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Joe Satriani - Time Machine
( 4946 letture )
L’inizio degli anni Novanta porta certamente un’immensa fortuna all’ultratrentenne virtuoso Joe “Satch” Satriani. Forte infatti del clamoroso successo di pubblico e critica che la pubblicazione di The Extremist aveva portato con sé, l’ancora capellone mago della 6 corde si produce nel ’93 (appena un anno dopo l’album precedente) in un nuovo lavoro.
Costituito da due cd, di cui uno contenente brani inediti (tra cui brani scartati da album precedenti) ed un secondo che raccoglie invece le consacrate esecuzioni live dei tour eseguiti fra ‘88 e ’92, Time Machine potrebbe sembrare come la solita opera che ha l’ingrato compito di succedere ad un capolavoro riconosciuto quasi all’unanimità: un’opera piena di filler, sulla falsariga del precedente, che tende a puntare più sul nome che sui contenuti. Ed ecco che, puntuale, anche l’italo-americano potrebbe cadere nella trappola ricamata dal suo successo, con il primo passo falso della carriera.

Iniziando l’ascolto si ha la sensazione tuttavia di trovarsi di fronte ad un grande lavoro, con le speranze che la macchina del tempo porti con sé un nuovo Surfing With The Alien, o meglio ancora un The Extremist. Time Machine è infatti una canzone fantastica, condita da una base possente, dalla solita (nonché solida) ritmica di Joe e da un raffinatissimo disegno solistico fatto di effetti, legati decisi e tratti orientaleggianti. L’odore di capolavoro cala però ben presto: ad esempio con l’ascolto dello scialbo blues rock di The Mighty Turtle Head, che si appiattisce sempre più raggiungendo l’apogeo nel finale. Fortunatamente interviene la passione ad invertire la tendenza del “già sentito”, passione che sfocia nella ballad strumentale All Alone, riedizione di Left Alone di Billy Holiday: lenta, ben cadenzata e segnata dal chorus incredibilmente toccante, grazie ad urlanti note sottolineate da gracchianti accordi. Con Banana Mango II, tradendo il titolo giocoso, si prosegue sulla strada dei soli toccanti, almeno finché la ritmica molto hawaiana risveglia dal tepore il buon Satch, che si lascia andare verso ottimi assoli dal tono comunque rilassante, ripresi dall’amorosa Thinking Of You, spezzettata qua e là da suoni più rockettari. Necessario a questo punto dell’album inserire una traccia energica: ecco quindi che si incastra, unico brano non strumentale, Crazy, fatto da un riff potente, introdotto dagli armonici -altrimenti detti “fischiabotti”- tipici del virtuoso, seguiti dai suoni che riportano alla mente nemmeno troppo vagamente le surfate con l’alieno di Speed Of Ligth.
La baracca viene fortunatamente tappezzata come meglio non si può da Baroque, il pezzo di gran lunga più particolare e, per quanto mi riguarda, più riuscito insieme alla title track: si tratta di una canzone strumentale minimalista (nello stile di Electric Tears di Buckethead, per intenderci), plasmata su splendidi arpeggi e note dal gusto medievaleggiante, più che barocco. Dopo un breve e tranquillo componimento del genere, Dwellers On The Threshold cerca di emergere con note sempre più alte tirate all’infinito e un riff di basso quasi thrash a introdurre l’ennesimo solo di “fischiabotti”, uscito non troppo bene, a differenza della seguente Banana Mango, che riprende bene il tema già mostrato nella quasi omonima canzone, pur senza rivisitarlo eccessivamente. Il cd di inediti si conclude con il particolare “neoclassic blues” di Dreaming #11, l’ossessiva e noiosa I Am Become Death ed il malinconico arrivederci di Saying Goodbye, con un Satch nuovamente minimalista nello stile e delicato nel tocco.
Si aggiunge Woodstock Jam, traccia definibile bonus in quanto slegata dal resto dell’album, fatta di 16 minuti di improvvisazione come evidente omaggio alla parte psichedelica del rock degli albori.
Il secondo cd, che presenta pezzi storici eseguiti dal vivo, è il più piacevole degli omaggi allegabili ad un album, benché non aggiunga chiaramente nulla di nuovo.

Per rispondere ai dubbi iniziali, si può quindi parlare della caduta di stile che tanto tormenta un musicista (o meglio, i fan) dopo la pubblicazione del proprio capolavoro? Si può dire di no, anche se in parte è successo: l’album è riuscito e l’acquisto è consigliato agli amanti del rock come a quelli della chitarra, ma Time Machine tocca un livello qualitativo altissimo solo a tratti, senza ripetere come prevedibile il successo del suo antenato.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
74.67 su 59 voti [ VOTA]
Philosopher3185
Domenica 14 Giugno 2015, 17.33.18
9
Altro ottimo album,ma rispetto agli altri,si sente una leggera stanchezza di fondo...e poi avrei preferito un disco singolo..due dischi sono troppo prolissi..
enrico
Martedì 5 Giugno 2012, 0.39.05
8
questo doppio album è decisamente sottovalutato dai più e invece mostra un Satriani capace di spaziare in tutti i generi musicali, ancora più evidentemente che in altri album. I brani non saranno stellari come in The Extremist o in Surfing With The Alien, ma sono di alto livello. Il live , le cui solo DUE RIGHE di recensione non ci stanno, è il più bel live di Satriani in assoluto. Rubina e Cryin' da brividi, ben meglio delle originali. O la versione di Surfing.. Satriani in questo live è al top della forma e dell'espressività, cosa che in quelli successivi non ripeterà più. Da ricordare che alcuni brani in sutdio sono del suo primissimo demo dell'84 autoprodotto. Una sorta di collage, di gran valore. 77è un basso come voto, un 5 punti in più glieli darei.
toni
Mercoledì 14 Dicembre 2011, 17.40.17
7
Ricordo che la doppia cassetta originale aveva allegato un foglietto che ripercorreva la carriera di satriani e spiegava il motivo per cui aveva preferito fare un album di leftovers e divertissement ad un greatest hits, ma la recensione da informazioni differenti. Nella recensione non viene neanche citato il fatto che le tracce da 10 a 14 sono quelle contenute nell'introvabile EP omonimo del 1984. A volte siete molto pignoli sui booklet di chi vi manda i demo ma poi neanche andate a leggere quelli degli album di grande successo.
Khaine
Mercoledì 31 Marzo 2010, 8.22.05
6
Di nulla
Aria
Mercoledì 31 Marzo 2010, 0.28.21
5
Grazie Khaine per il chiarimento... Complimenti Simo!!!
Khaine
Mercoledì 31 Marzo 2010, 0.20.33
4
Ti rispondo io per Simone, Aria: Simone sta iniziando un buon lavoro di "ripopolazione" del nostro database, andando a compilare recensioni di dischi che non sono stati ancora recensiti ma che sarebbe opportuno che fossero presenti, per il beneficio dei nostri lettori. E' una cosa da lodare
Aria
Mercoledì 31 Marzo 2010, 0.14.49
3
La parte migliore è la copertina, bellissima!!! Pare la fusione dell'arte di Mordillo con quella di Dalì... Come mai le tue recensioni non appaiono sulla home? Ottimo lavoro...
frankiss
Martedì 30 Marzo 2010, 22.36.44
2
bella recensione, vera e realistica..questo album nn è certamente tra gli highlights del grande Satch!!
Khaine
Martedì 30 Marzo 2010, 20.22.10
1
Disco MOLTO difficile, anche se all'epoca ebbe un successo più che discreto di pubblico e critica. Come giustamente rilevato, non è mica facile succedere a dischi come The Extremist o Surfing With The Alien o ancora Flying In A Blue Dream...
INFORMAZIONI
1993
Relativity Records
Shred
Tracklist
Disco uno (studio)
1. Time Machine - 5:07
2. The Mighty Turtle Head - 5:12
3. All Alone - 4:22
4. Banana Mango II - 6:05
5. Thinking of You - 3:57
6. Crazy - 4:06
7. Speed of Light - 5:14
8. Baroque - 2:15
9. Dweller on the Threshold - 4:15
10. Banana Mango - 2:44
11. Dreaming #11 - 3:37
12. I Am Become Death - 3:56
13. Saying Goodbye - 2:54
14. Woodstock Jam - 16:07

Disco due (live)
1. Satch Boogie - 3:58
2. Summer Song - 5:01
3. Flying in a Blue Dream - 5:24
4. Cryin' - 5:54
5. The Crush of Love - 5:40
6. Tears in the Rain - 1:58
7. Always with Me, Always with You - 3:21
8. Big Bad Moon - 4:57
9. Surfing with the Alien - 2:51
10. Rubina - 6:44
11. Circles - 4:14
12. Drum Solo - 2:14
13. Lords of Karma - 5:43
14. Echo - 7:49
Line Up
Joe Satriani - chitarra, basso, tastiere, voci
Stuart Hamm - basso
Matt Bissonette - basso
Tom Coster - organo
Doug Wimbish - basso
Jeff Campitelli - percussioni, batteria
Gregg Bissonette - batteria
Jonathan Mover - percussioni, batteria
Simon Phillips - batteria

 
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