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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Swallow The Sun - Emerald Forest And The Blackbird
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( 10549 letture )
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C’era fervida attesa per l’uscita di questo nuovo album dei finlandesi, da un lato per l’elevato livello compositivo a cui da sempre ci hanno abituati, dall’altro per dissipare i dubbi circa la direzione scelta per il loro sound, specie dopo il parziale cambio di rotta, rispetto ai lavori passati, impresso dalla band nel precedente New Moon, sostanzialmente accolto con favore da gran parte della critica e del pubblico. Peraltro, l’interesse verso questo nuovo full-length è stato alimentato ad arte dal songwriter Juha Raivio, il quale ha annunciato di aver scelto come tema centrale (ma non l’unico, come vedremo nel prosieguo) di Emerald Forest and the Blackbird la storia di un padre che, nel disperato tentativo di consolare ed accompagnare il figlio morente negli ultimi attimi della sua fugace esistenza, fa ricorso a tutta la sua immaginazione raccontandogli la sua futura esperienza nell’aldilà come se si trattasse di una fiaba, ambientata in una foresta magica ricca di chiaroscuri. La prima cosa che colpisce intensamente è certamente la straordinaria lucentezza e i colori vivi di un magico smeraldo, che luccica al centro dell’accattivante copertina, rappresentando un segno di speranza, di luce nell’oscurità. Se ci trovassimo di fronte ad un’esperienza anche solo lontanamente brillante come quella pietra preziosa, sarebbe qualcosa di indimenticabile. Il viaggio nei meandri di questa foresta incantata durerà oltre un’ora e sarà anche ricco di dolore e disperazione, ma niente paura: a prenderci per mano sotto la pioggia sarà un’affascinante fanciulla che, con i suoi deliziosi vocalizzi, ci introdurrà meravigliosamente alle prime note di quest’opera. Si tratta di un gradito ritorno, giacché quei sensuali versi provengono dall’ugola della sudafricana Aleah, al secolo Aleah Liane Stanbridge, di cui probabilmente ricorderete la partecipazione in alcuni brani di New Moon, in particolare: Lights on the Lake (Horror Pt. III) e Weight of the Dead. Per inciso, quest’anno dovremmo aver modo di conoscerne meglio le doti canore, dato che è in previsione l’uscita del debut album dei Trees of Eternity, band di cui lei sarà vocalist e che annovererà tra le sue fila lo stesso Juha Raivio, per cui state in campana! Dopo questa piacevole presentazione, inizia il viaggio vero e proprio con un melodic doom caratterizzato dai consueti tempi lunghi e boati di note basse, da un’atmosfera rarefatta e mesta, da arpeggi ritmici e voce cupa, quasi recitante. Chi conosce lo stile degli scandinavi sa già cosa aspettarsi e, puntualmente, dopo questa caduca quiete esplode il doom-death in tutta la sua impetuosità, sprigionando perentori e prolungati riff distorti in stile heavy, scanditi da micidiali colpi di grancassa e da una robusta ritmica sostenuta dal basso; ad accompagnarli, neanche a dirlo, ci sono growl rabbiosi e raschiati, come pochi altri sanno fare. Sui repentini e stridenti stacchi tra sferzate doom-death e parti melodiche, talvolta impreziosite da rintocchi di piano o consistenti in mere sezioni arpeggiate, gli Swallow The Sun hanno costruito il loro nome e la loro fama, diventandone ormai dei protagonisti del genere tutto. Mi preme dunque sottolineare come certamente questo aspetto rimanga ancora il cardine del loro stile. Oltre alla straordinaria title-track, che da sola già varrebbe il prezzo del biglietto, ne è un’illustre esempio anche l’ottima Of Death and Corruption, solcata da una linea solista vagamente orientaleggiante, mentre, in verità, sotto certi aspetti Silent Towers rappresenta l’anello più debole della catena, non decolla, tutto sommato è gradevole dal punto di vista melodico ma, in fondo, scevra di voli pindarici altrettanto conturbanti. Sia chiaro, questo è l’unico accenno critico che mi sento di fare a questo lavoro. Fin qui niente di nuovo all’orizzonte, anche se bisogna ammettere che la maestria nell’esecuzione e la qualità del songwriting si mantengono a livelli alquanto elevati anzitutto nelle sezioni più legate ai primi lavori della band. Tornando alla title-track, ritroviamo già con estrema soddisfazione un elemento che invece appartiene più alla sua storia recente, vale a dire il ricorso al cantato in scream, per la verità solo di rado con tonalità particolarmente alte e di solito perfettamente intelligibile, sempre interpretato con un impeto tale da far raggelare il sangue nelle vene, delineando chiaramente le sezioni tematiche più raccapriccianti. Nel caso specifico, canti gregoriani sullo sfondo contribuiscono a rafforzare il senso di inquietudine generato da tale aggressività vocale. Colgo l’occasione per esaltare le doti canore di Mikko Kotamäki, capace di alternare con strepitosi risultati stili di canto e registri vocali così differenti tra loro; sinceramente non mi vengono in mente molti esempi di suoi colleghi di ruolo altrettanto valenti ed efficaci. Anche questo in fondo non sarebbe uno sbalorditivo elemento di metamorfosi, poiché nei due lavori precedenti (includendo l’EP Plague Of Butterflies), si era già avuto modo di apprezzare simili urlati. Tuttavia, come in New Moon, anche in questo caso in genere la cornice in cui si innestano rimane comunque prettamente doom-death. L’aspetto ancora sorprendente della faccenda è osservare come il cantato simil-black si adatti meravigliosamente non solo al sound della band, ma, più in generale, anche al genere in toto: se qualcuno me ne avesse parlato negli anni ’90 lo avrei considerato un folle! Ma riprendendo l’affermazione precedente, è d’uopo fare un distinguo, dato che certamente in molti ricorderanno la deriva decisamente black nei minuti centrali della memorabile Lights on the Lake (Horror Pt. III), con tanto di frenetici blast beat, a dimostrazione della duttilità dell’allora nuovo innesto Kai Hahto alle percussioni. Ebbene preparatevi a scoprire che in Hate, Lead the Way! viene finalmente dato libero sfogo alla propensione verso tali sonorità, che gradualmente si è ritagliata il suo spazio ed ha preso piede, in modo quasi naturale, nel sound degli Swallow The Sun, dando vita ad un mixing che potrebbe forse globalmente essere definito “blackened doom-death”, ma che, comunque sia, ha dato nuova linfa vitale ad un genere altrimenti soggetto al rischio di diventare stereotipato. Nel brano in questione, magari la ritmica non sarà altrettanto sostenuta, lo stile non si potrà considerare puramente black, anche se ne contiene diversi aspetti, quali l’impiego massiccio di tremolo picking e naturalmente uno scream corposo e malefico. Sotto certi punti di vista, in questo brano trovo parecchi punti in comune con il progressive black aggressivo ed articolato di Axioma Ethica Ordini dei vicini di casa Enslaved. Ma andiamo oltre… Qualche anno fa già in Hope, ma anche nel prologo di Sleepless Swans, si ebbe sentore che la band intendesse esplorare altre terre sconosciute, ma al tempo si trattava solo di vaghi segnali, mentre adesso ne abbiamo definitivamente la prova. Arpeggi e ritmica in mid tempo, voce impostata su toni medi, puliti e melodiosi, tastiere in stile anni ’70, non possono non rammentare antichi ricordi, su tutti direi King Crimson. Ebbene è questo che ci riserva ad esempio l’interessante Hearts Wide Shut, sebbene alle sezioni improntate su questo filone si alternino le consuete incontenibili parti in chiave doom-death. Con stupore, di contro, This Cut is The Deepest ci proietta totalmente nelle sonorità progressive rock di quegli anni indimenticabili, mostrandoci un nuovo volto dei finlandesi, basato su armoniosi suoni acustici che non sarebbe difficile accostare a quelli del gioiello Damnation degli Opeth o magari ad alcuni passaggi dei lavori recenti dei cugini Katatonia, mentre invece a me, più che ogni altro, ricordano consciamente le sonorità rilassanti ed uniche di The Acoustic Verses, ad oggi rimasta l’ultima fatica dei norvegesi Green Carnation. I brani migliori? Oltre alla già citata title-track, vuoi per gusti meramente personali, vuoi per l’indubitabile caratura tecnica che li contraddistingue, i veri smeraldi sono a mio avviso i tre brani più spiccatamente gothic doom, su cui ancora non ho proferito parola perché, come si suol dire, dulcis in fundo… Anzitutto Cathedral Walls, primo singolo estratto da questo platter, caratterizzato da un’atmosfera romantica, decadente ma a tratti brutale, in cui al forsennato growling di Kotamäki si alterna la grazia e l’eleganza di un angelo. Il ruolo questa volta spetta ad Anette Olzon, che per l’occasione dismette i panni di vocalist dei Nightwish prestando la sua incantevole voce per esaltare la bellezza di questa eccellente quasi-ballad. Segue Labyrinth of London (Horror Pt. IV), che come una macchina del tempo ci riporta indietro negli scenari angusti della city britannica dei primi dell’ottocento. Carrozze, cavalli, campanili ed una squallida realtà, fatti di palazzi di potere allegoricamente imbrattati dal sangue dei soldati, di chiese annerite dal pianto degli spazzacamini, di vicoli di prostituzione e funestata dalla piaga delle malattie veneree. Il tutto visto attraverso gli occhi o meglio narrato attraverso i versi del poema London di William Blake, peraltro declamati dalla voce fuori campo di un anonimo narratore contemporaneo noto con lo pseudonimo Tom O’Bedlam. Qui come altrove, i suoni evocativi e gli arrangiamenti al synth di Aleksi Munter ricreano gli indispensabili e suggestivi paesaggi in cui si svolge l’orripilante storia. Bentornati nel tunnel degli orrori, quarto episodio della saga assolutamente all’altezza dei predecessori, in cui il protagonista, con il suo lacerante scream, appositamente scelto per l’occasione, racconta la sua attitudine criminale a squartare miseri corpi di meretrici nell’insano progetto di ricomporre le spoglie mortali della sua amata defunta. Quando il carattere nostalgico del suo animo prende il sopravvento, il ritmo si fa cadenzato e la voce clean entra in simbiosi con quella della dolce Aleah. In ultimo, ma non per ultima, la traccia più emozionante dell’intero album è probabilmente April 14th, non fosse altro che per il profondo significato che in essa si cela. Se di per se questa data non vi suggerisse niente, vi riporto qui un breve passo del testo, contenente alcune parole chiave che dovrebbero indirizzarvi verso la soluzione dell’enigma: An April moon is rising as the trees turn to rust. Killing season come in shades of gray. An April moon is rising as the spring turn to dust. We lie down to the howling sound as the world is slowly coming down. Avete bisogno di altri indizi? Provate a chiudere gli occhi, a lasciarvi trasportare dal suono lugubre di un organo, da una ritmica lentissima, da una voce baritonale affannata, stanca, ma allo stesso tempo cupa e tetra… Se vi tornassero in mente i primi minuti della memorabile cover di Black Sabbath (From The Satanic Perspective) dei Type O Negative e la raggelante voce del suo leader, ci sareste finalmente arrivati: è proprio a Peter Steele, a quel ragazzone dall’aspetto terrificante e dalla voce ineguagliabile (e mi dispiace dirlo, in questo caso anche Kotamäki deve arrendersi), che è dedicato questo prezioso tributo, a poco meno di due anni dalla sua scomparsa. Difficile trovare due brani realmente simili fra loro, qui si gioca molto sull’effetto sorpresa e sull’imprevedibilità, sia all’interno dei brani che nella sequenza degli stessi; ciò nonostante presto ci si rende conto che ciò che seguirà sarà sempre appropriato e qualitativamente elevato. I nostalgici e puristi del doom-death, come anch’io credevo di essere, forse storceranno il naso rimpiangendo gli schemi degli album storici degli scandinavi. Personalmente, invece, lo sbigottimento e la scarica emozionale causatemi dall’impatto con un materiale così variegato, mi spinge a godere del risultato, perfino a chiedere ancor di più, ad essere interessato a scoprire dove approderanno in futuro, dove li porterà tanta audacia. Signori, se non si fosse capito, siamo qui di fronte ad un album a dir poco eccezionale, per cui si potrebbe persino adoperare, senza azzardare, la parola “capolavoro”. Da avere assolutamente!
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26
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....non ascoltavo questo disco da tempo.....davvero bello ed emozionante....🤟 |
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Molto bello, forse non arriva al 90 ma sicuramente un gran bel disco. Avrei preferito più cataratte sonore (come in Cathedral Walls), ma la qualità del songwriting è molto alta e tutti fanno il loro mestiere alla grande. E' anche infingardo, perchè bisogna ascoltarlo molto attentamente. Ottima prova, voto 80. |
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Ma quanto sn peno si questi doom sta cippa |
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O_O Ma... Quanto é bello? |
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La voce di Kotamaki ti rapisce, i testi di Raivio incantano e lasciano il segno... Difficile non emozionarsi. |
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20
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No, non condivido tutto questo entusiasmo verso questo disco, anzi... Non nego che sia un album ben arrangiato, suonato e prodotto, ma in tutto l'album non ho trovato assolutamente nulla che è stato capace di emozionarmi. Spesso i Swallow the sun sono stati annotati fra coloro che hanno le doti giuste per rilevare lo scettro dei My Dying Bride. A mio modesto avviso, questo disco mette una bella croce su quest'eventualità, dato che i Swallow the sun voltano definitivamente le spalle a melodie capaci di ottenebrare l'animo umano (cosa in cui i MDB sono maestri). Molto probabilmente sono destinati ad accrescere il loro successo, però, dopo il secondo disco che non mi aggrada, penso sia arrivato il tempo di non interessarmi più a loro. |
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Spettacolare,credo proprio che lo consumerò. Voto 95 |
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Ahahh caro Billo è proprio vero, non c'è più religione a questo mondo!!!  |
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ma con quale coraggio insulti gli ac dc ?? "sciafff" ..... ti sbattuto sul grugno il guanto di disdegno... tse tse... :-/ |
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non vi preoccupate ragazzi è solo un modo simpatico per dire "alla ca**o di cane" |
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Tribal axis : ti rendi conto dell abominio che hai scritto ?? aargggh.... |
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@Vichingo: credo stia per a "membro" di cane! XD |
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@ Tribal Axis: Alla Ac/Dc?? O.o |
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è il solito problema degli imbecilli che mettono voti bassi alla ac dc. |
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Non capisco perchè bisogna abbassare il voto dei lettori a caso se invece rece e commenti sono positivi..boh! |
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10
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ottima recensione di un album stupendo. il 90 ci sta tutto |
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9
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Non li conoscevo, ma questa recensione mi ha incuriosito e ci ho dato un ascolto. Davvero bello, il cantante mi è sembrato bravissimo sia in growl che in clean. Promossi a pieni voti! |
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8
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L'album che rappresenta l'evoluzione di questo tipo di sound verso nuovi orizzonti, decisamente emozionanti. Un grande album e una grande prova di tutte le componenti: songwriting, idee, interpretazioni e partecipazioni (Anette Olzon? ma è la stessa cantante così petulante su Imaginaerum? non sembra...) Siamo molto vicini al capolavoro, basta ascoltarlo più volte. Un particolare elogio alla splendida recensione di Metal3K. Anche i recensori a volte ti emozionano... |
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7
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Recensione superlativa, davvero bravo. Voto giusto. |
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Grazie ragazzi, i vostri commenti mi gratificano, ma soprattutto mi fa piacere che anche voi condividiate il mio entusiasmo per questo album straordinario  |
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5
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Li seguo da anni e, con il passare del tempo, li ho sempre ritenuti in miglioramento ed evoluzione. Sono della stessa idea del recensore praticamente su tutta la linea, addirittura aggiungerei che rispetto a New Moon è venuto a cadere quel divario così esagerato tra i brani dello stesso album (New Moon e Falling World dal sound più commercialotto, contro il resto del disco). In più i capitoli del percorso parallelo "The Horror" si fanno più complessi ed elaborati di album in allbum, stuzzicando palati sempre più fini. Sono soddisfatissimo anche di Cathedral Walls, se Anette cantasse così anche con i NW sarebbe tutto un altro paio di maniche.. Bravo Andrea, ottima analisi! E bravi Swallow The Sun. |
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4
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Capolavoro assoluto, mi avventuro di rado in lodi sperticate (a parte per i miei amati Draconian, ovviamente ) ma qui siamo davvero nei pressi della perfezione. Mostruosa la sezione ritmica a creare atmosfere rarefatte in cui si perde la cognizione del tempo, strepitosa la prova vocale complessiva di Kotamaki, intelligenti e mai invasivi i "cammei" inseriti (Anette Olzon addirittura rigenerata lontana dalle sonorità symphonic che non le appartengono.... Aleah Stanbridge magnifica ad aggiungere tocchi spettrali). Su tutto giganteggia il lavoro compositivo di Juha Raivio, eccezionale narratore di storie ma soprattutto incredibile esploratore delle anse nere dell'animo umano. Lode speciale anche per la rece , di cui condivido i riferimenti e le preferenze (April 14th su tutte e Silent Towers come anello debole della catena), forse con l'aggiunta di una menzione speciale per Night Will Forgive Us, splendida perla a chiudere il viaggio.... Un unico appunto, il voto..... per me stavolta è un 100 pieno, da tempo non mi emozionavo così a un primo ascolto..... |
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3
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Non amo particolarmente i ritmi compassati ma questo lavoro è splendido, un piccolo capolavoro di romanticismo musicale. |
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Concordo, davvero bellissimo! E secondo me è molto azzeccata l'idea del singolo di lancio con Anette, è buon marketing XD oltre ad essere ottima musica ovviamente... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Emerald Forest And The Blackbird 2. This Cut Is The Deepest 3. Hate, Lead The Way! 4. Cathedral Walls 5. Hearts Wide Shut 6. Silent Towers 7. Labyrinth Of London (Horror Pt. IV) 8. Of Death And Corruption 9. April 14th 10. Night Will Forgive Us
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Line Up
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Mikko Kotamäki – Vocals Juha Raivio – Guitars Markus Jämsen – Guitars Matti Honkonen – Bass Aleksi Munter – Keyboards Kai Hahto – Drums Guests: Anette Olzon – Vocals in Cathedral Walls Aleah – Additional Vocals in Emerald Forest And The Blackbird, Labyrinth Of London (Horror Pt. IV)
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RECENSIONI |
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