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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Secret Sphere - The Nature of Time
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26/06/2017
( 4235 letture )
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È un discorso che abbiamo già affrontato spesso, anche in tempi recenti. Quando si ha a che fare con un genere ampiamente codificato come il power/prog, per produrre un buon lavoro si hanno generalmente solo due scelte. Tentare di battere strade nuove, inserendo elementi inconsueti in un tessuto musicale che difficilmente ne accetta, o puntare sulla professionalizzazione estrema dei diversi aspetti riguardanti la produzione di un nuovo album, nobilitando il tutto con la classe, ove posseduta. La prima strada è percorsa davvero da pochi e con risultati spesso criticabili, la seconda è quella scelta da tempo dai Secret Sphere. Dopo l’inserimento di Michele Luppi, ormai avvenuto da tempo, e le ultime uscite che avevano riguardato la riedizione di A Time Never Come ed il live One Night in Tokio, serviva un nuovo album che dimostrasse le reali potenzialità di questo gruppo, principalmente legate alla capacità di presentare un lavoro curato sotto ogni aspetto, che imponesse la band in modo definitivo ed indiscutibile. Eppure, anche nel quadro di una scrittura non certo d’avanguardia, nel loro nuovo CD si ravvisa anche l’inserimento di elementi relativamente inconsueti.
The Nature of Time colpisce innanzitutto proprio per la professionalità che contraddistingue ogni aspetto legato alla sua edizione, a partire dalla copertina, la cui resa deve essere valutata in relazione al concept narrato. L’album si basa su una vicenda personale vissuta da Aldo Lonobile, riguardante una giovanissima ragazza entrata in uno stato di coma profondo a seguito di un incidente. Partendo da questo spunto iniziale, i Secret Sphere affrontano il tema del ritorno alla vita, con la ragazza che passa dallo stato vegetativo al recupero vivendo un viaggio interiore di rinascita, implementando nel concept stesso l’analisi di sette sentimenti la cui considerazione viene spesso relegata sullo sfondo della quotidianità. Il tutto con uno sguardo all’impatto che la vicenda può avere sulle persone che circondano l’interessata, arrivando alla fine a capire il significato di certi aspetti dell’esistenza attraverso il risveglio finale e un nuovo inizio. Una ricerca del sé e dell’impatto che ognuno di noi può avere sulle esistenze altrui. Ogni singolo brano ed ogni intermezzo che lega il tutto deve quindi essere considerato sotto questa luce. Ciò sia nel rapporto musica/testi/interpretazione, che nelle scelte produttive. Se le musiche sono da ascrivere a Lonobile, il quale le ha composte come tracce strumentali concepite come stati d’animo in note, è Michele Luppi ad essersi occupato delle liriche e delle melodie vocali, inserendosi credibilmente all’interno di una vicenda che era ben conosciuta da tutti i membri dei Secret Sphere ed assumendosi il ruolo di tradurre i sentimenti di Lonobile. Il tutto con l’unica eccezione di Honesty, firmata dal solo Luppi e ferma restando la maggiore collaborazione generale nella costruzione del prodotto finale rispetto al disco precedente. Anche Simone Mularoni, poi, ha messo il suo zampino. Dato che lo abbiamo appena citato, la sua produzione “multistrato” è da valutare ancora una volta come eccellente, se inquadrata all’interno della necessità di chiarezza ed intimità del tema affrontato. Ciò anche in riferimento alla gestione delle ampie digressioni prog ed a quella delle orchestrazioni, inserite in modo oculato. Queste ultime avrebbero reso molto di più se eseguite da una orchestra vera e propria, ma qui entriamo in un discorso prettamente economico che lascia il tempo che trova. Infine, anche l’assenza di Pastorino non si sente più di tanto, dato che Lonobile compone da tempo pensando i brani direttamente per una sola chitarra. Passando all’ascolto, i vari brani devono essere valutati in funzione della profondità interiore del concept ed il cambiamento stilistico (non rivoluzionario, ma percepibile) che porta il gruppo verso lidi più vari, con l’inserimento di un tappeto progressive a volte evidente, va inquadrato sotto questa luce. Se consideriamo un maggiore tasso di melodia, unitamente agli inserti prog ed ai tipici arrangiamenti vocali AOR-oriented di Luppi (Kindness ha un sapore praticamente pop, anche per quelle chitarre sature di delay), ne traiamo un quadro generale riguardante un album mediamente meno aggressivo, ma più maturo e personale. A proposito di varietà, da segnalare gli accenti funky-jazz di Commitment, a testimoniare la costruzione di un prodotto che rispecchia sia una serie di stati d’animo privati, che la voglia di esprimere in pubblico i propri gusti, talvolta molto lontani dal metal in quanto tale, ma assolutamente rispettabili. Molto sentiti, infine, gli assoli di chitarra ed inappuntabili le prove dei musicisti non espressamente citati.
The Nature of Time non è un disco perfetto. A tratti è prevedibile, con arrangiamenti che seguono progressioni regolari sconfinando addirittura nel manieristico ma che, semplicemente, sono quelli che ci vogliono. La prestazione di Luppi, poi, è assolutamente “luppiana”, se così si può dire. Priva di sorprese, se volete, ma solo perché siamo poco abituati a valutare come si deve chi fa le cose esattamente come vanno fatte; anche a scapito della spettacolarità. La sua tipica interpretazione molto regolare, con la gestione perfetta dello strumento-voce sempre in primo piano, con le tipiche sovraincisioni nei suoi cori e l’esclusione preventiva di eccessi magari incisivi, ma non adeguati al mood di questo CD, lo fanno risultare a tratti apparentemente poco emozionale per un disco prettamente power metal. Ma è proprio questo il punto: questo non è un disco power. O almeno, non solo. La necessità di veicolare un sentire interiore, una serie di stati d’animo e la scelta di lasciar fluire la musica così come è sgorgata dalla penna di chiunque sia intervenuto nella scrittura, esige infatti una chiarezza espositiva ed un rispetto di ogni singola nota che può essere compreso solo valutando il pacchetto The Nature of Time nella sua interezza. Dalla fase di prima gestazione dell’idea base alla visione del CD sullo scaffale dei negozi. E l'opera non sorprende quasi mai per l’originalità delle soluzioni adottate -il lavoro di produzione è comunque molto più massiccio di ciò che appare- bensì per l’assoluta naturalezza dello scorrere dei pezzi. The Calling, Faith, Courage e tutte le altre canzoni sono semplicemente come devono essere. Scorrevoli, fluide, a volte leggere ed a volte massicce nei riff. Più spesso intime, quasi private, ma ingiudicabili come singole entità in quanto tessere di un puzzle da considerare solo nel suo complesso, intermezzi compresi. Disco da assimilare lentamente e dopo decine di ascolti per apprezzarne le sfumature e l’intenzione, The Nature of Time è un album forse poco power in senso stretto, per certi versi poco Secret Sphere, ma assolutamente eccellente; e forse proprio per queste ragioni.
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Grande @vincenzo 60, tu si che ne capisci di musica, anche per me cd dell'ano |
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sono daccordo con rush cd capolavoro per me è un bel 100 dico aaquelli che anno dato voto 63 e tarzan e a quello che a detto che e cd noioso ecc eccche non capiscono un cazzo di musica cd dellanno |
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Quanto è bella la recensione di raven .... concordo pienanente.... ma il voto ...dopo un mese di ascolti pure 90.. 😉 disco perfetto...dove tutto scorre divinamente .. dove tutto è al posto giusto !!! Capolavoro... |
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concordo pienamente con te JC |
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Per carità, va bene tutto, ma il disco é perfetto come sound e composizione e Luppi canta in modo celestiale. Premesso ciò, il disco può non piacere o non smuovere nulla a livello emotivo, ma la qualità é oggettivamente alta. |
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Non mi ha per niente preso. Forse troppo "plasticato" nella perfezione che hanno voluto metterci ma anche i brani sono deboli. Forse Kindness si eleva un po' sopra il resto. Non sono quelli dei primi album. Tra l'altro, in un'altra recensione si parla dei Sólstafir che si sono fatti più easy. Well, se paragoniamo i due album, dal punto di vista del songwriting e della intensità dei brani, la differenza è enorme. A questi Secret Sphere, manca indubbiamente la capacità di fare brani incisivi. Ho paura che le idee e l'ispirazione si siano annacquati. Au revoir. |
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L'ho ascoltato anche io oggi e devo dire che quoto lux. Peccato perché ci contavo su sto disco. Musicalmente bello e vocalmente superbo, Luppi è sempre mostruoso ma qui mancano in generale di quella marcia in piu che fa alzare l'asticella. La sufficienza la prende, tanto mestiere e tanta classe ma al servizio di poco sto giro. Mi aspettavo di piu. Voto 63 |
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Pienamente d'accordo con Lux Chaos...Dopo A Time Nevercome solo una lenta parabola discendente... |
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Risentito tutto oggi pomeriggio....niente da fare, per me rimane ai limiti dell'ascoltabile, ad un certo punto mi prende il nervoso da tanto è piatto e prevedibile...peccato, per me è un no gigante come una casa |
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Per me è un signor disco, veramente di classe e, in molti punti, ricercato. Capisco come sempre comunque le (possibili) critiche alle linee vocali di Luppi, è vero che in alcune parti risultano già sentite, ma in questo contesto, analizzando il disco per intero come concept, funzionano. Per il resto, disco molto soft, leggero ma complesso, articolato bene e con una bella storia. Luppi ottimo ma lo preferisco ancora di più quando canta pulito (come nei VD), da qualche anno ormai le note alte le sporca e per mio gusto personale avrei preferito più parti "pulite". Comunque, come dice bene Raven, ci sta che non faccia cose fuori dal normale considerando la musica del disco e la storia: infatti, non si sentono acuti spaccatimpani o saliscendi particolari, lui canta (ovviamente benissimo) come sa fare ed emoziona in molte parti. Kindness è uno degli apici, brano quasi pop di grande impatto che, come ho letto in qualche intervista, potrebbe sfondare come Lie To Me. Courage e la closer sono di ottima presa, e The Calling, vista nell'insieme dell'album, assume molto più valore che come singolo. Ah, sezione ritmica fenomenale: ascoltare il brano strumentale per capire: unico musicista limitato forse è Lazzarini, che lo trovo spettacolare nelle parti tirate, ma qui ce ne sono poche. Infine, capisco anche le critiche alla produzione con la voce in primo piano, ma bisogna capire la band: Luppi è un cavallo di razza e con il talento che ha trovo che sia corretto valorizzarlo se possibile. Certo, in questo disco penso anche io che a volte il divario di volume è fin troppo evidente.. |
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20
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Una curiosità senza vena polemica? La hai osservata qui o trai la tua opinione dopo averla vista altrove? |
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Copertina davvero pessima, il disco dopo vari ascolti non mi dice nulla, per carità, lavoro super professionale, ma la sostanza lascia a desiderare. |
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Non è un capolavoro ma mi piace , voto 80 , soddisfatto di aver comprato il cd.......supportiamo le bands Italiane che meritano....... |
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Il mio album preferito dei secret sphere è il debutto mistress of shadowlight. Conteneva dei veri gioiellini di epic power metal. |
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Mamma che fatica arrivare alla fine di sto disco...Luppi è veramente come il sesso tra una coppia sposata da 50 anni....NOIOSO!!!!! Sempre tutto uguale, strofe uguali, melodie uguali, ritornelli uguali...che piattume!!!! peccato... |
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Quanta severità ..a par mio album molto bello... 80!!! |
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personalmente, al di là del genere proposto che non riesce più a colpirmi da alcuni lustri, trovo esageratamente sbilanciato il rapporto tra voce e strumenti, come già detto da Gokronikos, al punto tale da skippare senza pensarci due volte l'intero album a favore di qualcos'altro...non capisco il senso di questa scelta... |
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Concordo con Invictusteele, di loro apprezzo il capolavoro A time nener come, ma poi stop...da quando è arrivato Luppi inoltre hanno smesso di piacermi definitivamente, questo forse è ancora più noioso del precedente, tutto formalmente perfetto, ma manca la scintilla, la cazzimma, l'ispirazione vera, il piattume regna totale e la scelta di alcuni ritornelli mi risulta addirittura irritante nella riproposizione delle solite cazzo di melodie "Luppiane"...basta!!!...cmq sia onore come al solito alla rece di Raven, ben fatta e seria, ma anche per me è 59 |
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@D. quello anche per me è un ottimo album... parlo dell'originale con l'altro vocalist |
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@InvictuSteele beh per me A Time never come è un grande album, poi sono gusti...  |
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9
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Band che non mi ha mai detto nulla... è esatto come scrive qualcuno che, specie in un genere così inflazionato, o hai la scintilla oppure risulti piatto. A me questa band è sempre sembrata di un piattume totale. Mi spiace demolire una band, italiana tra l'altro, ma mentre in altre band simili, tipo Labyrinth, ho colto un grosso potenziale sin dall'inizio, anche se poi sono solo due i dischi che mi hanno conquistato, qui vedo poca roba. |
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8
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sottoscrivo la recensione, solo che devo ammettere che la prestazione "luppiana" ,che nei vision divine e nel precedente album avevo amato, mi comincia un po' a venire a noia(nel senso che è si elegante, ma troppo "spotenziante" ). è vero che il disco richiede molti ascolti e nel tempo acquisisce maggior spessore, ma è anche vero che non sempre mi viene voglia di premere il tasto play. |
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7
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La verita' e' che come per altri generi metal o piu' in generale per la musica tutta, o si hanno colpi di genio ( sentire ultimo Solstafir ) se parliamo di produzioni recenti, opure e' veramente calma piatta... Si sa, a volte e' meglio non rischiare e affrontare il mare calmo che provare ad osare con il rischio di ritrovarsi nella tempesta Album appena sufficiente e niente piu' 60, anzi 59!! |
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6
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Ascoltato un po' distrattamente, ma non mi ha detto granchè. Tutto ben fatto, ma non mi ha coinvolto. |
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sicuramente la band ha voluto puntare sul sicuro a livello stilistico, quindi non ci sono rosse innovazioni. Pero mi è piaciuto molto. confermo il voto della recensione |
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La produzione è quella pianificata. Ovviamente poi può piacere o meno al pubblico, ma non è approssimativa, è quella che la band ha deciso di avere. |
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Il disco è molto carino, anche se un po' prevedibile, quello che proprio non ho digerito è la produzione, voce e cori troppo alti, pare la produzione di un disco di Laura Pausini, e peggio ancora, chitarre e batteria troppo basse! Nei ritornelli più decisi la chitarra si sente a stento, peccato! |
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2
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Tralasciamo che sia solo la tua opinione, peraltro non supportata da alcuna spiegazione e che non vedo perché accostare i due dischi. Il resto del tuo ragionamento è totalmente arbitrario e inoltre non hai letto bene. C'è scritto DECINE di ascolti, non UNA DECINA. Del nome che portano non mi può interessare meno, come per tutti i gruppi dei quali scrivo e da ultimo un consiglio: i commenti da fan danneggiano i gruppi che si vogliono difendere, specialmente se completamente avulsi dal contesto. A proposito, perché 59 e non 60? |
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Ok, tralasciamo il fatto che l'ultimo labyrinth sia di gran lunga superiore, ma perchè 79 e non 80? e poi , una decina di ascolti: vuol dire che sto disco proprio non ti è piaciuto, e che non lo hai voluto "criticare" per via del nome che portano. IIl mio voto? 60........anzi....59 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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Chapter I - Genesis 1. Intermission Chapter II - The Seven Virtues 2. The Calling 3. Love 4. Courage 5. Kindness 6. Honesty 7. Faith 8. Reliance 9. Commitment Chapter III - The New Dawn 10. The Awakening Chapter IV - The Way 11. The New Beginning
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Line Up
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Michele Luppi (Voce) Aldo Lonobile (Chitarre) Gabriele Ciaccia (Tastiere) Andrea Buratto (Basso) Marco Lazzarini (Batteria)
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