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SECRET SPHERE - Prima e dopo Roberto Messina
17/04/2012 (3087 letture)
Dopo aver sentito le ragioni di Roberto Messina, in seguito al suo lasciare i Secret Sphere, siamo andati a sentire anche Aldo Lonobile membro fondatore e portavoce della band. Quello che state per leggere è il resoconto di questa lunga intervista, in cui si è parlato un po’ di tutto, in maniera schietta e sincera. Non voglio anticiparvi nulla... buona lettura!

Rob: Ciao Aldo, come stai?
Aldo Lonobile: Tutto bene. Te come stai?

Rob: Tutto bene, non ci lamentiamo.
Aldo Lonobile: È un po’ che non ci sentiamo.

Rob: Infatti! Cominciamo allora?
Aldo Lonobile: Sì, sì, va bene.

Rob: Ok. Dopo aver parlato con Roberto (Messina -ndr) la settimana scorsa, e aver sentito le sue ragioni, tocca a te spiegarci un po’ i motivi di questa separazione, immagino, dolorosa dopo oltre dodici anni di carriera insieme.
Aldo Lonobile: Sì, certo. Guarda, io ti dico quello che ti avrà detto Rob, nel senso che la cosa principalmente è venuta fuori da lui. Eravamo praticamente a conclusione del disco, lui aveva cantato le sue parti, e noi avevamo chiesto di apportare alcune modifiche per incontrare maggiormente i gusti di tutti i componenti della band, e qui è venuto fuori il fatto che stavamo andando forse su due strade musicali che non coincidevano più tanto, e allora se n’è parlato, giungendo alla conclusione che per continuare a fare quello che avevamo sempre fatto con i Secret, ovvero la musica che ci viene dal cuore, quella che ci piace suonare; quindi, per non snaturare il suo gusto musicale attuale, e per non snaturare quello che è il nostro attuale gusto musicale, si son divise le strade. Io ovviamente adesso te lo sto dicendo in maniera pacata, ma sono molti anni, quindi è stata una situazione difficile da affrontare...

Rob: Certo, capisco. Infatti, Roberto l’ha paragonata un po’ come se fosse la fine di una storia d’amore.
Aldo Lonobile: Sì, sì, infatti. Però, sai, adesso è già più di un mese che è avvenuta la cosa, per cui abbiamo anche cominciato a metabolizzare questa situazione, e da un lato, piuttosto che rischiare di creare delle incomprensioni, che poi magari potevano rischiare di rovinare anche un altro rapporto, oltre a quello musicale, che è l’amicizia, perché dal lato umano non è proprio cambiato niente, e ci si rispetta come sempre...

Rob: Si, ma infatti una cosa che mi ha precisato subito, e che ci teneva a dire, è che tra di voi nulla è cambiato e vi siete lasciati in amicizia. Senti Aldo, non credi che ci possa essere il rischio che i fan possano sentire molto la mancanza di Roberto come un vuoto all’interno dei Secret Sphere, perché si sa che il cantante, in una band, è l’elemento più immediatamente riconoscibile?
Aldo Lonobile: Bè, non posso che darti ragione. Nel senso che il cambio di un cantante, con le dovute proporzioni, è come affrontare un nuovo inizio, perché è una cosa che può affossare oppure portare ad uno stadio successivo la band.

Rob: Infatti, nella storia del metal gli esempi sono tantissimi. E pensavo che anche ad un altro gruppo italiano è successa più o meno la stessa cosa; sto parlando dei Rhapsody Of Fire che si sono praticamente “splittati” in due gruppi differenti, proprio poco tempo fa.
Aldo Lonobile: Sì, va bè, loro sono anche a un livello di professionalità più alto di quello che hanno attualmente i Secret Sphere, però ci sono situazioni nella storia della musica che suoniamo, come dici te, dove le band, chi ha fatto uno step avanti e chi ha fatto uno step indietro, per cui è una cosa che ha i suoi rischi. Comunque, noi la stiamo affrontando piuttosto serenamente ma per prendere la decisone giusta; anche perché, dalla nostra, noi siamo convinti di avere un disco che merita, dove c’è stato dietro tanto lavoro, non solo da parte nostra, ma anche da parte di altre persone che hanno collaborato, chi con gli arrangiamenti, chi proprio con la stesura del racconto... perché comunque, il disco nuovo dei Secret, non so se hai avuto modo di leggere qualcosa sui nostri canali, nasce da un libro scritto da una giovane scrittrice italiana, e noi abbiamo fatto la colonna sonora di questo libro. È una storia basata sul concetto dei sogni lucidi, e richiama un pochino quello che noi da anni descriviamo come la “sfera segreta”, no?; e quindi un po’ la fonte di tutte le emozioni, oppure diciamo quella scintilla che ti mette a cercare di esternare i tuoi sentimenti in qualche forma d’arte, ed è stata molto abile Costanza (Colombo -ndr) a riproporlo nel racconto. Per cui, c’è tanto lavoro e il disco merita veramente, e noi, forti di questo, stiamo affrontando la cosa cercando di trovare un sostituto che, innanzitutto, non faccia assolutamente rimpiangere Roberto, perché comunque noi ci sentiamo di avere ancora parecchio da dire; ripeto, è sicuramente una cosa che va fatta con molta attenzione perché ha dei rischi, i rischi che hai elencato tu prima.

Rob: visto che l’hai già introdotto tu, te lo chiedo adesso. Che cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo disco, proprio a livello musicale; quali coordinate seguirà?; e se, e quanto sarà diverso da Archetype?
Aldo Lonobile:Guarda, musicalmente è profondamente diverso da Archetype. Ti dico che secondo me, un’altra cosa che ha creato un po’ questo divario musicale tra noi e Roberto, ma questo più da parte nostra, sai, noi adesso siamo lontani, perché lui adesso vive a Roma, e probabilmente è caduto un po’ il dialogo... ma non è che sia caduto, però è un po’ più raro, mentre magari hai modo con gli altri ragazzi di vederti una sera oltre la musica ecc., è strano a dirsi, però nasce -nonostante tutte le tecnologie- anche un po’ di pigrizia, anche nel dire le cose più stupide...

Rob: sì, sì, capisco. Infatti, ho chiesto questa cosa a Roberto, ma lui mi ha detto che in questa situazione avevate già prodotto due album.
Aldo Lonobile: sì, sì.

Rob: per cui, credo che lui non abbia dato tanta importanza a questa situazione.
Aldo Lonobile: no, no, ma infatti ti dico che ci siamo resi conto, parlandone con lui, che forse un pochino avremmo potuto coinvolgerlo di più, però, come giustamente ha detto lui, abbiamo fatto anche due dischi in questa condizione, per cui è proprio forse la voglia di fare cose diverse, anzi, fondamentalmente quello. Noi, musicalmente, abbiamo affrontato il disco, essendo comunque tratto da una storia, seguendo proprio gli insegnamenti dei gruppi storici quali possono essere i Savatage, i Queensrÿche, dove fondamentalmente la musica ha dei forti richiami tra un pezzo e un altro, e abbiamo cercato di affrontare la stesura musicale in questo senso. Ci sono delle canzoni che sono piuttosto dirette, ma proprio diciamo più easy listening; a differenza dei dischi vecchi, dove c’erano dei pezzi tipo Mr.Sin o Welcome to the Circus che erano molto easy listening, però diciamo già più di matrice “helloweeniana”, qua siamo su dei pezzi molto catchy, molto semplici da sfruttare, molto piacevoli, però, probabilmente sono più legati magari a delle matrici un po’ più rock diciamo, però sempre con i nostri arrangiamenti sinfonici e, comunque, la matrice metal, perché c’è anche da dire che non possiamo da un giorno all’altro dire: ‘ora basta, per anni abbiamo fatto metal, ora basta!’. Le radici della band sono presentissime, ci sono grossi arrangiamenti, ci sono delle canzoni che viaggiano più veloce, ma non riconducibili a un pezzo come poteva essere ai tempi di Legend o come poteva essere ai tempi del primo disco. Ritmicamente ci muoviamo su territori un pochino più strutturati: ci sono molti riff, mentre invece, le parti lente sono molto d’atmosfera, e sempre molto melodiche, perché noi comunque ci teniamo, anche perché fondamentalmente ascoltiamo musica melodica, e quindi è normale che ti venga da fare quella. Ti posso dire che l’idea è di cercare di affinare sempre di più a livello di sound. Tu che ci segui da tanto tempo, sai che cerchiamo di suonare sempre in maniera molto personale a livello di stile musicale, e stiamo cercando, a poco a poco, di toglierci tutti i rimasugli di influenze vecchie per poter definire, in maniera definitiva, quello che è il nostro suono. Penso che sia abbastanza riconoscibile una canzone dei Secret Sphere, però vogliamo che sia proprio riconoscibile al cento per cento. Ne parlavamo già prima che Rob decidesse di lasciare il gruppo, proprio del fatto di fare un disco che spezzasse e che lasciasse intravedere quello che potrebbe essere un futuro ipotetico a livello musicale, sempre mantenendo le radici nel metal, perché comunque, noi siamo un gruppo metal.

Rob: Immagino che voi vi stiate già muovendo, cosa che mi ha confermato anche Roberto, per la ricerca di un nuovo cantante. Ovviamente, non ti chiedo nomi oppure opzioni varie, ma cosa puoi dirci? A che punto siete? Con quali criteri lo state cercando, e con quali caratteristiche?
Aldo Lonobile: Guarda, come avrai visto, noi non abbiamo fatto nessun comunicato di richieste, ma nonostante questo ci sono state molte proposte da parte di ragazzi che volevano avventurarsi, sia dall’Italia che dall’estero, perché comunque negli anni siamo riusciti a crearci un certo seguito anche al di fuori, anzi, forse abbiamo avuto più richieste da fuori che da casa nostra! (ride -ndr). Noi abbiamo preso contatto, anche perché dopo tanti anni si sono creati anche rapporti d’amicizia con tanti cantanti, per cui si è messa un po’ in moto una macchina per cercare di capire dove andare a parare. Calcola che noi cerchiamo e vogliamo un membro, un membro della band, non cerchiamo un turnista, perché altrimenti avremmo risolto in quattro e quattro otto. Siamo una band che esiste da più di tredici anni, abbiamo fatto sei dischi, ci siamo tolti parecchie soddisfazioni, purtroppo non ci viviamo...

Rob: Bè, quello è un problema comune a tutti quelli che fanno questa musica, in particolar modo in Italia.
Aldo Lonobile: Sì, sì, comunque ti posso dire che abbiamo dei ragazzi che ascoltano la nostra musica in tutto il mondo, ci scrivono, ci fanno sentire il loro affetto, quindi ti rendi conto che ci sono persone che proprio vivono male la situazione...

Rob: si, infatti ho letto tantissimi messaggi sulle vostre pagine sui vari social network, e credo che questo sia uno stimolo ad andare avanti, no?
Aldo Lonobile: sì sì, infatti, infatti. È stata una cosa molto bella da leggere, anche tutti i messaggi privati, o anche solamente le band con cui abbiamo collaborato durante gli anni, con le quali si è visto proprio il rapporto di amicizia, da amici veri, che ci hanno passato i contatti e così via, per cui è stata una bella manifestazione d’affetto su vari fronti. Quello che ti posso dire è che siamo a buon punto secondo me, dopo un primo periodo in cui vai a sfoltire tutte le varie ipotesi, siamo a buon punto; adesso non so esattamente le tempistiche, anche perché noi avremmo dovuto fare e scrivere tutta una serie di cose che abbiamo solamente posticipato, per esempio guest sul disco, abbiamo tutt’ora in ballo un cambio di etichetta per quanto riguarda il Giappone, e quello è decisamente un passo in avanti; tutta una serie di cose che sono solamente posticipate. Ti dico, e te l’avrà detto anche Roberto, che il disco era praticamente solo da mixare (ride -ndr). Il disco era pronto, per cui, prima abbiamo un po’ discusso con le varie etichette per posticipare l’uscita, perché era stato fatto un piano promozionale dove, per esempio, avremmo dovuto postare qualche web episode riguardo lo studio e altre cose che si sono un pochino spostate per risolvere la situazione cantante che è più urgente, però sono state solamente posticipate.

Rob: Riguardo questo slittamento in avanti, volevo chiederti, pur avendo un disco praticamente finito, quanto siete disposti ad aspettare per trovare una persona che vi soddisfi appieno?
Aldo Lonobile: Bè... diciamo che noi siamo disposti ad aspettare, perché -come ti ho detto prima- il cambio di un cantante non lo si può prendere sottogamba, per cui quando troveremo l’uomo giusto saremo pronti. Noi ci stiamo dedicando davvero tanto tempo per risolvere questa cosa, tante ore al giorno, per cui, anche in mezzo al lavoro ecc., ognuno di noi si sta smazzando un pochino per non perdere i contatti e non perdere tempo. Ci siamo dati parecchio da fare. Poi, ci sarà il discorso delle parti, del cantato e tutto quello che ne concerne, quindi un nuovo ingresso in studio per registrare nuovamente le voci, tra l’altro noi stavamo lavorando con Simone Mularoni in studio, e la produzione sta venendo veramente eccezionale, per cui, diciamo che siamo disposti ad aspettare quello che serve per avere il top! (risate - ndr)

Rob: certo, mi sembra giusto! Quindi, se non erro, il disco era in programma per l’inizio di questa estate...
Aldo Lonobile: sì, l’uscita era in programma per Maggio, inizio Maggio.

Rob: quindi possiamo dare per assodato che la pubblicazione del disco ci sarà dopo l’estate?
Aldo Lonobile: Sì, sì, questo è inevitabile.

Rob: Quindi con eventuali partecipazioni a festival e concerti estivi spostati?
Aldo Lonobile: Sì, sì, credo che se ne parlerà molto più avanti, non ci sono i presupposti al momento per poter fare uscite di questo tipo.

Rob: cambiando argomento, cosa che ho chiesto anche a Roberto, vorrei sapere, quale parte hai incarnato nei Secret Sphere negli anni, perché ho sempre ravvisato, al di là del filo conduttore che era power, diverse influenze che sono venute fuori, in maniera più o meno equilibrata con i diversi dischi. Quindi, quali generi preferisci nel metal, e se ascolti anche qualcos’altro extrametal.
Aldo Lonobile: Guarda, io esordisco dicendo una cosa che non è assolutamente un voler denigrare il genere che uno suona, anzi, è semplicemente forse un averlo ascoltato troppo; io a parte i classici, quindi i dischi storici di Helloween, Gamma Ray, sono secoli che non ascolto qualcosa di power metal, per cui non saprei neanche dirti... no, oddio, ascolto ancora anche gli Angra, perché mi piacciono molto le parti strumentali, però a parte i gruppi storici che mi capita ancora di ascoltare, non sono mai più andato, ma questo ormai da almeno cinque anni...

Rob: quindi, non segui più la scena power contemporanea?
Aldo Lonobile: pochissimo. L’unico gruppo che continuo a seguire uscita dopo uscita sono i Kamelot...

Rob: e anche loro hanno da poco “perso” il cantante! (risate -ndr)
Aldo Lonobile: Infatti! (ride - ndr)

Rob: c’è proprio una “moria” di cantanti! (risate - ndr)
Aldo Lonobile: è vero! Loro, comunque, sono l’unico gruppo che ancora seguo e che mi appassiona in questo genere.

Rob: cosa ne pensi quindi di Poetry for the Poisoned, l’ultimo disco, che mi sembra abbastanza diverso dal passato.
Aldo Lonobile: sì, sì, ma guarda che io sono abbastanza a favore dei cambiamenti, nel senso che non mi troverò mai a dire che un gruppo cambia e a me fa schifo, raramente è successo. A me non è dispiaciuto per niente l’ultimo disco, non è come The Black Halo che lo ascolti e ti resta subito in testa, però c’è una classe negli arrangiamenti e una produzione che fa invidia, no? Poi, ogni tanto, quando hai voglia di qualcosa un po’ più spensierato, allora metto su gli Edguy, ecco magari le nuove uscite loro le ascolto, perché comunque c’è stato un periodo dove mi piacevano parecchio, soprattutto la spensieratezza, perché fondamentalmente è quello che hanno loro come band. Ti posso dire che ora ascolto i Black Stone Cherry, gli Shinedown, non so, ascolto i Van Halen, ascolto gli Skid Row, ascolto i Kiss, e questo è quello che ascolto, poi se andiamo un pochino più sul pesante, ascolto i miei soliti Testament, i miei soliti Megadeth, i Pantera. Di nuovo ci sono queste nuove band che mi piacciono parecchio, tipo i Black Stone Cherry che secondo me sono favolosi... adesso ti sto dicendo proprio i primi che mi vengono in mente, poi appena finiamo l’intervista me ne vengono altri 700! (risate - ndr). Però, son sempre loro, ah no, aspetta, ti ho detto una stupidaggine prima, anche se non è proprio power, anzi, ma un’altra band che seguo sempre sono i Symphony X, grandissimi proprio. Anzi, loro hanno proprio un po’ perso la loro vena prog e sono diventati un pochino più incazzati e mi piacciono ancora di più. E poi, comunque di tutto, tipo ogni tanto non disdegno neanche i Dimmu Borgir, cioè io ascolto tutto, che ne so, ascolto anche qualche roba più mainstream alla grande tipo Adele piuttosto che Katy Perry, se c’è qualcosa di bello uno lo ascolta, non mi pongo divieti. Una volta sì, quando avevo diciotto anni si! Si è più integralisti! (risate -ndr).

Rob: Ho una curiosità sulla vostra discografia, riguardo Scent of Human Desire, pubblicato dalla Nuclear Blast, e che un gruppo italiano finisca sotto una label di quelle proporzioni è già un fatto insolito. Voi venivate da un disco strepitoso -secondo me- che è A Time Never Come, eppure col lavoro successivo avete deciso di fare qualcosa di molto diverso, e spesso ho letto e sentito che questa scelta non è stata capita forse, ed è stata tacciata d’incoerenza, anche a causa dell’alternanza di pezzi power, rispetto a quelli hard rock, e così via. Non credi che l’aver prodotto un disco così diverso e coraggioso, al primo contratto con una label come la Nuclear Blast, che di sicuro tiene d’occhio le vendite, non pensi che possa essere stata una scelta un po’ troppo azzardata, un’occasione buttata al vento? E poi, ovviamente ti chiedo se rifaresti questa scelta.
Aldo Lonobile: Guarda, hai in parte ragione. Mi ricordo bene che era un periodo piuttosto travagliato, perché c’era un discorso di base che noi non riuscivamo a venire via dall’Elevate Records in primis, e quindi c’era il discorso fallimento dell’etichetta che rischiava di portare nel calderone la band. Perché se noi non riuscivamo ad avere una liberatoria in tempo, perché noi eravamo sotto contratto per tre dischi, c’era il rischio che il nome della band poteva essere accostato alla chiusura del discorso legale legata al fallimento dell’Elevate. Fu proprio Roberto a prendere il treno e partire per farsi firmare la liberatoria, e all’epoca era venuto fuori forte questo discorso di voler fare hard rock, infatti, c’è stato un momento, questo forse non lo sa nessuno, mi ricordo che eravamo a casa mia, in cui pensavamo di fare un cambio drastico verso l’hard rock, per un paio di giorni c’abbiamo pensato proprio di metterci a suonare tipo Aerosmith, poi uno ci ripensa su, e ricordo che all’epoca avevo questa forte voglia di fare questo esperimento, di provare a unire l’hard rock con un discorso più power/prog, che è una cosa abbastanza da pazzi forse, però, ti dico, tutt’ora secondo me Scent è un bellissimo disco. Come problema forse ha l’immaturità, nel senso che avremmo dovuto affrontare certi arrangiamenti in un’altra maniera, però all’epoca non avevamo neanche tutta questa esperienza; se si trattava magari di gestire degli arrangiamenti più power, come c’era già stato in A Time Never Come, era un conto, però per esempio quella parte di fiati era stata messa perché io c’avevo in testa gli Extreme, piuttosto che David Lee Roth, e allora abbiamo pensato di provare a mettere questo, quest’altro ecc., però, secondo me, a tratti alcuni esperimenti sono usciti, secondo me, Virgin Street 69 è un pezzo della Madonna, e lì c’è un po’ il discorso dell’unire, perché c’è questo riff pesantissimo però di chiara matrice hard rock, il cantato è di base hard rock, però con una linea più pesante, più dura, gli assoli tipo Dream Theater e così via, oppure anche altre cose come Rain, oppure le due ballate che sono molto belle, Desire e Scent of a Woman. Io non lo rimpiango di sicuro. È vero che forse la Nuclear Blast si aspettava un altro disco, anche se anche loro non è che abbiano avuto qualcosa da ridire, hanno semplicemente dovuto correggere la base di promozione che avevano preparato all’epoca, anche perché nel demo che avevamo dato a loro per sentire il disco c’erano le canzoni un pochino più spinte, c’era Rain, c’era 1000 Eyes’ Show, c’era Still Here credo, adesso non mi ricordo più, poi, invece, il disco era ricco di mille altre cose. Poi mi ricordo che a livello di critica il disco non andò male, e le critiche che furono mosse, come hai detto tu, nel senso dell’incoerenza, erano legate proprio a questa parte d’immaturità nell’amalgamare meglio le cose, è tutto legato a quel discorso lì. Comunque, se devo essere sincero, riguardo la tua domanda se ha penalizzato un po’ la collaborazione con la Nuclear Blast, devo risponderti di si. Un conto è una band che ha una determinata fama, e fondamentalmente può fare quello che vuole, un conto è una band che ancora si deve costruire, se rischia forte deve accollarsi i meriti e i demeriti, però è anche vero che chi non rischia non sa neanche come andrà a finire.
Rob: Si, ma infatti, io per esempio, pensavo ad un gruppo come gli HammerFall che fa lo stesso disco da quindici anni praticamente, tolto un po’ l’ultimo dove sono meno power e più heavy...
Aldo Lonobile: che è più brutto di quelli power! (risate - ndr)

Rob: Però su una major, credo che l’acquolina in bocca delle vendite sia venuta anche a voi, nono stante una copertura mediatica maggiore che può garantire un’etichetta del genere, avete preferito altre strade.
Aldo Lonobile: no, no, ma è vero. Quella è una cosa che può aver penalizzato, perché si aspettavano una cosa, che alla fine è arrivata in parte, però, se dovessi tornare indietro, probabilmente rifarei la stessa cosa, perché io sono parecchio impulsivo, fatto che può essere un pregio o un difetto, però almeno quello che fai è sincero, è fatto senza secondi fini. Come tutti sanno, fondamentalmente, la maggior parte delle idee dei Secret Sphere le tiro fuori io, e all’epoca questo era quello che mi veniva, comunque c’era il terreno fertil, perché comunque nella band c’è proprio questa passione per l’hard rock, guarda solamente Andrea (Buratto -ndr) che ha fatto la sua band (Hell In the Club - ndr) che ha avuto ottime risposte, però, sai, a distanza di anni, uno dice boh, proviamo a scindere le cose, io sono rimasto della mia idea, e quando trovo la mia situazione giusta per fare questo discorso hard rock veramente, e l’ha fatto al di fuori dei Secret.

Rob: Visto che abbiamo intavolato l’argomento, parliamone adesso. Tutti i membri dei Secret Sphere hanno diversi progetti paralleli, e volevo chiederti della collaborazione annunciata con Nils Rue, cantante dei (Pagan’s Mind, che però non ha mai visto luce.
Aldo Lonobile: no, per quel disco l’ sono state fatte sette canzoni. Quattro di quelle canzoni sono finite in un disco che io ho fatto con Chity Somapala, l’ex cantante dei (Firewind ( si tratta di Revolution Rising dei Civilization One - ndr), un’altra canzone fu rielaborata, ed è poi diventata Where the Sea Ends presente in Heart & Anger, e le atre due canzoni sono ferme in attesa di vedere la luce da qualche parte. Però, anche lì, il disco era pronto, però poi quando ero disponibile io, non era disponibile Nils, quando lo era Nils non lo ero io, e morale della favola, non se n’è fatto nulla, come succede spesso, però si era lavorato parecchio attorno a questa cosa, comunque poi, in un modo o nell’altro è stata utilizzata, poi mi arrivo la telefonata di Chity che mi diceva di mettere su un gruppo, e abbiamo fatto uscire quel disco; è stato un episodio isolato, però andò bene soprattutto in Germania, andò bene in Giappone e in altre nazioni.

Rob: avendo comunque tutte queste collaborazioni, non credi che ci possa essere il rischio di sottrarre tempo ai Secret Sphere che sono la band madre di tutti? Non c’è il rischio di disperdere le energie? E questa è una domanda che potrebbe essere fatta a tanti musicisti italiani che hanno diversi side profect.
Aldo Lonobile: può essere, certo. Adesso della formazione originale è rimasto solo Andrea, col quale sono cresciuto insieme, abbiamo un grande rapporto di amicizia, e ci può essere il periodo in cui hai alti e bassi, però, fondamentalmente, c’è poi la serata in cui ti chiarisci i punti e tutto torna come prima: lui sa cosa mi aspetto da lui e lui sa cosa si aspetta da me. Federico (Pennazzato - ndr) sono molto contento di averlo nel gruppo dopo l’uscita di Luca (Cartasegna - ndr), col quale ero molto legato, e tutt’ora siamo molto amici, però Federico al di là di essere una persona eccezionale a livello umano, è proprio un bravissimo musicista, e fino ad ora non ha da dire di mancanze nei riguardi della band; Marco (Pastorino - ndr), nonostante lui abbia proprio questa voglia di suonare in qualsiasi band venga creata sulla terra! (risate - ndr), e da un lato lo capisco perché è molto giovane, ed è quello che tentavo di fare anche io alla sua età, però, nonostante tutte queste sue situazioni musicali, sicuramente lui non fa mancare proprio la presenza all’interno della band, anzi, cioè, io giornalmente ho le richieste da Marco, è uno molto attivo all’interno del gruppo. Gabriele ha il suo carattere, è un pochino alienato dal mondo! (risate - ndr), però è molto bravo, è molto preparato. Ovviamente ci vuole il motore trainante, e quello, -senza togliere niente a nessuno- sono io, e se tu hai un motore trainante, gli altri ti vengono dietro, ma è sempre stato così da anni, io ho sempre lanciato il sassolino e poi tutti mettevano il loro, e così fondamentalmente nasce così tutto, da una canzone dei Secret, ad un nostro concerto come all’intero tour, io lancio questo sassolino, ma perché semplicemente ci sto a pensare tutto il giorno, e tutt’ora è così. Quello che ti posso dire è che nonostante tutte queste collaborazioni, nei mesi scorsi c’è stato un periodo un po’ di stasi, perché comunque secondo me la band era in un periodo diciamo di calma apparente, nel senso di essere un po’ troppo adagiata su certe cose, si era un pochino persa, e poi abbiamo avuto modo di discuterne tra di noi, a seguito dell’abbandono di Roberto, perché comunque c’è stata un po’ di sonnolenza nel prendere certe decisioni, nell’affrontare determinate cose, nell’esporsi su altre cose; io in primis mi ero reso conto di essere un pochino meno propositivo di quello che sono sempre stato. Da un lato, questo discorso del cantante, può essere anche una scintilla per farti rimettere in moto un poco tutto come prima. Per esempio, secondo me, noi siamo sempre stati poco presenti in Italia e ci siamo forse concentrati maggiormente sull’estero...

Rob: si, questa è una cosa che ho sempre notato. Avete suonato molto in giro per l’Europa, mentre forse l’Italia è stata un po’ messa da parte, no?
Aldo Lonobile: sì, sì, infatti c’è stato un periodo in cui eravamo molto interessati ad andare a suonare fuori, un po’ perché non è proprio facilissimo mettersi in mezzo a certe situazioni qua da noi, e un po’ perché, avendo sempre lavorato con etichette e management esteri, per cui, sembra assurdo, ma è sempre stato più facile proporci come supporto a band come i Gamma Ray o con King Diamond, piuttosto che fare qualcosa qua da noi, però questo secondo me è anche una colpa della band, infatti, quello che stiamo cercando di fare è cercare di rimettere un po’ le cose in piedi come era, se ti ricordi, fino al 2003, quando c’era parecchio interesse intorno al gruppo. A causa un po’ anche di questa nostra negligenza, diciamo che ci siamo un po’ persi una generazione, perché spesso vedo ragazzi che quando scoprono che i Secret hanno fatto sei dischi, restano molto sorpresi, e quello fondamentalmente è un errore nostro. Noi annualmente abbiamo la possibilità di fare quelle tre o quattro date da headliner, tipo in Spagna o in Svizzera, e lo stesso tour coi Gamma Ray, a noi è servito tantissimo, è stato proprio vincente per noi a livello di esposizione. Sicuramente è stata anche una nostra colpa quella di non aver coltivato qua da noi come in passato, però, già per esempio con Archetype -noi lavoriamo con Virus Concerti- abbiamo fatto sette, otto date a supporto del disco in Italia, ma è ovvio che per riportare quell’interesse che c’era intorno alla band ci vuole un po’ più di tempo, ma ci stiamo lavorando. Tornando alla tua domanda degli impegni nostri con altre band, ti dico che tutto funziona ancora bene.

Rob: l’hai appena introdotto tu questo argomento dell’estero. Avendo avuto la possibilità di suonare molto in giro per l’Europa, è una cosa che chiedo sempre agli artisti italiani che intervisto, ci sono ancora effettivamente delle differenza tra la scena metal italiana e quella europea? Proprio a livello di infrastrutture, organizzazione concerti, pubblico, ecc.?
Aldo Lonobile: L’idea che mi son fatto in tutti questi giri è che dipende proprio dalla situazione in cui ti trovi a suonare. Prendiamo per esempio l’ultima cosa che abbiamo fatto: il tour coi Gamma Ray. Anche la data italiana, che comunque era perfetta sotto ogni punto di vista, c’è stato un problema per noi, perché ci fu tagliata una canzone, ma non per un problema del promoter, ma perché si poteva incominciare a fare il sound check alle cinque e mezza del pomeriggio, per cui, si mettono a fare il sound check i Gamma Ray, anche perché il concerto è il loro, son loro che portano la gente, e quindi va fatto un check da professionisti, ed è ovvio che porta via tempo. Poi c’è l’altra band che lo fa in condizioni veloci, poi arriviamo noi e sono le sette e mezzo di sera, aprono i cancelli e tutto, ma questo non riguarda il promoter. Per la mia esperienza, ti posso dire che se tu stai affrontando un live con un professionista, e comunque in Italia ci sono, non c’è nessun problema, funziona tanto come in Svezia o altri posti, io mi sento di dire questo, e ti parlo da musicista, e da musicista ha funzionato alla grande anche nelle situazioni italiane. Purtroppo, da noi manca la quantità di band che fanno i numeri in Italia, ci sono poche band italiane che sono in grado di supportare uno show in maniera professionale, capito? Perché...? Non lo so, me lo son sempre chiesto, perché ci sono un sacco di band fighissime in Italia che però non raccolgono quello che meritano, però è così. In Italia quali band hanno la possibilità di fare uno un concerto metal e attirare sette, ottocento persone? Ce ne sono pochissime, penso ai Lacuna Coil, ai Rhapsody Of Fire, il resto è formato da situazioni in cui suoni in un locale, e non puoi aspettarti da un locale lo stesso trattamento che hai per esempio in un tour come di quello stavamo parlando, e questo comunque succede anche all’estero. Perché se tu vai fuori, noi per esempio noi abbiamo fatto anche un tour -che non rifarei assolutamente- con gli Astral Doors, dove abbiamo suonato in dei locali piccoli, di capienza piccola, e lì ti trattavano proprio come in Italia quando vai a suonare in un pub, ti mangio il tuo panino, ti bevi la tua birra e vai a casa! (risate - ndr). Dipende proprio dalla situazione in cui ti ritrovi, da musicista.

Rob: quindi, possiamo dire che è solo una questione di professionalità, e non di nazionalità?
Aldo Lonobile: ma no, non credo. Almeno posso dirti quello che è successo a me. Poi, esistono comunque serate in cui suoni in locali piccoli, gestiti però da persone che hanno molta passione e ti fanno sentire benissimo. A me non piace tanto lamentarmi, c’è stato un periodo in cui lo facevo, però poi mi sono reso conto che era una cazzata, per cui bisogna anche rendersi conto delle situazioni in cui uno si trova. Poi, magari, dopo tanti anni uno riesce a capire più cose, però si deve sicuramente fare un paragone della situazione in cui ti trovi a suonare. Tornando al discorso delle band italiane, quello che mi fa dispiacere leggere molte volte che quando c’è la possibilità per un gruppo italiano che ha determinate opportunità, invece di gioire, c’è subito un attaccare e dire, no, ma magari conoscono l’amico dell’amico... e questo è proprio sbagliato. È questo che poi non ti porta ad avere al posto di tre gruppi che ti portano cinquecento persone, averne quindici come in Germania o anche in Svezia, oppure in Danimarca, anche se lì le band melodiche non è che siano seguite più di tanto, perché lì sono un po’ più cattivoni! (risate - ndr). Per esempio però, in Spagna, le band spagnole son seguite. Da noi c’è proprio questa cosa che andrebbe corretta, ma non ti parlo solo da parte degli ascoltatori. Io ti parlo anche della città dove vivo (Alessandria - ndr), magari c’è un discorso del tipo: “eh, suoniamo, cazzo, venite a vederci”, magari poi del musicista si lamenta che non vanno a vedere la band e poi tu non vai a vedere la band dell’amico. È una cosa che secondo me colpisce l’Italia ma non solo dal lato degli ascoltatori, ma anche da quello dei musicisti. Io ti dico che noi, come Secret, abbiamo dei rapporti d’amicizia con delle band fortissimi, che possono essere gli Arthemis, i DGM, i Trick or Treat, gli Elvenking, e ce ne sono parecchi altri, ma non perché questi li preferiamo ad altri, ma perché semplicemente abbiamo provato a fare delle cose insieme, abbiamo costruito delle situazioni insieme, delle amicizie, per cui io non capisco neanche il discorso delle rivalità, anzi, io ti sto facendo un discorso al di fuori delle rivalità, che poi ultimamente non è neanche una cosa che vedo. Quello che vedo è proprio una mancanza di orgoglio, ecco, di orgoglio, nel dire c’ero anch’io, sia da musicista che da spettatore, quella band spacca il culo, perché non mi compro il disco, perché non la vado a vedere, no? Tutto qua.

Rob: Quali sono i chitarristi che ti hanno ispirato e influenzato durante gli anni?
Aldo Lonobile: Sono tutti chitarristi rock. A me tutt’ora, quelli che mi piacciono e che mi fanno ancora vibrare quando li sento sono sempre i soliti, per cui: Nuno Bettencourt, Paul Gilbert, Richie Kotzen, che stasera non posso andare a vedere! (risate - ndr), George Lynch, poi Malmsteen, perché volenti o nolenti da lui ci passano tutti, e poi parlando più di metal, a me piace molto Michael Romeo, John Petrucci, Marty Friedman, insomma, tutti nomi storici, ho studiato gli assoli loro (ride - ndr).

Rob: voglio chiudere l’intervista con la stessa domanda che ho fatto a Roberto. in tutti questi anni insieme, pensi che sia stato più lui a dare alla band, oppure la band a Roberto
Aldo Lonobile: io la prendo molto tranquillamente questa domanda, perché secondo me, tutti abbiamo dato, e tutti abbiamo ricevuto dalla band allo stesso modo, ma per un discorso semplice. È stata la prima band per tutti, è stata la band con cui ti sei fatto conoscere, per cui anche se io dovessi andare via dai Secret Sphere, comunque mi presenterei come l’ex chitarrista dei Secret Sphere, perché se vuoi ascoltare proprio l’anima di quello che uno sa fare, va ad ascoltare i Secret Sphere, e comunque, credo che questo valga anche per Roberto. Adesso non conosco bene i suoi piani musicali, però credo che anche se un giorno gli balenasse l’idea del tornare a fare del metal melodico, comunque farebbe sentire qualcosa dei Secret Sphere.

Rob: quello che mi ha colpito, e comunque mi ha fatto piacere sentir dire da Roberto, è che se lui aveva una sua idea, dopo essere stata sottoposta alla vostra collaborazione, quell’idea è sempre venuta meglio di come lui avrebbe potuto realizzarla da solo.
Aldo Lonobile: sì, sì, ma questa è una cosa legata al fatto che ti dicevo prima, uno lancia gli input e poi gli altri ci lavorano. Per esempio, pur essendo la maggior parte delle linee melodiche tutte sue, un bel lavoro che abbiamo fatto io e Rob, era quello di canticchiargli una cosina che avevo in testa e suonava in un modo, e lui la faceva suonare bene, quindi ti rigiro il discorso che ha fatto lui, come lui ti ha detto che un’idea che aveva in testa lui, filtrandola attraverso tutti gli altri si otteneva un risultato ottimo, un’idea che avevamo noi, filtrata da lui, si otteneva un ottimo risultato; era un legame che funzionava parecchio quello nostro con Roberto a livello musicale, ma questo è dovuto proprio al fatto che prima ancora del discorso musicale, c’è il discorso amicizia. Io conosco Roberto da quando avevo 11 anni, e questo ti fa capire tutto, perché al di fuori dei Secret Sphere lo conosco da tipo vent’anni se non di più, ventidue anni, per cui, chiudendo, è una cosa che abbiamo preso e abbiamo dato nello stesso identico modo.

Rob: per me Aldo è tutto. Ti ringrazio per la gentilezza, e auguro il meglio a te, alla band, come a Roberto. Ti lascio la parola per chiudere questa intervista.
Aldo Lonobile: Ti ringrazio. È stato bello e divertente, abbiamo tirato fuori delle cose che non ricordavo neanche più (risate -ndr). Quello che vi invito a fare è proprio a seguire gli sviluppi, perché secondo me sono molto interessanti, e auguro in bocca al lupo a Rob soprattutto.



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