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Gotthard - #13
05/05/2020
( 2263 letture )
Parlare dei Gotthard nel 2020 significa prima di tutto elevare un inno alla coerenza, alla tenacia e alla forza di volontà. Per quei, presumo pochi, lettori che non conoscono la storia della band svizzera, vale la pena ricordare come il loro esordio discografico risalga al 1992, ossia quasi 30 anni fa, e come il qui presente lavoro sia il tredicesimo album di inediti, come il titolo faceva facilmente presagire.
Sin dall’inizio della loro carriera, i Gotthard si sono imposti come una delle band più rilevanti della scena hard rock europea: nella loro musica troviamo una felicissima sintesi di tutto ciò che di valido il rock ha saputo esprimere negli anni ’70 e ’80. Se è vero che l’originalità non è mai stata un loro punto di forza e che in diversi loro brani sembra di ascoltare canzoni di band quali Bon Jovi, Whitesnake, Deep Purple o Europe (non a caso, spesso sono presenti riuscite cover all’interno dei loro dischi e concerti), è altrettanto vero che pochissimi autentici appassionati di rock possono rimanere indifferenti davanti alla potenza delle chitarre, alla brillantezza della sezione ritmica e alle splendide melodie vocali e strumentali che i nostri hanno saputo produrre in grande quantità in ogni uscita discografica.
La loro lunga storia, come è noto, è divisa in due parti: l’immane tragedia del cantante Steve Lee, di cui a lungo si è parlato anche su queste pagine, ha costretto la band a una sofferta scelta, fermarsi o proseguire con un nuovo volto. Avendo coraggiosamente scelto di proseguire, si può dire che tutta la “seconda” carriera dei Gotthard, dal 2010 in avanti, sia una lunga e costante sfida con loro stessi, e con i propri fan, per riuscire a dimostrare che sono ancora in grado di produrre e suonare musica all’altezza di quella regalata nei primi 18 anni di vita del gruppo.
#13è il quarto album che vede alla voce il cantante Nic Maeder (difficile ormai definirlo “nuovo”, visto che quest’anno festeggia il decennale della sua entrata nel gruppo) ed è probabilmente quello dove si vede in maniera più marcata la volontà della band di trovare una nuova forma espressiva, diversa dal passato.

Non preoccupatevi: i Gotthard non si sono messi a suonare new metal, né tantomeno sono caduti nel becero pop da classifica. Lo stile, le influenze, e la classe innata della band svizzera sono sempre lì in evidenza; ma, sfruttando in maniera intelligente la potente voce di Maeder, più sporca e aggressiva rispetto a Steve Lee, Leo Leoni e compari hanno proseguito quel processo di indurimento progressivo del sound che era già presente nei precedenti lavori Bang! e Silver.
Anche nei 13 brani (numero casuale? Non credo…) che compongono questo disco non mancano ottime melodie vocali e riuscite, sebbene saltuarie, parti di tastiera; ma è indubbio che la linea distintiva è data da un prepotente ritorno alla ribalta dei riff chitarristici opera dei validissimi Leo Leoni e Freddy Scherer, con la sezione ritmica composta da Marc Lynn al basso e Alex Motta alla batteria (quest’ultimo un ospite, proveniente dai CoreLeoni, band solista di Leo, dato che lo storico drummer Hena Habegger si è preso un “periodo di pausa”, non si sa ancora se temporaneo o definitivo) a dar manforte con un sostegno potente, preciso e incalzante.
Si parte in quarta con i primi tre brani, Bad News, Every Time I Die e Missteria molto guitar-oriented, con melodie piacevoli che riportano la memoria agli anni indimenticabili che tutti ben conosciamo. In particolare Missteria, primo singolo, presenta un’originale ritmica con accenni tribali, e un coro molto accattivante con reminiscenze Def Leppard.
Si procede sulla stessa lunghezza d’onda con 10.000 Faces, più moderna negli arrangiamenti, e Another Last Time che invece risente di più di una certa influenza che arriva direttamente dagli anni settanta.
Non mancano le ballad ed i momenti più melodici: e se Marry You appare un po’ troppo melensa e non troppo interessante, I Can Say I’m Sorry torna nella tradizione dei grandi “lenti rock” e si affianca ad altri scritti da Leoni & co. nel corso di trent’anni di carriera.
Ma è il piglio hard che di fondo caratterizza l’album, con Save The Date, Better Than Love, una delle migliori del lotto, e la splendida Man On A Mission, ricca di spunti blues che provengono diretti dai seventies.
All’interno della tracklist è presente l’immancabile cover, che questa volta sorprende parecchio: si tratta di S.O.S. degli Abba, rifatta con un arrangiamento puramente pianistico nella prima parte per poi lasciare spazio all’intera band nella seconda parte del brano; una versione sicuramente particolare, e un brano stranamente “leggero” che rimane un episodio abbastanza a sé all’interno del disco.
#13è quindi un album sicuramente valido; anzi, probabilmente lo ritroveremo sovente nelle classifiche di fine anno che riportano i migliori album usciti. Possiamo quindi dire che la sfida coraggiosa dei cinque svizzeri è vinta; i Gotthard di oggi possono confrontarsi senza paura con quelli che ci hanno fatto sognare negli anni ‘90 e 2000.

#13 non è un capolavoro assoluto, e non è neanche l’album migliore della loro discografia: mancano infatti quei 2-3 pezzi assolutamente memorabili e quasi perfetti che i nostri hanno saputo inserire nei loro lavori più riusciti; e, personalmente, sento in parte la mancanza di quelle ariose melodie vocali e strumentali che ne hanno fatto la fortuna in passato. Ma l’evoluzione stilistica dei Gotthard, curiosamente similare a quella intrapresa negli stessi anni dagli Europe (anche loro costretti a confrontarsi con un ingombrante passato, e anche loro dediti ad un progressivo indurimento del sound) li ha comunque portati a realizzare un lavoro che, sebbene non originalissimo, surclassa per qualità la gran parte dei dischi usciti in questi mesi, e che li riconferma ai primissimi posti del panorama hard rock europeo e non solo. I “nuovi” Gotthard con Nic Maeder sono a tutti gli effetti una solidissima realtà che non ha da temere alcun confronto, né con se stessi né con altri, e aspettano solo la fine di questa complicatissima situazione che il mondo intero sta vivendo per poterlo dimostrare nuovamente sul palco davanti a tutti noi.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
68.55 su 9 voti [ VOTA]
Shock
Lunedì 8 Giugno 2020, 19.23.01
8
Disco veramente deludente: le prime tre canzoni non sono male, ma poi il songwriting cala vistosamente, tra cover inutili, ballad noiose e pezzi senza grinta. Una delle delusioni dell'anno.
David D.
Mercoledì 20 Maggio 2020, 16.47.10
7
Tolti un paio di pezzi della prima parte, il resto è l'anonimato fatto musica. A malincuore per ora gli dò un 50.
Charleston11
Mercoledì 20 Maggio 2020, 12.15.47
6
Il nulla cosmico, disco estremamente anonimo, sottotono, anche peggio di Silver...un gran peccato.
Underground
Martedì 5 Maggio 2020, 17.20.48
5
Un'altra occasione persa: il disco ha un buon inizio, niente di eccezionale ma alcune buone canzoni, poi dell'inutile cover di SOS, pure bruttina, il disco procede stancamente ed alquanto noioso, senza nessun guizzo e con ballate stucchevoli. Purtroppo è proprio il songwriting che manca, perché Nic fa un'ottima prova, ma quando mancano le canzoni proprio non c'è nulla da fare. Peccato.
Mauro Paietta
Martedì 5 Maggio 2020, 16.25.37
4
Adoro i Gotthard, la loro musica semplicemente mi fa stare bene, i primi due dischi e Lipservice sono bellissimi, tuttavia anche Bang e Silver a mio parere sono molto belli e Nic Maeder è molto bravo. Devo ancora assimilare bene questo album ma lo trovo il meno riuscito degli ultimi quattro, questo non vuol dire che sia brutto, semplicemente mancano dei brani davvero di spicco
Aceshigh
Martedì 5 Maggio 2020, 15.15.35
3
Discreto ritorno. Siamo più o meno sui livelli del precedente Silver (e sotto Firebirth e sopratutto Bang!). L’ho trovato un po’ altalenante. Da una parte ottimi pezzi come Every Time I Die, 10.000 Faces, Better Than Love (la migliore secondo me) o la più rilassata I Can Say I’m Sorry; dall’altra decise cadute di tono come il - per me irritante - singolo Missteria, l’evitabilissima cover degli Abba o la troppo mielosa Marry You. Il resto fila ma senza esaltarmi troppo. Voto 74
D.T.
Martedì 5 Maggio 2020, 13.15.23
2
Ottimo disco! Con buona pace dei detrattori che con i soliti slogan affermano che i veri Gotthard sono finiti. Siete voi che non esistere più!!!
Warrior63
Martedì 5 Maggio 2020, 12.56.58
1
Solo io l ho trovato noioso?
INFORMAZIONI
2020
Nuclear Blast
Hard Rock
Tracklist
1. Bad News
2. Every time I Die
3. Missteria
4. 10.000 Faces
5. S.O.S
6. Another last Time
7. Better than Love
8. Save the Date
9. Marry You
10. Man on a Mission
11. No time to Cry
12. I can say I´m Sorry
13. Rescue Me

Line Up
Nic Maeder (voce)
Leo Leoni (chitarre)
Freddy Scherer (chitarre)
Marc Lynn (basso)

Musicisti ospiti
Alex Motta (batteria)

 
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