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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 10622 letture )
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E’ bello accorgersi che grandi band possono nascere anche in luoghi sperduti, lontani dai clichè e le assuefazioni che contraddistinguono spesso i nuovi nati nelle tradizionali città europee ed americane.
E’ il caso dei faroesi Tyr, fautori di un sorprendente incrocio tra l’epic heavy metal in stile Manowar ed il doom melodico in stile Candlemass (degli ultimi anni), il tutto impreziosito da gustosissimi apporti folk. Avevo già avuto il piacere di ascoltare il nuovo album della band, Eric The Red, ben 3 anni fa, al momento della prima uscita, e non posso che essere felice di questa nuova ristampa portata alla luce grazie al buon gusto della Napalm Records, con l'aggiunta di due bonus track. Interessante notare che, nonostante il triennio di stagionatura, il disco non abbia perso per nulla il proprio smalto. Dal punto di vista della qualità delle composizioni, questo CD resta un indubbio esempio di metal originale e divertente. Dal punto di vista della produzione, vanta un mastering cristallino e moderno, che farcisce un mixing assolutamente perfetto (anche se forse un po’ asettico). Non troverete comunque cavalcate speed nel corso dell’ascolto, ma soltanto colate di acciaio fuso imbastite su mid tempo granitici e che strizzano l’occhio al progressive d’annata, assieme a refrain potentissimi affidati a cori maschili vichinghi fino al midollo.
Ascoltatevi ad esempio Dreams per capire cosa intendo: un pezzo imponente e melodico anche senza ricorrere alla velocità esagerata, la quale spesso viene utilizzata dalle band per nascondere l’inutilità della forma canzone (Dragonforce docet). L’epicità si alterna spesso e volentieri alla spensieratezza, come dimostra The Wild Rover, un “pezzo da osteria” nel vero senso della parola (leggete il testo se non ci credete): i Tyr in una maniera o nell’altra sono capaci di farvi entrare nella loro atmosfera nordico-esotica con una facilità sorprendente, e dopo un paio di ascolti ne sarete rapiti. Da un punto di vista tecnico il disco si attesta su livelli piuttosto alti: le chitarre ricordano da vicino quelle di Ross The Boss, la batteria risulta perfetta nella sua essenzialità (merito anche di una registrazione ottima), la voce è ruvida ed imponente nella giusta dose, senza sbilanciarsi in inutili manifestazioni di protagonismo (ed i cori aiutano a rafforzare l’idea di una “musica d’insieme”, come fossero tutti vogatori su una stessa nave vichinga, in rotta verso una nuova guerra).
Non mi resta che aspettare nuove prove in studio in grado di bissare il successo di questo album: dopo 3 anni di attesa è giusto non solo raccogliere i frutti del proprio lavoro, ma anche rimboccarsi le maniche per proporre materiale fresco.
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14
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Ma scusate dove starebbe l'epic e il Viking?? Io ci sento folk e Doom e la cosa sinceramente non mi entusiasma molto, primo e unico album dei Tyr che acquisto |
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13
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Da non grande estimatore del genere devo dire che e' buono |
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12
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Disco eccezionale. Un blend riuscitissimo di doom, classic metal, folk e progressive. Suggestivo, sontuoso ed evocativo. Il punto più alto della loro carriera. Quello che è successo dopo Land resta inspiegabile (e non credo che le vendite abbiano corroborato la scelta del funny metal intrapreso). |
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11
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Dopo molto tempo ho riascoltato questo disco. La recensione non mi piace e mi sembra un po' ingenua. I Tyr hanno avuto il merito di fare dei lavori come questo Eric The Red non semplicemente inquadrabili come "Viking, punto". Armonicamente e strutturalmente i pezzi sono complessi e originali. Alcuni sono da orripilazione. I Tyr avevano personalità da vendere. Evidentemente (da The lay of Thrym in poi) hanno deciso di virare su strutture più semplici e più banali (su pressione della NB?) proponendo una sorta di pseudo-power che sicuramente rende la band più a portata di orecchio di tanti ascoltatori. Secondo me, la band non si è evoluta. Ci rimangono dei suoi otttimi dischi però. |
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10
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Un capolavoro universale del viking metal! |
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9
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Ross The Boss????????? Fumate pesante???? sia Heri Che Terji seduti sulla tazza del cesso hanno 157 volte la tecnica e la creatività di Ross The Boss....... Ross The Boss....questa mi mancava proprio..... |
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8
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Pienamente d'accordo con la recensione e la valutazione dell'amico Vichingo , questo è per me un vero capolavoro del genere viking. |
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7
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Giusto il voto della recensione. Eric the Red è uno dei più grandi capolavori del viking, la titletrack è stupenda ed incredibilmente evocativa. |
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6
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77 il voto utenti?? Eh vabbè dovrò farmene una ragione su Metallized ci sono i troll che votano zero così tanto per fare non riesco a spiegare in altri modi un voto così basso per questo capolavoro! Un 90 è il minimo  |
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5
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album spettacolare...all'epoca i tyr avavano un sound unico e una visione della musica che la stragrande maggioranza dei gruppi se la sognava... voto giustissimo! |
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4
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In realtà mi riferivo soltanto ad un disco dei Candlemass (è vero, non ne ho parlato con precisione), per il resto ti dò pienamente ragione |
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3
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i punti interrogativi erano rivolti a me.L' unico nome a cui riesco ad accostarli, senza scherzi, è Gianni Malatesta noto compositore ed armonizzatore per cori di montagna.Da profano,ritengo che il tuo orecchio sia sicuramente più sensibile del mio,ma di Candlemass non sento traccia.Ciao e buon lavoro. |
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2
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Tu a cosa li avresti accostati, usando qualche grosso nome? |
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1
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rispetto i gusti altrui,ma questo cd non mi riesce di ascoltarlo. candlemass?manowar? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Edge 2. Regin Smidur (Regin Blacksmith) 3. Dreams 4. The Wild Rover 5. Styrisvolurin (The Tiller) 6. Olavur Riddararos (Olaf Knightrose) 7. Rainbow Warrior 8. Ramund Hin Unge (The Young Raymond) 9. Alive 10. Eric The Red 11. God Of War (Bonus Track) 12. Hail To The Hammer (Bonus Track)
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Line Up
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Heri Joensen - Vocals & Guitar Terji Skibenæs - Guitar Gunnar H. Thomsen - Bass Kári Streymoy - Drums
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