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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 4370 letture )
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Per il sottoscritto parlare di No Limits dei Labyrinth vuol dire fare un vero e proprio salto nel passato, quando da sedicenne curioso e avido di conoscenza muovevo i primi passi nel mondo del metal, un mondo che da alcuni anni mi appassionava alla follia e che stava diventando quello che è ancora oggi: la mia Vita. Per quanto lavorativamente virata verso quella di un (quasi) semplice impiegato e proiettata verso una vita normale, la musica, ed il metal in particolare, sono da allora ad oggi linfa vitale, oltre ad essere sostegno e colonna sonora di ogni episodio significativo del mio percorso. Come quasi tutti i metallari in erba mi approcciavo ad uno strumento, nel mio caso la chitarra, con la chiara idea di formare una band e sfondare nel campo della musica, del tutto indifferente del fatto che il metal Made in Italy era ad appannaggio di pochi appassionati e l’idea del successo e di vivere di musica, pura utopia. Eppure proprio nella metà degli anni 90 una scena nostrana cresceva ed attirava sempre più attenzione, sia tra gli addetti ai lavori che tra gli appassionati, in Italia e all’estero, alimentando il sogno di diventare una rockstar che sembrava meno pazzesco di quanto si potesse credere. Fu proprio nel 1995 e 1996 che cominciarono ad emergere nuove leve e band già attive riuscirono a raccogliere sempre più consensi: possiamo citare Eldritch, Novembre, Sadist, Lacuna Coil, Extrema e di li a poco la consacrazione dei Rhapsody. Erano anni in cui già una demo su cassetta ben recensita dalla stampa specializzata, composta da 3-4 riviste principali, portava ad una buona visibilità, ed arrivare alla pubblicazione di un album sotto casa discografica significava avere davvero qualcosa da dire.
I Labyrinth furono tra le prime band italiane ad attirare grandissima attenzione all’estero, in particolare, neanche a dirlo, in Germania. No Limits seguiva l’EP Piece of Time che già aveva fatto parlare di sé per diversi motivi: il songwriting si dissociava dai cliché del classico power prog, genere che a dirla tutta stava un po’ stretto alla band, guidata da un giovane Olaf Thorsen che aveva dalla sua parte una buona tecnica chitarristica, vagamente neoclassica ma molto personale, e soprattutto ottime capacità compositive. L’uso massiccio delle tastiere era elemento fondamentale del sound, ma lontano dall’uso che caratterizzava le principali band straniere, ricordiamo poi che stiamo parlando del 1996, il power metal non era ancora inflazionato, gli Stratovarius pubblicarono da li a poco Episode ed i Sonata Arctica non esistevano ancora, giusto per fare un paio di esempi; alla voce poi troviamo un certo Joe Terry, pseudonimo dietro il quale si nasconde Fabio Tordiglione, più conosciuto come Fabio Lione, che non ha bisogno di alcuna presentazione, e che contribuì notevolmente al successo del disco ed a mettere in evidenza il nome Labyrinth. Il sound della band ed il genere affrontato come già detto avevano una forte componente power e classic metal, con influenze progressive, a cui possiamo affiancare vagamente il nome Dream Theater, anch’essi allora in ascesa, ma quello che in certo modo era davvero originale era l’uso dei synth e delle tastiere, più vicino alla musica elettronica ed alla techno da discoteca, facendone un uso moderato ma comunque significativo, che non si poneva solo come arrangiamento ma come elemento fondamentale di molte tracce. Mortal Sin è forse il brano più rappresentativo, veloce pezzo power, con la voce di Terry / Lione a creare bellissime melodie e capace di una prestazione sopra la media, e decisivi gli inserti dei synth che ai tempi potevano davvero far drizzare le orecchie e spiazzare l’ascoltatore. Parlando di altri brani possiamo citare la title track, piacevole ballata con buoni lead melodici di chitarra e sentita interpretazione di Lione, che mostra già tutto il carattere e le buoni doti. Molto belle le numerose parti strumentali, o Piece of Time, classico buon brano classic metal più vicino all’hard rock , con un ottimo ritornello melodico di effetto immediato; ma tutte le canzoni posseggono grandi potenzialità, da Dreamland alla veloce In the Shade, passando per la sperimentale ed elettronica quasi EBM Vertigo, alla bellissima ballata Time Has Come. La prestazione dei sei musicisti è ottima, su tutti Lione, che per quanto ad inizio carriera e con poche esperienze precedenti nulla aveva da invidiare ai colleghi d’oltralpe, infatti il biglietto da visita di No Limits gli valse la chiamata dai Rhapsody e fu l’inizio di una grande carriera che tutt’oggi gli sta dando grandi soddisfazioni, risultando uno dei singer più richiesti. Anche il master mind Olaf Thorsen inizia qui una carriera forse meno sotto i riflettori di Fabio ma decisamente ricca di soddisfazioni e progetti meritevoli e vincenti.
L’unico difetto riscontrabile in No Limits è una produzione non all’altezza che penalizza il sound globale, col senno di poi considerato l’enorme potenziale del disco sarebbe stato il caso di investire di più e magari affidarsi a produttori diversi, ma si sa, col senno di poi tutto è facile. Questo disco ed il successivo Return to Heaven Denied sembravano il preludio per una carriera stellare, invece nonostante una produzione sempre eccellente il successo, vuoi per il caso o per scelte di vario tipo forse non sempre azzeccate è stato poi contenuto. La storia dei Labyrinth ed una fetta importantissima del metal italiano sono comprese in questo album. Tutti gli appassionati, al pari delle pietre miliari del metal e non solo, dovrebbero dedicargli più di un ascolto!
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VOTO LETTORI
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84.68 su 215 voti [
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13
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Uno dei primi dischi Power Italiani di livello... e con un Fabio Lione ancora agli inizi  |
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12
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Gran bell’album d'esordio per i Labyrinth. Per me rimarrà sempre uno dei loro album migliori e che riascolto sempre con grandissimo piacere. Pezzi come Piece of Time, la title-track, Mortal Sin, Time Has Come (e anche Miles Away, dall’ep precedente, ma inclusa in qualche edizione) hanno il grandissimo pregio di fissarsi subito in testa al primo ascolto. Da fuori di testa poi il rifacimento di Vertigo (pezzo techno di quegli anni). Voto 85, non meno. |
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11
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Sono molto affezionato a questo disco.. gli anni 90.Lo ascolto volentieri.Voto 85 |
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10
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Stupendo, negli anni ho compreso che è un capolavoro pari al successore...e grande Lione, grandissimo, ma questo è scontato  |
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9
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Molto bello, ma Return to Heaven Denied rimane irraggiungibile (per tutti) |
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8
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Molto bello, anche se inferiore a Return to heaven denied. |
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7
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Disco a cui anche io sono legatissimo. Tra i loro migliori, un pò più spostato su cordinate prog rispetto ai dischi seguenti. Concordo con più o meno tutta la disamina, per me però la produzione , che non sarà strepitosa, ha una sua "magia" che ricorda tanto gli ottimi dischi del tempo e conferisce forse un suono meno standarizzato che invece abbiamo finito con trovare con tutti i dischi power degli anni successivii(per capirci io adoro il suono dei dischi di black jester e time machine , che mi rendo conto siano orridi, ma per me trasmettoono magia e originalita) |
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6
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Per me resta il miglior disco dei Labyrinth e infatti fa parte di quella decina di album power anni '90 che ogni tanto ascolto ancora adesso. Poi certo, il successo arriverà con Return, ma di questo poco mi importa. |
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5
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Al di là del fatto che ci conosciamo da anni e anni, siamo cresciuti praticamente insieme sui banchi di scuola a merendine e metal e al di la del fatto che il mio giudizio è criticabilissimo poichè squisitamente di parte non posso fare altro che sottolineare come Mauro My Refuge sia uno tra i migliori redattori di Metallized e lo dimostri ad ogni recensione a sua firma in calce. La sua "assunzione" da parte della webzine può essere paragonata a quella di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid (beh, ronaldo è più bello obiettivamente....ahahahaha), ovvero l'acquisto di un fuoriclasse nel settore! Bravo Mauro, bel lavoro e ottima rece, esaudiente come sempre e che da al disco in questione il giusto risalto. |
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4
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Cosa si può dire di più, su quella che, probabilmente, è la power metal band italiana che più ci rappresenta all'estero? (i Rhapsody li considero già diversi, d'altronde il loro è un symphonic power che ha poco a che fare con i Labyrinth). Album che non amo dal tutto, ma che brilla di classe ed eleganza, un grande Lione (anche se meno versatile rispetto al cd con gli Athena) e delle belle melodie. Certo, per quanto mi riguarda è imparagonabile a RTTHD, un capolavoro con la C maiuscola, melodie, synth, atmosfere, e la voce di Tiranti che mi fa sognare ogni volta che lo ascolto. Grande, grandissima band, che all'estero è più valorizzata che da noi, ma questo vale per tutte quelle del genere. Viva Olaf, via i Labyrinth. |
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3
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Cosa si può dire di più, su quella che, probabilmente, è la power metal band italiana che più ci rappresenta all'estero? (i Rhapsody li considero già diversi, d'altronde il loro è un symphonic power che ha poco a che fare con i Labyrinth). Album che non amo dal tutto, ma che brilla di classe ed eleganza, un grande Lione (anche se meno versatile rispetto al cd con gli Athena) e delle belle melodie. Certo, per quanto mi riguarda è imparagonabile a RTTHD, un capolavoro con la C maiuscola, melodie, synth, atmosfere, e la voce di Tiranti che mi fa sognare ogni volta che lo ascolto. Grande, grandissima band, che all'estero è più valorizzata che da noi, ma questo vale per tutte quelle del genere. Viva Olaf, via i Labyrinth. |
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2
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Non conosco questo lavoro di loro ho il cd R.T.H.D. parte due , che mi era piaciuto , ho visto che in questo album alla voce c'era Fabio Lione che a me piace senza nulla togliere al buon Roberto Tiranti , sono curioso vedrò di procurarmelo , recensione sempre ben fatta. |
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1
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Recensione esaustiva e che rende giustizia a quella che secondo me è una delle band power italiane migliori di tutte (e dire che ne abbiamo di formazioni power di grosso calibro) e sicuramente la più sottovalutata. Questo disco è un po' grezzo, specialmente come suoni, ma lasciava presagire il caposaldo Return to Heaven Denied ed in generale le ottime idee dei nostri. Peccato che abbiano sempre goduto di una visibilità limitata... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Mortal Sin 2. Midnight Resistance 3. Dreamland 4. Piece of Time 5. Vertigo 6. In the Shade 7. No Limits 8. The Right Sign 9. Red Zone 10. Time has Come 11. Looking for…
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Line Up
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Fabio Lione (Voce) Olaf Thorsen (chitarra) Andrea Cantarelli (Chitarra) Ken Taylor (Tastiera) Cristiano Bertocchi (Basso) Frank Andiver (Batteria)
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