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KORN - Korn Kovers - Rivisitazioni in chiave nu metal
14/08/2023 (794 letture)
In campo nu metal uno dei misteri ancora oggi irrisolti riguarda il fantomatico Korn Kovers, un album di re-interpretazioni in linea teorica pronto nel 2005 e finito invece nel limbo noto come development hell, zona grigia nella quale sostano progetti annunciati ma differiti tanto a lungo da non vedere mai la luce del giorno. Non siamo perciò di fronte a un Chinese Democracy (ruolo spettante al decennale Still Sucks dei Limp Bizkit) quanto ad un vero e proprio unreleased full-length, equiparabile a Look Outside Your Window degli Slipknot (a sentire il Clown in dirittura d’arrivo…) o allo sfortunato Eros dei Deftones.
L’obiettivo dell’articolo è quindi sistemare le notizie frammentarie legate a Korn Kovers e, una volta ricostruitone il quadro, allargare lo sguardo a tutte le altre cover eseguite dalla band a partire dal 1993, un tour de force in omaggio ai pochi irriducibili completisti del nu metal.

KORN KOVERS (2004 - …)
Le prime voci di corridoio su un ipotetico KK risalgono all’ottobre 2004, ma solo nel gennaio 2005 Theprp.com diffonde una tracklist provvisoria elencando i seguenti brani: Erotic City (Prince), Love My Way (The Psychedelic Furs), Fight the Power (Public Enemy), Shout at the Devil (Mötley Crüe), Paranoid (Black Sabbath), Diary of a Madman (Ozzy Osbourne), We Care a Lot (Faith No More) e Head Like a Hole (Nine Inch Nails). In questa news mancano dettagli relativi alla pubblicazione (altre fonti dicono aprile 2005), in compenso veniamo a sapere che Fight the Power e Head Like a Hole avranno ospiti Lil’ Jon e Chester Bennington dei Linkin Park.
Nel medesimo anno esce See You On the Other Side e dunque il cover album si trova “panchinato” fino a luglio 2007, quando Jonathan Davis in un’intervista con Blabbermouth afferma che la band ha già ultimato le registrazioni di Head Like a Hole, Love My Way e We Care a Lot; il frontman nell’occasione aggiunge alla propria lista dei desideri anche Lookout Weekend (Debbie Deb), mentre non si hanno garanzie in merito a God of Emptiness (Morbid Angel), realizzata -pare- nel 1999 durante le sessioni di Issues. È ancora JD a testimoniare la bontà dell’operazione nel novembre 2008, peccato si debba attendere The Serenity of Suffering (2016) per ricavare da Fieldy, Davis e Ray Luzier nulla più che una nebulosa conferma di un work-in-progress gestito nel tempo libero fra un disco e l’altro. L’ultimo aggiornamento, a cura del buon Munky, è del 2019 e grazie alle sue parole (there’s a handful of cover songs that nobody’s ever heard before) si riaccende una fiammella di speranza, alimentata qualche tempo dopo da Head (we have five or six done) e in maniera indiretta anche dal singer che, pur girandoci intorno, assicura i korniani di tutto il mondo attraverso l’ermetica One day it’ll see the light of day.

Ci fidiamo? Mah, intanto già dal 2005 si possono ascoltare quantomeno due brani, ovvero Fight the Power e Love My Way: il primo, inserito nella colonna sonora di XXX: State of the Union, vede come ospite Xzibit e non Lil’ Jon (il rapper è comunque il produttore ed entrambi figurano nello spassoso videoclip di Twisted Transistor), il secondo -fornito delle backing vocals di Paul Exeter Blue I (cantante dei Deadsy nonché figlio di Cher e Gregg Allman)- ha ricevuto qualche sporadico passaggio in radio consentendo la trascrizione in mp3 e l’upload su Youtube. Rap metal “da strada” l’uno, intrigante rilettura nu metal di una traccia new wave l’altro; ugualmente penalizzati dalla qualità audio, sono gli unici esempi diretti germinati da Korn Kovers e al momento i restanti brani accumulano polvere in sconosciuti archivi digitali…

KORN KOVERS TRACKLIST (?)
1. Diary of a Madman (Ozzy Osbourne)
2. Erotic City (Prince)
3. Head Like a Hole (Nine Inch Nails) feat Chester Bennington
4. Love My Way (The Psychedelic Furs) feat Paul Exeter Blue I
5. We Care a Lot (Faith No More)
6. Fight the Power (Public Enemy) feat Xzibit
7. Paranoid (Black Sabbath)
8. Shout at the Devil (Mötley Crüe)
9. Lookout Weekend (Debbie Deb)
10. God of Emptiness (Morbid Angel)


NU METAL COVERS (1993-2023)
Essendo il materiale proveniente da Korn Kovers a dir poco esiguo (2 su 10 è davvero un magro bottino), cerchiamo di rimpinguare l’articolo mediante una carrellata dei brani rivisitati dal gruppo nell’ormai trentennale carriera. Non fatevi intimorire, ce n’è per tutti i gusti: sorprese natalizie, inaspettati omaggi al thrash e al prog, sfizi pop, doverosi rimandi al rap, citazioni/parodie dell’hair metal e featuring di alta caratura. Insomma, la varietà non manca e ora -giocando al “ce l’ho, mi manca”- provate a determinare il vostro livello di completismo korniano.

Christmas Song (A Visit from St. Nicholas, 1994)
Nonostante la calura estiva, il primo brano ci trasporta direttamente a un’atmosfera natalizia: Christmas Song, edita nel 1994 dalla Epic Records su un promo red vinyl e sulla cassetta B-Sides, è una curiosa quanto malsana rivisitazione di A Visit from St. Nicholas/’Twas the Night Before Christmas, nota poesia del 1823 attribuita a Clement Clark Moore o a Henry Livingston Jr. Ai Korn bastano due minuti per dilaniarla e immergerla in uno scenario a dir poco inquietante, rotto sul finale dallo scat enigmatico di Jonathan Davis. Presente anche nelle compilation Christmas Time in the LBC (1996) e Kevin & Bean’s Last Christmas (1999).

It Takes Two/La Di Da Di (Rob Base & DJ E-Z Rock/Doug E. Fresh & Slick Rick, 1994)
Alternative, crossover o funk metal allo stato brado? Tutte e tre: il sound molleggiato (e sotto steroidi) del classicone Ball Tongue non fa mai prigionieri dal vivo, meglio ancora se inframezzato da It Takes Two/La Di Da Di, un mini-medley in pura salsa beatboxing/hip-hop anni ’80. Proposto fin dal 1994 (in base a quanto riportato da Setlist.fm), tale omaggio al rap mette subito in chiaro i gusti di una band assai lontana dai crismi dell’ortodossia metallara.

U Mean I’m Not (Black Sheep, 1994)
Lo stesso dicasi per U Mean I’m Not del duo East Coast Black Sheep, tratta dal loro debut album A Wolf in Sheep’s Clothing (1991). Utilizzata dai Korn come interludio tra un brano e l’altro, questa cruda e frenetica rappata di un minuto sottolinea(va) ulteriormente quanto contasse il linguaggio hip-hop nel Dna nu metal.

Wicked (Ice Cube, 1996)
Apparsa live già nel ’94, la cover di Ice Cube (da The Predator, 1992) viene aggiunta alla tracklist di Life Is Peachy con il flow di un irriconoscibile Chino Moreno a duettare insieme allo scat vorace di JD. Gemma del West Coast hip-hop/gangsta-rap, la Wicked originale rimane imbattibile, ma la versione Korn/Deftones porta a casa un risultato di buon livello.

Lowrider (War, 1996)
Niente più che un divertissement: tra A.D.I.D.A.S. e Ass Itch, questo breve interludio recupera la Low Rider dei War (Why Can’t We Be Friends?, 1975) offrendo una pausa in mezzo alle opprimenti atmosfere di Life Is Peachy. Cinquantotto secondi, Jonathan alle cornamuse e la voce di un Brian “Head” Welch bello impasticcato. Avanti così.

Bored (Deftones, 1996)
Grazie al canale Youtube Kornmemorabilia è stato diffuso un video di alcune prove risalenti al 1996 dove il gruppo si diletta, per meno di un minuto e mezzo, a cantare Bored, singolo da Adrenaline degli amici/rivali Deftones. L’aria di cazzeggio è palese (vero Fieldy?), tuttavia i rare footage non si buttano mai via.

Engine No. 9 (Deftones, 1997)
Nel 1997 ai concerti era frequente la riproposizione di Engine No. 9, una delle migliori canzoni firmate dai Deftones più aderenti al sound nu metal. Inserita spesso in coda a No Place to Hide, la cover vedeva i fulminei botta e risposta fra Jonathan e i contro cori di Head, ricalcanti l’energia grezza della nona traccia di Adrenaline.

Earache My Eye (Cheech & Chong, 1998)
Hidden Track di Follow the Leader, Earache My Eye ripesca quei fattoni di Cheech & Chong e li catapulta a fine ’90 in mezzo ai riff grassi della premiata ditta Head/Munky. Ignorante fino al midollo e corredato da un breakdown godurioso, il pezzo vede il featuring al microfono dello stesso Cheech Marin e termina il disco all’insegna di un clima a dir poco festaiolo.

I Ain’t Goin’ Out Like That (Cypress Hill, 1998)
L’influenza dei Cypress Hill sul Korn-Sound è incalcolabile (We just straight ripped off them in the beginning; there would be no Korn without CP), quindi un tributo ai beniamini di riferimento andava fatto obbligatoriamente. L’occasione giusta sono i trionfali concerti del 1998, anno in cui il nu metal conquista il mainstream americano e Follow the Leader ne diventa il simbolo al pari del Family Values. Proprio durante le tappe del celebre tour i ragazzi di Bakersfield, prima di Got the Life, erano soliti eseguire un breve spezzone di I Ain’t Going Out Like That, il cui titolo veniva cantato all’unisono da una folla per la quale rap e metal andavano di pari passo.

We’re Not Gonna Take It/Rock You Like a Hurricane/Shout at the Devil/Talk Dirty To Me/Here Come the Bastards (Twisted Sister/Scorpions/Mötley Crüe/Poison/Primus, 1998)
Show indimenticabile quello del 31/10/1998: al Patriot Center di Fairfax in Virginia, i Korn -vestiti da hair metal band- allestiscono uno spettacolo di Halloween con i fiocchi rifacendosi (con intento parodico?) a diverse icone di quell’epoca. Dalla trascinante We’re Not Gonna Take It all’immortale Rock You Like a Hurricane fino agli strabordanti ritornelli di Shout at the Devil, i californiani apportano alle cover ottantiane il loro tocco personale (basso in costante evidenza, qualche harsh di Head, l’istrionismo di JD) in una serata dove contava solo il puro divertimento. In uno scenario del genere si possono dunque accettare perfino la scazzata Talk Dirty To Me con Fieldy al microfono e una sghemba Here Come the Bastards dei Primus a precedere il saluto finale, una All in the Family con i Limp Bizkit.

JINGLE BALLS (James Lord Pierpont, 1999)
Pubblicata nel ’99 all’interno di All Mixed Up (EP coevo al quarto album Issues), la storpiatura della natalizia Jingle Bells viene condotta mediante un accorgimento nel titolo e inedite frequenze simil-death metal. Il compositore James Lord Pierpont, sentendola, avrebbe perso i sensi.

Seasons in the Abyss/South of Heaven (Slayer, 1999/2000)
Dopo tanto rap giunge il momento del thrash metal: nel ’99 (si veda l’esibizione a Woodstock del 23 luglio) My Gift To You veniva anticipata dall’intro di Seasons in the Abyss e nel 2000 la reverenza nei confronti degli Slayer si materializzava nella cover strumentale di South of Heaven, di cui rimane ottima testimonianza nei video del Rock im Park, con alla batteria l’ex-Faith No More Mike Bordin a sostituire l’infortunato David Silveria.

One (Metallica, 2003)
L’MTV Icon del maggio 2003 ha rappresentato un particolare tributo ai Metallica, celebrati da figure di spicco del pop-punk (Sum 41, Avril Lavigne), dell’hip-hop e ovviamente del nu metal. Oltre alla Nothing Else Matters degli Staind e alla formidabile Welcome Home/Sanitarium dei Limp Bizkit, anche i padrini Korn mostrano i loro ossequi tramite la cover di One, accorciata rispetto all’originale (per esigenze televisive?) ma capace in ogni caso di riscuotere il plauso degli astanti nonché dei diretti interessati. Traccia fantasma di Take a Look in the Mirror, la nu-metallizzazione di One potrebbe (forse) piacere anche a qualche trasher open-minded.

Word Up! (Cameo, 2004)
1994-2004. A dieci anni dal mitico self-titled il gruppo sceglie di ripercorrere la prima fase della carriera mediante Greatest Hits vol. 1, raccolta in cui figurano anche due inediti sotto forma di cover. Apre le danze Word Up!, scoppiettante re-interpretazione dei Cameo da cantare a voce alta in macchina o sotto la doccia senza alcun tipo di vergogna. Leggera e molto catchy, non stanca neanche dopo ripetuti ascolti, garantito.

Another Brick in the Wall Pt. 1, 2, 3 (Pink Floyd, 2004)
Quando una band sceglie di affrontare i mostri sacri già sa di rischiare grosso, figuriamoci poi se è in ballo una canzone leggendaria come Another Brick in the Wall. Ai Korn comunque piace la sfida e allora ecco sette minuti di riff colorati di nu metal, il massimo rispetto e l’impegno vocale di Jonathan Davis e gli iconici cori dei bambini a firmare l’ultimo brano realizzato dalla line-up originale prima dell’addio di Head.

Goodbye Cruel World (Pink Floyd, 2004)
In coda alla registrazione di Another Brick in the Wall si pone anche la fugace Goodbye Cruel World, nei live utilizzata dopo la Pt. 3 come sigillo a questa inaspettata devozione pinkfloydiana. Esperimento riuscito? Ai lettori (e agli ascoltatori) l’ardua sentenza.

Hey Man, Nice Shot (Filter, 2006)
Il 19 agosto 2006, in una tappa del risorto Family Values, a rendere unico l’encore ci pensa Hey Man, Nice Shot, caposaldo nella discografia degli industrial/alternative Filter. Purtroppo, esiste solo un video (sul canale Youtube ufficiale) nel quale spezzoni del backstage si alternano alla performance, frammentaria e minata da un pessimo audio. Non valutabile.

Creep/Make Me Bad-In Between Days (Radiohead/The Cure, 2007)
Giusto un accenno a questi due pezzi visto che ne abbiamo parlato in modo specifico all’interno della recensione dell’MTV Unplugged. Jonathan, identificandosi nel weirdo del testo radioheadiano, fa sua l’arcinota Creep mentre nel mash-up Make Me Bad/In Between Days corona il sogno di cantare al fianco del suo idolo Robert Smith.

Kidnap the Sandy Claws (The Nightmare Before Christmas, 2008)
Nel 2008, in occasione del quindicesimo anniversario dall’uscita del film The Nightmare Before Christmas, viene dato alle stampe un album in cui varie band si prestano a ricantare i brani della pellicola secondo il proprio identikit musicale. JD e soci non si fanno pregare e confezionano Kidnap the Sandy Claws, un gioiellino nu metal teatrale, enfatico e pienamente calato nello spirito “gotico con i lustrini” di marca burtoniana.

We Will Rock You (Queen, 2008)
Difficile resistere al fascino di una delle canzoni arena-rock per eccellenza: il tum tum cha di We Will Rock You è inattaccabile e ha l’ulteriore pregio di incastrarsi con notevole scioltezza tra il primo ritornello e la seconda strofa di Coming Undone, quindi perché non usarlo ai concerti? Ecco appunto, dal 2008 (circa) l’esecuzione di Coming Undone + We Will Rock You è divenuta ormai una piacevole consuetudine in grado di scuotere l’intera folla.

Breathe [reprise] (Pink Floyd, 2011)
E sono tre. Nel 2011 i Korn esternano di nuovo l’ammirazione per i Pink Floyd mediante la reprise di Breathe, nella tappa del 28 giugno a Piazzola sul Brenta eseguita con Munky alla voce. Visionabile soltanto grazie a video amatoriali su Youtube, non è possibile confrontarla con gli altri rimandi pinkfloydiani trattati in precedenza.

Roots Bloody Roots (Sepultura, 2013)
19/10/2013. Una data che i Korn non dimenticheranno facilmente: quell’anno il Monsters of Rock si tiene a San Paolo in Brasile e i fondatori del nu metal hanno l’onore di suonare Roots Bloody Roots in compagnia di Andreas Kisser e Derrick Green. L’emozione non manca (date un’occhiata al behind the scenes antecedente la performance on stage) eppure la band, coadiuvata dai due membri dei Sepultura, centra l’obiettivo regalandosi una serata più unica che rara.

Sabotage (Beastie Boys, 2015)
Qui si gioca pesante. Korn e Slipknot insieme per una cover dei Beastie Boys! Solo invidia per il pubblico londinese che a Wembley, il 23 gennaio 2015, ha la fortuna di assistere a un’esibizione rap metal condotta da due mostri sacri del nu/alternative i quali, a giudicare dai filmati, si sono divertiti un mondo nell’omaggiare un nome storico dell’hip-hop.

We Care a Lot (Faith No More, 2016)
Ma We Care a Lot non era presente nella tracklist del fantomatico Korn Kovers? Certo, ma chi ci assicura che la versione licenziata nel 2016 sia la medesima del 2004/2005? Nessuno, quindi la consideriamo a parte. Opener della compilation Decade of Destruction uscita per il trentennale di Metal Hammer, We Care a Lot riporta al crossover/funk metal dei primi Faith No More, un’altra influenza determinante per i nostri e per molte line-up nu metal.

The Devil Went Down to Georgia (Charlie Daniels, 2020)
A luglio 2020, a poche settimane dalla scomparsa di Charlie Daniels, il gruppo ricorda la storica figura del country per mezzo di una cover del suo brano più affermato, The Devil Went Down to Georgia. Insieme al rapper Yelawolf, i cinque impostano un singolare country rap/nu metal che di certo non passa inosservato.

Would? (Alice in Chains, 2020)
Nello stesso anno il MoPOP (Museo della Cultura Pop di Seattle) ha insignito gli Alice in Chains del Founders Award, un riconoscimento prestigioso al quale è seguito un grande concerto loro dedicato. I Korn scelgono Would?, pietra miliare del grunge trasposta con attenzione e fedeltà, degno tributo a una delle icone più rappresentative del filone esploso a inizio anni ’90.

I Want It That Way (Backstreet Boys, 2022)
Chiudiamo la lista con un po’ di leggerezza: nel 2022 la band stupisce tutti pubblicando sull’account ufficiale di TikTok (…) una mini-cover di I Want It That Way, hit dei Backstreet Boys di fama planetaria. Eseguita a cappella, è divenuta perfino virale sul social del momento e quel buontempone di Head, come sempre accade nelle circostanze dove il divertimento la fa da padrone, si dimostra il mattatore strappando più di un sorriso a tutti quanti.

P.S. (indicazioni conclusive)

Le date per le cover dal vivo indicano la prima esecuzione attestata; in alcuni casi non si ha la sicurezza del 100% (La Di Da Di/It Takes Two, We Will Rock You), però le fonti disponibili non sono molte e Setlist.fm rimane ancora la più attendibile.
Ovviamente il gruppo continuerà a proporre nuove re-interpretazioni e l’intento è quello di aggiornare il nostro elenco di volta in volta, inserendo ulteriori parti nel testo oppure facendo brevi segnalazioni nei commenti.
In ultimo, se qualcuno si dovesse accorgere di una o più canzoni mancanti, non esiti a comunicarlo nello spazio dei commenti in fondo all’articolo: in ricerche di questo tipo è inevitabile che qualcosa sfugga sempre, quindi, ogni suggerimento non può che essere ben accetto.



Nu Metal Head
Giovedì 17 Agosto 2023, 1.15.45
3
Sì è vero anche \"Wicked\", come ho fatto a tralasciarla? Comunque le ho ascoltate ed eleggo a mia preferita \"Fight the power\", bella cattiva!
Indigo
Mercoledì 16 Agosto 2023, 21.29.51
2
@Numetalhead, sono contento che l\'articolo ti sia piaciuto e anche per me le cover natalizie sono tra le migliori In generale le mie preferite sono Word Up, Kidnap the Sandy Claws, Christmas Song e Wicked, mentre di quelle eseguite dal vivo ti direi Sabotage e il mini-medley all\'interno di Ball Tongue. Come scritto a fine testo, se la band eseguirà nuove reinterpretazioni lo segnalerò qui mantenendo così l\'elenco sempre aggiornato. Chissà poi se pubblicheranno davvero Korn Kovers: ormai sono passati tanti anni ma con loro mai dire mai...
Nu Metal Head
Martedì 15 Agosto 2023, 0.54.11
1
Bell\'articolo Indigo, complimenti! A dire il vero io ho sempre sostenuto che i Korn non siano proprio dei \"geniacci\" nelle cover: di quelle più note, che conoscono un po\' tutti quelli che li seguono, quella che mi esalta di più è manco a dirlo \"Jingle balls\"... Ma anche \"Christmas song\" non scherza, è malatissima... Quindi da ciò ne concludiamo che la band dà il meglio di sé stessa in ambito natalizio! Ce ne sono alcune che proprio non conosco per nulla, quindi quando ho un po\' di tempo per curiosità provo a sentire cos\'hanno combinato... Di nuovo grazie Indigo, un\'ottima idea la tua!
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