso appaiono come semplici vomitate di scale cromatiche a 200 bpm, per il resto lo reputo un grande album |
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1
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Bello l'impianto della recensione, una sorta di recensione multipla in cui i 2 recensori sono noti a priori essere in disaccorso. Sul voto concordo totalmente, album tra i meno riusciti dei DT. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. As I Am 2. This Dying Soul 3. Endless Sacrifice 4. Honor Thy Father 5. Vacant 6. Stream of Consciousness 7. In the Name of God
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Line Up
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James La Brie (Voce) John Petrucci (Chitarra) John Myung (Basso) Jordan Rudess (Tastiere) Mike Portnoy (Batteria)
Musicisti Ospiti Eugene Friesen (Violoncello su traccia 5)
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