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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Labyrinth - Sons of Thunder
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( 4771 letture )
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Il re usava le numerose feste, le camminate e le escursioni come ricompensa o punizione invitando quella persona e non invitando quell'altra. Siccome aveva riconosciuto di non poter sprecare troppi favori per impressionare, rimpiazzava le ricompense reali con altre immaginarie, con le gelosie che suscitava, con dei piccoli favori, con la sua benevolenza. Nessuno era più inventivo di lui al riguardo.
Così Saint-Simon, contemporaneo di Luigi XIV, descriveva il monarca assoluto per eccellenza e l'atmosfera che si respirava alla sua corte; orgoglioso fuori da ogni misura, conosciuto anche per essere un irrecuperabile tombeur de femmes, il Re Sole è il protagonista di Sons of Thunder, concept album in cui i Labyrinth, il gruppo toscano tra i primi ad avventurarsi in territori power in Italia, raccontano la fantomatica passione amorosa di Luigi XIV per Kathryn, figlia del Doge di Venezia, dopo averla vista ritratta in un dipinto regalatogli dallo stesso governatore della Repubblica Marinara.
Il primo capitolo della storia, Chapter 1 appunto, ha come sfondo Versailles nel 1679, colonna sonora della festa sono fin da subito riff trainanti -spesso vicini al prog- e fraseggi fulminanti che lasciano poi spazio a passaggi acustici e a ritornelli più aperti e melodici, che contraddistinguono anche le canzoni più sferzanti come Rage of the King, in più le numerose tirate in doppio pedale danno ulteriore dinamicità e slancio ai pezzi, ma Mat Stancioiu non è da meno nelle parti più quiete che sono arricchite da passaggi articolati. Per quanto riguarda la ritmica sfortunatamente il basso scompare molto spesso dietro al suono corposo delle due chitarre, mentre riesce invece ad uscire dall'ombra in momenti meno sovraccarichi come nella poetica Touch the Rainbow.
Anche Andrea Depaoli non risulta mai invadente, non sono infatti presenti tappeti di tastiera troppo esuberanti come forse nel power siamo più abituati a sentire, nonostante ciò il musicista crea melodie di archi e choirs che si intrecciano al lavoro delle sei corde, rimanendo però per lo più sullo sfondo, dotate di un tocco più melodico sono da notare l'ispirata intro di pianoforte in Save Me e la romantica ballad Love, mentre a risaltare su tutto resto sono soprattutto i rapidi assoli che rispondono a quelli di Olaf Thörsen. I momenti di solismo della sei corde sono altrettanto all'insegna della velocità, gli abbondanti arpeggiati in sweep danno una svolta neoclassica -in Kathryn per fare un esempio- e le rapide scale non lasciano scoperta nessuna parte del manico: insomma, la tecnica di sicuro non manca e nemmeno l'incisività. Roberto Tiranti invece sembra non essere la sua prestazione migliore, apparendo un po' piatto e sottotono rispetto sia al precedente album che a quelli successivi; nonostante tutto la prova si rivela comunque discreta e con il suo timbro squillante e pulito -forse tra i migliori del power italiano- riesce a rendere avvincenti brani come Save Me. Chiude il disco I Feel You cover di Ti Sento, canzone del celebre gruppo italiano Matia Bazar. Suggestive le parti in un nervoso palm muting e doppio pedale che rendono coinvolgente la traccia fino ai fraseggi di chitarra che rispondono all'intenso cantato di Tiranti.
Per concludere un disco molto piacevole da ascoltare, però dopo l'uscita di Return to Heaven Denied le aspettative erano tutte per un album superiore o al pari rispetto al precedente, invece non soltanto Sons of Thunder è penalizzato da una produzione non ottimale e quindi incapace di esaltare tutte le potenzialità di questa ottima band, ma anche da una certa omogeneità che rischia di non far risaltare nessuna canzone in particolare e renderla memorabile, per intenderci nessun brano riesce a farci canticchiare il ritornello come quello di Moonlight una volta terminato l'ascolto. Nonostante ciò non è assolutamente da dimenticare l'ottimo livello tecnico dei musicisti che viene dimostrato anche in questo lavoro, forse meno epico, ma in ogni caso convincente con momenti più riusciti, ne è un valido esempio la opener. Sons of Thunder quindi non può mancare ai fan più accaniti e a chi non si vuole fermare ad un ascolto superficiale di questa grande band italiana.
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VOTO LETTORI
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76.25 su 182 voti [
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22
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Progetto ambizioso dopo l\'incredibile \"Return to Heaven Denied\" ed un discreto (interessante) ma non 100% convincente) EP uscito a cavallo tra i due album.
Purtroppo e\' un passo falso, produzione a parte. Ricordo la delusione dell\'epoca e ribadisco la perplessita\' quasi un quarto di secolo dopo.
Il 77 della recensione e\' piuttosto generoso.
Personalmente, anche utilizzando il massimo della benevolenza, gli avrei dato al massimo 70 all\'epoca. Ma proprio a volermi sentire buono. |
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21
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Album sottovalutato penalizzato dalla produzione. Per me di poco sotto Return. |
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20
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Sono daccordo.....mai capito all\'epoca cosa sia successo con Kernon |
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19
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Sarebbe interessante ascoltare la versione originale del mix prodotta allora da Neil Kernon.
Secondo me sicuramente migliore di questo album demo scelta dalla band.
Magari in una ristampa futura.
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18
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Nel 2000 li ho visti dal vivo a Bologna di spalla a gamma ray, con dimine e freedom call .... concertone con 30 mila lire...promuovevano proprio questo album! Possiedo ancora la felpa.... bei tempi....album che mi piacque poco ma sicuramente non insufficiente!Tiranti in quel live ha cantato a livelli supremi anche morbi dei domine...mi hanno impressionato |
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17
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Nota per Valerio: non era il secondo disco perché "Return..." non era il primo, avevano debuttato nel '96 con "No Limits", dove alla voce c'era ancora Fabio Lione. |
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16
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Il disco metal o addirittura rock in generale più inconcludente e inutile della storia, a parte i difetti di produzione. |
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15
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x me una cacata p.....il loro punto più basso….capita a tutte le bands di toppare ma se lo fai dopo un capolavoro la delusione dei fans è maggiore |
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14
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questo album ha degli arrangiamenti di alto livello (merito di neil kernon) e le song secondo me sono migliori di "return", hanno molta più classe (merito di kernon sicuramente). Il problema di questo disco come abbiamo capito tutti sta nella produzione (quasi demo direi) merito della band. Io ci credo poco alla storia che uno del calibro di kernon gli avesse fatto una cattiva produzione. Han scartato una cattiva produzione per metterne una peggiore? chissà come sono andate veramente le cose. Avrebbero dovuto far circolare anche quel mix, con cui probabilmente oggi questo disco sarebbe davvero un pezzo importante del metal. |
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13
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Però I feel You è una figata! |
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12
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DOPO IL PRIMO ALBUM DA PELLE D’OCA, I LABYRINTH ESCONO CON QUESTO SECONDO ALBUM DAL TITOLO ALTISONANTE: “SONS OF THUNDER”. IO MI ASPETTO ROBA SPETTACOLARE E, SULLA FIDUCIA, DOPO IL CICLOPICO “RETURN TO HEAVEN DINIED”, COMPRO IL DISCO A OCCHI CHIUSI. GIA’ ASSAPORO CANZONI STILE “MOONLIGHT SHINING”, “NEW HORIZONS” O “LADY LOST IN TIME”. E INVECE? INCREDIBILE, UNA PORCATA PAZZESCA! I TESTI DI TUTTI I BRANI RUOTANO INTORNO AI MORBOSI PENSIERI DI UN RE (SEGAIOLO) PER UNA GNOCCA VISTA IN RITRATTO (E CHE CAZZO C’ENTRA QUESTO TEMA CON I “SONS OF THUNDER?”). LA MUSICA IRRICONOSCIBILE, THORSEN SPARITO, ANCHE TIRANTI FUORI FASE, DA PAZZI. E’ PROPRIO IL CASO DI DIRE “DALLE STELLE ALLE STALLE”. SE QUALCUNO HA INTENZIONE DI ORGANIZZARE UNA CLASS ACTION PER IL RECUPERO DEL COSTO DEL CD MI FACCIA SAPERE… |
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11
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Una più che mezza delusione dopo l'esaltante ed ingombrante lavoro precedente. Caduto nel dimenticatoio. |
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10
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@Rada: vorrei capire chi, tra quelli che scrivono in questo sito, sono fan dei Matia Bazar ahah! |
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9
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Disco incompiuto, sicuramente penalizzato dai suoni. Probabilmente il nervosismo e lo stress venutisi a creare nella realizzazione hanno avuto la loro parte in questo parziale insuccesso. Peccato, perché un altro ottimo lavoro come il precedente avrebbe proiettato i Labyrinth nell'Olimpo dell'epoca insieme ad Angra, Stratovarius, etc. Voto 70 |
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8
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Mettiamola così....non sono un grande fan dei Maria bazar....ahahahahahahah! Quindi direi la seconda.... |
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7
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@Rada: quindi Ti penso ti piace o ti schifa? Io ritengo questo disco come il successore "piatto" di Return. Suonato ottimamente (come sempre), Tiranti sempre una sicurezza ma canzoni che non mi dicono molto, e mi ricordano troppi spunti di RTHD, come se fossero stati senza idee e fantasia dopo il loro capolavoro. Direi che la traccia che spicca di più è l'iopener, grandiosa. |
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6
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Second me questo è un gran bel disco, con dei momenti veramente ottimi. Per me è da 81. Al di sotto di Return to heaven denied sicuramente, ma solo perché quest ultimo è il loro capolavoro assoluto, il classico disco che una band non riuscirà mai più ad eguagliare. E anche nella scena power in generale è stato un capolavoro. Veramente pochi gli stanno sopra. Grandissimi Labyrinth. |
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5
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Disco che ho, che ho ascoltato più e più volte senza forse mai capirlo in pieno. La produzione come è già stato fatto notare da altri utenti è veramente l'anello debole tra ciò che il disco è in realtà e quello che avrebbe dovuto / potuto essere. Certi brani sono accattivanti, l'ugola di Tiranti sempre ottima ma Return to heaven denied è ben altra roba. Il disco in questione è comunque valido e certamente lo valuto sul 70 o qualcosina in più. La cover dei Matia Bazar è uno dei momenti più gradevoli comunque, anche se mi vengono i brividi pensando all'originale!!! Voto 72 |
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4
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produzione cosi cosi ma veramente un grande disco. peccato xke con suoni diversi avrebbe reso molto di più. voto 79 |
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3
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Si probabilmente la produzione ha penalizzato non poco l'album. E anche il venire dopo return to heaven denied, perché forse tutti si aspettavano qualcosa di simile, mentre i labyritnh furono molto (troppo?) coraggiosi. Cmq un buon album, il voto ci può stare! |
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2
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@Gokronikos: concordo con te e con Giada, la produzione è a dir poco scandaolsa, piatta, terrificante, ma l'album per me è giusto sufficiente....i Labyrinth che amo sul serio iniziano con No Limits e finiscono con RTHD....qui già siamo sul 6,5/7, musicisti eccezionali ma che non sono più riusciti a ripetersi su grandissimi livelli a livello di songwriting, il classico gruppo che dici "si, carini, niente male" |
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1
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Il problema di questo album è la produzione, assai scarsa. Per il resto è veramente un buon disco! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Chapter 1 2. Kathryn 3. Sons Of Thunder 4. Elegy 5. Behind The Mask 6. Touch The Rainbow 7. Rage Of The King 8. Save Me 9. Love 10. I Feel You
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Line Up
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Rob Tyrant alias Roberto Tiranti (Voce) Anders Rain alias Andrea Cantarelli (Chitarra) Olaf Thörsen (Chitarra) Andrew McPauls alias Andrea Depaoli (Tastiera) Chris Breeze alias Cristiano Bertocchi (Basso) Mat Stancioiu (Batteria)
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