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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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05/09/2020
( 1208 letture )
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Dopo l'ottimo Heathenreel pubblicato nel 2001 gli Elvenking, band originaria dalla provincia di Pordenone, giunsero nel 2004 alla pubblicazione del loro secondo album in studio, Wyrd. Dopo il primo grande successo, a cui seguì un’intensa attività live, nel 2002 il carismatico vocalist Damnagoras decise di abbandonare il progetto (anche se sappiamo che a pochi mesi dall’uscita di Wyrd tornò in formazione e da lì in poi non ha più mollato, tirando fuori con continuità dischi eccellenti). A prendere il suo posto fu Kleid e con esso arrivò in pianta stabile il violinista Elyghen. Da queste premesse nasce Wyrd, un disco che a distanza di anni si rivela ancora super godibile, anzi, fin troppo poco considerato nella discografia della band friulana, ritenuto anche da loro un mezzo passo falso, un disco che non spicca, nato in un contesto caotico, con una band in un momento difficile. Ascoltandolo in verità si sentono subito il sound e l’identità della band: Wyrd è a tutti gli effetti un disco degli Elvenking e anche confrontato con i dischi successivi, miscelando con sapienza elementi power e folk, non sfigura. Se facendo un paragone tra Damna e Kleid, almeno sulla carta il primo sembra avere più stile e personalità (grazie a uno stile meno impostato e a un’attitudine da vero rocker, come fa ben vedere con gli Hell in The Club), forse anche questo aspetto, più o meno in maniera calcolata, aiuta nella resa del disco: Kleid si rivela il tipo di cantante giusto per il contesto, capace di fornire ottime prestazioni grazie a una grande tecnica e un bel timbro caldo, lavorando sempre in modo funzionale alla riuscita del disco senza mai rivelarsi una personalità troppo “ingombrante”.
Il disco, la cui struttura va in crescendo, partendo da sonorità leggermente più allegre e più improntate sul lato folk per poi sfociare in un power, sempre contaminato dal folk, ma più canonico ed energico, si apre con il festoso folk di The Losers' Ball, accompagnata da strumenti tradizionali e dai cori di una voce femminile. Segue una delle canzoni più importanti del disco, Pathfinders, power allegro e movimentato, tra violini e strumenti tradizionali, assoli di chitarra, cori epici e parti più cattive (Jarpen si occupa della voce harsh). In cinque minuti gli Elvenking riescono a mostrare tutte le loro carte. La stessa cosa avviene con le altrettanto ottime Jigsaw Puzzle, The Silk Dilemma e Disappearing Sands, canzoni estremamente piacevoli, dalle ritmiche andanti, in cui il violino di Elyghen, la fa da protagonista, arricchendo in maniera incredibile il suono della band. Il grande salto in avanti rispetto all’esordio più che altro risiede nella produzione meglio curata: alla realizzazione del disco, registrato e mixato in Germania difatti ha preso parte Achim Köhler (produttore di un certo calibro nel metal). Si susseguono nuovamente parti più lente a parti più cariche con Moonchariot, con The Perpetual Knot e con Another Heaven, brano efficace, con delle sezioni pulite e acustiche efficaci, energiche ed allegre come quelle elettriche. Lo stesso accade con A Fiery Stride, che unisce un lato acustico al power convenzionale e con Midnight Circus. Il compito di chiudere l’album spetta a A Poem for the Firmament, brano di dodici minuti che alterna parti cantate pulite accompagnate da arpeggi a momenti power più pomposi e teatrali.
Wyrd è un disco nato in un momento difficile (e che per sua sfortuna si posiziona tra Heathenreel e The Winter Wake, i due dischi migliori degli Elvenking), probabilmente non riuscito come doveva essere, ma in ogni caso più che buono: all’uscita è stato accolto positivamente e negli anni è stato rivalutato (visto che non è il disco più famoso degli Elvenking) e apprezzato dai fans, che tante volte lo considerano come uno tra i migliori dischi della formazione friulana. Come già detto il suono è abbastanza maturo e gli elementi che poi hanno continuato ad evolversi e a formare la discografia degli Elvenking sono già presenti e ben sviluppati. Le melodie sono efficaci e orecchiabili, rendendo Wyrd un disco facile da assimilare, anche se in realtà cela scelte stilistiche e compositive pregevoli, ragionate, che rendono il disco vario e ricco di spunti interessanti. La produzione è più che buona, come lo è la scrittura, che non ha un vero e proprio concept alla base ed è più legata all’introspettivo e alle emozioni, che al fantasy presente nei lavori più recenti. Alla fine non sono presenti difetti tangibili ed il disco risulta piacevole: poche band riescono a tirare fuori un lavoro simile in un momento no. Gli Elvenking rientrano in questa nicchia.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Losers' Ball 2. Pathfinders 3. Jigsaw Puzzle 4. The Silk Dilemma 5. Disappearing Sands 6. Moonchariot 7. The Perpetual Knot 8. Another Haven 9. A Fiery Stride 10. Midnight Circus 11. A Poem for the Firmament
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Line Up
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Kleid (Voce) Aydan (Chitarra, voce) Jarpen (Chitarra, voce) Gorlan (Basso) Elyghen (Tastiere, violino, viola, voce) Zender (Batteria)
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