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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Cannibal Corpse - Bloodthirst
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09/01/2016
( 4924 letture )
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Era doveroso dedicare una recensione a Bloodthirst, settimo album dei Cannibal Corpse rilasciato, come sempre, dalla Metal Blade Records. Doveroso perché il senso dei rispolverati non è solo quello di ripescare classici e perle del passato, ma anche quello di rivalutare, dove avviene, il valore di certi lavori a distanza di 10 anni o più. Ed è proprio da quest'ultimo intento che nasce la recensione di Bloodthirst, un album che a distanza di anni si è dimostrato molto importante per la crescita stilistica del gruppo. Bloodthirst è un album che nonostante sia apprezzato un po' da tutti i fan del gruppo, rientra in quella serie di dischi post-Vile che suscitano pareri contrastanti; i quattro lavori usciti dopo l'esordio di Fisher son tuttora oggetto di discussione, tra chi li trova validi e chi ritiene che quel periodo sia il più debole di tutta la carriera del gruppo. Non è poi tanto sbagliata quest'ultima visione, se pensiamo ai dischi usciti da Kill in poi. Ma Bloodthirst, in qualche modo, è un disco che con il passare del tempo ha riacquistato valore, è stato rivalutato ed è un disco molto importante per la discografia del gruppo.
Partiamo dal fatto che come tutti sanno, i musicisti hanno sempre sfoggiato una tecnica non indifferente (e questa cosa ha avuto un peso enorme su tutto il death metal arrivato dopo), ma nonostante questo non hanno mai reso il sound meno violento e diretto. Con questo lavoro, i musicisti aumentano ancora di più la dose, andando a realizzare quello che è senza ombra di dubbio uno dei lavori più tecnici della loro carriera. Come sempre, non si tratta di virtuosismi, ma di riff veloci e complessi allo stesso tempo, con un continuo alternarsi di ritmiche dirette, groove e cambi di tempo che spaziano dai classici 4/4 passando per 3/4, 5/4, 6/4 e così via. Sembrano piccolezze, ma queste caratteristiche saranno sempre più all'ordine del giorno nella discografia del gruppo. D'altronde, quando affidi la stesura dei brani a musicisti come Alex Webster e Pat O' Brien, il risultato non può che essere questo. Piccola curiosità: i compagni di gruppo diranno sempre che il vero mostro di tecnica è Pat, tanto che alcuni pezzi, anche futuri, han richiesto ore ed ore di esercizi per essere imparati. Tra questi c'è la famosa Frantic Disembowelment (The Wretched Spawn, 2004), brano che il gruppo ha proposto live solo una volta proprio a causa della sua difficoltà). E sarà proprio la presenza dell'ex Nevermore che darà al leader bassista la possibilità di sbizzarrirsi sempre di più a livello tecnico. Nonostante ciò, i pezzi non perdono un briciolo di brutalità, suonando sempre aggressivi e diretti grazie a quel sound che ha preso forma a partire da Vile. Ci sono brani simbolo come Pounded Into Dust, Dead Human Collection, Ecstasy in Decay e Hacksaw Decapitation, altri gioielli come la pesantissima Unleashing the Bloodthirsty, dalle atmosfere funeree grazie al classico utilizzo di ritmiche più lente, Raped by the Beast, Blowtorch Slaughter e Condemned to Agony, una vera e propria perla ben più elaborata di quanto si pensi. Tutte canzoni che, pur assestandosi su uno stile monolitico, godono di una personalità data da precisi elementi, come può essere un ritornello, uno stacco di basso (Conffinfeeder) o dei riff particolari (Condemned to Agony). È poi superfluo sottolineare l'ottima prestazione al microfono di Fisher, che con il passare degli anni avrà anche perso un po' del suo smalto, ma sentire come cantava nel 1999 e sentirlo oggi, non fa quasi alcuna differenza. Da non sottovalutare l'importanza di Jack Owen, autore di due pezzi (The Spine Splitter e Raped by the Beast). Sorprende, in positivo, anche la prestazione di Paul Mazurkiewicz che, pur essendo il meno tecnico del gruppo, riesce sempre ad avere un tocco riconoscibile, personale e azzeccato nella sua semplicità; in un contesto tecnico e ricco di cambi di tempo, è un piacere sentire un batterista così preciso e in grado di convincere senza lanciarsi in virtuosismi inutili.
Ascoltare questo disco oggi che son passati più di dieci anni dalla sua uscita, fa un effetto particolare: non è invecchiato per niente. Sia in termini di songwriting che di produzione, se Bloodthirst uscisse oggi sarebbe comunque un ottimo disco, al passo coi tempi e per nulla datato. È questa la grandezza dei Cannibal Corpse da questo disco in poi: ogni uscita suona sempre fresca e mai vecchia (Kill del 2006 ne è un valido esempio). Si potrebbe definire Bloodthirst come il miglior full del gruppo rilasciato tra il 1998 ed il 2004? Sì, senza ripensamenti. È un disco che picchia come dovrebbe e che, grazie ad una durata di circa 34 minuti, si lascia ascoltare tutto d'un fiato. A distanza di anni, da qui in poi i Cannibal Corpse diventeranno sempre più abili sotto l'aspetto tecnico ma, nonostante questo, non perderanno mai la capacità di suonare diretti e brutali come sempre.
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12
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Dopo \"Vile\", per me è il capolavoro dei Cannibal Corpse con Fisher alla voce. Diciamo che è il loro picco massimo in termini di songwriting tecnico e articolato, pur non mancando mai comunque in brutalità, che rendono le songs tutte articolate ma anche molto dirette allo stesso tempo! Pezzi memorabili non mancano mai, come \"Pounded Into Dust\", \"Dead Human Collection\" (per me le megliori in assoluto), \"Unleashing The Bloodthirsty\", \"The Spine Splitter\", \"Ecstasy In Decay\", \"Sickening Metamorphosis\", \"Condemned To Agony\", che si aggiungono comunque a tutto il resto per un album superlativo e dannatamente incisivo, a \"fist in your face\" come si suol dire. Sempre stati dei maestri in questo, sempre tra i numeri uno in assoluto! |
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11
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Aspettando il nuovo album, ho dato una ripassata a questo qui. Decisamente ottimo. L’opener Pounded Into Dust è un pezzo praticamente perfetto, ma anche quello che viene dopo è una figata. Per me negli ultimi vent’anni solo raramente si sono ripetuti a questo livello. E comunque almeno fino a Bloodthirst la discografia dei Cannibal è da incorniciare. Voto 84 |
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10
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Ai tempi sulle riviste che compravo io prese 85/90 su 100. A me personalmente piacque un casino e ai miei amici in generale pure. Posso anche dire onestamente di non aver mai sentito parlar male di questo album dei CC. Secondo me Chuthulhu ti è capitata per caso una prospettiva anomala.. |
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9
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Ai tempi non piaceva a nessuno...mi dicevano di aver buttato i soldi perchè lo acquistai ...e adesso piace a tutti? Siete un pò strani a volte |
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8
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Grande album, una band che è una certezza, brani massacranti come piacciono a me! |
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7
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devastazione totale ,anche dopo 17 anni dalla pubblicazione . |
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6
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Questo è kill, i migliori dell'era collolungo. |
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5
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Nella top 3 dei dischi che mi piacciono di meno dei CC, discreto e nulla più, inferiore a Gallery e per tornare su ottimi livelli bisognerà aspettare Kill...70. |
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4
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forse il mio preferito dei Cannibal Corpse con Fisher! i Cannibal hanno sempre fatto dischi validi secondo me, nonostante ormai i fan sappiano cosa aspettarsi la band ripaga sempre le aspettative! |
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3
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Tra i miei preferiti dell'era Fisher, poi per me sono calati un po', comprato all'epoca, ogni tanto mi è di aiuto, nel devastare il povero pannello della mia macchinina... |
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2
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Non il mio preferito...ma comunque un buon album...Dead human Collection la mia preferita..7,5 per me..diciamo che loro sono sempre stati una garanzia pur ripetendosi. Il che non e' un male se le cose son fatte bene. |
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1
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Molto sottovalutato come disco, per me un 90 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Pounded Into Dust 2. Dead Human Collection 3. Unleashing The Bloodthirsty 4. The Spine Splitter 5. Ecstacy In Decay 6. Raped By the Beast 7. Coffinfeeder 8. Hacksaw Decapitation 9. Blowtorch Slaughter 10. Sickening Metamorphosis 11. Condemned to Agony
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Line Up
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George Fisher (Voce) Pat O'Brien (Chitarra) Jack Owen (Chitarra) Alex Webster (Basso) Paul Mazurkiewicz (Batteria)
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