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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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RACCONTARE IL MITO - # 18 - Jaco Pastorius, Reggio Calabria, 1986
30/05/2011 (20164 letture)
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VERSO REGGIO... E OLTRE
Vivere all'estremo Sud significa ancora oggi essere in una condizione di assoluto svantaggio, settore musica compreso e negli anni 80 la situazione non era certo migliore, anzi, direi che era assolutamente indescrivibile. Proprio per questo, ripensare a distanza di così tanti anni alla serata della quale state per leggere, sembra ancora incredibile. Era il 13 Dicembre 1986 ed io avevo 19 anni. I miei pomeriggi passavano sempre nel solito modo, a metà tra il mio gruppo e la mia ragazza di allora, che poi è anche quella di adesso, visto che è mia moglie. In realtà era più un 75/25 a favore della musica e durante uno di quei pomeriggi dedicati alle sette note ed a qualche bevuta, io ed i miei compari notammo i cartelloni pubblicitari di una imminente data a Reggio Calabria -praticamente di fronte casa- di Jaco Pastorius. Eravamo già metallari sfegatati, ma senza i paraocchi e la fama di Pastorius e dei Weather Report era giunta anche alle nostre orecchie foderate d'acciaio. Non avevamo una idea precisa di cosa avremmo ascoltato, ma decidemmo immediatamente di andare a vederlo, anche se probabilmente dovevamo mettere in conto di trovarci immersi in un ambiente molto diverso da quello al quale eravamo abituati. Fortuna? Intuizione? Mente aperta? Forse un po' di tutto, fatto sta che ci trovammo su un traghetto per Reggio Calabria con le nostre magliette, le nostre borchie, i nostri capelli lunghi, insieme ad un discreto numero di persone dirette allo stesso posto, le quali ci guardavano in maniera decisamente sospettosa, se non palesemente schifata.
DONZELLE SCANDALIZZATE E MAGLIONI A COLLO ALTO Sbarchiamo rapidamente e dopo un tragitto a piedi molto più lungo del previsto, arriviamo al Teatro Tenda Pentimele verso le 21,00, dove entriamo senza alcun problema, dato che la gente è quasi tutta già dentro. Tra noi serpeggia un certo malumore, perché arrivare tardi vuol dire inevitabilmente restare lontano dalle prime file e quindi dallo stage, con relativi problemi di visibilità. La situazione però è ben diversa. Già, perché il pubblico non è affatto quello al quale siamo abituati, pronto a fiondarsi sotto il palco e non mollare di un centimetro pur di vedere da breve distanza chi suona e pogare in maniera forsennata. Stavolta davanti a noi ci sono tantissime giacche e cravatte, altrettanti abiti da sera lunghi, qualche maglione a collo alto e molte scarpe di vernice lucida. Tutti sono compostamente seduti al proprio posto, con la prima fila a circa tre metri dalla ribalta; errore imperdonabile. Uno sguardo di intesa e ci fiondiamo in posizione perfettamente centrale proprio sotto il palco, ad un metro circa dai monitor, senza che nessuno da dietro trovi nulla da ridire, probabilmente intimoriti da questi strani tizi vestiti in maniera singolare e dall'aria truce. Per la prima ed unica volta occupare la posizione migliore è stato facilissimo. Lo sguardo scandalizzato delle ragazze delle prime file che sperano che i loro accompagnatori vengano a sfrattarci, mentre questi se ne guardano bene, è impagabile.
PAKISTANO NERO Ore 21,30: le luci finalmente si abbassano. Un tizio entra lentamente sul palco e si sistema alla batteria. Pochi secondi dopo è il turno di un ragazzo massiccio, una selva di capelli ricci e l'aria di chi ha appena finito di fumare la produzione mondiale di un anno di pakistano nero e di volerne ancora. Ha una Gibson SG rossa sul cui body campeggia un adesivo dei Black Sabbath. Ciondola come un clown, si sistema proprio a un metro e mezzo dal sottoscritto guardandomi in faccia e ad un cenno di intesa col batterista, partono con una jam fusion. E' chiaro che stanno spianando la strada all'entrata di qualcuno e tutti sanno bene di chi si tratta. Dopo alcuni secondi, forse trenta, finalmente fa il suo ingresso sul palco una figura alta, magrissima, malaticcia, scavata. Sembra che abbia serie difficoltà a stare in piedi, ma si piazza a centro palco, a non più di due metri dal sottoscritto, ed attacca a suonare. Difficile descrivere cosa fa e come lo fa, anche perché le nostre giovani orecchie metalliche sono poco abituate a quel tipo di suono e di approccio, ma è chiaro che quel che tira fuori dal suo fretless è di classe incredibilmente superiore. Scorrono via quattro o cinque pezzi che lasciano tutti senza parole, le sue mani scorrono sulla tastiera del basso come se facessero parte della meccanica dello strumento, come se fossero state progettate insieme a questo e la velocità di esecuzione è semplicemente spaventosa. Non conosco molti pezzi, ma identifico una versione incredibile di I Shot The Sheriff di Bob Marley e Black Market, che ho ascoltato sull'album omonimo dei Weather Report. Sono l'unico con i capelli lunghi davanti a lui e forse proprio per questo, Jaco mi guarda spesso ed ammicca, sembra necessitare di un punto di riferimento e di averlo trovato casualmente in me. Fantastico! Che si fottano quei fessi che rimangono ancorati alle loro poltrone, vadano a San Remo, piuttosto.
MY NAME IS JACO PASTORIUS Giunge il momento di presentare la band, se ne occupa ovviamente Jaco: alla batteria Serge Bringolf (batterista austriaco oggi quotatissimo), ed alla chitarra quel ventenne strafumato risponde al nome di Bireli Lagrene, che poi diventerà uno dei migliori chitarristi al mondo dello stile gispy alla Django Reinhardt. Jaco sembra intenzionato a non presentare sé stesso. Forse una scaltrezza da palcoscenico per provocare una reazione, forse autentica timidezza, sta di fatto che la reazione arriva. Dietro le mie spalle si sente chiara una voce: "E tu? Tu chi sei?" urla qualcuno e lui, di rimando ed abbassando lo sguardo risponde: Me?... My name is Jaco Pastorius e via subito col pezzo seguente, come per non dar peso alla cosa e quasi vergognandosene. Fino alla fine del concerto solo un susseguirsi di funambolismi eseguiti con la massima naturalezza, come se fosse una cosa normale, un allenamento in sala prove, ma con la gente che segue in religioso, sbigottito silenzio, fino agli applausi finali, simili a quelli che si tributano ad un artista circense che riesce ad eseguire con successo un numero ritenuto troppo difficile, troppo rischioso. Solo che qui è come se Pastorius ne esegua una serie infinita, uno dietro l'altro, uno più stupefacente dell'altro. A fine serata tornare a casa è diverso dal solito, meno casino e più riflessione, meno adrenalina e più sbigottimento per quello che avevamo visto.
TOGLITI DAI PIEDI... IMBECILLE Sono stato fortunato ad essere lì quella sera, perché di lì a pochissimi mesi Jaco Pastorius sarebbe stato ucciso in un locale di Fort Lauderdale da un buttafuori, il quale interpretando molto all'americana il proprio ruolo, lo pestò fino ad ucciderlo, privando così il mondo di un talento pieno di problemi personali (droga, alcol, disturbo bipolare), ma tra i più cristallini che la musica abbia mai avuto. Purtroppo quell'animalesco buttafuori ci ha privato del suo talento e di quello che avrebbe ancora potuto fare, ed anche se forse la sua parabola era già in fase discendente, io avrei preferito vederlo e sentirlo ancora. Per chiarire la personalità sia di Pastorius che -già che ci siamo- quella di Zawinul, voglio chiudere questo pezzo citando ancora la conversazione che i due ebbero quando si conobbero. Una classica storia di musica e di grandi personalità:
Pastorius: "Seguo la tua musica dai tempi di Cannonball Adderley e mi piace molto".
Zawinul: "Cosa vuoi?"
Pastorius: "Mi chiamo Jaco Pastorius e sono il più grande bassista del mondo".
Zawinul: "Togliti dai piedi, imbecille".
Ma lui non si tolse dai piedi, ed un giorno suonò anche per me.
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sunshine già provata! grazie mille! |
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Plettro o dita? Pezzi semplici per imparare? Cocaine, sunshine of your love, wooly bully, Money, the Cheater(Judas Priest ) , your mama don\' t dance, i wanna be sedated etc etc... Questi i primi che mi vengono in mente. |
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ah no ma io non intendevo di jaco, in generale, visto che ho cominciato ora e non so da dove iniziare |
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Di semplice non c\'è nulla , un po\' come con Eugenio Finardi. 🙂 Diciamo che partire con the chicken è cosa buona e giusta. Il giro principale è fattibile, anche se subito lo suonerai più lenta di certo. |
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galilee, quali sono dei pezzi semplici semplici rock da fare col basso? |
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Bell\'articolo. Purtroppo Pastorius lo conosco poco. Forse ho un paio di album dei WR. Da bassista suono qualche suo pezzo semplificato, ma nulla più. Non ascolto molta fusion in generale, ma chissà prima o poi. Lui ovviamente non si discute. |
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in passato i weather reporto a parte qualche pezzo mi annoiavano un po\'. ma dopo avere sentito anche gli area forse li rivaluterei
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Fortunati voi che avete potuto assistere in prima persona alla storia.Pastorius un gigante. |
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C’ero anch’io a quel concerto, allora ero darkettone, con band ecc. ma io vivevo a Reggio, non ho mai capito come ci fosse finito Pastorius in quel teatro - tenda, grazie per avermi fatto risalire alla data, io avevo un paio di anni più di te, ormai vado per i 60. |
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What a fascinatimg story!!!!!!!! Really enjoyed it! |
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Bellissimo ed emozionante racconto, davvero complimenti |
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Il batterista era Serge Bringolf. |
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Che bell'articolo!! Divertente, soprattutto nella descrizione dei "loschi figuri" metallari visti con insofferenza dal pubblico e con simpatia dai musicisti (perché era fusion, fosse stato jazz "puro" in qualche caveau parigino finiva a coltellate ). Mi è piaciuta la descrizione di Bireli Lagrene, un grande chitarrista di Gipsy Jazz e del fatto che avesse un adesivo dei Sabbath sulla chitarra. Pensateci, Tony Iommi riprese a suonare dopo l'incidente alle dita grazie all'ascolto del grande Django Reinhardt che aveva sviluppato uno stile inconfondibile dopo aver perso l'uso di alcune dita, il metal ha nel Gipsy Jazz una delle sue tante fonti inaspettate. E Bireli, grande continuatore di Django, rende omaggio ai Sabbath sulla sua chitarra. Fantastico! Questa cosa mi ha colpito particolarmente perché mi piace molto il Gipsy Jazz, qualche anno fa andai al festival jazz Django Reinhardt che si tiene a Samois sur Seine, vicino a Parigi, suonavano su un'isola in mezzo alla Senna, l'atmosfera era straordinaria, ancora meglio nel campeggio dove tutti suonavano tutta la notte. Il Gipsy Jazz è il Jazz che incontra la musica zingara, ed è veramente vicino a quello che erano il Jazz e il Blues all'inizio, musica che si suona insieme, all'aperto, che nasce dalla tristezza ma serve a dare speranza. |
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Puoi allora leggere il report qui accanto ed un articolo su di lui che avevo scritto prima. Certo... i pezzi sul jazz non abbondano, ma abbiamo report , recensioni ed articoli, non è da tutti i siti metal  |
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Molto gentile Raven, mi servirebbe anche perchè del cool jazz bianco californiano non conosco tanto; giusto l'archetipo Lennie Tristano, che traghettò il periodo be pop e hard verso il cool appunto ( lui ha sempre rifiutato l'etichetta..già all'epoca c'erano questi problemi...). A Chet Baker, Gerry Mulligan e Bill Clinton ( ahahah!) non ci sono ancora arrivato. Conosco e amo il be bop e l'hard bop: Mingus, Monk, Coltrane, Davis, Max Roach, Mal Waldron, Sonny Rollins e il qui presente Cannonball Adderley i miei preferiti. Su tutti ovviamente Duke & Bird |
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Posso darti un Chet Baker d'annata, propro qui accanto  |
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ah ecco, vabbè si fa sempre in tempo. Ho controllato solo le recensioni e non c'è; speravo in qualche anfratto tra gli articoli |
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Dino, solo due over 40 oltre me. Fabio II, non mi pare, ma non sarebbe male averla. |
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Raven, a proposito di Joe Zawinul; c'è qualcosa sul sito che riguarda il periodo elettrico di Miles Davis? |
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Ehm, io ho visto anche i Weather report, non c'era già più Jaco ma debbo dire che se la cavava anche il pischellissimo Victor Bailey. Al teatro Greco di Taormina, mi sfugge l'anno forse il 1984. Concerto perfetto, emozioni enormi. Ma io sono di parte: se avessi solo dieci dischi da salvare dal disastro nucleare 5 sarebbero dei Weather. Francesco, chi c'era nella comitiva catanese? Qualche amico musicante ancora mi è rimasto, ma tutti oltre i 40 ahimè. |
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Grazie ragazzi tra l'altro Dino, sono appena tornato (circa 3 ore fa) da un viaggio a Bari x Kreator & C ,. con una carrettata di Catanesi  |
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Bel racconto Raven, davvero da Ides Of March; grande rimpianto da parte mia perchè non ho mai visto Jaco on stage. E' un pilastro della musica, Weather Report grandissimi ( Wayne Shorter altro indimenticato ). 'Black Market' dovrebbero insegnarlo alle elementari |
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Eh, ma magari in passato ci siamo conosciuti....abbiamo più o meno la stessa età. Bravo per la recensione, veramente appassionata. |
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Pensavo fossi un Dino bassista molto noto di stanza a CT e mio amico, ma evidentemente non è così  |
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Ciao Francesco, scusami ma non mi sembra di conoscerti......è vero che manco dalla Sicilia da un secolo. Mi rinfreschi la memoria? |
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...e io lo vidi nello stesso Tour a Catania qualche giorno dopo e confermo che era dicembre del 1986. Lo adoravo da tempo essendo un miserevole bassista (e lo sono ancora, bassista intendo) e nonostante il concerto sia stato molto discutibile, beh era come vedere picasso dare il bianco alle pareti...sempre di Picasso si tratta. Piccola curiosità per chi non si ricorda: il tour europeo era iniziato con i tre di cui all'articolo e due tastieristi silurati dopo pochissimo dall'irascibile Jaco. Per questo motivo il concerto era pieno di buchi e Birelli costretto ad improvvisare praticamente su tutto. Ma fa niente, uscimmo dal teatro strafelici lo stesso. Grazie Jaco |
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Di questo concerto esiste il bootleg...se a qualcuno interessa mi contatti via pm sul forum che glielo passo! |
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la classica ha molti punti di contatto con questo sito. |
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ho avuto occasione di ascoltarlo a firenze,non ricordo la data precisa,1982 o giù di li....ero e sono rimasto un musicista classico,ma davanti a certe sonorità e a certe invennzioni... |
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Missione compiuta  |
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No ero un completo ignorante fino alla scoperta del tuo articolo e inoltre ti dico che è arrivato in un'ottimo periodo perchè avevo assoluto bisogno di ascoltare altri generi musicali, ma che fossero generi musicali attenenti a ciò che avevo nella testa di poter fare con la mia musica e col basso. E' veramente incredibile quello che ha saputo fare Pastorius e dopo averlo ascoltato mi son deciso di comprare sia il suo omonimo album solista sia Black Market e Heavy Weather dei Weather Report; |
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non lo conoscevi prima di questo articolo? Se è così sono molto soddisfatto, perchè far conoscere chi lo merita ed aprire nuovi orizzonti ai lettori è una grande ricompensa per noi  |
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Francesco ti devo ringraziare per avermi fatto conoscere un'eccezionale e geniale bassista che mi ha fatto introdurre in un genere fantastico come il Fusion. Pastorius mi ha letteralmente fatto godere perchè essendo bassista ho la piena consapevolezza delle emozioni che ti può dare questo strumento e di quello che puoi creare e dare alla musica con esso ma con uno come Jaco te ne rendi conto ancora di più! Ottimo articolo e grazie ancora; |
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Grazie a voi  |
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eccazionale. Grazie infinite per questo articolo  |
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Grazie per aver condiviso questa esperienza con tutti, specialmente per chi non ha avuto l'immensa fortuna di trovarsi questo artista inarrivabile a pochissimi metri. |
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Il basso elettrico passa da lui, non ci sono storie, la sua importanza per lo strumento è pari solo a quella di Hendrix per la chitarra. Invidia totale per quello che hai visto Raven  |
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Un musicista eccezionale! |
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Pura leggenda... Non c'è molto da aggiungere... Un artista che tutti dovrebbero ascoltare per capire cos'è la musica... |
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IL genio. Poco da dire. |
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