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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Secret Sphere - Mistress of the Shadowlight
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23/04/2022
( 1446 letture )
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Correva l’anno 1999 quando i giovani Secret Sphere giunsero all’esordio discografico, nel bel mezzo di un’epoca d’oro che vide pochi anni prima la scena europea in pieno fermento e all’apice della popolarità per quanto riguarda il genere power/prog metal. Si pensi a Stratovarius, Elegy, Conception, Kamelot, senza naturalmente mettere in secondo piano una quanto mai frizzante e dinamica schiera di bands italiane che videro in Labyrinth, Vision Divine, Eldritch, Rhapsody e Black Jester tra i capostipiti del genere in questione e capaci di allineare una serie di uscite ancor oggi ritenute come saldi riferimenti stilistici della seconda metà degli anni Novanta. In una scena quantomai effervescente non ebbero timore di affermarsi anche i piemontesi Secret Sphere, band capitanata dai talentuosi Roberto Messina alla voce, Aldo Lonobile alla chitarra e Antonio Agate alle tastiere, capaci di stupire la critica e i fan dell’epoca con un esordio decisamente ben riuscito e capace di gettare le basi di quella che ancor oggi risulta una band in piena forma (sia pure attraverso vari cambi di line up e senz’altro in un percorso caratterizzato da pregevoli evoluzioni tecniche e sonore) e tutt’ora uno dei saldi riferimenti del metal tricolore.
L’esordio dei Secret Sphere è un concentrato di power prog metal intenso, decisamente ben suonato e caratterizzato da componenti sinfoniche, neoclassiche alternate a momenti più power speed, professionalmente composto e arrangiato sia pur mantenendo una formula genuina, spontanea e lontana da certe iperproduzioni che iniziavano a farsi largo già all’epoca. I dieci brani (comprensivi di un paio di brevi passaggi strumentali di raccordo) che compongono Mistress of the Shadowlight non contengono riempitivi né cedimenti qualitativi e il disco si lascia ascoltare tutto di un fiato nei suoi 52 minuti elettrizzanti. Brani come Age of Wizard, aperta dall’intro Dawn of Time e On the Wings of Sun suonano davvero tosti e convincenti, mescolando quanto proposto all’epoca da Labyrinth, Angra e Stratovarius con un tocco personale, grazie anche alle originali linee vocali di Messina e alle trame di chitarra intessute da Lonobile e Gianotti, ben intrecciate con un lavoro davvero pregevole in termini di tastiere ed orchestrazioni ad opera di Agate, il tutto sostenuto da una sezione ritmica ad elevato metronomo senza tralasciare break e aperture con cambi di intensità. Recall of the Valkyrie si poggia su imponenti tastiere tanto in sede di accompagnamento quanto in fase solista (notevole il tocco neoclassico e barocco di Agate), per poi evolversi in un sound dalla compattezza e dal chorus straripante che non può che evocare i Rhapsody degli esordi ma anche certe cose di Blind Guardian e Gamma Ray nelle parti più epiche e corali, di sicuro impatto anche in sede live. White Lion è un altro pezzo da novanta nei quasi otto minuti di svolgimento, un perfetto mix tra i Labyrinth del periodo Return to Heaven Denied (uscito solo un anno prima), con certi passaggi maggiormente prog in stile Elegy e Eldritch da applausi. Sicuramente l’apice del lavoro in quanto a ricercatezza sonora e songwriting assieme al brano Secret Sphere che prende il nome dalla band e che nei dieci minuti di svolgimento condensa in modo tutt’altro che stucchevole elementi power metal con scorribande prog e sinfoniche, dove Angra, Vision Divine, Stratovarius e Gamma Ray ben si fondono, con tanto di finale a due voci in cui compare sia pur brevemente l’ugola grezza e al vetriolo di Federica Sister De Boni (White Skull) a far da contraltare al sempre pulito e cristallino cantato di Roberto Ramon Messina.
Un esordio senz’altro convincente che diede inizio a una carriera davvero brillante, capace di raggiungere probabilmente l’apice con A Time Never Come per poi gradualmente incrementare le componenti prog nonché iniettare mirate dosi di AOR (complice l’ingresso e la presenza su diversi album di Michele Luppi al posto di Messina), per poi invece tornare a sonorità più heavy con l’ancora recente e davvero riuscitissimo comeback Lifeblood in formazione quasi originale. Da notare come Aldo Lonobile sia nel frattempo diventato un affermato e ricercato produttore nonché session man in diverse band e progetti, senza mai lasciare l’impegno con la band che lo ha lanciato. Questo rispolverato ci riporta ai bei tempi di fine anni '90 in cui una miriade di uscite straordinarie portavano a fare praticamente ogni settimana il pieno di CD nel negozio di fiducia, periodo in cui i Secret Sphere seppero appunto affacciarsi in modo deciso, con un mix di talento e spontaneità tale da tracciare un netto binario in una carriera ancora oggi di successo e che nonostante gli oltre vent’anni dall’esordio sicuramente li vedrà ancora protagonisti di episodi significativi.
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6
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Ottimo CD. Come il successore però pecca per la presenza di poche canzoni: solo 7 più un paio di intermezzi cantanti e Seren non è affatto male, ma non è una vera e propria canzone. però son tutte belle. Forse per i miei gusti Labyrinth of Glass un po\' meno, ma comque carina. Voto 85 come il successore ma solo perchè la produzione è più scarsa e c\'è una canzone in meno. |
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5
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Non so perché, in questo periodo in Tirolo (dove il caldo è un po' più attenuato...) nelle uscite in e-MTB ho messo in cuffia i Secret Sphere, partendo da questo loro primo album che non avevo approfondito e commentato. Intanto concordo in tutto con l'ottima recensione di Monsieur DJ e probabilmente anche a causa delle mie ultime cuffie J-Lab, suona in maniera eccellente e lo trovo un disco di altissimo livello. Pezzi trascinanti e di ottimo songwriting. Scorre via piacevolissimo e molto coinvolgente e ho fatto diversi restart. Vedo di proseguire anche con gli altri del primo periodo dei Secret Sphere. Alzerei di parecchio il voto. Au revoir. |
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4
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Un ottimo esordio come sottolineato, tutt’or uno dei capisaldi della discografia Secret Sphere assieme a A Time Never Come e all’ultimo terremotante Lifeblood. |
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3
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Un disco di assoluta qualità e freschezza, perfetto esempio del livello molto elevato della scena italiana di quegli anni. Semplicemente bellissimo! |
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2
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...davvero un bel disco....di gran qualita'....piu' che giusto rispolverarlo.... |
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1
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Un disco che merita di stare nel gotha dell'Heavy /power italico e non solo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dawn of Time 2. Age of Wizard 3. Recall of the Valkyrie 4. On the Wings of the Sun 5. Twilight of Fairy Tale 6. White Lion 7. Labyrinth of Glass 8. Seren 9. Secret Sphere 10. Last Moment of Eternity
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Line Up
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Roberto Ramon Messina (Voce) Aldo Lonobile (Chitarra) Paolo Paco Gianotti (Chitarra) Antonio Agate (Tastiere) Andrea Buratto (Basso) Luca Cartasegna (Batteria)
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