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RUNNING WILD - Dai cancelli del Purgatorio alla resilienza
05/10/2013 (4765 letture)
Chissà se quando la band ha cominciato a muovere i suoi primi passi, ormai quasi quarant’anni fa, Rolf Kasparek si sarebbe aspettato una carriera tanto lunga, condita da notevoli riconoscimenti. Il fatto è che quando uscirono i primi dischi dei Running Wild non molti avrebbero scommesso su un periodo di attività tanto lungo. Oggi, a poche ore dall’uscita sul mercato del nuovo album del gruppo originario di Amburgo, andiamo a ripercorrere le tappe principali della loro carriera, cercando di capire i perché del loro successo.

CUORI DI GRANITO SOTTO IL JOLLY ROGER
Nati ad Amburgo nel 1976 su iniziativa di due imberbi giovanotti che rispondevano ai nomi di Uwe Bendig e Rolf Kasparek (poi meglio noto come Rock’n’Rolf), i Granite Hearts cominciano l’attività come tutte le band scolastiche messe in piedi da un gruppo di amici. Accanto ad un paio di elementi più “convinti”, si alternano una pletora di altri musicisti che vanno e vengono. La solita trafila fatta di formazioni instabili, sala prove improvvisata e tanta passione per la musica. Nel 1979 il cambio del nome: i Running Wild nascono ufficialmente, nel segno dell’amore verso i Judas Priest. Dopo l’incisione dei soliti demo amatoriali, la formazione si stabilizza intorno al 1982 e successivamente, sfruttando anche i tempi molto favorevoli al metal, ottiene un contratto con la Noise Records. Nel 1984 il mini Victim of State Power mostra una band cruda, dal suono aggressivo e deciso, ma già in grado di interessare parecchi kids. Le loro qualità vengono esaltate dal primo full intitolato Gates to Purgatory, abrasivo esordio sulla lunga distanza, condito da testi pseudo-satanici che forse stupirebbero alcuni fans del periodo piratesco. L’uso di determinate tematiche comunque, era solo un fatto di moda, tanto che il chitarrista “Preacher” lascia il gruppo non solo per contrasti con il leader -situazione che diventerà una costante-, ma soprattutto per dedicarsi a studi teologici (!), a testimoniare quanto il tutto non nascondesse pericolosi satanisti, ma solo musicisti che agivano sull’abbrivio del momento. Il seguente Branded and Exiled si mantiene su buoni livelli, ma è a partire da Under Jolly Roger che i Running Wild assumono la fisionomia che li renderà davvero famosi.

UN MUCCHIO DI TESCHI A PORT ROYAL
L’idea di Kasparek di lasciare da parte il diavolo e buttarsi su storie piratesche fa subito centro. Temi e look ispirati alla filibusta, palco a tema e canzoni musicalmente in grado di trascinare l’ascoltatore, specialmente in sede live li fanno spopolare, anche se il prezzo da pagare è rappresentato da nuovi cambi in formazione. Ready for Boarding cattura l’irruenza dal vivo della band in quel periodo, prima che il mercato saluti l’irrompere di Port Royal, altra pietra miliare della storia dei tedeschi. Dopo altri ed a quanto pare immancabili assestamenti nella line-up, è la volta di Death Or Glory, l’album dell’esplosione definitiva che frutta anche un tour mondiale contrassegnato, manco a dirlo, da ulteriori cambiamenti di formazione continuati anche in seguito, il più importante dei quali riguarda l’abbandono del chitarrista Majk Moti, reo di voler scrivere continuativamente materiale per il gruppo, fatto inaccettabile da parte del leader, anche per timore di eccessivi cambiamenti di suono. Dopo un mini di poco conto intitolato Wild Animal, tocca a Blazon Stone, altro eccellente lavoro che consolida la fama dei Running Wild. Solo poco più che una mossa commerciale First Years of Piracy, ri-registrazioni di pezzi vecchi. Il 1992 è certamente da ricordare per l’uscita di Pile of Skulls, da molti reputato il loro capolavoro. I cambi di line-up prima e dopo il disco, ormai di prammatica (ma tanto ormai da un pezzo la band è da considerare come progetto solista di Rock’n’Rolf), non mutano l’atteggiamento del mastermind; il concept Black Hand Inn è ancora un centro che induce Kasparek a mirare più in alto: pensa addirittura ad una trilogia.

ANGELO SASSO: CHI E’ COSTUI?
Il primo capitolo è Masquerade del ‘95, il secondo The Rivalry del ‘98, ma durante le registrazioni di Victory, il batterista Jörg Michael abbandona per unirsi agli Stratovarius e le defezioni continuano immancabilmente anche dopo l’uscita del disco. Stavolta la situazione si fa ingestibile, tanto che il successivo The Brotherhood vede alla batteria un fantomatico Angelo Sasso, molto probabilmente solo un nome di comodo per mascherare l’uso di una drum-machine, anche se la versione ufficiale continua a parlare di un batterista in carne ed ossa. Rock’n’Rolf riesce a mettere insieme una nuova formazione, ma ormai la sua fama di mangia-musicisti ha raggiunto un punto critico anche presso le case discografiche: Rogues en Vogue è un fiasco che non gli viene perdonato. Kasparek sembra aver perso la spinta propulsiva necessaria a mandare ancora avanti il progetto Running Wild. La raccolta The Best of Adrian serve solo a tenere acceso l’interesse sul gruppo, ma la storia della band sembra ormai essere al capolinea. Dopo un ultimo concerto al Wacken Fest e la registrazione del DVD The Final Jolly Roger i Running Wild si sciolgono. O no? Dopo un paio d’anni, infatti, il lavorare ad una compilation fa fiorire in Rock’n’Rolf la voglia di riesumare il glorioso moniker. Il pessimo Shadowmaker, però, non è affatto un buon viatico per il resto di una carriera che proprio in questi giorni attende ulteriori sviluppi con l’atteso Resilient.

SONO UN PIRATA ED UN SIGNORE
Fin qui, in breve, la carriera discografica dei Running Wild. Ma perché questo gruppo -ammesso che di gruppo si possa parlare- è riuscito a restare sulla breccia per così tanti anni, utilizzando un linguaggio non certo modernissimo, ma capace di comunicare non solo con i vecchi residuati del tempo che fu, ma anche con tantissimi ascoltatori più giovani?
Inizialmente la band si inserì nel filone dello speed metal-power centro europeo, rocciosissimo, semplice, affilato e maledettamente efficace, senza però riuscire a sfondare completamente, posizionandosi nel plotone dei tanti buoni gruppi presenti in quel momento storico. Poi la svolta con la trovata della pirateria. Un evergreen capace di divertire un po’ tutti, senza pretese letterarie di sorta, ma soprattutto fondato su una musica efficace, capace di colpire dritta nel segno con riff accattivanti e ritornelli da concerto, già coinvolgenti su disco e proprio per questo ancor più zeppi di mordente dal vivo. Il tutto per la grande parte della loro carriera. Ho appena scritto “della loro carriera”, ma più che altro quella dei Running Wild si sovrappone e si identifica con quella di Rolf Kasparek/Rock’n’Rolf, dato che la band è di fatto un suo progetto personale, nobilitato in varie epoche dalla presenza di musicisti in grado di apportare un buon contributo alla causa, ma sempre con un responsabile unico dello stesso. Un pirata coraggioso, che ha tenuto in pugno il proprio vascello per anni ed anni, spesso con pugno di ferro, tanto da indurre invariabilmente i vari membri della sua ciurma ad abbandonare la nave, schiacciati dalla personalità (alcuni dicono dall’insopportabilità) del comandante, fino a rendergli difficile addirittura trovare marinai disposti ad imbarcarsi con lui. Tanto per fare un esempio, Majk Moti -forse la sua vittima più illustre, poi manager IT- è vincolato a non rivelare le vere cause del distacco, anche se la maggior parte di queste sono facilmente intuibili, ed anche “Preacher” se ne andò più che altro perché non poteva scrivere nulla per la band. Tutto ciò rende Kasparek un personaggio a tratti inviso anche alle autorità (leggi: case discografiche), ma autore di dischi/arrembaggi memorabili in quantità industriale. Oggi, a poche ore dall’uscita sul mercato europeo di Resilient, nuovo album chiamato a far dimenticare in fretta il precedente ed oggettivamente insufficiente Shadowmaker, siamo ancora qui, ad attendere di sapere se il capitano è ancora in grado di condurre un assalto, o se ormai la pensione dorata sulla sua isola del tesoro sia l’unico futuro possibile per lui. Segno che, nonostante le battute a vuoto, la carriera dei Running Wild ha lasciato comunque un segno profondo nella storia del metal. Ed allora, prima di farvi sapere se vale ancora la pena imbarcarsi con loro per veleggiare sui mari in cerca di navi da assaltare, lasciatemi alzare una pinta di rum alla salute del pirata:

Fifteen men of the whole shipís list
Yo ho ho and a bottle of rum!
Dead and be damned and the rest gone whist!
Yo ho ho and a bottle of rum!



Mauro Paietta "My Refuge"
Lunedì 7 Ottobre 2013, 13.26.09
20
Bell'articolo, come sempre quando si tratta di Raven, vero che è sintetico ma abbastanza esaustivo, chiaramente parlare della storia di una band come i Running Wild richiederebbe pagine e pagine... certo è che dopo The Rivalry Rolf ha fatto una serie di scelte discutibili e controproducenti, come avevo accennato nella rece di Pile Of Skulls, forse dovrebbe iniziare col cambiare negozio di vestiti e bere qualcosa di più decente di quello che sbevazza nelle ultime foto... e si che in Germania di birre buone ce ne sono...
Hellowaaanno
Domenica 6 Ottobre 2013, 14.55.26
19
@AL riprendi il feeling del passato con Resilient
AL
Domenica 6 Ottobre 2013, 12.33.33
18
bell'articolo. grande Raven! mi piacevano abbastanza nel passato ma ora non riesco più ad ascoltarli.. mi annoiano anche pile of skulls e altri capolavori... mah...
Raven
Sabato 5 Ottobre 2013, 21.42.39
17
Chissà.. talvolta di certi gruppi nemmeno si conosceva la musica non essendoci internet. Magari si leggeva qualche critica sprezzante e ci si faceva inconsciamente un'idea negativa, capitava a tutti. Oggi ovviamente basta un click e possiamo farci un'idea veritiera di tutto e di tutti, ed è meglio così
jek
Sabato 5 Ottobre 2013, 20.42.48
16
Non mi ricordo neanche più perchè negli anni '80 mi stavano sulle balle i Running Wild. forse ero un po' coglione, Letto l'articolo dovrei porre rimedio.
Andy '71 vecchio
Sabato 5 Ottobre 2013, 18.18.23
15
Grandissimi Pirati tedeschi!Li ho amati fin dall'inizio han fatto dischi memorabili,per me su tutti "Port Royal",qualche tonfo l'han fatto,ma il vecchio Rolf già dall'ultimo "Resilient"si è rimesso in pista,confezionando un gran bel album!Come sempre,ottimo alticolo Raven!
Hellowaaanno
Sabato 5 Ottobre 2013, 17.43.30
14
L'unica canzone che non mi è piaciuta è stata "Fireheart"( a dire il vero mi è sembrata proprio fastidiosa) per il resto buone canzoni con 3-4 picchi
Hellowaaanno
Sabato 5 Ottobre 2013, 17.33.06
13
Appena finito di sentire RESILIENT... Che dire? Uno dei dischi piu CATCHY degli ultimi 10 anni, tra l'hard rock e l'heavy di impostazione hammerfalliana...Se devo dare un voto a freddo direi 81
Nerchiopiteco
Sabato 5 Ottobre 2013, 17.07.01
12
GREAT!!! Anche io, solo che in questo momento sta girando....
Raven
Sabato 5 Ottobre 2013, 16.01.59
11
Ho il vinile qui, ad un paio di metri da me
Nerchiopiteco
Sabato 5 Ottobre 2013, 15.58.03
10
Mi fa molto piacere leggere un articolo interamente dedicato ai RW, a prescindere da quanto sia più o meno lungo: intanto cominciamo a parlarne, poi gli approfondimenti verranno in seguito anche perché, viste tutte le dipartite (di grandissimi musicisti poi, mica di mezze seghe) da raccontare e da prendere spunto per discussioni ce ne sarebbe; come abbia fatto poi Kasparek a mantenere alto il livello tra un album ed un altro dimostra che razza di genio sia... mi fa anche piacere leggere l'apprezzamento di Raven per Gates to Purgatory, disco che passa spesso in secondo piano perché "non piratesco", ma che io adoro, Victim of State Power, Black Demon e Diabolic Force sono tra le mie preferite in assoluto, e le altre non sono poi tanto da meno
Raven
Sabato 5 Ottobre 2013, 12.23.01
9
Questa non è una retrospettiva, che avrei certamente strutturato in maniera diversa, ma un articolo che ripercorre brevemente ("andiamo a ripercorrere le tappe principali della loro carriera, cercando di capire i perché del loro successo." "Fin qui, in breve, la carriera discografica dei Running Wild.") che di fatto serve ad introdurre l'imminente recensione di Resilient. Ti assicuro poi, che in fretta e furia non butto giù nulla. Per conto mio qualsiasi best of è prima di tutto una operazione commerciale, ciò non toglir cher possano piacere o risultare importanti per altri.
Captain Wild
Sabato 5 Ottobre 2013, 12.11.52
8
P.S.: La terza foto dall'alto a sinistra e' degli anni 90
Captain Wild
Sabato 5 Ottobre 2013, 12.10.31
7
Di solito fate delle ottime retrospettive quindi uno si aspetta sempre il meglio Cmq " Wild Animal" non lo reputo di poco conto poiche' contiene 3 ottime canzoni (di cui una completamente scritta da Moti) piu' la rivisitazione di "Chains and leather". E "The First Years of Piracy" e' molto importante nella discografia della band perche' oltre ad essere il loro primo best of contiene parecchi pezzi riregistrati con Morgan alla chitarra che impreziosisce le gia' ottime versioni originali.
Raven
Sabato 5 Ottobre 2013, 11.53.40
6
Ripeto: questa non è una biografia. "andiamo a ripercorrere le tappe principali della loro carriera, cercando di capire i perché del loro successo". Il focus del pezzo è nel suo ultimo paragrafo.
Captain Wild
Sabato 5 Ottobre 2013, 11.38.19
5
Mah, articolo buttato giu' in fretta e furia secondo me...
Raven
Sabato 5 Ottobre 2013, 11.19.49
4
Infatti questo vuole solo essere un articolo che ricorda in breve la loro storia, ma soprattutto i motivi per cui sono famosi, prima dell'uscita di Resilient. Sostanzialmente preferisco anch'io quei dischi, ma sono particolarmente affezionato a Gates To Purgatory.
The Nightcomer
Sabato 5 Ottobre 2013, 11.15.24
3
All'epoca dei primi due dischi diversi ascoltatori di mia conoscenza li consideravano un pò troppo derivativi dai maestri del passato, pur non disprezzando affatto la loro proposta musicale la quale, anche secondo il mio modesto parere, risultava assai efficace grazie all''impatto potente e diretto. La decisione di abbandonare le tematiche manieristiche (allora assai comuni, come ricordato giustamente da Raven) fu davvero vincente, ma senza un valido supporto dal punto di vista sostanziale non credo sarebbero andati molto lontano, tenendo in considerazione pure le difficoltà ed i continui cambi di line up.
andreastark
Sabato 5 Ottobre 2013, 11.02.58
2
Ehi Raven è un po' telegrafica la storia dei RW che hai scritto.....mancano aneddoti...curiosità e qualche parola in più sui dischi migliori. Non vuole essere una critica anche perchè questa probabilmente voleva essere una breve cronistoria e poi sono sempre un grande estimatore dei tuoi articoli e delle tue recensioni; lo dico solo perchè mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di approfondito su di loro(lui). Quali album preferisci tu?Io da quasi quarantenne amo Death Or Glory, Black hand Inn e Pile Of Skulls
Radamanthis
Sabato 5 Ottobre 2013, 10.13.59
1
Bell'articolo Raven, complimenti (anche per le foto del costume per piscina e il tatoo... )! I RW sono una band mostruosa che per alcuni anni ha tenuto testa con veri capolavori a band più blasonate anch'esse tedesche e probabilmente di altro spessore grazie a canzoni avvincenti e geniali! Band originale per tematiche che purtroppo ha raccolto meno di quanto avrebbe dovuto e che poi si è un èò persa via...(Mauro My Refuge Paietta...il prossimo articolo sui RW però lo devi fare tu vista la bellissima rece recente...ok?)
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