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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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Pain of Salvation - Road Salt One
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C'erano una volta i Pain of Salvation...Comincia così il racconto di questo nuovo lavoro della band svedese, perchè pur avendoci questa ormai abituato a dei cambiamenti di stile, specialmente da Be in poi, stavolta la metamorfosi è tale che davvero si potrebbe stentare a credere che si tratti dei medesimi autori di album come The Perfect Element o persino dello stesso Starsick, che non è poi neppure così lontano del tempo. Probabilmente ci si poteva aspettare qualcosa del genere, viste anche alcune premesse all'album in questione, come l'ep Linoleum, uscito alla fine dello scorso anno, o per via della partecipazione della band al Swedish Melodifestivalen, una sorta di Festival di Sanremo in versione scandinava, dove era stata presentata Road Salt. Tutte anticipazioni che comunque probabilmente non avrebbero mai fatto immaginare un cambiamento così drastico e netto. Anzitutto, di metal nell'attuale sound dei Pain of salvation non si riscontra la minima traccia: la band, invece, ha preferito stavolta puntare maggiormente sulle atmosfere, sull'espressività delle interpretazioni, che si rivelano particolarmente suggestive ed emozionanti. Nelle composizioni di Road Salt One si respira inoltre un'aria molto settantiana ma di questo non ci si può certo stupire se si pensa ad alcuni dei progetti intrapresi da Daniel Gildenlöw negli ultimi anni: ci riferiamo, in particolare, ai suoi trascorsi nei The Flower Kings (band ispirata, appunto ad un prog con sonorità sensibilmente influenzate dagli anni '70), con i quali ha realizzato ben tre album, collaborando con Roine Stolt anche per i Transatlantic (con i quali sarà peraltro in tour); non va trascurata, inoltre, la sua partecipazione al progetto degli Hammer of the gods, una cover band dei Led Zeppelin. Proprio il prog e l'hard rock degli anni '70 sembrano essere infatti tra le principali direttrici che hanno mosso la band in fase compositiva.
Un altro aspetto da considerare è quello delle ultime defezioni dalle band, prima con Kristoffer Gildenlöw e poi anche con il batterista Johann Langell. Assenze che diventano pesanti, alla luce di una sezione ritmica posta alquanto in secondo piano (anzi, praticamente per la prima metà dell'album, la batteria ha un ruolo alquanto marginale), con dei brani molto soft e con ritmi perlopiù tranquilli: insomma, si tratta di un mutamento di stile sostanziale, che sicuramente dividerà tra coloro che considereranno Road Salt One un disco lento, quasi soporifero e quanti invece apprezzeranno il grande sforzo della band di concentrarsi sul lato più introspettivo della propria musica, cercando di trasmettere quanto più possibile delle emozioni, per mezzo di atmosfere ipnotiche e suggestive, in grado di affascinare l'ascoltatore. Resta da verificare, tuttavia,quanto i Pain of Salvation siano effettivamente riusciti in quest'intento.
L'album comincia peraltro anche molto bene con un trittico di altissimo livello: apre No Way, subito un brano dalle atmosfere molto settantiane, un po' tra Led Zeppelin, Uriah Heep ed Atomic Rooster, dotato di melodie accattivanti; segue She likes to hide, anch'essa una canzone con sonorità che rimandano agli anni '70, peraltro condita da un intenso e suggestivo sapore rockblues; alcuni delicati accordi al piano introducono Sisters, una delle canzoni più intense ed emozionanti del disco (non a caso sarà il secondo singolo dopo Road Salt), con un bellissimo testo. Certo, ad onor del vero, giusto per rendere l'idea, dobbiamo pure dire come non sarebbe difficile immaginare in questo brano dietro al microfono un cantante come Amedeo Minghi, tanto per fare un esempio, e questo la dice lunga sulla direzione intrapresa dai Pain of Salvation. Dopo questo trittico di buon livello, la band propone un brano lentissimo e molto soft, vale a dire Of Dust, eseguito quasi a cappella (se si esclude un tappeto di sottofondo con le tastiere), con cori e una voce parlata praticamente sussurrata, che poi però si lancia in un'interpretazione molto appassionata. Tell me don't you know è una canzoncina voce e chitarra molto blueseggiante, che verso la fine indurisce leggermente i suoni, con Daniel che gioca un po' a fare Robert Plant. Sleeping under the Stars è un'altra canzoncina, dal tono burlesco e popolare, che si basa su coretti accompagnati dal piano e dal mandolino, con qualche piccola divagazione nel jazz e nella musica classica contemporanea. Non colpisce particolarmente Darkness of mine, molto lenta ed ipnotica, che solo nel ritornello riesce ad essere più coinvolgente, grazie alle sue chitarre psichedeliche e a qualche azzeccata accelerazione. Dobbiamo però aspettare addirittura l'ottava traccia per trovare finalmente qualche riff come si deve e dei ritmi un po' più veloci: peraltro parliamo proprio di Linoleum, il brano che era già stato inserito nell'omonimo ep che ha preceduto il disco e al quale abbiamo prima accennato. Un po' sulla stessa falsariga si pone un brano come Curiosity, una canzoncina rock abbastanza nella norma, che almeno ha un po' di ritmo rispetto alla maggior parte di quelle ascoltate finora. Giusto il tempo di prendere un po' di respiro però perchè dopo questa botta di vita si torna ai ritmi lentissimi di Where it hurts, dove la voce è quasi sussurrata e la tastiera crea con molta delicatezza una soffusa atmosfera: il brano vede però dei crescendo molto suggestivi, dove delle chitarre psichedeliche fanno da supporto alla voce che si lascia andare in un'interpretazione sofferta ed intensa. Road Salt è una canzone molto soft, che, come abbiamo accennato prima, è stata presentata ad un festival in Svezia e ha già riscosso un discreto successo come singolo. Chiude Innocence, un brano un po' deludente, visto che con la sua durata di oltre sette minuti sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di interessante: è invece l'ennesimo brano lento ed atmosferico (con qualche accenno progressive nel finale), con l'aggravante però stavolta di essere alquanto prolisso.
Personalmente, trovo un po' difficile da digerire questo percorso intrapreso dai Pain of Salvation: Road Salt One è un disco molto introspettivo e riflessivo, al quale bisogna accostarsi in maniera totalmente aperta e al di fuori da qualsiasi preconcetto. In ogni caso è comunque un disco che ha poco mordente, poca grinta, nel quale la band fa davvero poco per tenere alta l'attenzione dell'ascoltatore, anzi, tutt'altro. Come abbiamo avuto modo di evidenziare, il punto di forza dell'album è invece quello di possedere alcuni brani molto intensi dal punto di vista emotivo, delle autentiche perle che prese singolarmente sono davvero in grado di incantare ma che, allo stesso tempo, prese nell'insieme, invece non sembrano funzionare al meglio: un intero album su questi toni ci sembra un'esagerazione, proprio non ce li vediamo i Pain of Salvation a fare un disco di canzoncine dolci e delicate. Se volessimo fare un paragone con Be, tutto sommato le velleità orchestrali di quell'album non cancellavano del tutto uno stile che comunque rimaneva riconoscibilissimo, anche se le sonorità metal venivano messe in secondo piano (ma non del tutto abbandonate, comunque). Nel caso di Salt Road One il discorso è diverso e a nostro avviso quella dei Pain of Salvation è stata una scelta discutibile o quanto meno un po' azzardata, perchè un conto è innovare, sperimentare, un altro è snaturare il proprio sound. Forse Daniel Gildenlöw e compagni non hanno chiara la differenza e di certo perderanno molti fan per questo, pur senza negare che, allo stesso tempo, magari, ne conquisteranno molti altri. Sì, insomma, c'erano una volta i Pain of Salvation, quelli di One hour by the concrete lake, Entropia, The Perfect Element, Remedy lane, ecc. Adesso c'è Road Salt One ma è proprio tutta un'altra storia.
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noia part 1.... voto 50 |
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Ciao Undertow, ho letto ora il tuo commento...Sì, in effetti il voto era volutamente e in modo quasi provocatorio appena sotto la sufficienza perchè non avevo gradito questa svolta dei PoS, che all'epoca trovai un po' spiazzante. Grazie davvero dei tuoi complimenti, cmq stai sicuro, come avrai visto, che nel sito ci sono pur sempre degli ottimi redattori |
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Peccato. Allora già che ci sono ne approfitto per fare i complimenti a tutta la redazione. Davvero un gran bel sito. |
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Beh.... Elio sarà senz'altro felice del complimento, ma dato che non è più in redazione da anni, sarà difficile raccogliere il suggerimento |
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Ottima recensione, davvero (come anche quella di The Perfect Element, che ho apprezzato moltissimo). Condivido quasi ogni parola, tranne forse il voto finale: un po' troppo basso, ma d'altro canto ben espressivo dello sconforto che ho provato anch'io ascoltando e riascoltando l'album. Non mi sento tuttavia di dargli meno di 65, essenzialmente per No Way, Sisters e Linoleum (l'unica traccia che invecchia bene). Consiglio per la redazione: le recensioni dei PoS lasciamole fare tutte a Holydiver , che le sa fare come si deve e senza pregiudizi. |
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Passo. Del resto a me dei POS è piaciuto un solo disco, Remedy Lane, più qualche brano sparso qua e là. Ma non essendo un amante del prog metal non faccio testo... |
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Mah.. certo che chi si aspettava la vecchia band è rimasto deluso. A me onestamente no è dispiaciuto e non mi dispiace nemmeno la seconda parte da poco uscita. |
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Sisters.....Amedeo Minghi........dai,ok che ognuno ha le sue opinioni,ok che i gusti sono gusti....ma no ...ma dai...è uno scherzo... per scrivere certe cose davvero...dai..non è possibile...non ci credo.... ok mi sono ripreso....come vi dicevo la terra è piatta e il sole le gira intorno....... |
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Sisters è una canzone straordinaria. |
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Potrei tranquillamente fare "copia e incolla" dei commenti di Fritz. L'album in sé è davvero valido ed andrebbe preso ed assimilato in quanto ennesimo tentativo di diversificare la propria proposta pur restando coerente col proprio passato, pratica che i POS hanno elevato a loro "statuto artistico". Di qualità ve n'è a iosa ed il feeling è superiore a troppe uscite etichettate come "prog". Personalmente sono rimasto soddisfatto, anche se inizialmente un po' attonito per alcune cose come Sleeping Under The Stars (che ora ascolto con non poca goduria) e la non troppo efficace Tell Me You Don't Know. Per me è 85/100. Attendo settembre per il secondo capitolo, che, forse data la copertina, mi aspetto un po' più cupo. |
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dopo tantissimi ascolti posso dire che si tratta di un disco più piatto di una sardina salata |
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Concordo pienamente con Fritz. Non è un album noioso nè di scarso valore. E' diverso. E puo' non piacere. Trovai palloso Nebraska di Springsteen perchè abituato alla E-Street Band. Eppure non posso negare che contenesse pezzi bellissimi. Trovo Scarsick un disco mediocre. Non questo. E poi, se cambiano gli Ulver sono dei geni, se cambiano i POS sono dei venduti? Boh....de gustibus. Ma per me molto peggio sentire band che da 20 annii fanno le stesse cose senza cambiare una virgola.Emblematico il caso dei Deftones: capisco le recensioni "emotivamente" coinvolte per il povero Chi. Ma il disco ha avuto dei voti stratosferici pur essendo un ennesimo riciclaggio di se stessi. Forse sono andato fuori tema...sorry |
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Per "forma" intendevo la forma musicale che viene data a un disco. E' ovvio che in questo caso abbiamo una forma molto diversa da quella a cui eravamo abituati, non c'è metal, non c'è il forte impatto delal band, non ci sono quelle componenti che facevano associare (a torto) i PoS ai Dream Theater. Abbiamo una forma diversa. Però la sostanza (almeno per me) è che i pezzi sono bellissimi. Al di là del modo in cui si esprime per me è fondamentale che ci sia sostanza, ovvero che i pezzi siano belli. Quanto poi al discorso "attinenza allo stile" dei PoS, beh, io questo disco lo sento fortemente PoS. Ci sento tantissimo Remedy Lane, e un po' di Be. Sisters poteva benissimo essere uno dei pezzi più belli di Remedy Lane. Of Dust sembra uscito da Be...le parti chemi piacciono meno sono quelle invece più dure, Linoleum non mi fa impazzire. Tanto per dire, Scarsick mi è piaciuto molto meno, è un disco che ho trovato senza personalità, a distanza di tempo non lo ascolto quasi mai. |
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Strano a dirsi, ma in realtà io ho avuto una sensazione diametralmente opposta. Ho ascoltato il disco almeno una trentina di volte e più lo ascolto più mi lascia un senso d'incompiutezza, d'insoddisfazione. Sì, è vero che ci sono passaggi bellissimi e qualche buona idea, ma d'altronde le qualità della band non si mettono in discussione. Il problema è che la forma invece a parer mio conta parecchio, perchè è tramite la forma che le idee trovano concreta espressione. E alla fine il risultato, al di là dei singoli episodi, preso nell'insieme, davvero non mi riesce a convincere granchè |
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Dopo una dozzina di ascolti mi sento di dire che questo è un grande disco. E' intensissimo e pieno di idee. Ovvio, alcune scelte sono spiazzanti: è completamente sparito il sound metal/prog, la band è in secondo piano, praticamente non c'è un solo di chitarra. Ma questo per me è solo forma, la sostanza è che i pezzi sono bellissimi, carichi di intensità, assolutamente non banali armonicamente come può sembrare a un primo ascolto. |
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Atheist alla fine abbiamo espresso più o meno lo stesso pensiero semplicemente io la vedo in maniera un pò più drastica di te! |
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Altro chiarimento: non sto presupponendo che voi due siate questo fantomatico "ascoltatore medio", non conoscendovi sarebbe quantomeno improbabile per me riuscire ad inquadrarvi con 2 post |
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Evidentemente non sono in grado di esprimermi correttamente, il fatto che ci siano persone che seguono un gruppo che cambia disco dopo disco (cosa peraltro non del tutto vera perchè a ben analizzare i loro dischi ci sono degli stilemi che continuano a ritornare, si ANCHE in questo disco), non ci dice che il fan dei PoS apprezza band che rinnovano se stesse? Questo non è un punto che consente di inquadrare statisticamente la popolazione "Fan dei PoS"? Il fatto che in media questi fan ascoltino anche altre band in cui ritrovino questo tipo di sperimentazione, ma spesso e volentieri (no, non sempre, ci sono le eccezioni di Gaussiana memoria) all'interno dell'ambito Hard Rock/Metal non ci consente di avere una idea di base di quali siano i gusti musicali di questa popolazione statistica? Il fatto che in questo disco manchino molti dei trait d'union tra i vari ascolti di questa popolazione statistica non ci da la capacità di prevedere che lo troveranno noioso? Sul fatto che questo disco non sia un gran che siamo d'accordo, ripeto, non gli sto dando la sufficienza, dico solo che al suo interno ci sono delle idee che se ben sviluppate in un eventuale prossimo disco potrebbero dare buoni frutti. P.S. 12:05 è un album di rivisitazioni in chiave acustica di pezzi preesistenti, non lo vedo come un esempio calzante. |
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Atheist Drummer Furio ha ragione, l'ascoltatore medio dei POS non esiste, perchè i POS sono cambiati sempre disco dopo disco, quindi non c'è mai stata una vera e propria linearità, ne tantomeno l'ascoltatore si può aspettare qualcosa dai POS. Da chi li ascolta l'unica aspettativa che si ha e che trasmettano emozioni, cosa che sono sempre riusciti a fare anche se cantano una ninna nanna, ma che con Road Salt non fanno, a parte forse Sister che è una mezza cover dei Secret Garden, e Road salt. Per meglio chiarirti il discorso, la "carica energica" che dici tu, su un disco come 12:05 non esiste. Si tratta di un live acustico dove loro riescono ad emozionare senza nulla di metallico o energico, e di certo "l'ascoltatore medio" non si sarebbe aspettato un disco così da chi precedenemente aveva prodotto the perfect element. Road salt non funziona, al di la del genere, delle aspettative, ecc ecc |
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Forse non ci siamo capiti: ascoltatore medio = media di coloro che ascoltano i PoS. Chi li odia non li ascolta. Se qualcuno li ascolta esiste un loro ascoltatore medio, il quale per mia esperienza è comunque legato culturalmente a una musica che debba comunque esprimersi in maniera "energica", che ha in se potenza, tecnica, alta carica emotiva. Per questo dico che il loro ascoltatore medio di sicuro troverà noioso un disco nato su presupposti completamente diversi. Tu dici che musicalmente non offre nulla, io non sono d'accordo, semplicemente hanno smesso di essere sopra le righe, hanno fatto un album folk/rock per voce e chitarra, senza pretese. Per inciso non ho alcun legame affettivo con questa band, apprezzo la loro produzione ma sono cresciuto con altri suoni in testa, quindi non promuovo nulla per fedeltà al nome. In realtà non mi pare di aver promosso nulla in generale, visto che mi trovo concorde con il recensore che, se noti, non ha promosso questo platter. Quello che mi interessa è il potenziale nuovo corso della band, quello che potrebbe venire sviluppato dopo questo album. |
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Atheist l'ascoltatore medio dei POS non esiste, sono uno di quei classici gruppi che o si ama o si odia. Sono sempre stato affascinato dal modo di comporre di Gildenlow, sempre geniale e ricercato anche nelle composizioni più semplici. Persino in brani come Ashes composti da 3 accordi, i POS sono sempre riusciti a dare quel tocco di classe e genialità propria di artisti di livello superiore, è per questo che un album del genere non mi va giù. Il cambiamento di stile va benissimo, anzi è naturale per un artista eclettico come Gildenlow, ma non bisogna confondere la m**** con la nutella. Lascerei dai parte ogni considerazione puramente affettiva verso una band che ha regalato musica meravigliosa e analizzerei più oggettivamente il contenuto del presente album...cosa offre Road salt a livello musicale? Nulla, o meglio poco, troppo poco per essere un opera creata da un artista di tale calibro. Non sono un fan nostalgico che boccia tutto chiò che non siano gli album fino a Remedy Lane. Amo Be e lo ritengo uno dei più bei concept progressive di sempre, mi piace molto Scarsick un album che se ne infischia degli stilemi musicali e si getta in contaminazioni tanto lontane dal metal quanto sotto certi aspetti geniali. Anche Linoleum l'ho apprezzato tantissimo e considero Gone un pezzo di rara bellezza...ma non si può promuovere Road Salt solo perchè porta la scritta POS in copertina...album scarno e privo di idee mascherate da un cambio di stile. Avrebbero potuto dare molto di più pur mantenendosi sullo stile attuale. E' questa la verità. |
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capisco che per l'ascoltatore medio dei PoS questo album sia decisamente noioso...non un capolavoro per carità ma lo trovo un lavoro interessante, sicuramente (come dice tribal axis) il discorso cominciato con questo album deve essere ancora sviluppato, attendo di sentire come evolverà il tutto. Buona l'analisi di Elio, non sono solo d'accordo con il psaaggio in cui dice: "un conto è innovare, sperimentare, un altro è snaturare il proprio sound. Forse Daniel Gildenlöw e compagni non hanno chiara la differenza ". Secondo me la differenza ce l'hanno ben chiara in mente, si sono solo stufati di suonare metal, quindi hanno cambiato direzione... |
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Il disco lo sto ascoltando proprio ora, a me sta piacendo abbastanza, anche se devo dire che mi aspettavo molto, molto di più. Speriamo che dopo questa parte "prog rock" riparta con lo stile aggressivo come fu per Ayreon nell'Universal Migrator. Speriamo. |
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Il disco è interessante. Non si può dire certo che è un capolavoro, anzi. le idee buone ci sono però dovevano essere sviluppate meglio secondo me. la pecca peggiore è di sicuro la produzione. per il momento mi astengo dal voto. |
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Drummer Furio* concordo su ogni lettera jappy* il fatto che dai POS, ops scusate, da Gindelow, ci si deve aspettare di tutto non è certo una novità. Si insiste sempre sul fatto che chi non ha apprezzato Road Salt non ha mentalità abbastanza aperta da capire il "genio" di Gindelow, o non accetti cambiamenti di stile. Bene, scusate il termine ma sono emerite stronzate, almeno per quanto mi riguarda. Vi informo che in parte ho apprezzato l'EP Linoleum, e questo dice tutto....almeno quello aveva un pò di grinta. Il signor Gindelow, come lo chiami tu, e il cambiamento di stile, spesso è la risposta difensiva contro chi non ha giustamente apprezzato Road Salt. |
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Indipendentemente dal genere questo disco è mediocre. Belle No Way, Sisters la già conosciuta Linoleum e la Title Track, il resto è di una noia assurda. Canzoncine scialbe rese ascoltabili solo dall'ottimo lavoro di Gildenlöw come sempre interprete di livello superiore. Ma siamo onesti è un album privo di un qualsiasi interesse musicale...ma cos'è quel valzer da quattro soldi? Si fosse impegnato almeno a scriverlo come si deve, ma da Raul Casadei ho sentito fare roba più interessante! Per non parlare dei toni perennemente e forzatamente mosci, paradossalmente i POS più cervellotici erano anche i più naturali. Questa commercializzazione in atto da qualche anno a questa parte a mio avviso non è la strada giusta...avrete notato tutti quanti che cerca di diventare sempre più l'emulo di Jeff Buckley vero? Mi spiace, li adoro alla follia, hanno sfornato 5 capolavori ed un ottimo album, Linoleum anche era un buon EP, ma questa volta bocciati! |
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adesso che l'ho sentito(più di una volta),per me non è male,anche se devo ammettere che al primo ascolto,mi ha lasciato parecchio spiazzato. concordo,con JAPPY,quando dice che dal futuro ,possiamo aspettarci di tutto. |
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Gabriele bè che dire la voce di Daniel,è indiscutibile. quanto a dire se lo stesso disco fosse uscito sotto il nome di un'altra band, avrebbe riscosso così tanto successo; bè ti rispondo che con buona probabilità avrebbe riscosso molto SUCCESSO molto molto di piu'. Risposta alquanto semplice, se un altro gruppo di natura NON metal e non di nicchia avrebbe sfornato un disco veramente intrigante come questo, bè avrebbe venduto moltissimo perchè ci sarebbe stato uno sforzo mediatico non indifferente. Il disco non è metal ma dai POS nel prossimo futuro ci si può aspettare di tutto (non abbandonate la speranza ordunque). Quindi un disco ancora fuori dalle righe, dopo le defezione di due importanti componenti del gruppo. perchè? perchè loro hanno un leader che molte altre band non hanno.. il signor Gildenlöw |
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Gabriele bè che dire la voce di Daniel,è indiscutibile. quanto a dire se lo stesso disco fosse uscito sotto il nome di un'altra band, avrebbe riscosso così tanto successo; bè ti rispondo che con buona probabilità avrebbe riscosso molto SUCCESSO molto molto di piu'. Risposta alquanto semplice, se un altro gruppo di natura NON metal e non di nicchia avrebbe sfornato un disco veramente intrigante come questo, bè avrebbe venduto moltissimo perchè ci sarebbe stato uno sforzo mediatico non indifferente. Il disco non è metal ma dai POS nel prossimo futuro ci si può aspettare di tutto (non abbandonate la speranza ordunque). Quindi un disco ancora fuori dalle righe, dopo le defezione di due importanti componenti del gruppo. perchè? perchè loro hanno un leader che molte altre band non hanno.. il signor Gildenlöw |
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DHeavyD tipico esempio di mentalità chiusa |
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@DHeavyD: aspè, però questo al massimo si può riflettere eventualmente sui commenti, non sulla recensione, che giudica la qualità di un lavoro indipendentemente dal genere. |
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..io credo che Pain of Salvation ormai facciano tutto tranne Metal Qui non si tratta di discutere sulla validità o meno del prodotto musicale, perchè credo non si possa discutere sulle capacità tecnico compositive della band. Il punto è che stiamo parlando di una band che non appartiene all'universo metal, se parliamo di POS potremmo parlare di U2 ,dave matthews band, Simple Mind etc. Forse sarebbe il caso di non seguire più questa band. Chi, oltre al Metal e suoi affini, abbia tra i propri gusti rock, blues, alternative o altro li segua, ma non su WebZine Metal per cortesia... |
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Antonio forse continui a non capire una cosa fondamentale, quindi leggi con attenzione: Quì nessuno è scontento della mancanza di brani lunghi, delle cose non complesse, ne c'entra un fico secco il paragone con i Dream Theater, lontani anni luce dai POS perchè due gruppi diversissimi sia nella sostanza che nella forma. Non mi pare che i POS siano mai ricorsi a manifestazioni di tecnica per nascondere una caranza di idee. La carenza di idee può essere manifestata in vari modi, anche con la presentazioni di brani così asciutti e inconsistenti come in Road Salt. Non critico il fatto che questo disco possa piacere o non piacere, o il cambio di direzione, ma personalmente parlando mi sembra un grandissimo buco nell'acqua. Semplicemente perchè le canzoni, come diceva qualche utente sotto, sono CANZONCINE, che per carità...posso anche piacere, io dai POS mi aspetterei ben altro. Concludo facendo una riflessione: Se lo stesso disco fosse uscito sotto il nome di un'altra band, avrebbe riscosso così tanto successo? |
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Chiedo scusa se i toni sono sembrati irrispettosi ma ho scritto di getto preso dalle emozioni suscitatemi dall'album e dalla recensione a mio avviso ingiusta. I Pain of Salvation a mio avviso continuano a regalare perle assolute fatte col cuore e lo stomaco e questa per me è la cosa più importante di tutte. Chi se ne frega se non ci sono brani lunghi, chi se ne frega se la costruzione e gli arrangiamenti sono "APPARENTEMENTE" semplici, cosa per niente vera, è più complesso rendere la semplicità piuttosto che fare le cose difficili che possono meravigliare ad un primo ascolto ma che poi alla lunga denotano mancanza di idee (tipo gli ultimissimi Dream Theater). Comunque non voglio aizzare una polemica, a me l'album piace molto più di scarsick ed anche io impazzisco per i primi album dei Pain, solo non vedo mancanza di idee ma un desiderio di tentare diverse strade. |
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tristezza, stupore, amarezza e forse rassegnazione...queste sono le sensazioni all'ascolto primario di ivory(road salt one). tristezza per la perdita delle magiche sonorità peculiari della band! stupore per il repentio cambiamento di genere e stile( dov'è qui il metal progrssive??? non c'è!). Amarezza perchè effettivamente il primo ascolto non mi lascia niente e perchè effettivamente holydiver ha ragione nella sua recensione, qua si ascolta qualche canzoncina... rassegnazione perchè sarebbero potuti diventare la mia band preferita della storia se avessero continuato nella loro creazione di capolavori ( ma di certo si meritano un'altra possibilità almeno per i lavori precedenti). in conclusione, dei pos qui non si intravede o intrasente nulla, le melodie non sono ricercate, le atmosfere magari si, daniel è come al solito fenomenale, ma non basta per raddrizzare un album surrogato di tempi andati e che non si confà con la loro poesia musicale progressive dei primi tempi. sono veramente amareggiato, non sarà un album che sentirò a ripetizione, poco male però, avrò moedo di gustarmi ancora i vecchi capolavori in attesa e con la speranza di un nuovo giubileo di prog metal firmato POS. la speranza è l'ultima a morire |
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@Antonio: scusa ma se c'è uno che dà l'impressione di essere di parte o di etichettare la gente mi sembri proprio tu...ho usato il termine canzoncina non in senso spregiativo, ma semplicemente perchè si tratta di un brano di breve durata. Per il resto ho cercato di mettere in evidenza le qualità sia positive che negative del disco, permettendomi alla fine di esprimere le mie considerazioni personali. A me questa svolta non è piaciuta per i motivi che ho spiegato, poi magari a qualcun altro piacerà, ma non per questo gli dirò che non capisce niente di musica....purtroppo mi rendo sempre più conto che per certe persone è difficile esprimere delle opinioni rimanendo nel reciproco rispetto |
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I nostri non sorprendono più, o almeno non più il sottoscritto. Imho le canzoni contenute nel loro nuovo lavoro sono appena appena ascoltabili. Che la loro vena creativa sia irrimediabilmente persa? |
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Quoto Gabriele al 120%.................... |
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Antonio perchè di parte? non si può andare contro il vostro punto di vista che automaticamente si è di parte? Io faccio fatica a comprendere che questo disco sia dei pain of salvation, mi sembra uno scherzo di cattivo gusto. Fino a Linoleum, l'EP, ero convinto che nonostante il cambiamento di genere fossero sempre in grado di sfornare lavori di ottimo livello. Quindi prima che qualcuno mi prendesse per prevenuto o "di parte" ci tengo a dire che ho sempre amato alla follia i POS nonostante i grandi cambiamenti di stile, non mi importa il genere, purchè creino qualcosa di qualità. Quì non trovo niente, a parte la splendida Sister (ma ci tengo ad informare tutti che non è completamente dei POS, ascoltatevi Nocturne dei Secret Garden, e capirete che è una mezza cover e l'ha detto lo stesso Gindelow) carina No way, bella Road Salt. Il resto è caruccio e alcune cose le trovo di pessimo gusto e molto insipide. E' proprio questo disco che non funziona, al di la delle differenze di stile. Esile, povero, prevedibile, noioso e privo di idee |
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A me pare una recensione parecchio di parte. Lasciando perdere il commento riguardo Amedeo Minghi che mi potrebbe sostituire Gildenlöw in un brano da pelle d'oca quale è "Sisters", chi definisce canzoncine brani come "Sleeping under the Stars" a mio avviso non ne capisce granchè di musica. Qui si parte per partito preso e si etichettano gruppi, cosa che odio. Non si valuta un album male perchè "e no prima eri duro e progressive e ora invece mi fai hard rock anni 70, e canzoncine dolci e delicate" ma per piacere... |
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album sicuramente inferiore al resto della discografia, ma coraggioso e buono. c'è sicuramente una perla che forse si rivela come uno dei pezzi migliori dell'anno: Sisters. stupenda. il resto è buono, con qualche pezzo più e meno riuscito. comunque inserire un voto sotto la sufficienza secondo me è eccessivo. |
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Raga dei Nevermore nei parliamo in calce alla rece, quando verrà pubblicata ok? Mi spiace se ho iniziato io questa discussione ;-P qui vi chiedo di restare in argomento POS: grazie e scusate! |
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ad un primo ascolto mi è sembrato bello.. |
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non ho ascoltato il disco,ma leggendo la recensione,non ho molte aspettative. leggendo,i messaggi sotto, il gruppo che esce il 31,chi sono i NEVERMORE? |
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Io l'ho trovato un buon disco... diverso si ma riconosco la volontà di voler proporre qualcosa di nuovo rispetto al passato, e se andiamo a vedere la storia della band non dovrebbe risultare strana questa loro attitudine. Comunque preso a se questo "Road Salt One" mi suona interessante nel songwriting e nella interpretazione della band (le vocals soprattutto). Quello che non mi piace è la scelta della produzione low-fi voluta per riprendere le atmosfere anni '70. Mi sembra un pò forzata. Ma superato lo scoglio del nome in copertina penso che questo disco possa piacere. |
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10
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non capisco,mi sembra la rece di un buon disco con un voto basso... non capisco inoltre perchè ci si debba lamentare che non sia un disco pain of salvation-style. se fosse stato il contrario, allora tutti a dire: sempre la stessa roba! |
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9
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...cos'è che esce il 31? |
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8
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Beh, ma anche io lo comprerò al day one 8-) solo che le preview mi indurrebbero a fare l'esatto opposto... e non sai quanto mi spiace |
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7
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Dai Khaine...l'ho pure già ordinato...non puoi dirmi così!!! |
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E preparatevi perchè i prossimi ad essere "C'era una volta..." arriveranno il 31 maggio, mi sa (almeno a giudicare dalle preview). Il continuo peggiorare di band importanti mi sta preoccupando... meno male che ci sono "le nuove leve"! |
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5
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Su questo è vero. Il disco presenta a mio parere due canzoni buone: No way e Linoleum; il resto tutto da buttare! |
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non capisco la recensione: il disco è brutto perchè non è Pain of Salvation-style oppure perchè è brutto in se? non è molto chiara dal momento che lungo tutta la recensione si descrivono canzoni che sembrano interessanti e alla fine si dice che l'album non è bello perchè non è come quelli vecchi... bha... |
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3
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Quanto mi dispiace.. A quanto pare oggi non dovremo compiangere solo Ronnie James Dio. |
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2
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mmmh album strano,.... ke spezza la linea totalmente con le precedenti release ( e molti si lamentavano tra virgolette di BE e SCARSICK!!!)..qui nn si capisce dove si vuole andare a parare, recording ovattata , volutamente low quality(nn MERDA eh..!!), a tratti mi son sembrati pezzi con vocals in linea con certe ugole del delta del Mississippi /New Orleans..il voto e la rece rendono proprio l'idea,.... alcuni pezzi nn sono brutti...però è quì mi accodo al finale della recensione.....quì è proprio un altro paio di maniche che nulla ha a che fare con il passato di questi brillanti musicisti........Delusione... |
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Non l'ho ancora ascoltato, ma a questa descrizione mi viene da piangere |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. No Way 2. She Likes To Hide 3. Sisters 4. Of Dust 5. Tell Me You Don't Know 6. Sleeping Under The Stars 7. Darkness Of Mine 8. Linoleum 9. Curiosity 10. Where It Hurts 11. Road Salt 12. Innocence
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Line Up
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Daniel Gildenlöw (vocals,guitar) Johan Hallgren (guitar,vocals) Leo Margarit (drums,vocals) Fredrik Hermansson (keyboards,vocals) Link & Contatti:PoS @MyspacePoS @OfficialSite
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