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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Flotsam and Jetsam - When the Storm Comes Down
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04/02/2017
( 3172 letture )
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Con l'inizio degli anni novanta nel thrash metal e anche nel resto del metal avvenne un cambiamento musicale, che durante l'intera decade ci farà conoscere delle band diverse da quello che erano, perfino profondamente cambiate; alcune riusciranno molto bene ad adeguarsi a questa nuova realtà, regalando comunque ottimi album, altre invece si perderanno inesorabilmente. I Flotsam and Jetsam sono ritenuti tra i capostipiti di un thrash metal più ragionato seppur aggressivo e non privo di chitarre affilate unite all'ottima tecnica vocale di Eric A.K. e, dopo l'ottimo esordio che vedeva Jason Newsted (oggi ex Metallica ed ex Voivod) nel ruolo di bassista e compositore, la band di Phoenix seppe regalare con il seguente No Place For Disgrace una gemma negli anni d'oro del thrash. Nel 1990 i ragazzi erano in qualche modo comunque molto attesi, dopo i due ottimi album pubblicati, purtroppo When The Storm Comes Down non riuscì a convincere in pieno la critica del tempo. La produzione sicuramente non aiutò il disco, nel quale invece possiamo trovare una band affiatata e consapevole delle aspettative riposte in essa con un ottimo risultato. When The Storm Comes Down è infatti un disco completo, nel quale la velocità viene ben sorretta dalla melodia costruendo un intreccio perfetto; certamente non è esente da difetti e il missaggio ha influito negativamente sull'album: la voce è più alta rispetto agli altri strumenti che a loro volta si sovrappongono, in particolare il rullante fin troppo secco, mentre le chitarre spesso sono prive di corpo. Sono difetti effettivamente molto evidenti ed è un peccato perché con una produzione adeguata sarebbe stato un disco immenso. La prova di Edward Carlson e Michael Gilbert alle chitarre è eccezionale, ricca di particolari ''nascosti'' e decisamente contundenti come la sezione ritmica composta da Kelly Smith alla batteria e Troy Gregory al basso, precisa e tecnica; Eric A.K. offre un lavoro eccelso, a volte al limite delle proprie possibilità ma assolutamente personale ed unico.
The Master Sleeps ha l'onore di aprire le danze: dopo un breve intro i Flots partono subito alla carica con la sezione ritmica che sostiene il riff per l'ingresso di Eric A.K. che con la sua voce potente e pulita mette subito in chiaro di che pasta è fatto il disco: stop and go e il solo che risulta incisivo e ben architettato; una partenza dirompente che si abbandona invece in un malinconico inizio della seguente Burned Device, dove le chitarre arpeggiate accompagnano la splendida prova di Eric A.K. per poi ''aprirsi'' in un brano mid tempo molto lineare che ci conduce verso la parte centrale, nella quale la velocità riprende il proprio cammino regalandoci due soli veramente belli, dissonanti e veloci per ritornare sulla linea iniziale del pezzo. I Flotsam and Jetsam con questo album in realtà non si discostano molto dal proprio stile ma piuttosto lo evolvono, cercano di cambiare senza abbandonare la propria essenza di thrash metal band; un approccio che si può trovare in October Thorns, in cui le melodie amplificate della band si fondono con uno stile proprio e assolutamente riconoscibile, sintomo di una forte personalità. Il brano si sviluppa su una base all'apparenza semplice ma sono i particolari che accentuano un certo tecnicismo insito nel brano, gli stacchi uniti a tempi più complessi regalano un pezzo efficace con le solite eccellenti parti soliste ben suddivise tra Michael Gilbert e Edward Carlson, il basso a sua volta è indubbiamente un valore aggiunto; anche qui la prova di Eric A.K. risulta ottima. Un brano che sicuramente risulta più complesso è Greed, nel quale troviamo un'ottima architettura musicale che spazia da parti più intricate e complesse ad altre dirette e veloci; i riff risultano efficaci con ritmiche serrate, la prova di Kelly Smith è precisa e ricca di abbellimenti ritmici, ben accompagnata da Troy Gregory al basso mentre Eric A.K. acuisce la drammaticità della canzone. La band si esprime al meglio, non ci saranno i picchi di No Place For Disgrace ma tutto l'album è di alto livello e il singolo Suffer the Masses esprime tutto il malessere di una società che opprime senza lasciare spazio alla persona, l'atmosfera costruita dal riff iniziale è cupa con l'incedere del 4/4 quadrato di Kelly Smith ed Eric A.K. ancora una volta conferma le sue capacità canore e il gusto musicale e drammatico. Il brano rispecchia in pieno il thrash di alcune band dell'epoca come Sacred Reich, Corrosion Of Conformity (che l'anno seguente con Blind sfornarono un piccolo gioiello), testi di denuncia e composizioni ben architettate; un pezzo compatto e pesante come un macigno con quel tocco di melodia tipico dello stile dei Flotsam and Jetsam. Nella disamina di When the Storm Comes Down non si può estromettere un brano come E.M.T.E.K. dal momento che riesce ad esprimere tutto ciò che sono i Flotsam and Jetsam: tecnica, capacità compositive, gusto musicale e un invidiabile tocco melodico, come pochi altri; il brano è come un elastico, il quale tirandolo, contorcendolo, assume svariate forme ma quando lo si lascia torna nella sua forma originale, a volte tondeggiante altre a forma di 8 oppure avvinghiato su se stesso. Il brano in questione compie tutte queste piroette, si attorciglia per distendersi nuovamente, accelera e rallentando regala atmosfere uniche. Un brano nel quale sfumature e passaggi intricati sono l'anima della composizione.
I Flotsam and Jetsam con questo terzo lavoro cambiano leggermente pur rimanendo se stessi, i brani sono tutti di ottimo livello e si nota quanto il songwriting abbia acquisito esperienza. Come già ripetuto, un problema di questo album è la produzione che invece avrebbe potuto valorizzarlo moltissimo; i cinque ragazzi di Phoenix suonano ben consci delle loro capacità, infatti non vanno mai oltre ma riescono a regalare passaggi ad elevato tasso tecnico, la melodia intrinseca nel loro sound non alleggerisce affatto i brani ma piuttosto gli regala personalità. I Flotsam and Jetsam continueranno a produrre dischi di livello, con gli immancabili alti e bassi ma comunque sempre con un occhio alla qualità e Whne the Storm Comes Down resta a tutt’oggi un disco da riscoprire e da conoscere.
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13
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Come qualità non è assolutamente male (anche se a mio parere inferiore al debut album e sopratutto a No Place...), ma la produzione ammazza letteralmente tutto. Credo sia uno degli album prodotti più male che abbia mai sentito in vita mia, veramente un peccato. Sono del parere che, se avesse avuto una produzione all'altezza, avrebbe spiccato maggiormente, e i Flotsam non sarebbero caduti così presto nel dimenticatoio negli anni 90'. |
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12
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A parer mio non è male ma siamo a livelli molto più bassi dei primi due album |
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11
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Album stupendo.uno dei migliori dei flotsam! |
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10
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Acquistato all'epoca a scatola chiusa, visto i 2 capolavori che l'avevano preceduto, fu una vera delusione. Ho provato ad ascoltarlo a distanza di tempo e non ho cambiato opinione, ha un suono ed una produzione da vomito immediato. |
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9
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Preso quasi subito e consumato all'epoca. Recensione valida, anche se io non andrei oltre il 75. |
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8
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When the Storm Comes Down è un album bellissimo molto Technical metal nel suo stile la produzione è buona curata dal mago Mr. Alex Perialas, vero e proprio deus ex machina del thrash americano degli anni '80 (Testament, Anthrax, Overkill,Vio-Lence, ecc.) Non ci sono filler si ascolta dall'inizio alla fine senza cadute di tono, la mia preferita è Suffer The Masses con annesso videoclip. VOTO: 85/100 |
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7
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Ricordo all' epoca le review sui magazine : beh non certo entusiasmanti. L'album non sarebbe neanche malaccio ma ha una produzione orrenda. Sono i flots di sempre ( o quasi ) che sanno realizzare ottimi intrecci musicali e con un singer validissimo ma sottovalutato oltre misura. Mi sono e si sono rifatti di tante traversie e dischi un po opachi con l' ultimo omonimo album : flotsam & jetsam che li ha visti tornare ai livelli dell' esordio. Come già scritto da altri utenti con una produzione migliore il risultato sarebbe stato di indubbio valore. |
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6
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Terzo ed ingiustamente non incensato grande disco dei Flotsam. Certo, la produzione è infelice e toglie tanto, ma resta un grandissimo disco di techno thrash come pochi all'epoca. Un disco da 85 per me, con produzione adeguata anche da 90! |
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5
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Terzo ed ingiustamente non incensato grande disco dei Flotsam. Certo, la produzione è infelice e toglie tanto, ma resta un grandissimo disco di techno thrash come pochi all'epoca. Un disco da 85 per me, con produzione adeguata anche da 90! |
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4
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Questo purtroppo mi manca...Di sicuro non al livello dei primi due super album che sono davvero quasi al top.. Pero' da quel poco che ho ascoltato mi e' sembrato davvero un buon album. Se lo trovo, lo compro. |
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3
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Per me fu una grossa delusione,dopo un grande album come no place for disgrace mi aspettavo molto di più. Registrazione veramente pessima che rende il disco inascoltabile alle mie orecchie. |
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2
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Per me invece un grande lavoro di techno thrash comprato all'epoca penalizzato forse da una produzione non all'altezza. Sicuramente un 90 |
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1
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Ultimo disco della band che mi sia piaciuto, comprato usato anni fa, ogni tanto lo metto su, non vado oltre il 70, però. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Master Sleeps 2. Burned Device 3. Deviation 4. October Thorns 5. No More Fun 6. Suffer The Masses 7. 6, Six, VI 8. Greed 9. E.M.T.E.K. 10. Scars 11. K.A.B.
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Line Up
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Eric A.K. (Voce) Edward Carlson (Chitarra) Michael Gilbert (Chitarra) Troy Gregory (Basso) Kelly Smith (Batteria)
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RECENSIONI |
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