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BONES - #2 - Ayyur, Mortal Incarnation, Illuminated Manuscripts, Quilmoloncm, Celestial Conjuration, Larvae, Yoth Iria
24/06/2020 (1503 letture)
Ayyur – Balkarnin (Dead Red Queen Records, 2020)

Tracklist:
1. I
2. II


Formazione:
Angra Mainyu (Voce, Chitarra, Basso)
Shaxul (Batteria)

Duo tunisino/francese con alle spalle un buona serie di demo ed EP e attivi da ben dieci anni, gli Ayyur pubblicano Balkarnin, EP composto da due sostanzioni brani, sette minuti l'uno, molto interessanti. Guardando la formazione, non sfugge certamente il nome di Shaxul alla batteria: sì, proprio lui, il fondatore e primo cantante dei Deathspell Omega. Meno complessi e più accessibili dei francesi, il duo si lancia in un black atmosferico e dalle tinte malinconiche evocando il senso di disorientamento dato dal deserto. Con l'utilizzo di arpeggi, un approccio in generale più “controllato” e mai troppo violento, la scelta di voler enfatizzare l'aspetto più emotivo della proposta trova insomma riscontro fin dalle prime battute di I, ma non solo, anche grazie a momenti di quiete in cui a prendersi la scena sono effetti sonori e cori dal tocco mistico/etereo. Inoltre, a differenza di quanto si possa pensare, non si ricorre mai all'utilizzo di soluzioni folk, nonostante l'ispirazione per le tematiche e i testi arrivi dal folklore berbero. Una proposta molto interessante che si spera possa arrivare presto ad un lavoro più corposo.

Mortal Incarnation - Lunar Radiant Dawn (F.D.A. Records/Sentient Ruin Laboratories, 2020)

Tracklist:
1. Infinite Consciousness Unchained from the Mortal Incarnation
2. A Dismal Propagation into Decay


Formazione:
Septic Necrovoid (Voce, Chitarra)
Goatlord (Chitarra)
R$Y (Basso)

Uscito inizialmente nel 2019 ma ripubblicato in tempi più recenti da F.D.A. Records, Sentient Ruin Laboratories, il debutto dei giapponesi Mortal Incarnation ha tutte le caratteristiche per far innamorare gli ascoltatori del death metal più cupo e che prova una certa devozione verso il doom più abissale. La descrisione parla chiaro: Incantation. Ma non solo, e anzi, non sarebbe giustissimo; i giapponesi rientrano infatti in quel calderone di gruppi che continuando a muoversi tra blast beat e rallentamenti, infila arpeggi puliti, cori, chitarre a tratti più melodiche e riempie il tutto con una buona dose di reverbero. Prendiamoli quasi come una via di mezzo tra i fantastici Krypts e i maestri Disembowelment. Sedici minuti in cui il potenziale del gruppo emerge da subito, raggiungendo però l'apice con A Dismal Propagation into Decay, dieci minuti in cui le capacità dei nostri di costruire brani trascinanti e curati, anche nella scelta di riff e alternanza di tempi diversi mette le basi per delle uscite future che difficilmente deluderanno. Un ottimo inizio.

Illuminated Manuscripts / Quilmoloncm – Illuminated Manuscripts / Quilmoloncm (Xenoglossy Productions, 2020)

Tracklist:
1. Illuminated Manuscripts – Hrönir
2. Quilmoloncm - Hlör u fang axaxaxas mlö


Formazione Illuminanted Manuscripts:
Kobold (Voce, tutti gli strumenti)

Formazione Quilmoloncm:
Kuranes (Voce)
Stilgar (Basso)
Warrior (Programming)

Si era parlato del progetto Illuminanted Manuscripts nel primo episodio della rubrica ed ecco che in poco tempo il nostro Kobold torna a farsi sentire. Questa volta però con uno split piuttosto curioso; ad accompagnarlo c'è infatti un altro progetto, Quilmoloncm. Difficile da pronunciare? Beh, le intenzioni sono proprio quelle. Il progetto nasce dalla mente di Stilgar, bassista dei Thecodontion, e così come avviene per il progetto principale, la proposta è tutt'altro che scontata; si ha a che fare con un incrocio tra black e drone suonato solo ed esclusivamente dal basso elettrico (e in questo caso anche drum machine) che può ricordare i purtroppo dimenticati Servile Sect. Ma non solo, tra le particolarità c'è anche quella di testi improvvisati tramite idioglossia. Non c'è quindi da stupirsi che un duo così particolare abbia inciso uno split totalmente basato sul (meraviglioso) racconto Tlön, Uqbar, Orbis Tertius di Borges. Il primo brano, Hrönir, è tutto sommato in linea con quanto ascoltato in precedenza da Kobold, almeno per quanto riguarda le atmosfere, perché a livello compositivo si hanno, almeno inizialmente, ritmi più marziali, una chitarra che predilige un andamento più pachidermico e ipnotico che sfocia poi in ritmi più sostenuti. Ma a colpire è sicuramente quel “bizzarro” legame tra le chitarre e la batteria dal ritmo più marziale. Una soluzione che sicuramente rende giustizia, per quanto possibile in così pochi minuti, al concetto di “ Hrönir”

[...] aberrations of an object who is lost and subsequently found by two different people in two different places.

Più o meno sulla stessa scia il pezzo di Quilmoloncm, in cui il basso è l'unico pragonista e svaria tra riff e sezioni accostabili ad assoli. Rispetto al primo, e ormai introvabile demo, il bassista si affida ad una drum machine e lascia il microfono a Kuranes, che per l'occasione canta, ovviamente, immaginando quella che sarebbe potuta essere la lingua di Tlön. Sono scelte particolari, quasi “incomprensibili” così come incomprensibile, forse, è il mondo descritto nel racconto dello scrittore argentino. Uno split che forse lascia un po' insoddisfatti e non per la qualità, ma perché la voglia di sentire altro e di vedere fin dove l'immaginazione possa spingersi, è sempre tanta. Che dire, un'altra ottima uscita in casa Xenoglossy.

Celestial Conjuration – Demo II (Autoprodotto, 2020)

Tracklist:
1. Halls of Entropic Void
2. The Birth of Phobos
3. At The Bridge of Cosmic Gods


Formazione:
Sconosciuto (Voce, Tutti gli strumenti)

I Summoning hanno ormai fatto scuola, e prendendo in esame gli ultimi anni, a dimostrarlo ci sono Caladan Brood, Eldamar o i nostrani Emyn Muil. Sono riusciti nel crearsi uno stile talmente unico che è difficile distaccarsi in modo completo, ma c'è chi potrebbe aver trovato una soluzione. Parliamo della o delle persone dietro il progetto Celestial Conuration di cui non sappiamo nulla, se non che si tratta di un gruppo australiano. Ciò che riesce al progetto è quello di prendere ispirazione dagli austriaci e di reinterpretarlo, se non addirittura rivestirlo, in modo diverso. Detto brevemente potremmo parlare di una versione “spaziale” dei Summoning, i cui temi e le atmosfere non prendono a piene mani da Tolkien o dal mondo del fantasy, ma guardano a qualcos adi più vicino: lo spazio appunto, la galassia, il cosmo. Tramite il massiccio utilizzo di synth e delle melodie di chitarra azzeccate e memorabili dal primo ascolto, unite ad una produzione che non poteva essere più adatta, i tre brani che compongono questa secondo demo è senza dubbio una delle uscite più interessanti dell'anno. Cantato tutto in scream, la voce sfocia in urla disperate enfatizzando quell'enorme sensazione di malinconia che riempi i brani. In modo particolare segnaliamo il terzo brano, At The Bridge of Cosmic Gods, toccante, con una sezione finale “cugina” di Land of the Dead dei Summoning. Non sarebbe male risentirli, magari in uno collaborazione con i Darkspace, chissà...

Larvae – 4​-​Track Promo Tape 2020 (Stygian Black Hand, 2020)

Tracklist:
1. Larvae
2. Doomed to Exist
3. Lust for the Dead
4. Outro


Formazione:
Lucilia Sericata (Voce, Chitarra)
Disgusting Dennis (Basso, Batteria)

Duo italo/rumeno, i Larvae hanno le idee molto chiare su cosa fare e come farlo. Gli elementi per capire ci sono tutti: il logo, i nomi, la copertina. Giovanissimi ma con la mentalità legata alla vecchia scuola, questo promo di quattro pezzi rilasciato per la Stygian Black Hand (non una a caso...) ci porta in territori doom/death lugubri e che ben rendono giustizia al nome del gruppo. Siamo quindi su sonorità molto oscure arricchite da effetti sonori e intermezzi audio presi da film horror che ben si legano alle soluzioni compositive del duo; soluzioni che privilegiano tempi lenti con riff che raramente si spingono oltre certe velocità, tanto che non sarebbe sbagliato considerare i Larvae un gruppo doom a tutto tondo. Una scelta comprensibile e molto efficace anche grazie allo stile vocale adottato da Lucilla, decisamente particolare. Non è infatti il growl cavernoso di più classici, ma è qualcosa che dà più l'idea di essere un verso mostruoso che cambia continuamente tonalità. Particolare ma adatta, anche perché, e questo dovrebbe essere scontato, aspettatevi una produzione degna di un promo simile, con dei suoni di chitarra sporchi e e che, nel complesso, non sembra registrato ai giorni nostri.

Yoth Iria – Under His Sway (Repulsive Echo Records, 2020)

Tracklist:
1. Under His Sway
2. Sid-Ed-Djinn
3. Visions of the Dead Lovers (Rotting Christ cover)


Formazione:
The Magus (Voce)
Jim Mutilator (Basso)

Musicisti ospiti:
George Emmanuel (Chitarra)
J. V. Maelstrom (Batteria)
John Patsouris (Tastiere)

È un “ritorno” del tutto inaspettato e che farà felici tantissimi quello dei Yoth Iria. “Ritorno” perché pur essendo un esordio, il gruppo è nato dalle menti di due veterani della scena black metal greca: Dimitris "Jim" Patsouris (Jim Mutilator) e George Zacharopoulos (The Magus). Musicisti che hanno lasciato il segno con Rotting Christ, Varathron e Necromantia e Thou Art Lord. Non sorprende quindi che stilisticamente parlando sia abbiano due pezzi, ed una cover non casuale, molto vicini non solo ad un approccio che gli stessi musicisti hanno plasmato ai vecchi Rotting Christ. I due brani si muovono continuamente tra uno stile più vicino a Non Serviam ed uno più in linea con Triarchy of the Lost Lovers dando così grandissimo spazio al riff nella sua forma più pura. Prendiamo ad esempio la seconda traccia, Sid-Ed-Djinn, resa grande da un tra l'epico e il magico anche grazie ad un riff portante in pieno stile Triarchy. Stesso discorso per le soluzioni soliste della chitarra (la pate iniziale di Under His Sway!), per lo scream di Jim Zacharopulos, per l'inserimento di cori, arrangiamenti e per la scelta dei suoni e di produzione. Ecco, i nostri non sono rimasti tanto all'idea che avevano di black metal, ma hanno mostrato quello che sarebbero potuti diventare i Rotting Christ se avessero seguito una certa linea. Un peccato si tratti solo di due brani, ma siamo convinti che si tratti solo di un preludio a qualcosa di nettamente più corposo. Imperdibile per i nostalgici dei vecchi, e qualcuno dirà “i veri”, Rotting Christ.



Le Marquis de Fremont
Mercoledì 15 Luglio 2020, 15.16.53
5
Molto interessante questa rubrica e senz'altro affascinanti le proposte. Tutte, da ascoltare anche se il tempo è sempre tiranno. Ho sentito i due demo dei Celestial Conjuration. Ottimo sound ma non mi piace questo tipo di produzione "grezza" o "lo-fi". Sembra che il file sia difettato. Confermo il terzo brano del Demo II, come il migliore. Au revoir.
Federico S.
Martedì 30 Giugno 2020, 23.22.56
4
Praticamente tutti a me sconosciuti, ottimo.
Giustiziere mascherato
Sabato 27 Giugno 2020, 14.10.07
3
Figo! Dovresti per me buttare un occhio anche alle pubblicazioni di Masked Dead Records, etichetta italiana. Ha davvero qualche chicca in ambito estremo
Thomas
Venerdì 26 Giugno 2020, 22.11.57
2
Bel lavoro
No Fun
Venerdì 26 Giugno 2020, 15.57.59
1
Chissà se Kobold di Illuminated Manuscripts conosce lo strepitoso Codex Seraphinianus, enciclopedia di un mondo inesistente, illustrato con disegni analitici di cose bizzarre e commentato con una grafia senza significato. Ci starebbe proprio bene un concept raw black ambient su quest'opera per una label che si chiama Xenoglossy. Intanto mi ascolto i dischi citati.
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Celestial Conjuration - Demo II
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Larvae – 4​-​Track Promo Tape 2020
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Yoth Iria - Under His Sway
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