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Riot - Rock City
( 4459 letture )
Quante volte abbiamo sentito parlare di band sottovalutate, ma ritenute importantissime, che non hanno mai raccolto in proporzione alla loro importanza dal punto di vista storico? L'elenco dei gruppi con queste caratteristiche è sicuramente molto lungo e conta sia nomi assolutamente ignorati dalla gran parte degli ascoltatori, sia altri conosciuti più o meno da tutti, ma non generalmente valutati per quello che meritano. Di questa seconda categoria fanno senz'altro parte i Riot. Per descrivere correttamente la band in questione ed il disco in esame, bisogna inquadrare con precisione il periodo storico e le circostanze in cui Rock City vide la luce, relativamente alla costituzione di una band dedita all'hard rock (ma vedremo poi come questa definizione sia assolutamente riduttiva) nel 1975/76 e poi alla produzione del loro album d'esordio nel 1977, anni in cui l'esplosione del punk infliggeva un colpo da molti ritenuto mortale sia al progressive che, appunto, all'hard rock. In tale contesto il coraggio di indirizzarsi verso determinate coordinate musicali, ma forse sarebbe meglio parlare di incoscienza, fu certamente notevole, e più notevoli ancora le conseguenze di tale gesto.

Costituiti intorno alle figure del cantante Guy Speranza e del chitarrista Mark Reale (proveniente come il batterista Peter Bitelli, dai Kon-Tiki ed unico membro fisso in formazione nel corso dei decenni) i Riot, dopo aver rischiato concretamente di registrare un disco frammentario ed incoerente, oltre che fuori tempo, a causa di improvvisi cambi di line-up nelle fasi immediatamente precedenti all'entrata in studio, produssero una fondamentale opera prima che stabiliva un nuovo canone musicale facente da ponte tra l'hard rock e l'heavy metal vero e proprio, nettamente in anticipo rispetto ai tempi ed alla stragrande maggioranza dei gruppi accreditati in tal senso, risultando pertanto semplicemente fondamentali per tracciare la storia del settore. Quello che immediatamente si nota ascoltando l'album e rapportandolo a quello che esisteva ai tempi in cui fu edito, è la costruzione di una serie di soluzioni musicali negli arrangiamenti e nella costruzione dell'ossatura dei pezzi che oggi diamo per scontata, ma che all'epoca era di assoluta avanguardia, con chiari riferimenti al blues elettrico che costituiva la spina dorsale dell'hard rock -nessuna novità in questo- ma soprattutto numerosi passaggi già pienamente heavy, sia a livello di ritmiche che poi si sarebbero evolute dopo non meno di un altro lustro, nello speed metal, sia a livello di armonizzazioni che sarebbero diventate tipiche della nwobhm, che però nel 1977 era ancora di là da venire. Il tutto mischiato con alcuni spunti AOR che si sarebbero anche questi imposti solo in seguito. E' tuttavia la sua sostanziale appartenenza all'heavy metal unitamente al fatto che si tratta di un album d'esordio a costituire la sua importanza, dato che l'unico termine di paragone è eclatante, visto che il solo nome che viene davvero in mente è quello dei Judas Priest, fatte salve le differenze in termini di sonorità, comunque tipicamente americane per ciò che attiene ai Riot.

Oltre alle ritmiche serrate tipicamente heavy, ai soli taglienti e melodici allo stesso tempo del grande Mark Reale, uno dei personaggi più rispettabili del metal circus, deceduto purtroppo nel 2012 come riportato qui, era la voce dell'altrettanto compianto Guy Speranza, a sua volta passato a miglior vita nel 2003 a dare sapore e sostanza alla musica del gruppo. I due insieme, ed a dispetto del fatto che i Riot hanno potuto disporre di ottimi cantanti nel corso della loro storia -Rhett Forrester (anch'egli morto, stavolta nel '94) e Tony Moore, per esempio- costituivano un duo assoltamente invidiabile da chiunque si ponesse come obiettivo la produzione di musica pesante, dato che, lo ripeto, Rock City è senza dubbio fondamentale per la storicizzazione del genere. Nonostante la presenza massiccia del blues e dell'hard rock, sono i pezzi più heavy come Warrior ed Heart Of Fire a mostrare in maniera più evidente quanto la band di Long Island abbia anticipato i tempi, anche se quasi tutti i brani sono utili in questo senso. In questa ottica sono paradossalmente le canzoni più immediate e famose ad essere storicamente meno rappresentative, con la title track vagamente AC/DC style, Tokyo Rose -peraltro uno dei loro pezzi più famosi in assoluto- ammantata di melodia dalla grande presa e This Is What I Get che anticipava quel glam rock con velleità radiofoniche che avrebbe fatto la fortuna di un mucchio di gruppi di lì a pochi anni.

Rock City è uno di quei rari album per cui il termine "seminale" non è sparato a caso, tanto per rafforzare uno scritto, ma calza perfettamente per descrivere in maniera corretta l'importanza dell'album analizzato. Il tutto non solo in relazione alla scena Statunitense, alla quale generalmente si fa riferimento per inquadrare la parabola musicale dei Riot, ma anche a quella europea. In seguito la band entrerà a far parte pienamente del panorama heavy di cui aveva contribuito più o meno coscientemente a creare alcuni stilemi, confezionando almeno altri tre album memorabili come Narita, Fire Down Under e Thundersteel, senza però raccogliere mai in proporzione a quanto seminato, forse perché partiti paradossalmente troppo in anticipo sui tempi in un'epoca in cui la visibilità era data solo dalla carta stampata, occupata a "spingere" di più i gruppi venuti alla ribalta dal '79/'80 in poi. A prescindere da tutto questo, Rock City è un lavoro piacevolissimo, oltre che storicamente basilare, ed ancora oggi in grado di regalare emozioni.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
91.09 su 55 voti [ VOTA]
Aceshigh
Mercoledì 26 Dicembre 2018, 18.15.04
17
Grande esordio per una delle band più sottovalutate della storia del metal. Album da avere anche solo per Warrior e Tokyo Rose, ma io personalmente adoro anche Overdrive e Gypsy Queen. Da qui sarà una crescita fino al capolavoro Fire Down Under, ma i Riot partono già a livelli altissimi. Voto 85
Mr Kasparek
Venerdì 24 Novembre 2017, 16.30.57
16
Meraviglioso! Da qui è iniziata la leggenda dei Riot. Hanno scritto la storia della nostra musica preferita con una discografia quasi perfetta e piena di capolavori assoluti.
Voivod
Giovedì 7 Maggio 2015, 8.40.31
15
Questo album contiene "Warrior" e ciò basta a elevarlo a classico! Riot: sin troppo sottovalutati...
Fabio II
Martedì 19 Febbraio 2013, 18.09.36
14
Correggo il post precedente, lapsus, i francesi si chiamano Warning non Warrior
Fabio II
Martedì 19 Febbraio 2013, 17.27.53
13
Sono d'accordo con Raven, seminale e' la parola giusta: soprattutto amo la voce di Guy Speranza, sono un suo fan accanito. Faccio una domanda; perché ad esempio Lars Ulrich ha sempre patrocinato i Diamond Head di 'lightning to the nation' e mai parlato dei Riot? A me sembra una bestemmia, 'rock city' lo considero più maturo e non troppo distante come suono complessivo; ambedue le bands esprimono quel furore tipicamente giovanile di strada da band ribelle , ma Sean Harris, sempre secondo il mio parere, le prende di brutto da G.Speranza ( ...anche dal grandissimo Raphael Garrido dei francesi Warrior; i primi due dischi omonimi sono in pratica i Riot europei ). Ps: Delirious per me 'Fire Down Under' non e' solo il migliore dei Riot, ma uno dei dischi più preziosi di sempre dell'heavy, sono troppo di parte, preferisco addirittura 'Run For your Life' a 'Run to the hills'...considerando che sono anche un Maideniano della prima ora, ho detto tutto
Delirious Nomad
Venerdì 15 Febbraio 2013, 17.40.26
12
... E dell'immortale Fire Down Under (Swords! And Tequila! Carry me through the Night! Swords! And Tequila! Carry me trough the Fight!).
Vecchio Sunko
Venerdì 15 Febbraio 2013, 16.01.05
11
Disco fantastico, recensione perfetta..il Popolo di Metallized aspetta la recensione di Narita!
Maurizio
Martedì 12 Febbraio 2013, 20.04.31
10
Splendido opener di una band che non ha mai mollato un millimetro nonostante terribili avversità. Aspetto trepidante la recensione di un muro portante inattaccabile e roccioso, Fire Down Under.
Delirious Nomad
Martedì 12 Febbraio 2013, 17.15.57
9
Gran disco, la titletrack è la mia preferita insieme alla splendida Tokyo Rose. Il meglio deve ancora venire, ma questi già ci sapevano fare! 84 anche per me.
LaSte
Martedì 12 Febbraio 2013, 16.11.16
8
Altroché se è ancora oggi in grado di regalare emozioni...mi bastan già solo le note iniziali di Desperation! Non c'è una sola canzone che non ami di un album che è insieme freschezza e calore, dalla bellissima Warrior alla più leggera Gypsy Queen, e anche Tokyo Rose a me piace un sacco! Grazie di cuore per aver rispolverato questo bistrattato gioiello...e ora vado a riascoltarmelo Besooos!
The Nightcomer
Martedì 12 Febbraio 2013, 12.40.50
7
Concordo con l'analisi di Raven: in particolare mi è piaciuta la considerazione sull'importanza storica di questa band, sempre ingiiustamente sottovalutata, ma già attiva nella seconda metà degli anni settanta con brani in anticipo sui tempi, a volte davvero heavy. Grandi assoli (Mark Reale era bravo ed aveva buon gusto), grandi prestazioni vocali e ottima musica, la cui qualità sarebbe cresciuta negli anni a venire, culminando nel capolavoro Fire Down Under (imho uno dei migliori albums heavy usciti negli States nel periodo dei mitici eighties). Ora mi aspetto le rece mancanti, inclusa quella di Restless Breed, il mio preferito dell'era Forrester, nonchè secondo solo a Fire Down Under nella mia personale valutazione.
Raven
Sabato 9 Febbraio 2013, 18.09.41
6
Ti ringrazio ;>)
Sudparadiso
Sabato 9 Febbraio 2013, 18.05.19
5
Faccio i comlimenti a Raven per la rece del disco in questione. Li ho sempre adorati i Riot. Mi arrivò prima FDU che reputo il capolavoro indiscusso sia della band sia del genere che grazie a loro ed altri gruppi seminali da lì a poco stava per invadere la scena musicale rock. Disco semplice ma che sa regalare emoizioni che pochi erano e sono in grado di dare.Ho avuto il grande piacere di vederli dal vivo nell'ormai lontano '98,bellissimo concerto,Mark Reale leader incontrastato del gruppo.Pace all'anima sua e dei mitici Forrester e Speranza.
Undercover
Sabato 9 Febbraio 2013, 17.53.02
4
Uno dei pochi che conosco e apprezzo dei Riot, tanti bei ricordi legati a questo disco.
Undercover
Sabato 9 Febbraio 2013, 17.53.02
3
Uno dei pochi che conosco e apprezzo dei Riot, tanti bei ricordi legati a questo disco.
Lizard
Sabato 9 Febbraio 2013, 16.14.45
2
Album e band fondamentali. La recensione dice tutto. Da ascoltare e avere a qualunque costo.
Lizard
Sabato 9 Febbraio 2013, 16.14.45
1
Album e band fondamentali. La recensione dice tutto. Da ascoltare e avere a qualunque costo.
INFORMAZIONI
1977
Fire Sign Records
Heavy
Tracklist
1. Desperation
2. Warrior
3. Rock City
4. Overdrive
5. Angel
6. Tokyo Rose
7. Heart Of Fire
8. Gypsy Queen
9. This Is What I Get
Line Up
Guy Speranza (Voce)
Mark Reale (Chitarra)
L.A. Kouvaris (Chitarra)
Jimmy Iommi (Basso)
Peter Bitelli (Batteria)
 
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