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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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07/04/2016
( 6554 letture )
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La nostra amata musica è ricca di band che ci hanno emozionato nel corso degli anni, alcune hanno mantenuto un livello musicale costante, altre ci hanno deluso, ma resuscitando dalle proprie ceneri ed altre ancora hanno definitivamente gettato la spugna; la notizia del ritorno di Mike Howe nei Metal Church ha riempito i cuori di molti metalhead sparsi per il globo. Le domande su come sarebbe stata una band seminale ed importante come la “Chiesa del metallo” dopo alcuni album veramente sottotono e con i cambi alla voce succeduti negli anni erano molteplici; il primo splendido omonimo album e il secondo The Dark con la voce al vetriolo del compianto David Wayne avevano regalato emozioni e metal a profusione, l’arrivo di Mike Howe nel 1989 con lo splendido Blessing in Disguise fu un fulmine a ciel sereno con un disco impressionante confermando il loro splendore con il seguente The Human Factor in modo diverso ma altrettanto contundente. Due anni dopo, il famigerato Hanging the Balance, oltre all’orribile copertina non possedeva in alcun modo la spettacolarità del suono e delle composizioni targate Metal Church, nonostante l’incredibile voce di Mike Howe; i seguenti vent’anni hanno consegnato solamente cinque album discreti ma assolutamente lontani da quello che rappresentava il moniker. 2016, XI, l’anno domini della rinascita dei Metal Church con un disco compatto e nello stesso tempo variegato, spaziando dall’heavy/thrash che li ha caratterizzati a più “morbide” sonorità prettamente heavy americane, come nello stile della band. Il ritorno del figliol prodigo in seno alla band ha generato aspettative importanti. Operazione commerciale? Assolutamente no, un ritorno certamente inaspettato, ma che ha saputo regalare ciò che ognuno di noi aspettava: un album granitico, suonato splendidamente ed architettato nel miglior modo possibile; la voce di Mike Howe non ha perso smalto, ma ha saputo ricamare armonie adatte ai riff pensati e composti da Mr. Kurdt Vanderhoof coadiuvate dal fido Rick Van Zandt e con una sezione ritmica di tutto rispetto capitanata da Jeff Plate dietro ai tamburi (già con Savatage, Trans-Siberian Orchestra e da otto anni con i propri Metal Church), oltre all’affidabile e possente Steve Unger al basso.
L’album si apre in modo egregio, il riff di Reset entra immediatamente in circolazione; 2/4 e via, attendendo l’ingresso di Mr. Mike Howe, del quale bastano pochissimi secondi per rendersi conto di chi abbiamo di fronte. Il brano è tirato e lineare con il riff portante che mantiene vive le linee vocali del nostro, rimarcando la forza che ha questa band quando è a proprio agio nell’unione della band stessa, il solo regala tecnica e maestria per rientrare nella base del pezzo. L’arpeggio di chitarra di Signal Path a sua volta ci introduce nel riff di un brano uscito da quel Blessing in Disguise di ventisette anni fa, come un invisibile filo rosso ci riporta a quelle splendide ed emozionanti atmosfere, una band compatta che fieramente propone quei suoni “dimenticati” costruiti più dalle emozioni armoniche che dalla tecnica, da quell’immergersi in riff e ritmiche che senza avere la prosopopea di copiarsi per ciò che erano riescono ad essere sfrontati nel confrontarsi con quelle emozioni riuscendoci veramente bene. Le linee vocali si fondono con i riff, semplici ma dannatamente efficaci uniti alla quadratura della sezione ritmica. L’esempio più lampante è Needle & Suture, in cui i cambi sono delle parentesi, ma è la linearità del brano che fa scuotere la testa senza remissione, perché non si può fare nulla di fronte a tale compattezza, è la voce che fa la differenza e che regala teatralità ad un brano altrimenti normale. I Metal Church hanno avuto il coraggio di rimettersi in gioco nel miglior modo possibile, hanno saputo costruire un album dalle proprie ceneri essendone però consapevoli senza aver paura del loro ingombrante passato; un paio di brani sono meno efficaci, ma sono dei passaggi dovuti in un disco studiato, voluto e comunque genuino; la volontà di Kurdt Vanderhoof nel voler tornare a dimostrare quanto valgono i Metal Church è indubbia, Mike Howe che decide di ritornare consegnando una prova eccezionale non è da tutti e soprattutto senza aver snaturato, semmai avendo confermato con forza, quel sound personalissimo con le sfumature tipiche della band di Seattle. Il primo singolo estratto ha saputo scaldare sin da subito gli animi, No Tomorrow con il suo riff possente si è impossessato dei cuori dei molti che attendevano questo gran ritorno, la parte ritmica che conduce l’introduzione ad un riff fantastico e incredibilmente Metal Church fa crescere l’attesa all’incontro con la splendida e personalissima voce di Mike Howe che riesce ad imprimere forza e melodia allo stesso tempo. Una menzione va al gran lavoro delle chitarre in tutto il platter, oltre a Kurdt Vanderhoof, unico mentore dei Metal Church, anche il compagno di reparto Rick Van Zandt offre una prova eccellente. La capacità musicale dei Metal Church passa anche da un brano all’apparenza semplice come Soul Eating Machine, nel quale il riff imprime energia e ariosa melodia per socchiudersi nel bridge, più oscuro ma propenso ad una certa “leggerezza” che è solo una maschera che cela l’anima metal della band, un’anima che non ha mai smesso di bruciare, ma la cui stessa fiamma è stata imprigionata per troppi anni in pochi brani senza aver la possibilità di ardere per davvero.
I Metal Church hanno sfornato un album veramente bello, inutile una track by track, quanto invece necessario un ascolto prolungato e senza pregiudizi; è arrivato il momento di ascoltare i Metal Church di oggi che non copiano il passato, ma piuttosto ne rinvigoriscono il ricordo con un album che risulta sincero e voglioso di regalare nuovamente emozioni ai propri fan, compito perfettamente riuscito. Chi è più giovane forse non si ritroverà in queste parole o nell’analisi del disco, ma è un dato di fatto che le capacità di una band non si rinchiudono solamente dietro ad una tecnica meccanica, ma piuttosto nella sapienza nel regalare emozioni da musicisti che hanno donato la propria esistenza alla musica nel modo più puro. Ben tornati Metal Church e grazie infinitamente per quello che siete sempre stati.
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Forse sono i miei pochi ascolti, ma mi sembra molto monocorde |
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i MC non hanno mai fatto albums brutti, la tecnica ed il songwriting sopra la media comunque. Sandro 70 ha ragione, bello il titolo Generation nothing a proposito del, suppongo, tuo anno di nascita. Certo che il primo per chi c'era sa che è qualcosa di veramente speciale, negli USA le bands di puro metal erano debitrici ad Iron e Judas, mentre inventavano il thrash, i MC erano a metà, urgenza ritmica del tharsh, ma davanti alle bands europee, forse il power metal per eccellenza, senza ombra di epica, pura polvere da sparo, Battalions la potrebbero coverizzare i Max Impact |
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Riascoltato oggi, gasato dall'aver ordinato il nuovo, del quale attendo recensione su queste pagine. Confermo giudizio del mio primo commento, posso arrivare a 80 come voto solo considerando il litrozzo di birra ingerito, ma il mio voto reale è soddisfacete 7,5. |
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Si' infatti anche The Dark e' una bomba, il 100 lo sfiora decisamente x il songwriting superbo e l'interpretazione del povero Wayne mentre The Human Factor pur avendo canzoni killers non mi disse molto all'epoca sai? Hanging in the Balance anche ha dei grandi pezzi (bellissima la versatilita' della voce!) pero' a differenza dei primi 3 questi due album hanno qualche momento un po' trascurabile secondo me... Comunque nel complesso un gruppo che fino al primo split ha scritto delle pagine memorabili, musica e testi. Il fatto che non abbia avuto successo non significa niente x me (ebbero anche tanti problemi con le case discografiche allora) perche' vedo che il gruppo e' comunque ai vertici delle preferenze di molti di noi che non li abbiamo mai messi nel dimenticatoio  |
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Io ci metto pure The Dark e un pelo sotto anche il poco considerato The Human Factor!!! |
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@Aceshigh, incredibile, anche a me fa questo effetto , una bella nostalgia anche guardare i loro video e i loro (purtroppo pochi) vecchi concerti/interviste col footage tremolante delle VHS, hahaha! @Sandro, si' anche x me il primo e' un capolavoro assieme a Blessing in Disguise |
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A mio parere ,il primo omonimo è uno dei pochi albums che vale 100. |
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@Silvia Concordo con te sul fatto che i primi 4 lavori abbiano un voto un po' basso (anch'io senza toni polemici, semplicemente dico la mia) e anche su Plate, batterista potenzialmente molto bravo e preciso, ma forse un po' troppo "quadrato" (e anche con i Savatage suonava più o meno nello stesso modo), mentre il drumming di Arrington era uno degli elementi contribuiva a caratterizzare il sound della band. Su Mike Howe cosa dire... Sempre bravissimo e riconoscibile dopo 2 secondi, la sua voce mi riporta indietro di decenni, meglio non pensarci  |
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Ah ho dimenticato di dire che concordo con l'analisi di Mic al#1 sulle coppie della sezione ritmica (come osservato da lui/lei avevano piu' alchimia e secondo me erano piu' incisivi) e sulle chitarre. |
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Concordo con @Aceshigh, alcuni pezzi decisamente filler ma altri grandiosi e freschi, quindi penso che un 85 ci stia tutto tenendo conto pero' che x me i voti ai primi 3 albums sul sito sono troppo bassi, come ho scritto su una delle recensioni (naturalmente non e' una polemica, giusto un'opinione ). Io preferisco il gruppo nella dimensione piu' tirata e "combattiva" (come scritto anche da qualcun altro nei commenti sotto) pero' secondo me il songwriting di questo album e' molto fresco, in pieno stile Vanderhoof e penso che abbia bisogno di molti ascolti x essere assimilato. Ovviamente il gruppo e' cambiato molto dal primo split, si sente poi che manca Kirk Arrington x dare il tocco tipico alla Chiesa (lo so sono nostalgica !) perche' anche se Plate e' davvero molto bravo non ha lo stesso suo tiro e fantasia a mio parere. La voce di Mike vabbe', pazzesca, sempre incisiva e fresca, ritorna dopo 25 anni di assenza dalle scene e sembra che il tempo si sia fermato x lui che mantiene anche grande grinta e entusiasmo: uno dei migliori cantanti heavy x me, e uno dei miei preferiti in assoluto. Signal Path, Suffer Fools e Soul Eating Machine i pezzi che preferisco forse. |
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Bel disco. Non ai livelli dei noti capolavori della band, ma nettamente superiore al periodo Munroe. Due tre filler ci sono, senza di questi sarebbe stata una release eclatante, ma anche così siamo su livelli molto alti. Voto 82 |
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21
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Media voto lettori 67,88. Uee, ragazzi, non scherziamo con le cose serie. Siamo davanti ad un magistrale album di cazzutissimo heavy metal. |
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20
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11 canzoni per zero filler, che album bomba sono riusciti a tirar fuori i Metal Church con di nuovo alla voce Mike Howe, cd semplicemente bellissimo dall'inizio alla fine fare un track by track è inutile per via delle varie gemme contenute nell'album. Capolavoro alla pari di, 1984 – Metal Church 1986 – The Dark 1989 – Blessing in Disguise 1991 – The Human Factor |
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19
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finalmente e ritornato mr.howe a dare un po' di carica a questo gruppo che secondo me aveva perso da qualche ventennio, pero' devo dare ragione a matteo che nn e un album oltre la sufficienza.cmq ben tornato mr. howe e speriamo che rimani x sempre |
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18
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Il disco è carino, ma non supera la sufficienza. Secondo me il voto è esagerato. Ok che sono i Metal Church e ok che hanno sfornato un nuovo disco con Howe, ma un recensore non dovrebbe farsi influenzare da queste cose nel dare il giudizio finale. Un sacco di band minori con all'attivo uno o più album spazzerebbero via questo dei MC a occhi chiusi. P.S.: secondo me Hanging In The Balance non è malaccio come disco... meglio di questo almeno  |
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L'ho ascoltato e alla fine non mi ha fatto impazzire, è sicuramente un buon disco, ci sono dei bei pezzi, lo trovo però un tantino troppo melodico rispetto ai loro standard, mentre li ho sempre preferiti in versione più "combattiva", se così si può dire. Sul voto, mi tengo anch'io una decina e più di punti in basso rispetto a quello assegnatogli, il 70 ritengo vada più che bene. |
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16
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Gli ho dato un paio di ascolti. Cosi' come prima impressione non ancora approfondita da più ascolti concordo in parte con Jeck ma anche con la recensione. Alcuni pezzi spaccano veramente altri sono meno trascinanti, preferivo Marshall come sound chitarristico, e basso e batteria potevano sforzarsi un po di piu' per dare maggiore valore aggiunto ai brani, e la componente fatta di quell'ibrido heavy/thrash che mischiava sonorità pristiane-acceptiane-NWBHM col thrash bay area e spruzzatine alla exodus-overkill unita alla personalità hardroccheggiante metallara accentuata, ora si è un pochino affievolita, per lasciar spazio in alcuni brani ad un sound più moderno con un po più di melodia, anche la componente Halfordista di Howe si è un po smorzata rispetto al passato, anche se la sua voce da un bel tocco e fa buona prova di se senzaltro lungo tutto l'album, comunque tuttosommato un gradito e piacevole ritorno, non eccezionale perchè ci sono alcuni pezzi deboli e non proprio centrati come si deve, per il momento direi un 74. |
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15
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Un bel doppio live con 18 pezzi, 3 per ciascuno dei primi 5 album più 3 da quest'ultimo sarebbe una figata! |
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14
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Ottima rece, il voto non é importante ma il contenuto si! metal essenziale senza fronzoli e grande prestazione di Howe. Bentornati! |
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13
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Alcuni pezzi sono veramente cazzuti ma altri ad esempio Shadow sono un pacco, un buon disco ma niente più voto esagerato per me al massimo 70. |
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12
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Il voto e' abbastanza alto se consideriamo pure Dystopia.(Dato che si parla di band soriche) Io credo che un 72 possa bastare, album cmq davvero piacevole ,sono contento che i Metal Church siano tornati! |
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Figurati, comunque ci sono 2 o 3 episodi che ricordano quell'album, poi preciso che non sono propriamente cambiati, ma sono solo diventati un po' più diretti ecco. In generale un disco da 75/100, un buon heavy metal, e onestamente uno dei migliori dischi nel genere degli ultimi anni. Non perfetto, con dei filler, ma valido di sicuro! |
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10
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@kappa, ti ringrazio vivamente dell'informazione, pensa che anche io amo profondamente Blessing in Disguise, una vera giduris ogni volta lo riascolto, comunque anche io non e' che pretendeva un disco miracoloso, i stai dicendo che il songwriting e' cambiato e non bisogna aspettersi le vecchie glorie passate,vabbe'lo ascoltero' per quello che e' e che vuol e rappresentare oggi, mi basta che il suono strumentsle sia convincente e le corde vocali appassionate, non mi aspetto un capolavoro miracoloso, ma un buon heavy fatto e interpretato con passione e convinzione, prima o poi lo ascoltero', e di nuovo grazie Kappa. |
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@Mario: per me un buon disco, gli avrei dato un 70 pieno però, non di più. Il problema non è Howe che canta come 25 anni fa o quasi, ma in un songwriting molto diverso da un disco grandioso come Blessing in Disguise, ma di quei dischi ne nascono pochi. Preso singolarmente questo è buono, ma non bisogna paragonarlo con quel disco lì. |
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Caspita! Me ne ero completamente scordato di questo album, devo provvedere al più' presto, vedo che già' divide pero', c'è un bel divario tra voto lettori e recensione, spero che Howe se la sia cavata. |
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L`ho ascoltato parecchie volte e sinceramente il voto mi sembra assurdo. Insomma lo stesso del loro primo e quasi di Blessing? Mah. Io a tratti lo trovato noioso. Signal path Sky fall in sono un po` troppo lunghe e noiose, Shadow e la successiva veramente brutte, anche Reset non la trovo coinvolgente. A me son piaciute Needle & suture, e le ultime tre. Comunque non si avvicina neanche lontanamente ai loro primi quattro album. Forse da 70-72 |
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6
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Concordo al 100% con quanto scritto da Undercover |
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I due pezzi che avevo ascoltato in anteprima non mi avevano granché convinto, per quanto mi riguarda l'unico vero cantante dei Church è stato, e rimarrà, David Wayne, ma questo è una questione di gusto e affetto. Spero di ascoltarlo quanto prima, dalla recensione sembra interessante. |
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3
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Più vicino a mic che al recensore come idea. Hanging lo trovo un album favoloso, questo qui un pò deludente. Graditissimo il ritorno di howe, ma questo mi aveva anche creato alte aspettative, che il disco in parte ha deluso. gli unici pezzi che davvero trovo esaltanti sono "no tommorow" e "signal path" .Per ne massimo un 70/75 |
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2
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D'accordo con Luca su tutta la linea. Album notevolissimo con Howe che, beh, è semplicemente eccelso. 89. |
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1
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Intanto hanging in The balance non è a mio avviso '' famigerato'' ma splendidamente differente dai precedenti. Inoltre secondo me la coppia Arrington - Eriksson aveva un'alchimia che i nuovi sostituti non hanno, per quanto tecnicamente ineccepibili. Inoltre voglio far notare che questa formazione è a tutti gli effetti inedita. Nel periodo d'oro le chitarre erano Wells - Marshall, con vanderhoof a comporre i brani dietro le quinte. Venendo al disco sono entusiasta come il recensore per il ritorno di Howe, per i miei gusti il miglior vocalist di sempre dei Church. Però dopo tre giorni di ascolto intenso non mi sono gasato come con i vecchi dischi. A livelli di songwriting trovo un lavoro buono ma non geniale. Direi 78 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Reset 2. Killing Your Time 3. No Tomorrow 4. Signal Path 5. Sky Falls In 6. Needle & Suture 7. Shadow 8. Blow Your Mind 9. Soul Eating Machine 10. It Waits 11. Suffer Fools
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Line Up
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Mike Howe (Voce) Kurdt Vanderhoof (Chitarra) Rick Van Zandt (Chitarra) Steve Unger (Basso) Jeff Plate (Batteria)
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RECENSIONI |
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