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ELVENKING - L'inizio della Trilogia - Intervista con Damnagoras
13/08/2019 (1325 letture)
Manca poco all'uscita di Reader of The Runes - Divination, decimo album in studio degli Elvenking, band power-folk friulana, nata a Sacile nel 1997. Per l'occasione il carismatico vocalist Damnagoras, ripercorrendo la storia della band, ce lo presenta. Buona lettura!

Nic: Ciao Damna e benvenuto su Metallized!
Damna: Ciao a tutti!

Nic: Tra Giugno e Luglio sono stati pubblicati i video di Under The Sign of a Black Star , di Silverseal e ormai siamo prossimi all’uscita del vostro decimo album intitolato Reader of The Runer – Divination. Come state vivendo questo periodo? Quanto siete soddisfatti dell’album e dei feedback ricevuti?
Damna: Beh senz’altro questo è un disco in cui crediamo molto. Crediamo di aver fatto un lavoro che ancora una volta, questo è il terzo che facciamo dopo The Pagan Manifesto che per noi è stato un po’ un disco di rottura, dove abbiamo voluto riprendere un po’ quelle che erano le atmosfere, la vera identità della band e rimanere consistenti adesso una volta per tutte. Dopo The Pagan Manifesto sì, c’è stato Secrets of the Magick Grimoire e abbiamo continuato, continuiamo su questa strada e siamo più convinti che mai, più soddisfatti che mai di quello che abbiamo fatto anche stavolta perché abbiamo riconfermato ancora una volta quello che è il nostro sound, la nostra identità e sicuramente questo ci sta dando un sacco di energia. La cosa che ancor più questa volta ci carica di adrenalina è il fatto che per noi questo è il primissimo concept album e quindi è un po’ una sfida nuova, una cosa che non avevamo mai fatto prima e stiamo un po’ vedendo come sta andando, come le persone stanno reagendo, se la cosa sta piacendo. Chiaramente il disco deve ancora uscire quindi aspettiamo ancora la reazione dei fans ovviamente, però le prime reazioni che abbiamo visto dalla stampa sono tutte super positive, insomma siam contenti.

Nic: Parlando di Reader of The Runes – Divination: come è nato, con che presupposti? Puoi spiegarci un po’ il concept, la storia che lega le canzoni?
Damna: Sì, come ti ho detto questo è il primissimo concept album che facciamo. Nel passato abbiamo sempre avuto un po’ la curiosità, la volontà di fare una cosa del genere, solo che abbiamo sempre pensato di non avere delle idee abbastanza forti per poter fare una cosa del genere anche perché al di la di tutto il lavoro che c’è poi da fare, perché comunque i pezzi vanno scritti in un certo modo, i testi vanno scritti in un certo modo, ed essendo in due che scriviamo appunto, che ci occupiamo del songwriting, è sempre stato un po’ difficile trovare l’idea giusta che convincesse entrambi, che poi trainasse entrambi, sia nella composizione della musica che dei testi. Direi che questa volta è successo, abbiamo iniziato a parlare appena stavamo iniziando a parlare dei nuovi pezzi, un po’ cosa avremmo voluto fare a livello di tematiche di testi ed è venuta fuori questa idea, poi da un’idea ne è nata un’altra e si è costruita un po’ questa cosa. Il concept fondamentalmente parla di questa figura, sempre in quelle che diciamo che sono le nostre tematiche, parliamo di atmosfere folcloristiche, pagane, anche se vogliamo un po’ fantastiche, insomma che vanno al di là della realtà e quello che tratta questo concept è appunto tutto imbastito sulla figura di questa figura misteriosa, di questo “Reader of The Runes” di cui appunto prende il titolo il disco e attorno a questa figura misteriosa poi si costruisce la storia. Questa sarà la prima parte della storia, perché abbiamo deciso, siccome la storia è abbastanza complessa e a diversi livelli, abbiamo deciso di farlo in tre parti: questa è la prima parte. In questa prima parte conosceremo i personaggi che ruotano attorno a questo misterioso “Readers of The Runes”. In ogni caso nel booklet ci sono tutti i testi ovviamente, tutte le note che possono aiutare la lettura e una cosa aggiuntiva per chi vuole immergersi ulteriormente in questa cosa, nella lettura della storia, nel box limitato che uscirà questa volta, è un libro, un libricino a parte dove spieghiamo ancor meglio la storia in sé, un po’ il profilo di tutti i personaggi che andiamo a conoscere in questa prima parte.

Nic: In questo viaggio che viene percorso nell’album, c’è un po’ l’intento di rappresentare il viaggio iniziato nel 1997 che avete percorso con gli Elvenking o tutto gira autonomamente senza nessun riferimento alla vostra realtà?
Damna: No beh, sicuramente la volontà di riprendere le fila di quello che è il nostro inizio, il nostro percorso, lo abbiamo fatto proprio intenzionalmente in The Pagan Manifesto dove abbiamo fatto proprio un pezzo che parla di questo, King of the Elves, il primo pezzo, la canzone quella più lunga che abbiamo scritto nella nostra carriera, che parla proprio di questo ed è da lì che poi abbiamo voluto impostare tutto ciò che sarebbe venuto dopo, quindi certo anche questo disco, in parte ma comunque ha un forte legame, più che con il primo disco o con quelle che sono le canzoni del primo disco, proprio con il concetto che ci ha fatto iniziare questa band e quindi le sonorità, le influenze che ci hanno portato ad avere questo tipo di sonorità, quindi sì, direi di sì.

Nic: Abbiamo appena detto che Divination è il primo capitolo. È un po’ paradossale parlare del seguito ma c’è già una strada definita per i prossimi due in termini musicali e sonori? Vedi già un po’ il futuro del gruppo a livello musicale?
Damna: A livello della storia certo, abbiamo già l’idea di come andrà poi a finire o di come comunque proseguirà, poi chiaramente nel frattempo passeranno mesi e anni e vedremo poi dove ci porta anche l’uscita di questo disco, come verrà, come i personaggi prenderanno vita poi nella vita di tutti i lettori e ascoltatori, pertanto potrebbe essere che cambiamo percorso su determinate scelte che abbiamo già preso, ma a livello di concept e di storia in realtà è già tutto deciso e finito. A livello musicale sicuramente continueremo la strada che abbiamo percorso fino a ora e sicuramente non sarà un disco totalmente diverso. Chiaramente i testi stessi e le atmosfere stesse della storia magari ci guideranno qui e lì proprio nelle atmosfere o nel mood che magari qualche pezzo avrà, però io direi che fondamentalmente siamo contenti di quello che stiamo facendo e sicuramente cercheremo di portare a un livello successivo il nostro sound, la nostra band.

Nic: Siamo ormai lontanissimi dal periodo del tuo abbandono nel 2002. Dopo i cambi di formazione e tutte queste cose, la vostra collaborazione con la AFM è solidissima e anche questo disco è perfetto. Com’è il clima all’interno del gruppo? È il vostro miglior momento forse? Quali nuove difficoltà e sfide avete trovato adesso rispetto al passato?
Damna: Mah, allora va bè chiaramente parlando di cambi di line up come sai ne abbiamo avuti pochi, come hai detto anche tu il mio abbandono risale a ormai molti anni fa perciò si può archiviare come acqua passata in tutto e per tutto, da quel punto di vista la cosa è stra-superata. Per quanto riguarda altri cambi di lineup molte volte siccome il livello degli impegni, di quella che è la vita della band richiede molte energie, molto tempo e quindi a volte ci siamo trovati a perdere le gambe per strada proprio perché non riuscivamo più ad assicurare questo livello di impegno e di dedizione che tutti i giorni noi dedichiamo alla band pure avendo altre occupazioni, pur avendo altre cose da fare ovviamente. È un po’ quello lo scoglio più grande che troviamo tuttora perché comunque, come avrai visto, pure in questo momento il batterista nostro si deve occupare d’altro e stiamo uscendo live con il nostro vecchio batterista che fortunatamente in questo periodo ha tempo e può seguirci dal vivo. Purtroppo il problema è sempre quello, il problema di avere per tutti la stessa possibilità, a livello di tempo, a livello di risorse, di dedicarsi alla band a tempo pieno pur avendo altre cose. Noi riusciamo ancora a incastrare tutto mentre c’è chi a un certo punto del suo percorso non ce la fa più quindi fondamentalmente quello è lo scoglio più grande, perché a livello personale direi che le cose vanno bene. Il clima all’interno della band è buono e direi che le cose stanno andando bene, insomma ci sono anche delle buone soddisfazioni e stiamo suonando parecchio dal vivo, diciamo che le cose stanno mantenendo il morale alto, direi che al momento va tutto bene.

Nic: Nella vostra carriera avete avuto modo di esplorare tante sonorità, basti pensare a The Scythe o a Two Tragedy Poets. Nei vostri ultimi album sembra abbiate trovato una vostra formula più definita, in cui riuscite a incastrare, un po’ tutte le sfumature che avete nella vostra tavolozza. Questo album come lo descriveresti? Avete tentato di fare un po’ di ricerca, delle evoluzioni? Come avete lavorato?
Damna: Beh, abbiamo fatto come hai detto tu, per tanti anni abbiamo ricercato, ci siamo lasciati un po’ andare, abbiamo lasciato, come dire, correre un po’ quello che era il nostro estro compositivo e cercavamo magari più di soddisfare quello che era il nostro essere, o volere essere insomma, compositori in un certo modo piuttosto che dare consistenza alla band, quindi abbiamo fatto dei dischi che sicuramente si possono definire magari dei buoni dischi ma a livello di carriera della band sono stati in parte degli errori, perché comunque avevamo una fanbase e cambiando abbiamo fatto dei dischi che erano veramente l’uno l’opposto dell'altro, abbiamo fatto un disco pesante che era The Scythe, abbiamo fatto un disco molto melodico che era Red Silent Tides. Two Tragedy Poets magari è una cosa a parte perché è un disco totalmente acustico, quella è una partentesi che ci può stare e non è un disco vero e proprio, anzi è una cosa che ci piacerebbe riportare in futuro, però sì come hai detto tu con gli ultimi dischi abbiamo cercato di mantenere la nostra identità, abbiamo provato e fortunatamente abbiamo capito cos’è che ci andava, come ci andava di essere, come volevamo gli Elvenking fossero e abbiamo da lì in poi deciso di mantenerci fedeli a questo tipo di cosa perché è una cosa che innanzitutto da soddisfazione a noi perché stiamo vedendo che con i dischi stiamo affinando delle cose che pian piano ci stanno piacendo sempre di più e quindi questa è la musica che ci piace suonare, questa è la musica che abbiamo iniziato a fare all’inizio ed è un po’ un cerchio che si chiude. Nel nuovo disco non so se abbiamo sperimentato, direi di no, abbiamo solo cercato di dare il massimo, di fare dei buoni pezzi, cercare di dare il giusto piglio ad ognuno di essi e di fare un buon disco, questo è quello che abbiamo cercato di fare.

Nic: Etichettarvi come gruppo folk è sempre stato un po’ restrittivo, trattandosi di una sfaccettatura abbastanza limitata. In questo ultimo album questo aspetto sembra ancora essersi alleggerito a favore di un power metal più energico e potente. Come siete arrivati a questo sound? Ne sei soddisfatto o in futuro pensi possano esserci delle variazioni o ancora eventuali sconvolgimenti?
Damna: Allora direi sconvolgimenti assolutamente no, non è quello che cerchiamo. Sicuramente la parte folk non è l’unica parte del nostro sound ma è una parte fondamentale e a volte magari esce di più, magari di meno. Diciamo che non è la cosa principale che ci contraddistingue anche se spesso veniamo definiti come folk metal band, anche perché come idea di folk metal band negli ultimi anni c’è sempre stato un po’ quello che possono essere le band un po’ più estreme, quindi non lo so, Finntroll, Ensiferum, o tutte band che comunque ruotano in un ambito più estremo del nostro. Noi siamo sempre partiti da una base metal melodico, power metal, come vogliamo chiamarlo e abbiamo aggiunto come influenza quello che era il folk. È una cosa che ci piace sempre fare. In questo disco sì magari è meno distribuito all’interno, avevo letto recensioni anche oggi dove dicevano la stessa cosa che hai detto tu adesso, quindi magari si percepisce di meno la distribuzione di quella che è l’influenza folk lungo tutta la durata del disco, però ci sono degli episodi come Eternal Eleanor che per esempio sono delle canzoni folk pure. È una cosa che continuiamo ad amare e una cosa che continueremo ad avere in futuro, magari nel prossimo disco ci sarà più spazio per questo aspetto ma io non credo che ci saranno sconvolgimenti particolari.

Nic: Cosa rappresenta Reader of The Runes – Divination per la discografia degli Elvenking? Secondo te ha le carte in regola per essere la vostra miglio pubblicazione? Cosa avete guadagnato e cosa avete perso rispetto a quello che forse è il vostro album più conosciuto, The Winter Wake?
Damna: Beh, a dire che questa possa essere il nostro miglio disco non siamo noi e lo chiediamo a chi lo ascolta. Non lo saprei onestamente, noi ce la mettiamo sempre tutta ogni volta. Chiaramente l’obiettivo è quello di fare sempre un gran disco, possibilmente di migliorare sempre di più, di crescere sempre di più, il nostro obiettivo è quello e poi se siamo riusciti a farcela o no ce lo dirà il tempo, ce lo diranno i nostri fans, ce lo diranno soprattutto quando porteremo i pezzi dal vivo. Rispetto a The Winter Wake abbiamo sicuramente guadagnato tanto in esperienza, tanto in saper lavorare al meglio i pezzi e soprattutto lavorare anche con le produzioni, con i suoni, con tutto quello che è l’aspetto più tecnico di quello che è proprio l’incisione, la registrazione della musica. Quello che abbiamo perso sai, non so onestamente perché The Winter Wake è sicuramente uno dei dischi con forse la maggior freschezza che abbiamo mai fatto, a parte il nostro primissimo disco Heathenreel che forse aveva anche troppa freschezza, dico anche troppa nel senso che c’era un po’ tanta carne al fuoco, tipica di una giovane band come eravamo noi ai tempi. È difficile dirlo perché io sento che nonostante come ti ho detto prima l’intento nostro è quello di recuperare e sicuramente l’abbiamo fatto, quella che è l’identità della band e di tenercela stretta, di portarla avanti, da qui in avanti, sento che siamo una band molto diversa rispetto ad allora, sia nell’aspetto tecnico come ti ho già detto, sia nell’aspetto anche proprio esecutivo, insomma siamo sicuramente migliorati anche come musicisti e sento sì, che siamo una band fondamentalmente diversa. Io sento che gli Elvenking hanno iniziato una nuova vita con The Pagan Manifesto. Con questo non voglio negare quello che c’è stato nel passato, anche perché come ti ho detto prima Heathenreel e The Winter Wake sono sicuramente le basi del nostro sound, però sì, sento che siamo cambiati molto e siamo anche cresciuti molto.

Nic: Mettendo mano su una vostra vecchia intervista qui su Metallized leggevo di come nel 2009 eravate ancora un nome non troppo pesante sulla scena in Italia. A distanza di anni come sono cambiate le cose? Avete fatto un grandissimo lavoro, è stato ripagato, anche in sede live visto che lamentavate un po’ il fatto che in Italia il mercato fosse un po’ chiuso?
Damna: Ma sì sicuramente come ti dicevo pocanzi la band è cresciuta molto in questi anni, sicuramente dal 2009 ad oggi, che sono dieci anni, sono successe tante cose e la band appunto da quella che è stata la pubblicazione poi fondamentalmente di The Pagan Manifesto è cresciuta molto e abbiamo iniziato a suonare a un sacco di festival importanti estivi, c’è molto più interesse, abbiamo suonato in Giappone, abbiamo suonato in Sud America, suoneremo di nuovo in Sud America a breve e abbiamo fatto tutto quello che non abbiamo fatto prima diciamo. Prima abbiamo lavorato sodo sì, però c’era bisogno di un affinamento e questo lo abbiamo visto poi, abbiamo visto che ha ripagato. Chiaramente anche in Italia abbiamo una delle fanbase più affezionate, poi è chiaro, ma questo è un problema un po’ diffuso in Italia, che i concerti sono poco frequentati, ci sono pochi locali ormai, bla bla bla. Sono cose che sappiamo, lo vediamo un po’ tutti i giorni: è quella la difficoltà in Italia però sicuramente sì, le cose sono migliorate molto.

Nic: Cambiando completamente discorso c’è stato qualche album che di recente ti ha sorpreso? Le tue influenze e quelle degli Elvenking prevalentemente vengono dai classici del metal, c’è un qualcosa di nuovo che ti ha un po’ sconvolto, sorpreso?
Damna: Beh, a livello di influenze diciamo che le influenze più grosse per la band proprio vengono dagli anni 90, dai primi anni 90, da tutte quelle che erano le band power metal, il death metal melodico, il black metal dei primi anni 90, quello un po’ che ci ha formato come membri degli Elvenking, poi chiaramente tutto quello che è venuto prima degli anni 80 ci ha formati singolarmente come persone, come musicisti, tutte quelle che sono le band classiche insomma che conosciamo tutti. A livello di cose che mi hanno sconvolto… oddio, per esempio i Tribulation mi sono piaciuti molto, una band che ho scoperto recentemente, una band che mi è piaciuta molto, poi vabbè ci sono un po’ di cose, poi noi solitamente ascoltiamo molta musica, anche io sono un grande ricercatore anche di un cose un po’ più particolari. La cosa che mi viene in mente così oggi è quella, i Tribulation, però ci son tante altre cose che ascoltiamo. Ti dico quelli oggi.

Nic: Nei vostri scorsi album abbiamo visto partecipare artisti del grande calibro come Jon Oliva e Amanda Sommerville, in Reader of The Runes non sono presenti duetti (e non se ne sente neanche tanto il bisogno). Avresti voluto usare la “carta collaborazione” anche in questo nuovo album? Con chi vorresti collaborare in futuro o pensi potrebbe incastrarsi bene in un pezzo degli Elvenking?
Damna: Allora si beh, nel passato abbiamo un po’ fatto questa cosa, anche per il fatto che avevamo dei legami con le persone con cui abbiamo collaborato, per esempio Jon Oliva, per esempio Amanda Sommerville, tutte persone che conoscevamo già e abbiamo sì voluto provare a fare questa cosa, anche il poter dare un qualcosa in più ai pezzi. No, questa volta non abbiamo sentito la minima necessità di farlo, anche perché usarla come selling point non è una cosa che ci interessa molto e poi no, nei pezzi non c’era, non ci è venuta in mente, non abbiamo sentito la necessità di farlo. Qualcuno con cui ci piacerebbe collaborare… non mi viene in mente nulla adesso, ce ne sono moltissimi ovviamente ma sai, cose reali e non cose buttate lì proprio… non saprei onestamente. Ci devo pensare. La prossima volta te lo dico!

Nic: In sede live cercate di tirar fuori sempre interazione, grandissima energia e coinvolgimento. Sotto questo profilo ci sono novità, avete qualche cosa in programma, tour, eventi da segnalare?
Damna: Allora sì, innanzitutto abbiamo annunciato da poco un tour in Sud America e Messico a ottobre come prima cosa dopo l’uscita del disco e stiamo organizzando un tour per aprile dell’anno prossimo, stiamo ancora vedendo, stiamo ancora organizzando per bene le cose. Sarà ancora probabilmente un tour da co-headliner con un’altra band, non abbiamo ancora informazioni, però sì, sicuramente ci stiamo lavorando. Niente, man mano che le cose, che abbiamo più possibilità, vorremo cercare di fare qualcosa in più a livello scenografico ma ci stiamo pensando.

Nic: Ti ringrazio per la disponibilità. Se vuoi lasciare un saluto o un messaggio ai nostri lettori.
Damna: Grazie mille, un saluto a tutti i lettori di Metallized. Speriamo che il disco vi piaccia e fatecelo sapere. Grazie mille!



Blackie Lawless
Venerdì 16 Agosto 2019, 10.03.36
2
Sono un loro grande fan sin dagli esordi (Heathenreel e The Winter Wake che Damna cita, e con i quali sono cresciuto, per me sono tra i dischi più belli di tutti i tempi), ma da diversi anni per me sono anche la migliore band metal in circolazione in assoluto. Anche io ho percepito The Pagan Manifesto come l'inizio di una sorta di fase 2 e, pur reputando almeno buono ogni singolo lavoro della band, quel disco e il successivo hanno fatto fare agli Elvenking un salto di qualità notevole. Per cui aspetterò con trepidazione la nuova uscita, con la speranza (certezza?) che oltre a un nuovo ottimo album si possa aggiungere qualche data live nel nostro paese.
Beta
Giovedì 15 Agosto 2019, 11.19.08
1
Molto interessante quest'intervista, non ha fatto che aumentare il mio interesse per Divination. Vi farò di sicuro sapere cosa ne penso intanto la canzone Divination è riuscitissima, congrats.
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