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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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( 9725 letture )
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I Van Halen licenziano il platinato singer David Lee Roth e Eddie, stringendo un patto di ferro con il fratello batterista Alex, ritrova la voglia e il gusto per portare avanti il discorso musicale. La sterzata ricca di tastiere, avvenuta con il precedente lavoro, ritrova nuovo afflato in questo capitolo fresco di pacca; i Van Halen diventano una sorta di aor/power keyboard rock oriented band. Per esclusiva volontà del loro stemma araldico, a nome Eddie Van Halen, supportato dalle vendite stratosferiche di 1984, si decide di proseguire sulla falsariga tracciata un biennio prima. La Warner cercò anche di distogliere la band dal continuare con il vecchio monicker, ma i tre rifiutarono la proposta e continuarono a produrre note sotto l’egida ormai conosciuta universalmente. Rimpiazzare il carismatico Diamond Dave si rivelò, da subito, impresa alquanto ostica. Dapprima il consiglio di guerra in seno al gruppo pensò ad assoldare qualche singer come rimpiazzo temporaneo, il posto venne offerto alla cantante Patty Smyth (lead singer della band Scandal e amica di Valerie Bertinelli, moglie di Eddie) la quale rifiutò, cosiccome fece Jimmy Barnes (Cold Chifel). Dopo tanti buchi nell’acqua, la leggenda tramanda la storia che il medium della sei corde Eddie incontrò il singer Sammy Hagar mentre stava mettendo a posto la sua Lamborghini, in verità venne scelto Sammy perché era un buon cantante, un altrettanto valido chitarrista e songwriter. Magari non adattissimo allo stile della band, ma diciamocela tutta, il nuovo lavoro doveva uscire, le ricerche del frontman erano ad un punto fermo e le pressioni giungevano da ogni angolo e si moltiplicavano. Detto questo, Sammy Hagar è certamente un personaggio rilevante e di gran valore: membro fondatore dei Montuose, band importante nel rock d’oltreatlantico, carriera solista con fama e notorietà, una potente voce particolare che lo aveva reso celebre in ambito rock lanciando la sua carriera solista, che continuò con discreto successo fino al 1985; eccellente la sua I Can’t Drive 55, con tematiche legate alla denuncia degli stilemi tipici della terra americana e di alcune regole arcaiche proprie di quella società.
Insomma un personaggio dal carattere forte, pronto a cantare in una band di personaggi, qualcuno anche molto egocentrico… non è vero Eddie? 5150 è il sesto album dei Van Halen, una cifra parecchio abusata, visto che si riferisce al 5150 Studio, sale di registrazione di proprietà di Edward Van Halen utilizzate per incidere numerosi album del gruppo, ma 5150 è pure la denominazione della chitarra custom Frankenstein striata che la Kramer, nel modello Pacer Special, mise a disposizione di Eddie negli anni ‘80 e con lo stesso nome il mago della sei corde firmò tutta una serie di ampli. Può bastare per intitolare un lavoro? Direi anche troppo... un titolo così sa di evoluzione del branding a mo’ di catena di montaggio. Accorpato Sammy in organico, il quartetto si mise immediatamente sotto torchio e dopo un periodo intenso di lavorazione, durato da novembre ‘85 a febbraio ‘86, ne uscì con i master ancora caldi tra le mani. Pubblicato il mese seguente, marzo ‘86, vede alla produzione ben tre entità: la band al completo, Mick Jones e Donn Landee. Si nota subito il “tradimento” del quinto Van Halen in pectore, quel Ted Templemann che aveva contribuito ad inventare il “sound à la Van Halen” e che in quel periodo preferì dedicarsi alla carriera solista di David Lee Roth improntata sul rock tosto e duro: tornerà diversi anni dopo per sedersi nuovamente dietro il mixer per F.U.C.K. (For Unlawful Carnal Knowledge). Copertina con culturista che regge un mondo segnato dal logo accorciato della band, invero un po’ stucchevole come scatto, poi è subito musica. Le ali dei Van Halen si aprono a dismisura e schiocca Good Enough, racchiusa anche nella colonna sonora dello spassosissimo Balle Spaziali di Mel Brooks. “Hallooo Baaabeee” innesca il bazooka, la chitarra garrisce e la voce compatta di Sammy va in sincrono con la batteria: si nota subito una six string meno spessa del solito, un po’ leggerina. Solo nuvoloso di mastro Ed, spoken ad intermezzare, urli, cori e finale da rock song vera. Mi piace. Gracchia il synth, Why Can't This Be Love irrompe con la sua carica commercial-rock e da subito affascina. Ottima la prova vocale, batteria che ogni tanto tracima, break chitarristici, solo semplice e quasi ritmico, un pezzo che sbarellerà le classifiche e che diverrà numero 1 negli States, confermando la bontà della scelta operata in termini di vendibilità dei propri prodotti. Get Up cancella le sofisticherie e indossa i panni di grande song tirata e durissima, segno che i Van Halen sanno ancora attingere dalle loro radici. In verità assistiamo a note non eccelse ma il solo di Eddie e l’incazzatura nelle corde vocali di Sammy valgono l’ascolto, Alex poi fa suonare il suo drum kit in modo perfetto: amo il sound del suo rullante, mi ha sempre colpito pesantemente. Dreams sorseggia dal paradiso delle melodie AOR, una tastiera soffice spaccata a metà dall’ingresso prepotente della batteria, una chitarra che fa capolino, una vocalità aspra, chiara ed acutizzante, un grande successo, l’ennesimo, un video girato nei cieli tra le nuvole, questi sono i Van Halen più commerciali ma che sanno costruire architetture musicali di gran classe e feeling. Il solo non è dei migliori, accusa un po’ di stanchezza, ma questo è un dettaglio poco importante per chi comprò il singolo portando lingotti alla cassaforte dei musicisti. Una somiglianza con i grandi Boston io ce la vedo soprattutto a livello di bontà di suoni ed armonie. Summer Nights, ennesimo singolo, riacciuffa il flavour hard e pittura sul muro il calore delle spiagge californiane con tanti mini bikini e curve mozzafiato su signorine sciolte e disinibite, ammiccanti. Bella prova, l’ennesima, di Hagar che dimostra di essere a casa sua, quasi avesse sempre prestato l’ugola alla famiglia olandese più celebre nel mondo del rock. Solo di Eddie da pollice verso, bruttissimo ed insignificante. Due mondi, due visioni, due credenze, due scuole di pensiero… Best Of Both Worlds. Rock con le palle ma con occhio spiritato rivolto alle charts, ottima la sequenza e la costruzione di una song a quattro strumenti senza tastiere, ma anche qui un solo della sei corde un po’ anonimo. Se proprio si può fare una critica fondata, in questa sfilata di nove canzoni, mancano i grandi assoli alla Van Halen, cosa non da poco e decisamente inaspettata! Cinqueminutiezeronove di pura magia, ecco Love Walks In. Un rullante da baciare, tastiere sul piedistallo e una performance vocale da grande cantante distillano puro etere rarefatto. I cori innalzano l’anima e finalmente Eddie tira fuori rotondità sferiche di materiale pregiato, drappeggiando un solo bellissimo con note lunghe e filate, nel finale, che attorcigliano sentimenti heavy: magistralmente perfetta. La titletrack corre sul finire del minutaggio e riscopre l’irruenza della sezione ritmica incollata ad una Kramer incisiva e che fa battere il cuore anche se il chorus non ha la magia solita. Inside mette la dicitura “the end” al cd scodellando un anthem caliginoso ma che più scuro non si può. Sammy fa lo schizofrenico usando la voce come uno strumento che si eleva dalla spessa coltre, simil tribale, che puzza di zolfo e cattura paesaggi brulli; ennesima botta rock in un lavoro, come il precedente del resto, che alterna sapientemente hard di pregiata fattura e song coniate espressamente per le classifiche.
I Van Halen degli eighties trovarono la formula più adatta al loro rinnovato spirito e la traghettarono in porto senza vergogna o ripensamenti, premiati da vagonate di awards, 6 dischi di platino solo nel loro paese e milioni di copie ovunque per questo 5150. Nonostante il successo spropositato alcuni critici diedero una versione acida della situazione definendo la band, poco delicatamente, Van Hagar. Il tour riscosse grande successo e il management decise di girare un home video per presentare al meglio la nuova line-up: Van Halen - Live Without a Net illustra chiaramente il rinnovato percorso intrapreso. Sammy Hagar, per peculiarità diverse, non poteva cantare il vecchio catalogo di D. Lee Roth, così nei live show ci troviamo con una lista che comprende molti estratti da questo disco, le hit di Sammy (I Can't Drive 55 e There's Only One Way to Rock), alcune cover di Led Zeppelin e Robert Palmer (Rock and Roll e Addicted to love) mentre dei vecchi cavalli di battaglia spuntano solo Panama, Ain't Talkin' 'Bout Love e You Really Got Me, reinterprati e un po’ stravolti dal nuovo acquisto dietro al microfono. Un live molto piacevole, un combo in forma, dei grandi professionisti ma che con i Van Halen del passato hanno davvero poche analogie. Tornando al disco va detto, per precisione, che uno dei due produttori, Mick Jones, lavorò alla perfezione sulle linee vocali di Sammy concentrandosi meno sulle chitarre e il risultato talvolta ne patisce, come già detto, soprattutto in un paio di tracce dove gli assoli di Eddie sono, perlomeno, risibili. A giudizio di chi scrive questo 5150 è superiore al suo predecessore per maturità, numero di belle canzoni e varietà di stili, certo però che mancano perle rock sopraffine come Panama e Hot For Teacher. La band, rodata e compatta dopo un grande tour Usa, si appresterà a un nuovo lavoro che parlerà di:”ne hai mangiata anche una tu” in risposta alle nuove composizioni dell’ex compagno David, che invece “li mangiava tutti e poi sorrideva” ma questa è un’altra storia...
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Certamente non paragonabile ad uno qualsiasi dei primi 3, ma del secondo periodo (quello più tastieroso e con Hagar alla voce) è tra i migliori (magari una spanna sotto a \"OU812\"). Un gran disco rock che alterna pezzi infiammati come \"Get Up\", \"Summer Nights\" (che riff), o la title track (grandissimo solo pure) ad altri più classicamente \"radio friendly\" (iniziati con l\'album precedente) come \"Dreams\" (sempre favolosa), oppure \"Love Walks In\" (magari poco incisiva nel ritornello, ma dotata di gran belle strofe). Disco che mi ha sempre soddisfatto in pieno all\'ascolto... senza pretese, solare, diretto, grandi melodie... insomma VAN HALEN!!!! |
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Non ho mai capito perchè i Van Halen periodo Hagar siano così bistrattati da diverse persone... Questo è un ottimo disco e si gioca secondo me il primo posto fra quelli registrati con Hagar alla voce con "For Unlawful Carnal Knowledge". Anche io sarei per un 80, media lettori ingenerosa a dir poco. |
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Cambio al microfono e per me il gruppo ci guadagna assai come attestano le ottime Love walks, Dreams e Why can't this be love.80 |
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un disco eccelso di gran classe con uno strepitoso sammy hagar e un grandissimo eddy.stupendo. |
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Il video di Dreams è qualcosa di epico, un varco temporale in un periodo in cui tutto era più bello!! |
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Uno dei dischi più discussi della decade. A chi piace molto, a chi così così a chi nulla e ritiene impietoso il paragone con Eat'em and Smile degli dei Vai/Shehan . Fu il dopo-sbornia di 1984 e molti comprarono il disco a scatola chiusa pensando di trovare Jump-2 ( infatti 5150 schizzò subito al numero 1). Io ritengo che l'era Hagar sia andata in crescendo con il tempo, infatti i successi album risulteranno più convincenti e quadrati. |
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grazie dell info fdrulovic adesso posso dormire tranquillo |
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@Matteo37: Beh è difficile che Harris possa essere un dio della chitarra visto che è...un bassista! . Quanto al fatto di essere un egocentrico, concordo! |
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Uno dei lavori più penosi della loro discografia, salvo giusto 3 pezzi...il mio voto non va oltre il 45 |
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Ah,dimenticavo,per me il voto è 89! |
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Cosa devo dire,disco pazzesco,il Red rocker,uno dei miei cantanti preferiti,quì è strepitoso,grandi assoli e canzoni.Più commerciali?Chi se ne fotte,questo disco spacca le chiappe ed è giusto che abbia venduto un botto! |
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mah , quanto a egocentrismo il buon eddie ha una folta compagnia in ambito metal (steve harris , james hetfield tanto per fare dei nomi) , la piccola differenza è che eddie con la chitarra è una sorta di dio cosa che (ahime) non si può dire per gli altri 2 e mille altri egocentricioni . voto 93 a questo e a fuck. |
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Per me sulla disputa: meglio hagar o meglio lee roth è solo una questione di gusti. Per me sono lì lì, de gustibus. Comunque OU812 significa: "ehi tu, mangiane (ma anche odiane uno anche tu, visto che eight si legge come hate) uno anche tu". 5150 invece è il numero usato in codice dalla polizia per indicare le menti criminali. DOPO decisero di intitolare lo studio, le chitarre, ecc con quella sigla.. |
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11
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i dischi con lee roth rimarranno insuperabili,ma questo e dawero un album stupendo sicuramente un po troppo commerciale ma le canzoni ci sono tutte e sammy hagar ha una voce meravigliosa e riesce a dare alle song quella marcia in piu.ottimo album |
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10
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Album di transizione che apre una nuova tendenza... quindi da valutare a se senza paragoni con il passato.. Sammy non e' Roth , per cui le stesse canzoni sono differenti e piu commerciali . Anche questo album ha venduto tantissimo , e lo si ama o lo si odia come la successiva produzione Van Hagar. Il tour 5150 e' trascinante ma i veri Van halen erano un altra cosa. |
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9
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Scartato il vinile, messo sul piatto e ascoltato l'attacco di Good Enough ho avuto un sussulto di adrenalina. Poi il resto delusione non c'è niente da fare David Lee Roth era e sarà sempre la voce dei Van Halen. |
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8
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grande album,con un Hagar in grande forma,condivido la tua opinione Plinio! |
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7
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In generale ho sempre preferito i Van Halen con Hagar e David Lee Roth da solista (soprattutto con la formazione dei primi due CD). Un disco come F.U.C.K. è perfetto compositivamente, per suoni, per esecuzioni e non ha filler, cosa che invece succedeva su molti dischi di inizio carriera... Drop dead legs e I'll wait su 1984, Dirty Movies su Fair Warning ecc... |
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6
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quoto la riflessione in toto di Broken dream! |
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5
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Ottimo lavoro dopo la cacciata di David Lee Roth..certo che se paragonato con Eat'Em & Smile esce con le ossa rotte.. |
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4
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Sammy Hagar non mi è mai piaciuto e a parte questo i Van Halen hanno espresso il loro meglio con David Lee Roth.Voto 70 |
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Capolavoro Assoluto !!!!!!!!!!! La produzione poi.... le tastiere brillano come l'oro . |
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...questo disco anche se in odore di AOR ha veramente grandi pezzi. |
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Vero, Love Walks In e Dreams hanno grandi atmosfere ma la mancanza di hit scatenate si sente. Preferisco gli ultimi lavori come Balance e speriamo per un prossimo grande disco! 75 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Good Enough 2. Why Can't This Be Love 3. Get Up 4. Dreams 5. Summer Nights 6. Best Of Both Worlds 7. Love Walks In 8. 5150 9. Inside
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Line Up
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Sammy Hagar - Voce Edward Van Halen - Chitarra, tastiere e cori Michael Anthony - Basso e cori Alex Van Halen - batteria, percussioni e cori
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RECENSIONI |
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