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26/04/25
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SINE QUA NON - # 19 - 'The Gallery' e 'The Jester Race'
21/01/2017 (2411 letture)
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Quando si parla di Sine Qua Non, ovverosia di album e gruppi che hanno in una certa misura fatto la storia, il più delle volte si è portati a pensare a lavori molto lontani nel tempo. In effetti, il processo di storicizzazione di un album e più in generale di una band può essere talvolta molto lungo e, inoltre, anche il modo di percepire la musica in base ai cambiamenti sociali e culturali può incidere sulla valutazione di una certa opera. Inoltre, il fatto che "l'età dell'oro" del rock venga inquadrata negli anni 60 e 70 e quella del metal negli anni 80, porta spesso a considerare quanto edito in epoca successiva magari anche valido, ma non degno di essere considerato imprescindibile. Per quanto riguarda i dischi usciti nel nuovo millennio, è forse vero che è opportuno lasciar trascorrere ancora del tempo prima di sbilanciarsi in senso assoluto (ma nemmeno questo è un dogma), ma per quanto attiene al periodo 1991-2000, ci sono fenomeni musicali che sono già storia acquisita del metal. Nell'ottica di questo articolo, l'incidenza del Death melodico di matrice svedese sulla scena globale è stata davvero importante e, tra tutti, due gruppi sono stati autori di lavori che ogni metallaro degno di tal nome dovrebbe conoscere: i Dark Tranquillity di The Gallery e gli In Flames di The Jester Race.
DARK TRANQUILLITY: The Gallery Preceduto da un album di grande importanza come Skydancer -tralasciando la forma EP- The Gallery segnò un punto fermo nella scena del death metal melodico e lo fece utilizzando una varietà espressiva tale, per alcuni versi, da metterne addirittura in discussione la struttura. Più concreto del suo predecessore, contenente in nuce molte delle soluzioni che verranno messe a fuoco negli anni successivi come ad esempio l'uso del piano, delle tastiere e fino ad introdurre il nuovo millennio, The Gallery presentava una varietà di soluzioni notevolissima. Addirittura tale da risultare assolutamente inconsueta all'interno di un genere che, di conseguenza, descrive solo parzialmente la musica di questo prodotto. Pezzi come Punish My Heaven e The Dividing Line, tanto per citare due esempi eclatanti, contenevano soluzioni contemporaneamente facili in senso lato, ma connotate da una "prosodia musicale" -se così si può dire- e da un retrogusto quasi progressive che rendeva ogni cosa immediata a dispetto di una grande costruzione del tutto. Non esattamente death; melodico, ma non più di tanto; progressive, ma sostanzialmente solo come attitudine, The Gallery contribuì in modo notevole all'affermazione di uno stile presso il grande pubblico senza utilizzarlo in toto e, più in generale, a rimettere definitivamente in moto un genere come il metal che, come detto, solo pochissimo tempo prima aveva subito un tentativo di strangolamento da parte dell'industria della musica. Molto di quello che ascolteremo dal 2000 in poi deve qualcosa a questo disco.
IN FLAMES: The Jester Race Successivo solo di pochi mesi, The Jester Race si pose sulla scena in modo altrettanto importante, ma più "evidentemente Swedish Death". Assestata la formazione con l'entrata del batterista Björn Gelotte, ma soprattutto del fondamentale cantante Anders Fridén, gli In Flames costruirono un disco quasi perfetto se relazionato all'età media dei componenti della band. Strutturato sulla spina dorsale costituita dalla triade Artifacts Of The Black Rain; Dead Eternity; The Jester Race, l'opera in analisi si mostrava contemporaneamente monolitica e più fedele allo stile del disco dei Dark Tranquillity. Meno coraggioso, se vogliamo, ma altrettanto importante di The Gallery, The Jester Race non presentava alcuno spunto tendente al progressive e, in gran parte, si basava su ritmi pesanti, ma non velocissimi, puntando su una specie di solennità death che ne caratterizzava la parte maggiore delle composizioni. Più lavoro di armonia, assoli di chitarra di qualità e quasi nessuna sfuriata fine a sé stessa. Il "tupa tupa" canonico, che tante soddisfazioni aveva già dato a tante band -e ritorna il nome degli At the Gates, ad esempio- veniva sacrificato in nome di un lavoro più cerebrale, più di intaglio, di sbalzo, fino ad arrivare all'incisione di un album che segna una svolta nella storia del death svedese e degli anni 90.
IN DARK FLAMES Superato un periodo considerato da tanti come da tabula rasa -quello a cavallo tra la fine degli anni 80 e l'inizio degi anni 90- ed anche se in realtà il buon metal non smise mai di essere presente sul mercato, da un certo momento in poi una rinascita cominciò a concretizzarsi. Molti gruppi e molti generi potrebbero essere citati come importanti, se non basilari per innescare la nuova esplosione della/e scena/e, ma sicuramente lo swedish death metal diede un contributo notevole al tutto. Senza fare un excursus generale che del resto non sarebbe oggetto di questo articolo, tre gruppi almeno erano e restano storicamente basilari ed accostabili per varie ragioni: In Flames; Dark Tranquillity ed At the Gates. In questo caso, però, sono i primi due che ci interessano. Ambedue "diversamente fondamentali", i gruppi gli album analizzati si segnalano per il loro diverso approccio allo sviluppo -anche spurio- ed al consolidamento di un intera categoria musicale la quale, pur con tutte le sue contraddizioni, le sue contaminazioni e le sue involuzioni successive, resta una delle più belle novità della storia del metal.
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Uno dei miei generi preferiti e due album storici assieme a Slaughter of the Soul (purtroppo da me non apprezzato x via della voce di Tompa che non rientra nei miei gusti anche se il lavoro dei gemelli Björler e' eccezionale). Insomma, quell'anno (e non solo) Fredrik Nordström era in stato di grazia come produttore... Hai ragione @Raven, "una delle più belle novità della storia del metal", rimasi folgorata quando sentii questi due gruppi... Mikael Stanne e' anche uno dei miei cantanti preferiti x il suo bellissimo growl venato di sfumature black che qui e nel successivo trova la sua massima espressione secondo me. Comunque due album grandissimi, sicuramente The Gallery x me resta piu' completo e effettivamente piu' coraggioso, e anche la caratura dei musicisti e' notevole ma The Jester Race ha avuto forse maggiore influenza in altri generi (come il metalcore). Inoltre The Gallery ha delle atmosfere piu' cariche di pathos credo (non riesco ad ascoltare Lethe perche' mi sconvolge). Pero' che dire di Artifacts of the Black Rain o Dead God in Me o Moonshield? Insomma due capolavori che mi emozionano allo stesso modo oggi come allora. |
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Due gruppi che ho amato non poco anche se per un breve periodo.Di The Gallery mi innamorai dopo pochi secondi dall'inizio di Punish my heaven , e non sbagliai ! tutto l'album è grandiosamente maestoso nel suo incedere.Gli in In Flames mi furono spacciati da un amico come il perfetto connubio tra Iron maiden ed At the Gates..che dire persi la testa per la testa anche per Jester race...Piccola nota polemica : per qunto riguarda la paternità del melodic death i primi a rifiutarla son gli At the gates stessi , che pur ammetendo un certo grado di melodia nei loro pezzi non si sono mai definti melodic death....e credo abbiano proprio ragione. A mio avviso l'uica cosa che li accomuna a In flames e Dark Tranquillity è Gotheborg |
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Grandi pure gli Eucharist....l'esordio è un piccolo classico con delle potenzialità enormi purtroppo in parte soffocate da una prioduzione non all'altezza. Le chitarre hanno un suono come dire quasi "giocattolo" ( almeno le definivo così all'epoca). Rimane comunque un gioiellino. Spero in un remaster. |
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@undercover: finalmente qualcuno che si ricordi degli Eucharist! a velvet creation è per me un capolavoro.. |
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The Jester Race è il mio album preferito di tutti i tempi, ho avuto la fortuna di conoscere gli In Flames con questo album e la prima volta che ho sentito Moonshield sono rimasto folgorato. Perfetta unione tra violenza e melodia, armonizzazioni perfette, riff e tempi che passano da sfuriate death e momenti più solenni e lenti in modo magistrale, il growl di anders è perfetto e purtroppo solo un pallido ricordo. il drumming è essenziale ma non scarno, i suoni perfetti (forse solo il basso è messo troppo in seconda linea), un muro sonoro continuo interrotto da passaggi acustici perfetti (l'intro acustica di moonshield è un capolavoro già presa da sola). l'album che mi ha iniziato al death e ai generi più estremi e che almeno un paio di volte a settimana devo ascoltare da anni, e tutte le volte mi rendo conto che un album del genere sia impossibile da replicare |
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I due gruppi che hanno saputo esplorare (meglio) il genere. Per la costanza, i Dark Tranquillity rappresentano (tutt'ora) i portabandiera di questo genere; qualche piccolo calo d'ispirazione lo hanno avuto, ma sostanzialmente non hanno mai composto un disco brutto. Gli In Flames invece rientrano nella mia top 5 di sempre, ma a differenza dei DT, il loro percorso artistico negli ultimi 6 anni è stato decisamente meno fortunato e soprattutto povero di ispirazione... MA... fino ad A Sense of Purpose è stata una continua, geniale, coraggiosa, fresca, ragionata e meritata ascesa. |
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personalmente i dark tranquillity li ho sempre preferiti agli in flames, allora come (soprattutto) oggi...ma restano due dei miei gruppi preferiti di sempre! The gallery è l'opera death melodica totale, da brividi e di sicuro più estrema di the jester race; la grande differenza tra i due gruppi infatti sta nelle influenze che hanno fatto propendere i DT verso lidi più prettamente death mentre gli IF verso brani più orecchiabili e vicini a certe band classiche (maiden) o prog-metal (la prima volta che ascoltai la strumentale Wayfaere credevo fosse un pezzo dei dream theater (tempi prog, assoli di tastiera, aperture melodiche...)); in questo senso a mio modo di vedere i DT hanno tracciato il solco del gothenburg sound in maniera più profonda degli IF in qualche modo invece più derivativi. |
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Così come Rob Fleming anch'io fatico ad apprezzare in toto il Death proprio per una questione di voci. Cresciuto a pane ed Iron Maiden, adoro il bel canto...ciò nonostante certi lavori son talmente belli che riescono a farsi piacere pure da un profano come me The Jester Race é uno di quelli, così maestoso da sembrare epic. |
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8
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Due grandi dischi, ma io sono troppo di parte. I Dark tranqillity mi mandavano proprio fuori di testa. È devo dire che se la cavano per fortuna sempre alla grande. |
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7
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Due dischi fantastici, all'epoca abbastanza rivoluzionari... per le due band fondatrici del sottogenere (qualcuno aggiunge at the gates)... guarda caso due band in caduta libera verticale che dicono a mio avviso più nulla di interessante da più di dieci anni... |
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6
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Le colonne portanti del mio genere preferito, due album enormi Io comunque non sottovaluterei i due dischi d'esordio di queste band.. Veramente da brividi |
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5
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Due capolavori assoluti. Come Rob Fleming, ricordo le entusiastiche recensioni del Borchi che mi portarono all'acquisto di queste due perle pazzesche, in particolare The Jester Race (che tra i due ho sempre preferito) è un disco che potrei ascoltare 50 volte di fila senza stufarmi, trovando ad ogni passaggio qualche sfumatura in più...un disco totale, incredibile. Pensare a come sono ora , meglio ridere per non piangere ...comunque due band che hanno accompagnato il periodo dove il metal per me era una continua scoperta, sono legatissimo, due capolavori da ascoltare a ripetizione |
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4
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Letteralmente consumati, mah, non concordo del tutto sul fatto che "The Jester Race" fosse così fedele ai canoni della scuola svedese del tempo, era molto più melodico, molto più heavy oriented, in tal senso lo saranno ancora di più i Ceremonial Oath del non riuscitissimo, ma comunque interessante "The Carpet", e i Crystal Age di "Far Beyond Divine Horizons" (anche se quest'ultimo dovrei andare a riascoltermelo e l'articolo me ne offre spunto per tirarlo fuori dallo scaffale), e sfrontatamente catchy nell'approccio rispetto a tutto ciò che usciva da Stoccolma e zone limitrofe. Sicuramente meno noti, ma decisamente più di rottura in tal senso furono le prove degli Eucharist di "A Velvet Creation", rilasciato ben due anni prima di "The Gallery" e tre di "The Jester Race", per non parlare di "World Of Myths dei Crypt Of Kerberos, ovviamente nulla togliendo al valore immenso degli album in questione. |
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3
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Essendo un amante delle "belle voci" (Paul Rodgers, Ian GIllan, Coverdale; Glenn Hughes, Paul McCartney i primi cinque che mi vengono in mente) non ho mai apprezzato del tutto il Death. Ma devo dire che questi due album li adoro, proprio due settimane fa me li sono messi nell'ipod, per avere una scarica di adrenalina ogni tanto. Ricordo quando lessi le recensioni entusiastiche di Cristiano Borchi su Metal Shock, non una parola sbagliata e già all'epoca si capiva che avevano una marcia in più destinata a durare nel tempo. Due autentici classici. Bel ed intelligentissimo ripescaggio |
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2
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2 album che negli anni 90 erano molto amati..mi piacciono ma in quel periodo ero fuori per altre band, specialmente black. Comunque 2 dischi molto belli.. |
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Due album bellissimi e manifesti di un genere. Personalmente ho sempre preferito The Gallery che mi strego' da subito. The Jester Race mi ci volle un pochino...in confronto ni sembrava piu fiacco al punto da scambiare la mia copia con un amico poco dopo l'acquisto. In seguito lo rivalutai e ne riconobbi il valore. |
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