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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Elvenking - Reader of the Runes - Rapture
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04/06/2023
( 2516 letture )
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Sono passati un po’ di anni da quel settembre 2019 in cui i friulani Elvenking pubblicarono Reader of the Runes – Divination, ma è arrivato ormai il momento di proseguire con la trilogia: ecco che siamo qui a recensire il secondo capitolo, Rapture. Fa molto piacere ascoltare questo disco, per prima cosa perché gli Elvenking sono un esempio virtuoso in un’Italia in cui per anche per degli ottimi musicisti (e loro lo sono) è difficilissimo emergere e avere una carriera, come secondo motivo perché gli Elvenking non hanno praticamente mai sbagliato un colpo e anche i loro dischi leggermente sotto le aspettative sono comunque dei buoni dischi. La loro costanza qualitativa è invidiabile e già da prima di schiacciare il tasto play si ha la certezza di cascare bene.
Il concept riprende da Rapture, elaborato brano di sei minuti, dove si torna a seguire le vicende della misteriosa figura di questo Readers of the Rune: la divinazione da lui controllata e raccontata nel corso del primo album diviene una realtà oscura, che verrà narrata canzone dopo canzone su questo Rapture, un disco nel concept e nelle sonorità più violento, tragico, carico di dolore e disperazione, pur mantenendo quel clima di magia “autunnale”, a tratti folk e pagano. Si apre proprio su queste sonorità, su un arpeggio e su delle orchestrazioni che ci riportano a queste atmosfere fantastiche nei primi istanti della canzone, ma è questione di un attimo che parte la vera carica degli Elvenking, con ritmiche serrate e la solita voce graffiante di Damna, cantante con grande personalità e stile, distinguibile e capace di interpretare le canzoni sempre con un approccio energico e fresco (cosa che ha dimostrato alla grandissima anche negli ottimi Hell in the Club). Si inizia con Rapture, brano epico, che si apre con una chitarra acustica, dei cori e delle campane, che rimbombano cupe e si alterneranno per il resto della canzone con le chitarre elettriche e il classico suono power della band. Altro brano bello potente è The Hanging Tree, con il solito graffiante cantato accompagnato da cori e da una band martellante. Nonostante si tratti di un disco power, tra l’altro legato a un concept, la musica non è mai autoreferenziale, esagerata o troppo legata ai cliché del genere, che non mancano, ma sono ben dosati e inseriti nell’ormai riconoscibile sound degli Elvenking, che è in qualche modo caratterizzato da canzoni dal tiro quasi radiofonico, super catchy, e dal timbro di Davide, che è molto piacevole, mai esagerato o troppo votato al virtuosismo, ma che in qualche modo mantiene un certo legame con il rock e l’hard rock più classico, quindi molto appetibile, anche per chi non è un super amante del power. Lo si può notare senza troppi problemi in pezzi come Bride of Night. Leggermente più legata al folk è Herdchant, sempre una bella cavalcata power, in cui in sottofondo si sentono i soliti bei violini e chitarre a corda a dare quel tocco che ormai è un marchio di fabbrica degli Elvenking, anche se negli anni è una parte che si è leggermente “indebolita”. Si susseguono nello stesso stile The Cursed Cavalier, To the North, Covenant e Red Mist, altri quattro bei brani all’insegna del power, dal tono eroico, in cui non mancano un po’ di growl, linee vocali vincenti a restare impresse nella testa dell’ascoltatore, assoli tecnici e ritmiche furiose. Tra violini e chitarre viene la volta di Incantations, uno dei brani più rappresentativi del disco nel suo congestionare tutti gli elementi caratteristici del disco e della band. Segue la tagliente An Autumn Reverie e The Repentant, brano conclusivo dalle ritmiche sempre rocciose (la batteria sul finire della canzone pesta come non mai), in cui Damna canta pulito e su registri più bassi, un territorio in cui si sa far valere, mostrando comunque una certa attitudine ed espressività.
È un disco dai suoni molto potenti, probabilmente tra i più duri mai sentiti in un prodotto degli Elvenking, carico della magia che la band voleva mettere in questa trilogia, di tensione e di atmosfere affascinanti. Ci sono tutti i tratti distintivi della band, ci sono belle canzoni, con testi e musiche estremamente curati e ben assortiti, capaci di far rendere al meglio ogni strumento, ogni arma nell’arsenale della band. Nulla è lasciato al caso. La recensione bisognerebbe chiuderla togliendosi il cappello dinnanzi a questa band, che fa un lavoro eccezionale, con passione e cura, due elementi che si notano in ogni dettaglio. I suoni, i testi, gli arrangiamenti, non sono mai banali, mai buttati lì. Band molto più grosse abitualmente fanno molto di peggio: gli Elvenking con quest’ultima uscita e più in generalmente in tutta la loro carriera dimostrano una costanza fuori da ogni logica, difatti non hanno mai fatto veri passi falsi, album che siano evidentemente sotto la media. Meriterebbero di più. L’album quindi è promosso a pienissimi voti e con tantissimi auguri di continuare con questo entusiasmo, restando su questi livelli altissimi.
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7
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bell\'album, molto ispirato e vario, band che ha sempre cercato di evolversi senza cadere nei cliché del genere, anche se non sempre il risultato è stato eccellente. Senza dubbio la voce di Damna fa la differenza, nel senso che è diversa dai soliti canoni power folk, le sue influenze hard rock si sentono ma si amalgano bene col suond elvenking che ormai ha una certa identità |
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5
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@Sandro70: concordo totalmente! |
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4
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Album eccellente, ai livelli del predecessore. Band che non ha mai pubblicato lavori insufficienti, a suo modo originale nei limiti del genere proposto. Voto 80. |
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3
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Questa band migliora con gli anni. Se i gruppi power post 2000 fossero stati come loro non ci sarebbe stato il tracollo del genere |
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2
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Hanno confermato di avere sempre eccellenti copertine, anche questa bellissima... La musica invece segna, a mio avviso, un po\' di passi indietro da Reader of the Runes - Divination e molti passi indietro da Secrets of the Magick Grimoire. Trovo i pezzi parecchio forzati, un po\' stile \"mappazzone\" con dentro tanto ma non un songwriting all\'altezza. Salvo solo Bride of Night e l\'inizio di Red Mist, pezzo che parte benissimo ma poi si impasta e riprende lo stesso difetto di altri brani. Je suis désolé per l\'entusiasmo del recensore ma siamo ritornati ai primi album: bellissime copertine, musica scarsa. Au revoir. |
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1
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Band che non mi ha mai “preso” nonostante le doti e luna certa dose di energia. Vi ho riprovato con questo ma non sono riuscito ad arrivare alla fine… |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Rapture 2. The Hanging Tree 3. Bride of Night 4. Herdchant 5. The Cursed Cavalier 6. To the North 7. Covenant 8. Red Mist 9. Incantations 10. An Autumn Reverie 11. The Repentant
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Line Up
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Damna (Voce) Aydan (Chitarra) Headmatt (Chitarra) Lethien (Violino) Jakob (Basso) Symohn (Batteria)
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