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Whitesnake - The Purple Album
( 7151 letture )
David Coverdale e tutti a casa. Basterebbe questa semplice frase per descrivere la band protagonista di questa disamina. Il famosissimo frontman dalla folta criniera è, sin dalla metà degli anni settanta, uno dei migliori cantanti che il panorama hard rock ed heavy metal può vantare in tutto il mondo. Dopo aver coraggiosamente risposto ad un annuncio per diventare il nuovo cantante dei Deep Purple, al posto del celebre Ian Gillan, nel 1973 ed essere stato scelto, l’allora ventunenne frontman dello Yorkshire ha dato il via ad una carriera splendida che è costellata di una vera e propria pietra miliare, quel Burn che ancora oggi spicca sul resto della meravigliosa discografia dei Deep Purple, e di numerosi album di altissimo livello, compresi i qui trattati Whitesnake (1987 vi dice qualcosa?). Passati ormai quarant’anni da quella pubblicazione strabiliante, primo degli innumerevoli passi in una carriera costellata di enormi soddisfazioni artistiche, David Coverdale ha deciso di riportare la propria attenzione al passato, modernizzandolo con tutte le esperienze che è riuscito ad accumulare con il trascorrere del tempo. La prima scintilla che ha stuzzicato il frontman inglese per un ritorno agli albori è da ricercarsi qualche anno fa, quando riprese i contatti con il celebre chitarrista Ritchie Blackmore nel tentativo di instaurare una clamorosa reunion della formazione migliore che i Deep Purple abbiamo mai potuto vantare: la Mark III. Purtroppo, i problemi di salute di Jon Lord che condurranno verso il triste epilogo che tutti conosciamo, hanno reso impossibile questo progetto; per qualche mese si è parlato di una collaborazione Blackmore / Coverdale, ma anche questa possibilità non è mai andata in porto. Alla fine, su suggerimento della moglie, il cantante ha deciso di tornare alle origini utilizzando il proprio presente: ecco come ha preso vita il dodicesimo disco in studio dei Whitesnake, intitolato saggiamente The Purple album e pubblicato sotto l’egida della Frontiers Records.

La setlist, come avrete sicuramente notato, è composta da titoli in grado di far rabbrividire di piacere qualsiasi amante della musica rock settantiana: Burn, Mistreated, Lay Down Stay Down, Stormbringer, Lady Double Dealer, You Keep on Moving sono alcune tra le perle più grandiose che la Mark III e la Mark IV dei Deep Purple hanno saputo partorire nel biennio 1974 - 1975 e vero vanto della carriera di Coverdale. L’operazione nostalgia è qualitativamente discreta, tanto da far chiudere -almeno inizialmente- un occhio pure agli intransigenti che più potrebbero criticare questa scelta dopo quattro anni di silenzio discografico da parte dei Whitesnake. In un disco composto da classici intramontabili, anche la durata superiore all’ora si dimostra comunque di facile assimilazione, rendendo il tutto abbastanza trascinante e, soprattutto, pregno di quella modernità che concede nuova verve a brani storicizzati. Non a caso, si parte col botto: l’immortale riff di Burn ci viene ripresentato con una distorsione chitarristica ben lontana dalla personale timbrica di Blackmore, regalando al pezzo un impatto molto heavy metal, con la piena consapevolezza di ciò che il verbo del serpente bianco ha enunciato dal 1977 ad oggi. Questa inflessione più metallica rispetto alle registrazioni originali è da tenere sott’occhio con particolare attenzione, visto che risuonerà praticamente in tutta la setlist e sarà croce e delizia del The Purple Album. You Fool No One e Love Child si mantengono sulla falsa riga della reinterpretazione dell’opening track: grandi assoli di chitarra, tecnica a profusione che spazza via le linee originali apportandovi sostanziali modifiche e lasciando riconoscibili solamente i canovacci di base. Se le prestazioni dello storico chitarrista dei Winger Reb Beach, finalmente non più relegato a seconda linea dall’estro creativo di Doug Aldrich, e del nuovo Joel Hoekstra siano positive sarà opinione personale; dal punto di vista tecnico ed oggettivo regalano un lavoro di ottimo livello che, tuttavia, farà storcere il naso ai puristi che non si ritroveranno più a portata d’orecchio il vibrato inconfondibile della stratocaster di Blackmore. Tra i brani spicca una grande prestazione della sezione ritmica in Lady Double Dealer, da sempre uno dei brani più sparati dei Deep Purple e di sicuro effetto, con un assolo di alto livello con legati e tapping a profusione, infarcendo una linea ritmica strabiliante con tecnica di grande qualità. Per trovare il livello massimo di Coverdale, invece, bisogna andare a concentrarsi sui brani più quieti: vuoi per l’età che, ovviamente, passa per tutti, vuoi per l’assenza di un secondo cantante della qualità di Glenn Hughes, i brani più energici sembrano mancare di quel quid in più, che gronda invece dalle registrazioni originali. Nulla di eclatante, in fondo è una cosa naturale. Eppure nella reinterpretazione di Mistreated, pur orfana del succitato The Voice of Rock, David Coverdale si dimostra ancora un cantante di altissimo livello con delle corde vocali tutt’altro che erose dal tempo. Tra la cadenzata Might Just Take Your Life e la potente Stormbringer, rivisitata in modo più che buono, spicca la perfetta Lay Down Stay Down che -banalità- pur non essendo in grado di competere con l’originale, mette in mostra una band in gran forma.

Cosa ci lasciano alla fine, questi Whitesnake in versione cover-band deluxe? Qualcosa di buono e qualcosa di meno buono, senza ombra di dubbio. Nessuno si aspettava un lavoro che potesse impensierire in qualsiasi momento l’eccellenza dell’originalità, nemmeno lo stesso Coverdale, sicuramente sprovvisto della presunzione personale di potersi avvicinare ai fasti di un tempo. Su queste basi poniamo le riflessioni conclusive al The Purple Album: il disco si lascia ascoltare con piacere, la produzione è eccellente ed il sound degli strumenti è bilanciato sin nei minimi particolari, offrendo a tutti lo stesso spazio di mettersi in mostra e di misurarsi con i mostri sacri del passato. La coppia d’asce formata dall’esperto Reb Beach e dal nuovo entrato Joel Hoekstra, ci presenta un lavoro certosino che fa della saturazione heavy metal, dell’uso del wah-wah e della tecnica strumentale affinata, un marchio perfettamente distinguibile. La sezione ritmica composta da Michael Devin e Tommy Aldridge fornisce una prestazione altrettanto convincente e solida. David Coverdale si dimostra ancora in gran forma, dando una personale reinterpretazione delle sue linee vocali e, pur essendo sprovvisto del fido compagno Glenn Hughes, si difende bene lungo tutta la registrazione, mascherando i difetti che l’età, immancabilmente, comporta. Nonostante ciò, The Purple Album non è un disco esente da difetti: pur trattandosi sostanzialmente di un tributo, è innegabile che l’aspettativa da parte dei fan dei Whitesnake fosse molto alta e che, probabilmente, potrebbe non essere ripagata dopo questi quattro anni d’attesa intercorsi dalla pubblicazione di Forevermore. Inoltre, i cari e vecchi fan dei Deep Purple storceranno il naso nel sentire rivisitazioni un po’ troppo moderne, dove non vi è quasi nulla del tocco sensazionale di Ritchie Blackmore, né dell’estro creativo dell’hammond di Jon Lord, i due veri mostri sacri che hanno condotto la band inglese in cima alla montagna delle leggende della musica hard rock. Forse verrebbe da chiedersi in che modo avrebbe potuto contribuire e migliorare questo album la presenza del nostro favoloso Michele Luppi, entrato in formazione come corista e tastierista a registrazioni già ultimate. Magari non sarebbe cambiato nulla, ma se ci poteva essere un ugola di hughesiana memoria a impreziosire le interpretazioni di questo tributo, allora sarebbe proprio stata quella del nostro cantante emiliano. In conclusione, The Purple Album è un disco di discreto livello complessivo, utile per riscoprire i capolavori che hanno fatto nascere la stella di David Coverdale. Una stella che, nonostante gli anni trascorsi, continua a brillare nel firmamento dell’hard rock. E lo farà ancora per molti anni.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
76.04 su 22 voti [ VOTA]
Luka2112
Mercoledì 10 Febbraio 2021, 22.58.03
20
Personalmente apprezzo proprio l’idea di reinterpretare i brani secondo le nuove coordinate “sonore” dell’attuale band in questione.Qualcuno storcerà il naso,ma addirittura criticare i musicisti in questione è assurdo.Inutile fare dei confronti con i brani originali che tutti quanti conosciamo,queste sono altre versioni, Coverdale è ancora dignitoso,Tommy Aldridge è una leggenda vivente ancora in grado di insegnare qualcosa a molti giovani batteristi.
paju
Sabato 9 Gennaio 2021, 8.16.34
19
che cagata pazzesca. non me l aspettavo da Coverdela un passo falso di cotanta inutilita'
DP
Venerdì 6 Maggio 2016, 12.22.15
18
Metal Shock in parte sono d ' accordo , come aspresso nel mio precedente commento la idea di omaggiare la band che lo rese grande era anche buona ma assolutamente inadatta al sound attuale della band.....troppo " pesante " per dar nuovo lustro a brani ricchi di pathos blues . Non tanto per la sua voce ( gli anni purtroppo passano e oramai siamo abituati da diverso tempo a sentire Coverdale cantare un tono sotto ) che rimane sempre carismatica ma sono gli interpreti scelti completamente fuori ruolo causa la loro eccessiva aggressivita' metallica e approccio pirotecnico . Che dire di Tommy Aldridge che mena come uno squallido batterista da cantina e che sembra uscito dai MUPPET SHOW ( giusto li poteva suonare ) e gli altri che vogliono per forza di cose meravigliarci con cascate di note e accordi virtuosi da far impallidire anche Van Halen ? Non ci siamo propio . Immaginiamo 30 anni fa' la line up storica ri-suonare i stessi brani. . Con la classe innata di Marsden , Moddy , Murray , Lord e Paice e con Coverdale nel pieno della sua maturita' la musica sarebbe stata completamente diversa . Ripeto.....idea buona ma sbagliato il periodo che rende questo disco noioso e a tratti addirittura brutto .
Metal Shock
Venerdì 8 Aprile 2016, 22.09.21
17
Gia gli ultimi due album erano brutti ma qui si tocca il fondo. Che senso ha fare un disco di cover di "suoi" vecchi brani cantati e suonati peggio?
Rob Fleming
Venerdì 8 Aprile 2016, 19.01.07
16
Anch'io pensavo peggio ed invece mi sono trovato ad apprezzare la metallizzazione di certi brani. Certo per quanto bravi Reb Beach e Joel Hoekstra non avranno mai il tocco di Ritchie. Però, nella recensione avrei speso piuttosto due parole su Holy Man che su Stormbringer è ad appannaggio del solo Hughes. Inoltre, se, mi permettete, ritengo che sia proprio sbagliato scrivere "nella reinterpretazione di Mistreated, pur orfana del succitato The Voice of Rock...". Mistreated è il brano per antonomasia di Coverdale dove Hughes si sente solo nel finale con dei vocalizzi in falsetto. Dove si sente invece la mancanza di Glenn Hughes è in You Keep On Moving uno dei loro brani più belli di sempre. Il gruppo sopperisce bene, ma ovviamente non è la stessa cosa. 75
tpr
Venerdì 27 Novembre 2015, 20.39.23
15
io non vedo l'ora di rivederlo domenica per le nuove emozioni che potrà dare e per i ricordi memorabili che ormai lui , tra i pochi, saprà far tornare vividi nella mente e nel cuore. EVVAI.
DP
Lunedì 29 Giugno 2015, 15.20.01
14
E’ dal 1982 dopo Saints & Sinners che ero nuovamente impaziente nell’ ascoltare un loro nuovo album e per giunta una dedica speciale ai titanici Deep Purple…ok… i presupposti c’erano tutti ma che enorme delusione…..Ho cercato in tutti i modi di farmelo piacere analizzandolo solco dopo solco ma dopo diversi ascolti e facendo addirittura il buonista ( eliminando cioe’ la prerogativa della azione prettamente commerciale dai facili dollaroni dominante in DC negli ultimi tempi ) sono sempre piu’ convinto che The Purple Album rimane solo una buona idea di Coverdale nel rendere omaggio a coloro che lo hanno reso grande . Il lato negativo e’ dovuto in massima parte alla impostazione troppo dura , tagliente e indubbiamente metallara della band attuale il cui sound ha snaturato e sfigurato i brani originali rendendoli freddi e privi di quel groove caldo e unico che solo veri interpreti rock/blues possono trasmettere . Paradossalmente questo progetto sarebbe stato perfetto negli anni 80 quando prima di tutto la band era al top della sua creativita’ ma soprattutto quando nei veri Whitesnake e non una pallida imitazione di oggi militavano insigni maestri quali Lord , Murray, Paice, Marsden e Moody in cui scorreva e scorre ancora tanto sangue profondamente british blues . Inoltre mi rattrista dire che lo stesso Coverdale causa la non piu’ giovanissima eta’ ma la cui voce rimane al di la’ di tutto sempre affascinante perde mestamente e impietosamente il confronto con se stesso e le sue interpretazioni originali . Neanche il suo indiscusso carisma ha potuto cambiare le sorti ma e’ nella natura delle cose . Un disco che per chi ancora non conoscesse gli originali andrebbe anche bene ma in paragone col tempo che fu’ e' senza dubbio un fallimento assoluto . Mai come in questo caso il paragone e’ d’obbligo . In sostanza interpretato ed inutile che non apporta nulla sia perche’ composto da cover ma soprattutto totalmente privo di personalita’ . Chiariamo un concetto di base fondamentale della musica : un interprete puo' essere anche un grande virtuoso ma rimane un esecutore fine a se stesso e basta . La personalita' invece e' pura creativita’ dove un solo accordo o una singola nota trasmettono brividi e magia . Una prerogativa che fa’ la differenza……qualita’ specifica innata come il cosidetto " tocco musicale " …..o lo si ha oppure no. In sostanza se si finisce nel puntare tutto sugli effetti speciali per meravigliare l’ ascoltatore con valanghe di note suonate alla velocita’ della luce e con effetti degni di Guerre Stellari si finira' per suonare nel piattume generale come centinaia di altri musicisti . Ritengo quindi The Purple Album la eccezione che conferma la regola , nella idea si interessante ma completamente inadeguato per i brani proposti al contesto musicale della attuale band . Per finire , per quanto ho ammirato e amato DC preferisco malinconicamente ricordarlo e ascoltarlo ai vecchi gloriosi tempi quando la sua suadente , potente e graffiante voce rese immortale brani irripetibili facendo di lui leggenda .
DP
Lunedì 18 Maggio 2015, 19.27.20
13
DC rende omaggio ai suoi padri fondatori , coloro che lo hanno reso celebre . Purtroppo la sonorita' troppo moderna e " metallara " della attuale band ha privato i brani di quella magia e del groove che rese immortali i brani scelti . Sarebbe stato piu' logico e sensato proporre questo progetto quando vi suonavano mostri sacri quali Lord e Paice , Murray , Marsden e Moody ( i veri Whitesnake , ora solo una squallida e piatta riproduzione di loro stessi ) il quale sound sempre di matrice rock ma profondamente blues come in effetti erano i Purple avrebbe cancellato ogni minima differenza .
Zagor
Domenica 17 Maggio 2015, 10.47.11
12
queste sono mere operazioni commerciali punto,credo che chi ama coverdale( e sono convinto che chi segue dave non puo' non averli) abbia gia' tutti i lavori dei deep purple e dei whitesnake con lui sia i lavori in studio che live e quant'altro, se tutte le nostre star del rock-metal si mettessero a reincidere i loro capolavori solo perche' oggi la tecnologia permette molte piu' cose di allora....saremmo finiti! guardate michael schenker per esempiio non so quante c...o di volte ha reinciso 'doctor-doctor! ogni disco nuovo ne sforna una versione nuova!roba per collezionisti insomma! io mi temgo stretto i lavori originali e mi bastano!
Marco
Venerdì 15 Maggio 2015, 22.00.49
11
Un buon album, ben suonato ...e signori è vero Coverdale non è più quello di un tempo ma rimane un grande ....unica pecca secondo me la versione di Sail Away e altra cosa : Ok la mancanza del compianto Lord ...ma se ci fosse stato Glenn Hughes ????!!!!! Sarebbe stato davvero un sogno .. Ma secondo voi perché Glenn non ha partecipato ??? Ok , non fa parte della Band però in questo album almeno un brano con David .....
Gian
Venerdì 15 Maggio 2015, 20.31.45
10
i soldi son pochi e li devo dare ad un afono che fa cover?
Slow
Venerdì 15 Maggio 2015, 16.18.34
9
@Steelminded: ci puoi giurare! Sta roba la lascio volentieri ai fan dei Whitesnake americani. (Dave, ti prego, ritirati, non ti si può vedere, c'hai un'età, non puoi fare lo sciupafemmine come tanti anni fa, è tristissimo )
Joker
Venerdì 15 Maggio 2015, 11.32.31
8
Devo ammettere che da grande fan degli Snakes sono rimasto un tantino deluso quando ho scoperto la notizia della rivisitazione del trio Burn/Stormbringer/Come Taste The Band. Ricordo che a due giorni di uscita da Forevermore avevo letteralmente le palpitazioni! Ad ogni modo l'ho ascoltato due volte di fila e, beh, David riesce sempre a tirare fuori il meglio di se, mi aspettavo molto peggio! Siamo lontani anche dalla Burn-Stormbringer di "Live... In The Shadow Of The Blues" come prestazioni vocali, ma questo alla fine ci stà, penso che si sia accettato un pò tutti, volenti o nolenti. @dany bg, ci vedremo a Milano . E spero tutti voi vi facciate il mini-tour color porpora facendovi DP e WS a Novembre, speriamo Gilli e Dave siano in serata... Peace! \m/
zorro61
Venerdì 15 Maggio 2015, 9.37.26
7
Ci può stare, sono brani dove lui ha cantato 40 anni fa. Altra storia altri tempi, sembra anche che fosse un desiderio di Jon Lord, in definitiva pensavo peggio.
Steelminded
Venerdì 15 Maggio 2015, 0.57.09
6
Solo chisselo compra questo? C'abbiamo tutti e preferiamo tutti gli originali o no?
Steelminded
Venerdì 15 Maggio 2015, 0.56.27
5
...a me il periodo Coverdale nei DP piace tantissimo, ma veramente tanto - la sua voce è fantastica, insieme a Glen Hughes una coppia incredibile...
dany bg
Giovedì 14 Maggio 2015, 11.05.15
4
da grande fans del serpente bianco speravo in un nuovo lavoro di inediti, questo lo reputo più un "the best" rivisitato di Coverdale. Rimane sempre un piacere comunque sentire i brani della scaletta e non sono d'accordo con Satana riguardo la voce di Coverdale che per me rimane sempre una delle voci più calde ed espressive dell' hard rock. li aspetto comunque dal vivo a Milano dove non vedo l'ora di sentirli
Carlos Satana
Giovedì 14 Maggio 2015, 10.26.19
3
Nemmeno una parola sul fatto che Coverdale ormai canti in maniera orrenda (quella Stormbringer la cantava pure il nonno di Lemmy)? Dal vivo è alla frutta da anni, ma ormai nemmeno su disco si regge, che tristezza.
Enomis
Mercoledì 13 Maggio 2015, 16.19.16
2
Per me tutte ottime reinterpetazioni; a vedere la sola tracklist andrei di 100 sicuro, per evitare di essere trasportato dall'amore personale per quei fantastici brani però mi attesto su un più adeguato 80. Personalmente ho apprezzato la produzione un po' più "metal" dei pezzi, per il resto mi trovo perfettamente d'accordo con il recensore.
edward 64
Mercoledì 13 Maggio 2015, 15.33.04
1
Lo trovo un ottimo album .... anche se manca tanto l Hammond di jon lord☆★☆
INFORMAZIONI
2015
Frontiers Records
Hard Rock
Tracklist
1. Burn
2. You Fool No One
3. Love Child
4. Sail Away
5. The Gypsy
6. Lady Double Dealer
7. Mistreated
8. Holy Man
9. Might Just Take Your Life
10. You Keep On Moving
11. Soldier of Fortune
12. Lay Down Stay Down
13. Stormbringer
Line Up
David Coverdale (Voce)
Reb Beach (Chitarra)
Joel Hoekstra (Chitarra)
Michael Devin (Basso)
Tommy Aldridge (Batteria)
 
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