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11/05/24
NWOIBM FEST VOL VI
DISSESTO CULT, VIA DEL BARCO 7 - TIVOLI (RM)
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UNA NUOVA SCOPERTA C'è l'oroscopo occidentale, quello cinese e pure quello indiano; in questi giorni ho scoperto che esiste pure l'oroscopo heavy metal. L'ho realizzato durante un’accesa discussione riguardante la comunicatività in ambito artistico. Naturalmente, nel mio disquisire, ho prontamente dirottato l’argomento sulla forma che più amo: la musica. Ci si chiedeva: come ed in che modo l’utente finale (ascoltatore nello specifico) percepisce gli intenti dell'autore? Come ed in che modo è possibile mutuare i sentimenti guida nell'ispirazione, ripercorrendoli fedelmente all'atto della "degustazione" auditiva? Compito duro, si diceva, soprattutto per la difficoltà di sorpassare la pregiudizievole caratterizzazione riconosciuta dalla critica ad ognuno dei vari sottogeneri: in buona sostanza, ciò che è scaturito dal ragionamento, è che la diffusione mediatica (nessuno escluso, purtroppo) ha favorito la nascita di stereotipi assiomatici che hanno alimentato fenomeni di clusterizzazione -praticamente astrologici- del tipo “dimmi che metal fai/ascolti e ti dirò chi sei”. Quella sorta di oroscopo metallizzato di cui vi facevo cenno in apertura.
UN SEMPLICE MECCANISMO Sei un blackster? Sei un oscuro ed integerrimo idealista. Un doomster? Un patetico maniaco depressivo. Un gothster? Un intricato sexy-secchione. Un rocker? Un frivolo macho sciupafemmine. Potrei proseguire all’infinito affinando per dicotomia sfumature sempre più realistiche, ma tutto ciò sarebbe ridicolo, nonché inutile incontrando soggetti eclettici e tanto intelligenti da oltrepassare le credenze per lavorare di fioretto sull'anima.
LA PROVA Quando mi sono trovato in mano il nuovo album degli Arkona ho immediatamente tentato di applicare le varie deduzioni sin qui riportate. Gli Arkona, forti della loro precedente discografia, che ipotetico "segno zodiacale" dovrebbero rappresentare? Il folk-metal? Ve lo dico subito: si e no. Si, perché effettivamente la loro musica trova ragionevoli iniezioni di tradizione popolare. No, perché esaurire la descrizione dei quasi 80 minuti di Goi, Rode, Goi! in un unico vocabolo (seppure composto) non è davvero concepibile.
È sufficiente lasciarsi rapire dalla dinamica successione di tempos, per rendersi conto che il bilanciamento tra la godibilità e l'avventatezza tecnico-stilistica, di non facile gestione nei miscugli con contemporanea presenza di strumentazione acustica ed elettrica, è praticamente perfetto: la title-track, come i successivi brani, esplode infatti in un’articolazione davvero unica per il panorama a cui siamo soliti confrontare le band folk-metal, fatto di tanti, insulsi fake ideologici convinti di essere portabandiere di culture lontane e sconosciute per il solo fatto di aver azionato un'arpa o un violino. Tutto -in Goi, Rode, Goi!- gira con sovietico rigore, dalle fondamenta agli orpelli decorativi: la ritmica (spettacolare) sostenuta da un drumming ben concepito e da un basso dal tiro pazzesco che non disdegna linee in contrappunto, il riffing micidiale e tagliente ed infine l’ensemble vocale multi-performato, sono il cardine su cui i nostri sviluppano il songwriting. È il gioco tra la profondità dello spettro armonico e la disomogenea varietà nel costruire i refrain principali a rendere interessante questa lunghissima quinta prova del combo moscovita, che -diciamolo- non ha davvero nulla da invidiare all'idolatrata coppia nordeuropea Finntroll/Korpiklaani; tale costrutto logico-esecutivo prende forma nella conduzione strumentale grazie agli innumerevoli apporti timbrici, agli arrangiamenti minuziosamente studiati ed alla produzione curatissima (e costosissima, ne sono certo) che esalta la fluidità complessiva più del singolo contributo, ma anche nel modus operandi del vocalism diviso tra la sua accezione roca ed incalzante (growling), volta a squarciare i tantissimi disegni melodici, e quella tradizionale (corali ed interventi puliti), al contrario parte integrante dei leitmotiv o delle sovrapposizioni verticali. Le soluzioni, naturalmente, sono tra loro incidenti, momenti in cui il contrasto tra le tecniche aggiunge grande potere metallico. Fare folk-metal non significa per gli Arkona astenersi dal dispensare una buona dose di sana violenza: sono infatti frequenti gli up-tempos in un ferale e soffocante blast-beat e le sventagliate -a mò di kalashnikov- della precisa grancassa. È poi l'adozione del profondissimo ed apocalittico growling di Masha a completare l’opera di invigorimento; il suo registro è pieno, potente ed adeguato tanto nelle parti aggressive (pare un uomo dall'infinita cassa toracica) quanto in quelle "canterine", altresì molto colorate e sostenute.
L'iperbole orchestrale degli Arkona assume poi i connotati di un vero e proprio "unicum" pensando alla miriade di strumenti utilizzati in affianco al trio base (chitarra, basso e batteria): cornamuse, flauti, fisarmonica, mandolino, ocarina, arpa, tastiere (un po’ ridotte rispetto al passato) e l'inaspettata ma perfettamente contestualizzata balalaika (presente in Korochun). Le atmosfere ricreate sono vaste quanto l'originaria Madre Russia, ma sempre calde ed accoglienti come un fuoco amichevole e ristoratore. Il sound non sconta alcuna spigolosità armonica, nonostante la (nostra) disabitudine a certe successioni orizzontali, fatto che conferisce la massima fruibilità al prodotto, mai stucchevole o ricorsivo nella sua pur immensa durata. Pure l'utilizzo della lingua madre non interferisce con l'ascolto ed anzi sposa perfettamente tutti quegli abbinamenti tonali tratti dalla leggenda autoctona. Insomma un lavoro di cesello (e di cervello), per nulla fine a se stesso, che quindi convince, gratifica e soprattutto giustifica la spesa budgettizzata per l'acquisto del CD originale.
Lo sviluppo della tracklist aiuta poi a scoprire -dosandole- le tante idee presenti nel platter. Si parte dai suoni gelidi della steppa sonora di Goi, Rode, Goi!, dalle ballate dal profumo baltico alla Yarilo, dal sound black-style iperaccelerato della malefica Tropoiu Nevedanndi e della cantilenata e quasi tediosa Liki Bessmertnykh Bogov, per arrivare ad un ricorrente (ed estremizzato) atteggiamento mittelalter-metal germanico (esaltato nella chiusura della lunghissima Na Moey Zemle e nella successiva V Tsepiakh Drevnei Tainy), nonchè ad isolati passaggi death (avvio di Kolo Navi). Masha ed i suoi ospiti, tra cui componenti degli Obtest, Skyforger, Manegarm, Kalevala, ecc… accompagnano con virtù inaspettate il viaggio nelle tante culture eurasiatiche che sublimano nelle differenti sfumature con cui l'ambientazione è costruita; nello spettro tematico non manca poi un deciso richiamo all'ortodossia pagana e all'amore per le forze della natura, riprodotte -in più parti- anche attraverso il generatore di suoni. Goi, Rode Goi! è dunque un mosaico scintillante che vi impongo di analizzare con certosino dettaglio.
Insomma, in un momento in cui la domanda appare al suo massimo (in Italia soprattutto) ed in cui qualche band storica aspetta di assestare il colpo (Manegarm) e qualcun'altra (soprattutto teutonica) zoppica sotto i colpi della commercializzazione (Shelmish, Saltatio Mortis, Haggard), gli Arkona, senza dimenticare gli Ensiferum di From Afar e l'esordio dei Finterfrost, piazzano il colpaccio dell'anno.
Goi, Rode Goi! farà scuola, non ho dubbi. Ho detto scuola, non oroscopo!! Semplicemente strepitosi!
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14
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Bello,veramente bello... Voto:90 |
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13
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migliorato con gli anni...davvero bello, soprattutto ascoltato tutto di fila. |
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12
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a me è piaciuto abbastanza. un 78 ci piò stare |
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11
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disco molto ostico, ho faticato tantissimo per "capirlo"...ma rimane forse un po' troppo complicato e lungo, seppur bellissimo. Gli preferisco i precedenti album, ma certo che Yarilo e la title-track sono miciali. Voto: 81 |
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10
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Molto semplicemente qualche simpaticone ha votato 1/100 o cose simili... |
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9
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Media inferiore al 60 dopo 13 voti... Renaz, siamo su scherzi a parte? |
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8
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Sarà il sovietico rigore di cui parla Giasse, ma sento odore di album folk dell'anno... |
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7
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...non oso immaginare cosa mi tocca a me?!?! |
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6
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Neanche male no..... |
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5
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Beh dai, neanche male |
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4
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Da caporedattore della AP sei "un frivolo macho sciupafemmine" ad interim... |
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1
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Max, sei un patetico maniaco depressivo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Goi, Rode, Goi! 2. Yarilo 3. Nevidal 4. Na Moey Zemle 5. Pritcha 6. V Tsepiakh Drevney Tainy 7. Tropoiu Nevedannoi 8. Liki Bessmertnykh Bogov 9. Kolo Navi 10. Korochun 11. Pamiat 12. Kupalets 13. Arkona 14. Nebo Hmuroe, Tuchi Mrachniye
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Line Up
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Masha "Scream" (Voce) Sergei "Lazar" (Chitarra) Vladimir "Volk" (Strumenti etnici a fiato) Ruslan "Kniaz" (Basso) Vlad "Artist" (Sintetizzatori, Batteria)
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