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26/04/24
ELECTRIC VALLEY RECORDS FEST
BLOOM, VIA EUGENIO CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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07/11/2015
( 5977 letture )
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Eccolo qua, alla fine è arrivato: certo, magari ci si poteva ragionevolmente aspettare che questa cosa accadesse un po' più in là nel tempo, ma tutto sommato quattro album di altissimo livello sono una buonissima attenuante per quello che è da considerarsi a tutti gli effetti il primo vero passo falso dei Van Halen. Eh già, perché Diver Down giunge proprio nel periodo in cui la band è sulla bocca di tutti, appare sulle copertine di ogni rivista specializzata, riempie stadi e arene con i suoi infuocati live (nella foto sul retro del disco i Nostri salutano una folla oceanica dopo aver aperto per gli Stones e scusate se è poco), Eddie è -giustamente- considerato come uno dei più grandi chitarristi esistenti (tra l'altro suonerà l'assolo in Beat It dell'allora lanciatissimo Michael Jackson, a riprova della sua popolarità) e David Lee Roth fra i migliori frontman dell'intera scena rock. Insomma il gruppo è all'apice del successo, e allora perché? Perché dare alle stampe un disco svogliato, povero di idee e che non contiene picchi particolarmente elevati durante la sua mezzora abbondante di durata? È presto detto: perché questo album è stato voluto principalmente dalla label, oltre che per cavalcare l'onda dei capolavori precedenti e quindi battere il ferro finché era caldo, anche per dar seguito all'enorme successo di (Oh) Pretty Woman, che il gruppo aveva fatto uscire a inizio 1982 giusto per dare un singolo pronto al mercato discografico e mantenere alta l'attenzione su di sé. Il produttore Ted Templeman e la Warner insistettero per ottenere altre hit da classifica come questa prendendo la band in contropiede, e i risulati si vedono (o meglio si sentono): dodici pezzi, di cui la bellezza di cinque sono cover, tre brevi strumentali -Cathedral, Little Guitars (Intro) e Intruder- e quattro canzoni che non rientrano di certo tra i greatest hits della band; intendiamoci, il platter non è una sciagura trasferita su vinile, la tecnica e le capacità ci sono tutte, ma sono messe al servizio di idee deficitarie che, appunto, devono attingere altrove. Premetto, a scanso di equivoci, che io per primo sono un amante dei rifacimenti di brani altrui ma tendenzialmente li apprezzo in una compilation (e possibilmente mista), cinque cover di altrettante song sulla nuova uscita di un gruppo sono un po' troppe in effetti, per quanto anche ben riuscite (discorso a parte per Happy Trails, la quale non è altro che la sigla di un vecchio programma -The Roy Rogers Show- cantata a cappella, più un divertissement o uno scherzo che altro). Insomma se manca l'ispirazione, se una band che non ha ancora avuto il tempo di recuperare da tour estenuanti viene messa sotto pressione, se i "poteri forti" ti obbligano a fare un intero disco a supporto di un pezzo che ha ottenuto un successo per certi versi inaspettato -e di farlo in brevissimo tempo per giunta- ecco che si va incontro a un risultato che, se non può essere definito catastrofico -perché non è questo il caso- sicuramente non ha prodotto una perla nella discografia del gruppo. Eppure il full length in questione, anche in virtù di una certa svolta verso sonorità maggiormente orientate sul pop, vendette piuttosto bene, ma non è questo il punto: qui si discute il fatto che dopo una serie di dischi che vanno dall'ottimo al fenomenale il quartetto di Pasadena -pur con tutte le scusanti del caso appena illustrate- dà alla luce un lavoro che lascia l'amaro in bocca a chi era stato abituato evidentemente troppo bene fino a quel momento. Se quindi Diver Down non è affatto un disastro, in quanto ben suonato e altrettanto ben prodotto, non si può tacere sul fatto che a latitare tra questi solchi sia l'estro dei musicisti stessi, i quali per dare il contentino ai propri capi si limitano ad eseguire gli ordini senza mettere passione né anima nella loro prestazione.
Se è vero che l'abito non fa il monaco, va però detto che l'essenziale artwork di Diver Down non è un granché; la copertina raffigura una bandiera segna sub, un'indicazione utilizzata in ambito nautico il cui scopo è avvisare le imbarcazioni della presenza di un subacqueo in modo che queste si tengano a distanza di sicurezza: insomma si poteva fare di meglio anche a livello grafico, oltre che musicale. Come già accennato le cover non sono male, il tocco di Eddie dà ulteriore carica a un pezzo già buono come Where Have All the Good Times Gone! dei rivoluzionari Kinks e pure Dancing in the Street -risalente ai mitici sixties- si giova assai dell'apporto del chitarrista nonché della dinamica prestazione alle pelli del fratello Alex; a completare il quadretto famigliare va segnalata la presenza del padre, Jan Van Halen, che si concede un importante cameo su Big Bad Bill (Is Sweet William Now). Il fatto però che proprio le cover siano i pezzi che spiccano maggiormente in questo LP (alcune ai tempi trasmesse frequentemente in radio a differenza degli originali) non depone certo a favore delle -poche- rimanenti tracce, e forse affermare che un pezzo come Secrets possa essere considerato quasi alla stregua di un filler non è una bestemmia. D'accordo, pure agli esordi i Van Halen avevano piazzato composizioni altrui nella tracklist dei loro dischi, ma qui si esagera e se prima a un'ottima reinterpretazione di You Really Got Me si affiancava una Ain't Talkin' 'Bout Love, in Diver Down di capolavori simili non c'è nemmeno l'ombra. Piccola curiosità sul video di (Oh) Pretty Woman, uno dei primi ad essere banditi da MTV: una volta finito di girare, i Nostri si accorgono che la sua durata è maggiore di quella della canzone stessa, per cui non volendo tagliare troppo alcune scene, Roth decide di aggiungere un'intro, ed ecco spiegata la nascita di Intruder. L'esplosiva Hang 'Em High presenta riff e drumming trascinanti ma poco più, e non è comunque un inedito in senso stretto: infatti faceva parte -con il titolo Last Night e testi differenti- dei demo risalenti al 1977 così come Cathedral aveva già fatto la sua comparsa poco tempo prima di questa uscita ufficiale. Per quanto riguarda Little Guitars (Intro) è innegabile che abbia molti punti in comune con Spanish Fly senza però raggiungerne le vette, e la successiva canzone omonima, seppur abbastanza piacevole grazie ai riff di Eddie, non riesce comunque a incantare; molto meglio la blueseggiante The Full Bug in cui Dave, come sempre in questo genere di song, pare trovarsi maggiormente a proprio agio cimentandosi anche con l'armonica.
La stessa band non sembra apprezzare troppo il disco (Alex ha addirittura dichiarato di non considerare Diver Down un vero album dei Van Halen prendendosela in particolare con Dancing in the Street, un pezzo che mai avrebbe pensato di suonare) e nonostante l'esecuzione ineccepibile dei brani si percepisce che manca qualcosa a livello di unità d'intenti: probabilmente in questa release Diamond Dave era il più convinto della band (sua l'idea di lanciare una hit coverizzando appunto Martha and the Vandellas, proposta a cui Eddie inizialmente si oppose controbattendo la maggior validità di (Oh) Pretty Woman) e magari anche questo fatto contribuì a peggiorare ulteriormente i rapporti tra il singer e i suoi tre compagni d'avventura che sfoceranno poi con la separazione nel 1985. Troppo molle, infarcito di brani scritti da altri artisti, a tratti svogliato: nessuno discute la tecnica dei musicisti, ci mancherebbe altro, bensì l'approccio e la genesi stessa dell'album, costruito a tavolino senza un vero filo conduttore. Forse le logiche di mercato avrebbero dovuto fermarsi al semplice singolo del brano di Roy Orbison; i Van Halen sanno fare molto meglio di così, come dimostrerà di lì a breve MCMLXXXIV, il ritorno degli statunitensi ai livelli che gli competono.
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l\'insufficienza a questo album non si può vedere. Non l\'album più ispirato loro degli anni 80, ma per me un 75 per eclettismo dello stile delle canzoni se lo prende..e comunque in quel momento era una band all\'apice |
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Album atipico se consideriamo il precedente Fw e il successivo 1984 ma si respira VH 100% solo con meno \"energia\" e più voglia di relax . Mi piace perché le cover sono divertenti e scanzonate, e questo deve essere l\'approccio di ascolto infatti diciamolo nessuno era preparato ad un album del genere ! Quasi un esperimento o forse un lavoro fatto di fretta per impegni contrattuali, che condizionera\' il tour 82/83 incluso Us festival con un set di canzoni non al top come energia pura.
La band non è mai stata metal ma un certo rock n roll di facile ascolto perfetto per un party o le lunghe distanze al volante di una Mustang.
Questo album lo preferisco perché cmq è originale VH e anche le cover diventano nuove canzoni ...
Specie dopo l\'arrivo di Hagar e la nuova direzione presa, più pop con occhio alle charts. |
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Ah,dimenticsvo:voto 80 ,a causa di Dancing in the streets e dell’intro che sembra durare 187 minuti di (Oh)Pretty Woman ,sicuramente eccessivo;togliete questi due semi orpelli,prendete le varie Where have all the good Times gone?,Hang’em high,Cathedral,Secrets(due gemme,avete memoria pari a zero),Little guitari(altro trip),The full bug….RI ascoltatevi questo ottimo disco,e i 57 lasciateli ad altri lavori,e motivando in modo serio. |
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Voto 57 a Diver Down è come essere convinti che Ghigo Renzulli suoni in studio negli album di Steve Vai.”Molle”….”Svogliato”….a volte capita proprio di toppare tutto. |
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con Eddie alle chitarre anche pezzi mediocri si trasformano ...certamente qualche cover in più\'...ma per me questo lavoro almeno è da 65/70 |
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Vi ricordo che in quel periodo stavano partendo per un nuovo tour (molto più remunerativo) quando vennero richiamati dalla casa discografica nel rispetto del contratto discografico per la pubblicazione di un nuovo album loro indispettiti ne fecero uno appunto di cover. Personalmente lo comprai all'epoca e mi piacque come oggi. Voto 75 |
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...voto bassino....e' un disco comunque di piacevole ascolto....certo tante cover.....ma non male..... |
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Bisognava battere il ferro finché era caldo, materiale nuovo pronto probabilmente non ce ne era, sicché il “nuovo album dei Van Halen” finisce per essere un pot-pourri di episodi eterogenei tra loro, magari troppo. Provo a prenderlo alla leggera, senza pretendere, una sorta di “interludio” nella discografia: ho 5 cover (una usata praticamente come outro), alcune evitabili (mai sopportata Pretty Woman), altre venute meglio; 4 pezzi non nuovi ma mai pubblicati di livello medio-alto (per me almeno Little Guitars e Secrets meritano eccome) e poi 3 brevi riempitivi per arrivare all’usuale mezz’oretta. È un po’ un’altalena, qualsiasi altro loro album (a parte VH3) è ovviamente superiore, ma in questa mezz’oretta riescono ancora a farmi divertire. Un 75 glielo do. |
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gran disco! un'altra sfaccettatura dell universo Van Halen.. Altroché 57... Io voto 82 |
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ma il disco in realta' e' quello che riuscira' compiutamente con 1984, e' il tentativo pop metal dei Giganti chw poi ando' a segno, cantante di merda????? Mic The gustibus, ma....insomma, dimmi qual'e', o quali sono i tuoi cantanti preferiti. Se senti le tonalita' di The diamond, vedrai che non e' molto lontano a The voice F. Sinatra. Solo che uno e' piano bar, l'altro e' un piano rock. ma simili |
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Concordo con la recensione. Un album che personalmente non ho mai compreso, e che ho fatto fatica ad ascoltare. |
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La voce di merda ? Ultimamente c'è un fiorire di fenomeni. |
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Nonostante la voce di merda di Roth (a di' a me non è mai piaciuta) un 65 lo merita |
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Forse un po troppe cover ma nel complesso un ottimo disco eseguito e cantato perfettamenre. |
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L'ho sempre accuratamente evitato a causa del fatto che, volendo approfondire la discografia, lessi che questo era proprio l'unico disco, appunto, da evitare. Non ce l'ho fatta e, finalmente, l'ho comprato. Mi è parso veramente scarso. Nemmeno il genio di Ray Davies è in grado di salvare l'album. Sufficienza stiracchiata |
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Beh...che i Kinks siano stati fondamentali per l'hard-rock è indubbio (non a caso "You Really Got Me" è considerato il primo brano hard-rock della storia)...comunque grande gruppo, tristemente ignorato in Italia... |
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@ Voivod : ah ah e tra l'altro gli stessi inglesi su Kinda Kinks hanno coverizzato Dancing in the Street! chissà i VH forse hanno attinto proprio da lì a ripensarci |
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Quando da adolescente comprai quest'album mi piacque abbastanza...poi ascoltando "1984", l'omonimo o "F.U.C.K."...beh...non c'è paragone! E poi troppe cover! Anche se chi coverizza i Kinks è sempre da incensare... |
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Assolutamente d accordo con chi reputa i VH band straordinaria e che non ha nai fatto un disco brutto.... per me diver down è un album ottimo con dei pezzi molto variegati.... le votazioni lasciano il tempo che trovano. 4 mostri al servizio del Rock ! Balance ? Gran platter ! Ma anche Fuck , ou 812 , il live RH RN , 5150 .... ma pure a different kind of thrue e ancora il live uscito pochi mesi fa , Tokyo Dome live ..... ehhhhhh insomma so' da pauraaaaaaaaaaaaaaa ! Edward is King ! |
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@ roberto: comunque 57 alla fine equivale a un 6 - - mica una schifezza totale, dai io non avendo il libro mi sono documentato tramite altre vie ah ah. oggi per curiosità giravo sul web e ho trovato la recensione di Rolling Stone dell'epoca che lo bocciava piuttosto nettamente (non che la cosa abbia chissà quale significato ma il mio pensiero è spiegato abbastanza largamente nella rece). poi sì è abbastanza vario in quel senso ma nemmeno l'unico della band ad avere tante sfaccettature e stili al suo interno |
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p.s. riguardo il fatto che non apprezzino questo disco, nemmeno i Motley apprezzano Theatre of pain o i Giant il loro Time to burn (i primi due nomi che mi sono venuti in mente), eppure non sono così dei cessi di dischi suvvia |
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@Matocc: le notizie sulla copertina le avevo trovate nella loro biografia tradotta in italiano dalla Tsunami. Riguardo la varietà intendo che al di là di cover o non cover i pezzi sono molto eterogenei a livello di stile. Trovi Cathedral che sembra un "organo di un a chiesa cattolica" a detta di Eddie VH, Big Bad Bill con tanto di clarinetto suonato dal padre dei VH, Happy trails in puro stile barbershop quartet, il rifacimento "acido" di Dancing in the street, poimolto bello lo shuffle di The full bug, molto solari e spensierate Little Guitars e Secrets. Where have all the good times gone e Hang em high pezzi a livello molto buono, Pretty woman ottimo rifacimento. Per me 70/75. Se mettete 69 a Yeah dei Def leppard, album di sole cover abbastanza noioso e decisamente inutile, non capisco perchè bocciare un disco con 5 cover di una band ha sfornato un disco eccellente all'anno in quel periodo. Magari averne oggi di Diver down! |
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x P2K! guarda secondo me quello da te citato cioè ''van halen lll c'è lo in cd & mc originale'' è un quasi capolavoro per me prende un 8,5/10. x aquarius27 ''balance'' grandissimo disco altro che, ripeto per l'ennesima volta e spero ultima che i VAN HALEN un disco brutto non lo hanno mai fatto si parte come voto da un minimo che va da 8,5 in su. VAN HALEN band immensa grazie Eddie di esistere!!!! |
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dei lavori storici con Dave è quello che apprezzo meno nonostante per assurdo ci sia uno dei miei pezzi preferiti e cioè quella pretty woman che fece faville a sanremo. Ovviamente la caratura della band all'epoca era a livelli a siderali, quindi qui siamo comunque nell'eccellenza, ma il voto finale per me è un 75, usando come metro di giudizio i tre cento (99) che do rispettivamente a vh1, fair warning e 1984 |
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Insomma, il fatto che abbia molte cover e canzoni dalle melodie zuccherose ve lo fa bocciare. Paragoniamolo ad un qualsiasi album hard rock degli anni 80. Cosa abbiamo? Un album molto vario, con canzoncine leggere suonate da paura (Eddie fa numeri ovunque su questo album), Dave canta alla grande, la batteria ha un suono e un groove che oggi ce lo sognamo... 57 non mi pare il caso di darlo, poi ognuno si fa le sue considerazioni per carità. |
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Recensione giustissima. Io gli avrei dato anche meno. |
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@ roberto: guarda, le dichiarazioni su Wikipedia riguardo il significato della copertina le avevo lette pure io ma non mi sembrava il caso di aggiungerle... album più vario non mi sembra, di sicuro è composto per metà di cover per il fatto che è stato imposto alla band dalla casa discografica, e il fatto che i vh stessi non lo apprezzano vorrà pur dire qualcosa |
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Approvo ogni sillaba scritta dal recensore. Disco minore, irritante per la presenza massiccia di cover, e altre tracce puzzano di ripescaggi. Ora non si discute l'importanza storica dei Van Halen, soprattutto Eddie, ma se uno cicca, cicca!!! E' inutile stare li a fare i fan sfegatati, piuttosto ammettere che un passo falso fu fatto. E poi sarà il primo, ma non l'ultimo (leggasi "III") |
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la non sufficienza a questo platter non sta nel cielo nè in terra. Non si può vedere. Si tratta dell'album più vario dei Van Halen, in cui c'è pure il padre dei fratelli Van halen che suona con loro in Big Bad Bill. I pezzi sono molto eterogenei e non ce n'è uno brutto (!!!). Poi vorrei vedere quale altra band ha sfornato un disco all'anno (78/79/80/81/82) senza fallire un colpo. Il vero significato dell'artwork è di andare più a fondo, di guardare oltre le apperenze..e il recensore non ha azzeccato nemmeno questa. E invece 93 a Women and children first è indubbiamente esagerato. Sul discorso dei "non inediti in senso stretto" che leggo qui nella recensione, la maggior parte dei brani dei Van Halen non è un inedito in senso stretto! Quindi io direi che il 57 è il voto alla recensione e anche meno |
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Aspetto la rece del sottovaluta Balance, quello si un signor album! |
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Diciamo che mi trovo d'accordo con ogni parola del recensore!! Il peggiore della band! |
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Per la cronaca io sono lo stesso che ha dato 93 a Woman and Children First giusto per dire quanto apprezzi questa grandissima band... semplicemente questo disco se confrontato ad altri dei vh mostra dei limiti. Che comunque non sia orribile in senso stretto l'ho scritto, basta leggere la rece ; -) |
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Be' ...... io sono di parte. Il voto non lo do e mi limito a dire che la grandezza di questa band e' seminale nella storia del hard rock e rock in generale........ 4 fenomeni che hanno scombussolato il ROCK ! Eddie , alex , mike e david long live Rocksssssssssssssssss ! |
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Ho iniziato ad ascoltare i Van Halen proprio con questo disco. Me lo regalò mio fratello nello stesso anno. I suoi amici venivano a casa mia per vedere come fosse possibile che un pischello di 9 anni ascoltasse "certa musica". Che bei ricordi. |
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3
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Io invece concordo con la recensione, per lo meno nei contenuti perché per quanto riguarda il voto...be non lo metto mai |
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band stupenda! Ho iniziato ad ascoltare musica con Van Halen e AC7DC... era il 1979 Certo che rispetto ai primi album è minore ma resta indiscutibilmente un disco da avere e ascoltare! Happy Trails a tutti! |
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57????????????? ma stiamo scherzando o cosa, ''diver down'' è bellissimo uno dei migliori dei VAN HALEN a parte che non hanno mai sbagliato un album. VAN HALEN dei veri geni tutta la loro discografia è perfetta, questo ''diver down'' stra-merita un 91/100 altro che chiacchiere del recensore. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Where Have All the Good Times Gone! 2. Hang 'Em High 3. Cathedral 4. Secrets 5. Intruder 6. (Oh) Pretty Woman 7. Dancing In The Street 8. Little Guitars (Intro) 9. Little Guitars 10. Big Bad Bill (Is Sweet William Now) 11. The Full Bug 12. Happy Trails
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Line Up
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David Lee Roth (Voce, Synth su traccia 5, Chitarra Acustica e Armonica su traccia 11) Eddie Van Halen (Chitarra, Synth, Cori) Michael Anthony (Basso, Cori) Alex Van Halen (Batteria)
Musicista Ospite Jan Van Halen (Clarinetto su traccia 10)
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RECENSIONI |
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