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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Uriah Heep - Chaos & Colour
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08/02/2023
( 2739 letture )
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Neanche il tempo di concludere il trionfale tour di celebrazione per i cinquant’anni di attività, del quale vi abbiamo parlato qui, che per gli Uriah Heep è già tempo di pubblicare il proprio venticinquesimo album da studio. Un ruolino di marcia semplicemente spaventoso, per una band che ha fatto dell’umiltà e del duro lavoro la propria bandiera da sempre, diventando non a caso una delle più amate e rispettate, con un pubblico che ormai abbraccia più di tre generazioni. Certo la pandemia ha fatto di tutto per rovinare questa festa, ritardando e ostacolando le celebrazioni ma, come in altri casi, ha finito per svolgere anche un importante ruolo di ispirazione, dando una coloritura alle canzoni che hanno finito per comporre il nuovo album. Non a caso il titolo è Chaos & Colour, nel quale il caos è ovviamente la pandemia e il periodo susseguente e il colore è rappresentato invece dalla musica, fonte inesauribile di consolazione e speranza. Un binomio questo che restituisce molto bene il modo con il quale il gruppo inglese ha vissuto non solo questi anni, ma la propria intera carriera: con una attitudine positiva e sempre improntata a fornire una consolazione e un felice approdo attraverso la propria musica.
Che non si tratti di un disco qualunque, all’interno di una discografia comunque caratterizzata da pochissimi passi falsi e quasi sempre condotta su livelli medi importanti, se non capaci di lasciare una profonda impronta nella storia del Rock, lo si capisce velocemente. Ovviamente, negli anni il team compositivo è cambiato e cambiati sono quasi tutti i musicisti, col solo Mick Box rimasto a tenere il timone. Ma il chitarrista ha saputo ricostruire più volte la band attorno a sé e ormai da qualche lustro può contare su un cantante straordinario come Bernie Shaw, capace tanto in studio quanto dal vivo di restituire tutta la magia delle linee melodiche degli Uriah Heep, con una vocalità matura e sognante al tempo stesso, sempre estremamente rispettosa di quella che fu l’impronta data nei primi anni dal compianto David Byron e un tastierista / pianista / compositore di assoluto valore come Phil Lanzon. A quest’ultimo il difficile posto che fu di Ken Hensley, leader e principale compositore dei primi gloriosi e indimenticabili album della band. A questo terzetto, si uniscono l’ottimo Dave Rimmer al basso, che firma da protagonista i brani del disco assieme a Box ed è a sua volta erede nientemeno che di giganti come Gary Thain, John Wetton e Trevor Bolder e Russel Gilbrook alla batteria, seduto sullo sgabello che un tempo fu dell’amatissimo Lee Kerslake. Ma bando alla nostalgia, i cinque sono ormai un gruppo consolidato e affatto dedito al rimpianto per ciò che è stato: è infatti dal 1989 e da Raging Silence che il terzetto di testa lavora assieme e se Rimmer è “solo” al terzo album, Gilbrook va ormai per i quindici anni di collaborazione. I suoni sono quindi ben più che accordati e questo lo si avverte in ogni release della band, mai fine a se stessa e mai veramente sottotono. Gli Heep si sono ormai guadagnati il lusso di poter uscire quando hanno veramente qualcosa da dire e lo fanno sempre con una qualità indiscutibile, che ondeggia tra il passato e l’impronta classica della formazione settantiana e soluzioni più moderne, sapientemente stemperate in mezzo al resto. Chaos & Colour in sostanza suona esattamente come dovrebbe fare un disco di una band che è un monumento, senza apparire affatto una brutta copia di se stessa. Le tracce che compongono l’album sono anzi decisamente ispirate e pur nella consapevolezza che il “mestiere” è parte integrante di una formazione del genere, non finisce mai di sorprendere quanto siano fresche e di alto livello qualitativo, per l’intera lunghezza del disco. Il quale, peraltro, si assesta attorno all’ora di durata, senza cali significativi. Anzi, viene quasi il sospetto che anche stavolta i cinque inglesi abbiano realmente provato a superare i comunque più che buoni livelli recenti, riuscendo a tirar fuori una serie di canzoni che reggono molto bene il confronto “storico” con i classici, senza avere la pretesa di superarli, ma riuscendo in più casi a fornire nuovo materiale di spessore per le sempre ottime esibizioni dal vivo. Sorprende, ma forse nemmeno troppo, la splendida tenuta di tutti i musicisti, con Box che sembra sempre capace di reinventarsi e trovare nuova motivazione, pur senza essere mai stato un virtuoso dello strumento e Bernie Shaw che sembra non invecchiare mai. Che Dave Rimmer abbia avuto più spazio compositivo lo si percepisce molto bene ascoltando le sue linee in tutto il disco: si va ben oltre il semplice accompagnamento e in più occasioni il suo bel suono pieno e potente svolge un ruolo da protagonista, assieme alle sempre perfette parti di Phil Lanzon, musicista di enorme sensibilità e di ottima scelta di suoni. La scaletta dei brani è costruita con sapienza, dando spazio in apertura ai brani più brevi e di impatto e lasciando alla seconda parte quelli più lunghi e d’atmosfera, abilmente intervallati da tracce capaci di rialzare i giri. Che questi terribili vecchietti non abbiano intenzione di apparire scialbi e senza nerbo lo si capisce benissimo sin dalla scatenata opener Save Me Tonight, sorretta dal terremotante Gilbrook, che rinnova la tradizione di brani veloci e scattanti tipica della band, per poi lasciar spazio a Silver Sunlight, più posata, ma se possibile ancora più coinvolgente, con il suo hard rock pomposo e il refrain ottantiano, mentre l’anthemica Hail the Sunrise regala un nuovo inno da concerto. Si tira appena il fiato con Age of Changes, meditativa e maliconica sin dal titolo, che apre con le più tipiche armonizzazioni della band, per poi essere squassata da una serie di assoli incrociati tra chitarra e tastiera al centro, che alzano decisamente la temperatura. Nuove bordate col secondo singolo Hurricane, altro pezzo trascinante ed eccoci arrivati al primo brano “impegnativo” del disco: One Nation, One Sun è una ballata dal sapore prog, un inno alla pace intonato da uno splendido Shaw e guidata dal piano per tutta la prima parte, un po’ d’antan come gusto, almeno finché non irrompe la batteria e il mood cambia decisamente, regalando un finale d’effetto, seppur forse un po’ lungo nel minutaggio e povero di sorprese. Golden Light è un nuovo piccolo miracolo di melodia e arrangiamento, ancora perfettamente a cavallo tra hard rock e prog. Uno dei brani più interessanti, col rischio che finisca schiacciato tra due “giganti”: è infatti il turno di You’ll Never Be Alone, seconda traccia sopra i sette minuti (sono quasi otto), che però stavolta ha tutt’altro andamento: si tratta di un ritorno al clima fiabesco e incantato dei primi album, ma stavolta con un retrogusto che sa di incubo, con un testo basato su una misteriosa creatura che seduce una ragazza promettendole che non sarà mai sola, se la seguirà nel suo mondo magico. Irresistibile la progressione melodica tra il piano della strofa e l’irruzione della chitarra sul perfetto refrain, che si scava da subito un posto in testa; bella anche l’indiavolata parte solista centrale, con Gilbrook che tira nuovamente fuori un “tappeto” di pedale, come nella prima traccia. Pollice decisamente su per un brano da ricordare. E non basta, perché Fly Like An Eagle nella sua brevità non solo viaggia a ritmi elevati, ma col suo afflato “epico” si rivela senz’altro una delle tracce migliori del disco nel complesso. Chiude Freedom to be Free, altro brano monolite da oltre otto minuti, caratterizzato da un andamento cadenzato e ruvido, con un refrain da brivido, un doppio assolo di basso nel centro della canzone e un bellissimo stacco di piano che crea una tensione pazzesca prima del breve crescendo strumentale che riporta poi alla strofa e al refrain; un espediente che forse poteva essere sfruttato di più. A questo punto, per la versione digitale e CD troviamo anche Closer to Your Dreams, brano effervescente, a dire il vero un po’ troppo somigliante alla celeberrima Easy Living per essere davvero apprezzato, seppure come sempre la classe non manchi.
Gran bel disco, questo Chaos & Colour. Come detto, probabilmente uno dei migliori tra le uscite degli Uriah Heep. Un album creato da una band che non avrebbe nulla da dimostrare e che invece trova sempre il modo di tornare con musica di alto livello. Come detto non ci sono veri passi falsi nel disco, anche se forse l’enfasi della prima parte di One Nation, One Sun potrebbe risultare appena "datata" e qualche minuto tagliato in qua e là non avrebbe fatto torto a nessuno. Ma si tratta veramente di inezie di fronte a un quintetto da paura sotto il profilo compositivo, degli arrangiamenti e dell’interplay, che mostra peraltro un livello di forma strabiliante. Ottimo ed ennesimo sigillo a una carriera strepitosa, di un livello che quasi nessuno può vantare e che non accenna a conoscere momenti di stanca. Pronti per il prossimo tour, con un grande album da far vibrare nell’aria. Un inchino agli Uriah Heep è davvero il minimo. Leggende.
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17
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Bel disco. Inferiore al precedente bellissimo Living the dream. Dave Rimmer si conferma degno erede della dinastia dei grandi bassisti transitati dagli Heep come possiamo ascoltare in One Nation, One Sun. Save tonight è un possibile futuro classico. Ma quelle che mi hanno stupido di più sono senza dubbio You’ll Never Be Alone
e Freedom to Be Free: potentissime, prog metal con passaggi strumentali funambolici. Ancora una volta non hanno deluso. 80 (in realtà do 5 punti in più per affetto) |
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16
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Uriah Heep strabilianti ed eterna la loro musica come eterni vorrei fossero loro. Ogni nuovo album è ricco di vita e magia ed è una goduria. Non se ne ha mai abbastanza. Vanno avanti artisticamente sempre più giovani. quasi un peccato che non possano fare un album ogni anno come negli anni 70 (a volte ne spuntavano due all\'anno...bei tempi). unica cosa: mi mancano lee kerslake sullo sgabello e trevor bolder ( e con loro piango ken hensley e john lawton che ogni volta che è ricomparso sul palco meritava quel ruolo quanto bernie shaw: davvero difficile sarebbe uan scelta tra cantanti degli heep) |
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15
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Adoro questo sound. Album veramente eccelso. Voto 90. |
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14
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Ottimo disco, complimenti a questa Band! |
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13
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Ho avvertito un po\' di stanchezza, forse anche perché la loro asticella è sempre stata abbastanza alta (ovviamente altissima e a tratti proprio in cima negli anni 70). Ma non sarò certo io a dargli addosso, solo rispetto. |
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12
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A mio avviso i migliori e più in forma tra tutti i vecchiacci più vecchiacci del rock, almeno una spanna sopra i Depp Purple che pur mi piacciono ancora. |
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11
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Album che sto ascoltando in questi giorni con molto piacere. Forse anche per me un filo sotto al precedente Living The Dream, ma sicuramente bello. Ma ci mettevo quasi la mano sul fuoco, come dice progster78: sono una garanzia. Dopo più di 50 anni di attività trovare l’estro e le capacità per scrivere pezzi ispirati come Hurricane o You’ll Never Be Alone non è cosa da tutti. Leggende. Arrotondo a 80. |
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10
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Allora appena ho un attimo me lo ascolto |
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9
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@Mariner: ah ecco! E\' stato lui. |
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8
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Segnato nella lista della spesa per completare la collezione e per verificare l\'esattezza della teoria di Mikael Åkerfeldt degli Opeth che sostiene che tutti gli album degli UH meritano l\'acquisto perché contengono sempre almeno 2 o 3 capolavori. |
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7
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Sempre una garanzia,l\'ho ascoltato un paio di volte e mi ha gia\' preso.voto 80. |
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6
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Appena preso. Bello, non mi pare, dopo qualche ascolto, ai livelli del precedente eccelso Living the dream, ma sicuramente godibile. Non ricordo chi ha detto (Hansi Kürsch?) che ogni disco degli Uriah Heep merita perché al suo interno, comunque, ci sono almeno un paio di capolavori, ma è verissimo. Peculiarità di questo cd? Il regalo della toppa da cucire sul bomber/chiodo/giubbotto jeans. |
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5
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È un bel lavoro. Impossibile pretendere di più, la storia la hanno già scritta. 75 |
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4
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Album più che buono: lo sto ascoltando con piacere e mi sta regalando emozioni. Apprezzo molte delle band che oggi si ispirano più o meno apertamente a questo storico gruppo, ma questa musica meglio di loro, a mio parere, non la suona nessuno. Leggende, concordo in pieno. |
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3
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Grandi, Vecchi, Mitici Uriah Heep!! Album buonissimo, non eccelso. Concordo con Lizard, trovo il voto appropriato. Lunga vita a questa grande band. |
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2
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Buon album, in linea che i più recenti. Impossibile chiedere di più da una band attiva da oltre 50 anni. I livelli di Wake the Sleeper però non sono più stati raggiunti. Al monento, dopo pochi ascolti, assegberei un voto sul 72 |
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1
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cacchio un signor album ( l\'ennesimo per questa mitica band) con una botta di pezzi di livello superiore e poi leggo 79 come voto? un 85 ci sta tutto |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Save Me Tonight 2. Silver Sunlight 3. Hail the Sunrise 4. Age of Changes (bonus track CD e versione digitale) 5. Hurricane 6. One Nation, One Sun 7. Golden Light 8. You’ll Never Be Alone 9. Fly Like an Eagle 10. Freedom to Be Free Closer to Your Dreams (bonus track CD e versione digitale) Save Me Tonight (Bonus track versione Deluxe)
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Line Up
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Bernie Shaw (Voce) Mick Box (Chitarra, Cori) Phil Lanzon (Tastiera, Piano, Cori) Dave Rimmer (Basso, Cori) Russell Gilbrook (Batteria, Percussioni)
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