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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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01/10/2016
( 3059 letture )
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City lights are calling Slowly coming back to life Speeding in the fast lane Mama let us waste no time
Ascoltando un disco degli Edguy viene spesso abbastanza spontaneo domandarsi quanto davvero questi ragazzi siano seri o se ci sia bisogno di approcciare molte loro canzoni classificandole semplicemente come demenziali. Non credo ci siano dubbi sul fatto che Tobias Sammet sia come minimo un comico mancato, attitudine dimostrata più volte anche in sede live, ma la carriera della band di Fulda non si basa solo sugli episodi divertenti o sull'attitudine scherzosa. A precedere Rocket Ride, ci sono infatti altri sette dischi e tra questi ci sono alcuni degli album power più importanti della scena tedesca. Quest'ottava opera, invece, snellisce il sound (pur mantenendo pezzi più power metal come la titletrack o Return to the Tribe) e consolida -come si dirà anche più avanti- le influenze più hard rock che definiranno la musica degli Edguy per il decennio successivo.
Rocket Ride è quello che si definisce un disco completo. Parte in maniera atipica con una suite da più di otto minuti (la stupenda Sacrifice), che tra l'altro mostra anche da subito l'animo più serio di questi tedeschi con un testo riguardo ad un'anima tormentata. Gli elementi fondanti del sound ci sono giù tutti, ritmiche varie e mai banali di chitarra (c'è anche del palm mute), brevi inserti solisti armonizzati suonati insieme sia da Dirk Sauer che da Jens Ludwig, e anche gli immancabili assoli di quest'ultimo, mai esagerati, mai forzati ma costruiti in modo impeccabile da un punto di vista melodico e con tanto buon gusto. Più complesso invece il lavoro della sezione ritmica composta da Felix Bohnke alla batteria e da ”Eggi” Exxel al basso, perché devono spesso alternare parti più lente (ma ricche di sfumature), a momenti più tirati presenti nei -già citati- pezzi più power, dove fanno capolino immancabili tappeti di doppia cassa con il quattro corde ad accompagnare. Negli altri -ballad comprese- Bohnke si dimostra un batterista in grado di andare oltre alle figure più classiche utilizzate in tutti i dischi precedenti ed Exxel invece, pur non proponendo mai linee di particolare rilevanza tecnica, riesce a garantire sempre il giusto groove e non è cosa da poco. La prova vocale di Tobias è assolutamente convincente sul piano dell'interpretazione, come sempre ci si dividerà tra chi lo ama e chi lo odia per il suo timbro particolare e soprattutto per un approccio al canto talvolta un po' sgraziato, nonostante sia naturalmente dotato di un'estensione veramente notevole (quasi quattro ottave all'apice della forma). Non si può dire però che non sia in grado di indovinare le linee vocali, specie per quanto riguarda i ritornelli, che in pezzi come Wasted Time, Catch of the Century, Superheroes o Fucking with Fire si stampano in testa con una facilità impressionante. Oltretutto non si limita solo alla linea principale ma crea ed articola una gran quantità di controcanti (che dal vivo gli altri membri sono in grado di eseguire), andando a creare delle “architetture” anche molto complesse come nella bellissima ballad Save Me. In generale è presente un buon bilanciamento tra pezzi seri (e in una certa misura quasi cupi) ed altri invece davvero scanzonati (Catch of the Century, Fucking with Fire) con, come unico episodio limite in quest'ultima categoria, Trinidad, veramente demenziale. Tuttavia, difficilmente si termina l'ascolto senza un discreto sorriso stampato sulla faccia, quindi il risultato è stato raggiunto anche in quel senso, perché se ci si prendesse sempre solo sul serio gli stessi Edguy non sarebbero la band che sono.
Come per il precedente Hellfire Club, la produzione è stata gestita da Sascha Paeth presso i Gate Studios di Wolfsburg, dunque presso una delle strutture più rinomate della Germania per quanto riguarda l'ambito metal, specie soprattutto grazie allo staff di professionisti che affiancano Paeth nella cura di ogni dettaglio. Il buon lavoro effettivamente si sente, con un sound pulito, potente, definito su tutti gli strumenti e in grado di trasmettere -senza però risultare troppo complesso o “plastificato” - il giusto impatto per un disco che, pur non essendo più al 100% power, presenta comunque delle parti piuttosto tirate.
Rocket Ride è l'ulteriore materializzarsi di un'inevitabile virata stilistica della band di Fulda (le avvisaglie c'erano già state in Hellfire Club), un cambio che ha portato i ragazzi guidati da Tobi Sammet ad allontanarsi ad ogni uscita sempre di più dal power metal più canonico per abbracciare -come si diceva già prima- nuove sonorità decisamente più hard rock. Ciò ha ovviamente creato una spaccatura tra i fan che hanno apprezzato questa nuova direzione e quelli che invece sono rimasti -anche legittimamente- più legati al periodo precedente. Rilevato ciò, credo non si possa negare che Rocket Ride sia un disco trascinante, in grado di incollare alle cuffie (o alle casse) l'ascoltatore, per tutta la sua durata, grazie a canzoni ben composte, melodie vincenti e ritornelli indimenticabili. Non sarà forse il disco migliore della band, ma resta un lavoro di assoluta fattura, e lo dimostra anche il fatto che la band continui a pescare da qui diverse canzoni per le loro scalette anche ad anni di distanza.
In conclusione (per citare il siparietto in Catch of the Century), Tobi non sarà diventato milionario, campione del mondo di Formula 1, non avrà avuto centinaia di donne o preso la licenza per guidare un elicottero, ma ha saputo portare gli Edguy a diventare una delle band più amate dai fan del genere e in questo processo Rocket Ride ha senza dubbio avuto la sua importanza.
So here I'm lying A leisure-poet in pain Involuntary loner I know that life is just a game
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13
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Album notevole, così come i due che l’hanno preceduto. Come detto in qualche precedente commento è un album molto vario e che in un certo qual modo strizza l’occhio all'America. La capacità di Sammet di scrivere pezzi “catchy” (che non è per forza un termine dispregiativo... quando le cose vengono così bene) è difficilmente criticabile, valgano ad esempio brani come Return to the Tribe, Catch of the Century, la title-track, Sacrifice o Fucking with Fire. Da ascoltare anche le tracce dell’ep Superheroes (presenti anche nella versione doppio lp di Rocket Ride), un paio sono notevoli, come Judas at The Opera, con ospite Michael Kiske. Voto 89 |
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12
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Album ben articolato tra momenti seri e altri più scanzonati. Grande Tobias. il disco non annoia. è chiaramente meno accattivante se paragonato ad Hellfire Club, ma bilancia perfettamente power e hard rock. Aldila del dilemma ...meglio i primi Edguy o i nuovi...è obbiettivamente un bel disco. |
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11
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Direi un album piacevole, che si ascolta gradevolmente, spensierato e “citazionista”: è chiaro che questo disco è un omaggio al rock americano e, di primo acchito, vi ho riconosciuto espliciti richiami stilistici ai MR BIG, nonché a tratti vi ho intravisto persino gli Aerosmith e i R.H.C.P.; potremmo considerarlo come un disco senza troppe pretese, una rilassata parentesi dedicata agli U.S.A. |
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10
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Bravo Gianluca... Ottimo album. |
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9
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Uno dei pochi dischi degli Edguy che non mi piacciono. Non riesco proprio ad ascoltarlo. |
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8
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60 proprio a voler essere generosi perché2-3 pezzi carini ci sono... ormai gli Edguy sono una parodia dei tempi che furono |
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7
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Questo sta agli Edguy come il Black Album ai metallica l'inizio della fine |
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6
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Scontato? Derivativo? PIATTO??? madonna mia, il mondo è bello perchè è vario...mamma mia...lasciamo stare.. |
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5
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Questo cd ed hellfire club sono i miei preferiti. Merita 88 |
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4
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Ennesimo grande disco partorito dalla mente pazza di Tobi. Non al livelli altissimi dei due precedenti, ma ha saputo comunque coniugare power e hard rock a melodie accattivanti e linee vocali sempre di grande effetto. Qui si sentiva che era già in calo vocale e sporcava di più le note alte, però Return To The Tribe ė di una bellezza disarmante, Matrix e Wasted Time ti prendono subito nella loro "semplicità" rockettara, e poi questo folletto tedesco dimostra ancora come sa comporre grandissime ballad: Save me, ai confini del pop, ė splendida. Trinidad divertente, ci stava tutta nella tracklist, chiusa da un pezzo e come Fucking with fire. Grande disco, misto di generi e influenze ma di livello |
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3
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Dopo una sfilza di dischi derivativi finalmente un disco derivativo che però sono riuscito ad ascoltare almeno 3 volte... Non male comunque anche su tutto ciò che fa Tobia mi sembra piatto, scontato, derivativo e di basso profilo artistico. Ma rispetto il suo staccanovismo. Quindi promosso. |
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2
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Dopo una sfilza di capisaldi del power (mandrake e hellfire per me veri e propri capolavori) il primo disco un po "nella media" per il (per me) geniale Tobi...da qui in avanti sempre dischi buoni con Edguy ma non piu capolavori, quelli li ha riservati per Avantasia...questo cmq grande album, con Sacrifice mia preferita |
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1
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Recensione che dice bene il valore del disco. Tobias non ha quasi mai deluso e questo disco, molto vario, rende giustizia al suo grande operato e capacità di scrivere sempre pezzi belli e convincenti. Fucking with fire mi è sempre piaciuta tantissimo al primo ascolto, ma tutto l'album ha un valore molto alto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sacrifice 2. Rocket Ride 3. Wasted Time 4. Matrix 5. Return to the Tribe 6. The Asylum 7. Save Me 8. Catch of the Century 9. Out of Vogue 10. Superheroes 11. Trinidad 12. Fucking with Fire (Hair Force One)
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Line Up
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Tobias Sammet (Voce) Jens Ludwig (Chitarra) Dirk Sauer (Chitarra) Tobias "Eggi" Exxel (Basso) Felix Bohnke (Batteria)
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