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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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02/03/2024
( 915 letture )
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Tormato sulla carta avrebbe dovuto essere un must have. Gli Yes arrivavano dal successo, l’anno precedente, di Going For the One, erano forti del rientro in formazione di Rick Wakeman, si autoproducevano e quindi potevano vantare piena libertà espressiva. I presupposti c’erano tutti, e invece… invece Tormato viene riconosciuto dagli stessi membri della band come un disco poco ispirato, e soprattutto senza una precisa identità e direzione musicale.
Se già in Going For the One gli Yes avevano alleggerito e semplificato la loro formula avvicinandosi alla forma canzone rock più canonica, un po’ come fatto nello stesso periodo da altri illustri colleghi come i Gentle Giant, cosa di per sé non negativa se fatta con gusto e con i dovuti arrangiamenti, in Tormato provano ad allargare lo specchio andando a spizzicare in qua e in là vari aspetti del grande piatto del rock, solo che il risultato risulta qualitativamente altalenante, slegato e in generale poco ispirato. L’opener Future Times / Rejoice non ha delle vere e proprie coordinate musicali riconoscibili e risulta difficile da mantenere in testa. La successiva Don’t Kill the Whale, pur essendo il brano di maggior successo dell’album e “anthem” ambientalista, non risulta certo indimenticabile se paragonata ad altri brani in repertorio agli inglesi. Madrigal odora di b-side e ha il pregio almeno di essere molto corta, mentre la qualità si risolleva con la rockeggiante Release, Release, che ad un primo ascolto potrebbe apparire più semplice e meno stratificata di quello che è. Il lato “b” dell’LP si apre con Arriving UFO, che pur perdendo l’immediatezza della traccia precedente mantiene un buon livello compositivo ritornando a calcare i sentieri del prog rock più canonico, con le tastiere di Wakeman che fanno da protagoniste. Interessante, più a livello di esperimento che come canzone in sé, l’incastro melodico fra voce e strumenti che costituisce Circus of Heaven, che però anche in questo caso risulta riuscito a metà perdendosi nella seconda parte. Onward è un bel pezzo atmosferico con (finalmente) un arrangiamento degno degli Yes e delle melodie semplici ma sicuramente riuscite per il tipo di canzone, e con Anderson particolarmente ispirato. Chiude l’ascolto On the Silent Wings of Freedom che è un commiato dolce amaro in quanto mostra tutte le qualità del gruppo in primo piano facendo godere l’ascoltatore, ma fa anche rabbia perché fa pensare a come avrebbe potuto suonare meglio il resto di Tormato se il gruppo avesse avuto le idee più chiare in sala d’incisione.
In definitiva non si può definire questo nono album in studio degli Yes un passo falso, però è qualitativamente inferiore alle 8 uscite precedenti senza molti dubbi. Nonostante tutto negli anni ha raggiunto la posizione di disco di platino negli Stati Uniti e disco d’oro nel Regno Unito.
Chiudiamo la recensione con una curiosità sul nome dell’album. Il disco si sarebbe dovuto chiamare Yes Tor, prendendo spunto da una formazione geologica famosa nel sud dell’Inghilterra, ma leggenda narra che le bozze della copertina dell’LP fornite dallo studio Hipgnosis (lo stesso che curava le copertine dei Pink Floyd, all’epoca alla seconda collaborazione con gli Yes dopo Going For The One e l’abbandono di Roger Dean agli artwork della band) furono così brutte che qualcuno dell’entourage della band tirò loro contro un pomodoro preso dal suo sandwich. Il risultato piacque di più a tutti tanto che le "macchie di pomodoro" comparvero anche nell’artwork definitivo e il titolo dell’album cambiò in Tormato, ovvero l’unione di Tor e Tomato.
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4
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Non lo reputo (come credo un po’ universalmente) al livello di quanto prodotto in precedenza, ma rimane comunque un buon album. Parte e finisce male: il primo e l’ultimo pezzo non mi hanno mai detto nulla e anche il singolo - malgrado l’importante tema ambientalista - l’ho sempre trovato un po’ moscio. Ma nel mezzo ci sono anche belle cose: Madrigal e Onward stupende (di quest’ultima vale la pena ascoltare la versione live su Keys to Ascension: da brividi) e - come nota anche Epic nel primo commento - in pezzi più “leggeri” come Release Release si intravedono già i futuri sviluppi della band (più evidenti nel bellissimo Drama e poi espliciti negli anni successivi). Voto 78 |
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3
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Avevo letto che fosse Chris Squire ad aver lanciato il pomodoro, ma magari è solo una leggenda urbana  |
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2
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Non uno dei miei preferiti ma un buon album,voto 70. Non conoscevo l\'aneddoto del pomodoro scaraventato sulle bozze della copertina,interessante. |
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1
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Non riuscitissimo, ma a me piace comunque. Si sente che ci stiamo avvicinando agli anni 80 e gli arrangiamenti vengono sfoltiti. Anche poi uscirà Drama, capolavoro. Voto 75 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Future Times / Rejoice 2. Don’t Kill the Whale 3. Madrigal 4. Release, Release 5. Arriving UFO 6. Circus of Heaven 7. Onward 8. On the Silent Wings of Freedom
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Line Up
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Jon Anderson (Voce, Percussioni) Steve Howe (Chitarra, Vachalia, Voce) Rick Wakeman (Pianoforte, Organo, Moog, Sintetizzatori) Chris Squire (Basso, Voce) Alan White (Batteria, Percussioni)
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