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11/05/24
NWOIBM FEST VOL VI
DISSESTO CULT, VIA DEL BARCO 7 - TIVOLI (RM)
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BONES - #13 - Witch Vomit, Unfathomable Ruinaton, Taphos, Irae, Смрт, Chronic Hate
25/06/2021 (683 letture)
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Witch Vomit - Abhorrent Rapture (20 Buck Spin, 2021)
Tracklist: 1. Purulent Burial Mound 2. Funeral Purgation 3. Necrometamorphosis 4. Abhorrent Rapture
Formazione: Tempter (Voce, Chitarra) C.L. (Chitarra) J.G. (Basso) Filth (Batteria)
Quello che fanno i Witch Vomit è sempre risultato molto semplice, ma bisogna dar loro atto di saperlo fare bene e di aver capito come conquistare una buona parte di gente che adora la musica estrema meno cervellotica e ancorata alla vecchia scuola. Abhorrent Rapture, così come sentito nei due full pubblicati fino ad ora, è esattamente questo, un concentrato di death vecchia scuola quadrato, oscuro e d’impatto. Nulla di rivoluzionario e che li colloca in quella schiera di gruppi che per qualcuno saranno ormai morti e sepolti, eppure la 20 Buck Spin punta molto anche su questo tipo di sonorità, che in quattro pezzi esplodono in tutta la loro violenza. I rimandi a Incantation e Drawn and Quartered ci sono sicuramente, così come alcune ritmiche risentono anche di quell’andamento maggiormente primordiale di stampo death/thrash, ma nel complesso è un EP convincente e che mostra un gruppo capace di evocare le giuste atmosfere come accade in Funeral Purgation, ottimo pezzo in cui anche il lavoro di C.L. si fa notare per il modo in cui arricchisce il tutto. Molto buona anche Necrometamorphosis, costruita su riff leggermente diversi, più ricercati rispetto agli altri ma sempre legata ad un modo ben preciso di suonare death metal, che come ben evidenziato per tutti circa diciotto minuti tende a rallentare in poche occasioni preferendo mantenere alti i ritmi.
Unfathomable Ruination - Decennium Ruinae (Willowtip Records, 2021)
Tracklist:
1. Suspended in Entropic Dissipation 2. A Withered Embrace 3. The Great Contaminator 4. Disciples of Pestilence
Formazione: Ben Wright (Voce) Daniel Herrera (Chitarra) Rosario Piazza(Chitarra) Jake Law (Basso) Doug Anderson (Batteria)
Nome che non sarà certo sfuggito a chi bazzica le sonorità brutal più tecniche, quello degli Unfathomable Ruination è un EP da venti minuti in cui il gruppo dimostra di non avere intenzione di aspettare più di tanto prima di entrare in studio per registrare del nuovo materiale. A due anni da Enraged & Unbound li ritroviamo quindi con quattro pezzi che altro non fanno che riproporre uno stile su cui i musicisti si trovano ormai a proprio agio. La grande tecnica esecutiva non danneggia mai l’impatto sonoro fatto di blast beat, ritmi sostenuti e quel tocco di groove dato da breakdown vecchia scuola. Si dimostrano ancora una volta abili nel creare dei brani ragionati e tutt’altro che dozzinali, con intrecci chitarristici interessanti, assoli e strutture di un altro spessore rispetto ad altri, a cui vengono in aiuto anche dei tocchi melodici utili per non dare quella sensazione di caos fine a sé stesso (Disciples of Pestilence). Si parla ovviamente di accenni, perché la violenza di pezzi come Suspended in Entropic Dissipation e The Contaminator, forse il più tecnico dei quattro, lasciano capire molto chiaramente quale sia il punto centrale della proposta, sempre divertente, di grande impatto e che fa da preludio a quello che sarà l’ennesimo valido album degli inglesi.
Taphos - Blood Plethora (Evig Er Kun Døden / Night Shroud Records, 2021)
Tracklist: 1. Blood Plethora 2. Transgressions Bane
Formazione: H (Voce, Basso) M (Chitarra) D (Chitarra) U (Batteria)
Quanto probabilità ci sono che un gruppo death danese non condivida almeno un membro con un altro gruppo conterraneo? Molto poche, ed è il caso dei Taphos, che vedono al loro interno Mathias “M” Friborg, chitarrista/cantante degli Hyperdontia e non solo. I Taphos giungono a due di distanza dall’ottimo Come Ethereal Somberness con un breve EP di due pezzi, Blood Plethora, che continua sulla scia del death cupo e dalle tinte doom che caratterizzavano il debutto. Due brani per un totale di dieci minuti che però danno un’idea ben precisa di cosa ci aspetta per il future; il secondo pezzo in particlare ci mostra una struttura più elaborate, con più riff diversificati tra loro e un continuo alternarsi di tempi che spaziano da quelli più lenti a quelli più sostenuti mettendo sempre in primo piano la grande atmosfera che i quattro sanno evocare. La voce di H, mista a suoni sporchi e alle ritmiche descritte, va infatti a rievocare quanto sentito all’esordio, e non ci si può lamentare data la qualità espresso. Tocca accontentarsi di due brani, ma se le basis ono queste, le aspettative per il secondo disco diventano elevate.
Irae - Dangerovz Magick Zpells from the Mesziah of Death (Signal Rex, 2021)
Tracklist: 1. Part I 2. Part II 3. Part III 4. Part IV
Formazione: Vulturius (Voce, Tutti gli strumenti)
Il primo impatto che si ha con il nuovo EP del progetto portoghese Irae è piuttosto particolare, questo perché l’urlo sgraziato che dà il via al tutto non è esattamente riuscito. Ma è un indizio che poco dopo rivela il perché di tale scelta, dato che il black metal di Vulturios, attivo in svariati gruppi della scena portoghese denominata “Black Circle”, pesca a piene mani non solo dallla vecchia scuola di Burzum e Darkthrone, ma anche dal depressive di fine anni Novanta/inizio Duemila, dando così spazio ad atmosfere sia decadenti che paranoiche-ossessive, sfruttando pochissimi riff, arpeggi dissonanti e qualche inserimento di tastiera ma riuscendo ad instillare un tocco melodico in grado di dare un senso più ragionato al tutto. Qualcosa che viene meglio espresso con Part II e che nella successiva Part III cambia completamente veste trasformandosi in un pezzo quasi post-punk/darkwave, dove la distorsione viene totalmente a mancare lasciando spazio ad arpeggi con riverbero. Gli elementi che caratterizzano il disco sono quindi questi, e non c’è da aspettarsi chissà quali trovate, perché l’attaccamento ad un modo di fare black metal molto datato di questi gruppi è sia un limite che un punto di forza. L’EP in sostanza funziona e piacerà ai più oltranzisti, ma viene ovviamente “rovinato” da una voce non esattamente impeccabile, non tanto nello scream, ma in tutti quei passaggi in (quasi)pulito e più sentiti. Ecco, se da un punto di vista della registrazione siamo di fronte a qualcosa di autentico, sotto l’aspetto più emozionale, se vogliamo, la sensazione è quella di qualcosa che suoni un po’ troppo forzato. Un ostacolo che per qualcuno sarà insormontabile, per qualcun’altro un valore aggiunto.
Смрт - Mrtvaja (Osmose Productions, 2021)
Tracklist: 1. Mrtvaja Part I 2. Mrtvaja Part II
Formazione: Sconosciuta
Смрт, cirillico di “Smrt”, ovvero “morte” nelle lingue balcaniche, è un progetto serbo di cui non sappiamo quasi nulla se non che esordisce con questo breve EP per la prestigiosa Osmose Productions e che prende ispirazione dal folklore dark balcano. Idea quindi interessante che viene espressa nel modo che generalmente ci si aspetta, ovvero tramite il black metal. Parliamo comunque di due brani da nove e dieci minuti, intensi, arricchiti più che dall’improvvisazione da momenti in cui prendono il sopravvento tastiere, cori e soluzioni utili per dare un senso di epicità e soprattutto gelo. In modo particolare colpisce la seconda canzone, decisamente più costruita in termini di epicità con arpeggi puliti, effetti sonori come il vento e qualche variazione in più in termini di riff. Senza esagerare e giusto per dare un punto di riferimento, potremmo accostare il progetto agli Enslaved più glaciali di Frost, almeno per quanto riguarda l’attenzione che il progetto riversa nel ricreare scenari dominati dalla desolazione e dal vento che arriva da Est. Qualcosa che viene enfatizzato anche dallo scream, spettrale e in alcuni punti particolarmente espressivo, e dalle linee melodiche che danno ad alcuni fraseggi un tocco malinconico. Non sappiamo chi ci sia dietro il progetto, non sappiamo come e se continuerà (ma se l’etichetta è quella crediamo proprio di sì), ma il progetto Смрт ha più che convinto.
Chronic Hate - Reflection on Ruin (Kvlt und Kaos Productions, 2021)
Tracklist:
1. Visions
2. No Lights No Hope
3. Down to Ruin
4. Misanthropic (Dismember cover)
Formazione:
Andrea (Voce)
Daniele T. (Chitarra)
Marco S. (Basso)
Marco C. (Batteria)
Avevamo lasciato i nostrani Chronic Hate con il buonissimo The Worst Form of Life nel 2018, e tre anni dopo rieccoli con un EP composto da tre brani più una cover dei Dismember. Escludendo quest’ultima, Reflection on Ruin offre circa dieci minuti di death metal ricco di blast beat e ritmiche sostenute che possono richiamare Decapitated, in particolare quelli del period 2004 – 2006, e Malevolent Creation, con pochissimi, se non nulli, momenti di respiro resi ancora più esplosivi da una produzione che esalta il suono metallico del basso dando così maggior pesantezza al tutto. Non è solo violenza e tantomeno caos, perché oltre ad una tecnica che seppur non esagerata si fa sentire in alcuni fraseggi, c’è l’intenzione delle chitarre di creare line armoniche molto utili per dare ai momenti leggermente meno violenti un taglio più arioso e di respiro, in modo particolare su Down tu Ruin. Una caratteristica che è parte della proposta sin dal lontano esordio del 2012 Dawn of Fury e che i veneti/friulani sanno ormai sfruttare a dovere. Un quarto d’ora che rimarca la qualità dei musicisti e getta le basi per un nuovo album che potrebbe portare il gruppo a farsi conoscere da una più larga fetta persone.
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