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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Running Wild - Branded and Exiled
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( 4006 letture )
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Appartenente al sottovalutato periodo pre-piratesco, Branded and Exiled è invece un disco da riscoprire per almeno due buone ragioni. Intanto rappresenta l'album dell'ingresso in formazione di Majk Moti, chitarrista particolarmente importante nella storia del gruppo, il quale avrebbe potuto offrire un apporto largamente maggiore di quello effettivamente conferito alla band di Kasparek, laddove questo non avesse sempre considerato i Running Wild come un feudo privato. In secondo luogo, si tratta di una più che valida testimonianza di un certo modo di intendere e suonare heavy/speed "canonico" in quel particolare periodo storico, con loro ed i Grave Digger a fare da esempi paradigmatici. Restando pienamente nell'alveo del metal tipicamente tedesco, cazzuto, fiero, diretto e, per dirla tutta, non troppo originale in certi frangenti, i futuri pirati bissano qui il successo di Gates To Purgatory, restando sostanzialmente vicini al livello del predecessore, ma perdendo l'effetto sorpresa che accompagnava la prima uscita sulla lunga distanza. Un'altra differenza rispetto ai dischi più noti è la prestazione vocale di Rolf, più grezza, bassa e cattiva, ma più adatta al periodo crudo cui il disco in esame appartiene.
E' Branded and Exiled ad aprire le danze. Voce "rasposa", riff aggressivo, sezione ritmica macinaossa e ritornello immediato, quasi impulsivo, per un pezzo che suona proprio come una colata di metallo fuso, riportando immediatamente alla copertina dell'album. La capacità dei Running Wild di tirare fuori riff ad hoc era già palese in quel remoto 1985 e l'accelerazione di Gods of Iron non fa che confermarlo. La canzone però, sembra più coesa, più equilibrata rispetto all'opener, con la prestazione strumentale più amalgamata. Il risultato è quello di ottenere un pezzo più armonioso, anche se il termine non è forse azzeccato in senso lato. Più graffiante anche l'assolo di chitarra. Realm of Shades abbassa i ritmi e per di più mostra una minore varietà compositiva, ma anche stavolta veicola un ottimo assolo, già allora marchio di fabbrica di Rock'n'Rolf. Assolutamente efficace il mid-time Mordor, uno dei picchi dell'abum. Atmosfere cupe, ossessive, riff di base non incredibile tecnicamente, ma ancora una volta capace di colpire nel segno; pezzo che si riascolta con immenso piacere a dispetto del tempo trascorso ed ancora capace di far muovere la testa. Meno importante in assoluto Fight the Oppression, eppure Rolf coglie con questo esempio classico di speed metal da manuale, la miglior performance vocale del disco. Il motivo è forse semplice: il testo. Si tratta infatti di una di quelle liriche a sfondo sociale, incitanti a restare vigili contro certe storture della società, che sono sempre state a cuore al nostro, così come egli stesso ci ha confermato durante la recente intervista che ci ha rilasciato. Evil Spirit sposta temporaneamente il focus compositivo sulla marzialità, insistendo su un riff quadrato che conduce sinistramente il pezzo per tutta la sua durata. La parte finale di Branded and Exiled è annunciata da Marching to Die, una vera e propria sferzata sul volto. La canzone è compatta, solida e tagliente come il titolo suggerisce, mentre a far calare il sipario su questo lavoro è chiamata Chains and Leather. Si tratta di un inno non certo velocissimo, introdotto da rullate di batteria, ma capace di scatenare i cori dal vivo, fine esclusivo per il quale è stato scritto ed è ancora ben ricordato dai fans. Niente raffinatezze, soluzioni armoniche ricercate, solo la voglia di cantare tutti insieme la propria appartenenza alla tribù.
Niente arrembaggi, isole del tesoro e bandiere con teschio ed ossa incrociate da far garrire al vento, ma solidissimo heavy/speed teutonico. Meno originale nelle tematiche rispetto ai seguenti (per quanto originale in assoluto possa essere considerato il concept sui pirati) e meno vario, meno capace di affascinare, in generale più meditato del precedente, Branded and Exiled è un lavoro solido, essenziale, orgoglioso, dignitoso e pieno di sostanza. Questo erano capaci di dare i Running Wild di metà anni '80 e questo davano, senza riserve. Una condizione che forse non avrebbe garantito loro il successo che avranno in seguito, ma che era sufficiente ad aprire una breccia nei cuori di una fascia di ascoltatori che quella capacità di arrivare dritti al punto senza troppi fronzoli, quell'immaturità musicale, quell'attitudine tutta pelle e borchie "prendere o lasciare", apprezzavano tantissimo. Branded and Exiled è inferiore a Gates to Purgatory e poco paragonabile alla produzione seguente, ma ha ancora qualcosa da dire, con cattiveria e senza peli musicali sulla lingua. Qualità sempre apprezzabili.
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19
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Per me uno dei migliori dei Running Wild, ispido e cazzuto, come sempre bisognava esserci a posteriori le cose possono essere cambiate ma non corrispondono all'effettiva consistenza. Avevano ragione gli Iron in W.Y. quando parlavano di golden years per gli '80. Oggi vi beccate il post metal ed il post rock: complimenti! |
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18
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Riascoltato stasera. Difficile decidere se è meglio questo o Gates of Purgatory... Tra questi due album pre-pirateschi forse scelgo questo. Qui c’è Chains and Leather, uno di quegli inni che se sei un metallaro devi conoscere. Ma anche Mordor e la title-track... Voto 82 |
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16
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Bravo..!! Hai detto bene!! |
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15
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Un tempo tra il mio gruppo di amici, eravamo un paio che mettevamo dischi nelle rockoteche dell'epoca. Il più 'famoso' d noi a un certo punto della serata, prendeva microfono e urlava ' chi la sa la canti, chi non la sa la impari' e partiva chains and leather. Ricordo anche una targhetta che usavamo per non farci stressare, che recitava 'i korn non li metto perché mi fanno caa'' direttamente dall'Accademia della crusca. Anni irripetibili, e visto che sono a ricordare.... Heavy metal is the law and death ti false metal... Ovvia!!! )))) |
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14
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Stupendo album..quando il metal era qualcosa di unico, anni bellissimi.. |
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13
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Non avendo vissuto quei momenti lì, magari non potrei capire..però, non mi sembra che sia un album da tramandare ai posteri! Sicuramente, meglio il precedente.. |
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12
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Avendo iniziato a seguire la band prima delle sue "scorribande piratesche", mi risulta naturale identificarla con i primi due albums (avviene ancora oggi), nonostante all'epoca di uscita di Under Jolly Roger provai un certo entusiasmo per il cambiamento (che, ad essere sincero, coglievo più nell'immagine e nelle tematiche che nello stile musicale). Per molti altri appassionati sarà il contrario (li posso comprendere benissimo), ma per me i Running Wild sono soprattutto quelli dei primi due dischi i quali, nonostante la proposta non del tutto originale, diedero un contributo assai importante nello scenario europeo dell'epoca, come ricordato giustamente da Raven (una persona che quegli anni li ha vissuti e quindi sa di cosa sta parlando). |
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11
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Per restare IT con questo album, segnalerei, che rispetto al precedente GTP, ha una copertina leggermente migliore (quella di GTP è tra le peggiori in ambito metal)... Per quanto riguarda il confronto stilistico, mah, li ho sempre equiparati, quello che viene dopo è invece storia del Metal... |
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10
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Mio "album di debutto" con i RW, all'epoca ero un discepolo del metal "pulito" di scuola Accept e mi tenevo prudentemente lontano da sonorità che consideravo estreme e spigolose... Poi il classico scambio di musicassette all'intervallo nei corridoi del liceo e l'impatto con gli assoli di Mordor e Marching to Die... venerazione immediata, in vista del certificato di mostri sacri arrivato con Port Royal  |
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9
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Scusate, lo so che risulto pesante, ma non dormo la notte a pensare a quel 75 per Port Royal... Raven dovresti "ri-recensirlo tu" (con tutto il rispetto per l'altro recensore...) |
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8
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E' giusto la prossima e sicuramente sarà di tuo interesse  |
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7
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Come solito complimenti per la recensione, ma la domanda a sto punto è "quale sarà la recensione 1000".  |
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6
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Gran disco, un 80/85 ci stà tutto, ma.......scusate, ho visto adesso che a Port Royal avete dato 75! Siamo sicuri? |
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5
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bellissimo album!!! Crudo, diretto e volgare!!! Se prendete la raccolta (bellissima!) First Years Of Piracy troverete le versioni risuonate di Marching To Die, Branded And Exiled e Fight The Oppression che fanno guadagnare ai pezzi veramente una marcia in più. Chains And Leather anche venne ripresa in seguito e messa come bonus track in un album ma ora non avendoli davanti a dire il vero non ricordo su quale. 90! |
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4
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Sono d'accordo con Raven anche se lo trovo un pelino molto migliore di come lui l'ha descritto e gli darei una manciata di voti in più...ma tutto sommato ci siamo nel giudizio. Inferiore ad altri masterpieces ma più o emno siamo lì. Voto 83 |
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3
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Altra grande perla di Kasparek, non un pezzo che non meriti di essere ricordato (anche io ritengo Mordor tra le migliori del disco); solo Evil Spirit la trovo un po' noiosetta, e non a caso è stata scritta e composta da Boriss. Attendo di avere tra le mani l'ultimo  |
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2
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In realta' Majk Moti entro' nella band dopo le registrazioni dell'album. Questo e' il loro disco piu' oscuro ed e' vero che qui Rolf canta molto piu' basso e grezzo rispetto ad altri dischi, ad ogni modo album bellissimo x me! |
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1
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Io continuo a ritenerlo uno degli album più belli fra quelli da loro prodotti. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Branded and Exiled 2. Gods of Iron 3. Realm of Shades 4. Mordor 5. Fight the Oppression 6. Evil Spirit 7. Marching to Die 8. Chains and Leather
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Line Up
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Rolf Kasparek (Voce, Chitarra) Majk Moti (Chitarra) Stephan Boriss (Basso) Wolfgang "Hasche" Hagemann (Batteria)
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