Nei giorni di massima esposizione mediatica per It, ultima produzione di Andrés Muschietti tratta dal romanzo di Stephen King, ritorna quatta quatta la rubrica dell’orrore di Metallized, scegliendo di occuparsi di pellicole sicuramente meno pubblicizzate ma che potrebbero riscuotere interesse. I criteri di scelta sono variabili, non legati alla qualità quanto al periodo di uscita del film, alla sua reperibilità, all’interesse che potrebbe riscuotere sulle nostre pagine. E’ questo il caso del primo film di cui ci occupiamo oggi, quindi è ora di tuffarci ancora una volta tra le immagini orrorifiche di Hollyblood.
In questo numero: - The Devil’s Candy - The Void - La Ragazza Che Sapeva Troppo
THE DEVIL’S CANDY Ossessionato da voci che lo incitano a compiere azioni violente, Ray si è macchiato di un primo omicidio in tenera età. Dopo essere rimasto internato per vent’anni in un manicomio, ha ripreso la sua attività criminale, sempre vittima delle voci demoniache che infestano la sua mente. Voci che tenta, invano, di zittire suonando la sua Gibson Flying V rossa a volume altissimo, e attirandosi inevitabilmente le ire dei genitori o del vicinato. Jesse, un pittore che sbarca il lunario dipingendo su commissione, dopo essersi trasferito con la sua famiglia nella vecchia casa di Ray, sembra essere vittima dello stesso tipo di ossessione: inizia a sentire voci, dipinge in uno stato di trance immagini molto disturbanti che rievocano episodi passati o premonizioni. Il sottofondo musicale, l’immaginario, i colori e alcune scene fanno sì che The Devil’s Candy richiami alla mente il tocco e lo stile di Rob Zombie. Tuttavia, Sean Byrne, già messosi in luce con The Loved Ones, pur muovendosi bene e dirigendo con buona mano, non dispone delle abilità e della capacità di dipingere l’arcano che ha invece il multiforme artista che è Zombie. Dove però Byrne riesce a dire la sua in maniera interessante è in quell’interstizio tra orrore, thriller e vincoli di sangue: la famiglia è il vero nucleo del film, ne è il motore e soprattutto ne è la soluzione. La visione è complessivamente soddisfacente: The Devil’s Candy è un film compatto (togliendo i titoli di coda, dura poco più di un’ora e dieci minuti), in cui la progressione della storia è costante e non ci sono passaggi inutili. Lo spazio per i dialoghi è ridotto al necessario e non c’è neanche l’ombra di una spiegazione, non necessaria. L’approfondimento della figura di Ray è mostrato e mai detto, tant’è vero che le battute del personaggio sono in numero assai esiguo. Quindi promosso per scrittura e per messa in scena, The Devil’s Candy non può pretendere nulla di più di una piacevole visione, senza troppe pretese di originalità, di sorpresa, di brividi o di autentico e raro valore. Quello che fa, lo fa piuttosto bene. E poi un film coi Sunn O))) tra gli autori della colonna sonora va visto a prescindere. Il film è uscito nei cinema italiani a inizio settembre.
REGISTA: Sean Byrne CAST: Ethan Embry, Shiri Appleby, Pruitt Taylor Vince, Kiara Glasco ANNO: 2015 DURATA: 80’ PAESE: USA DATA DI USCITA ITALIANA: 07/09/2017
THE VOID Un altro buon progetto portato alla luce grazie al crowdfunding, mezzo che permette di basarsi sul finanziamento a opera dei potenziali fan del proprio prodotto, che decidono di investirci proprio per vederlo realizzato. Con The Void ci tuffiamo nell’horror ottantiano, quello di John Carpenter ma anche di Re-Animator, de La Casa, de L’Aldilà di Fulci. Cinema di genere allo stato puro che fonde al suo interno elementi fantascientifici, body horror e suggestioni che più Lovecraft-iane non si può. Il film entra subito nel vivo, con una prima mezz’ora tambureggiante. Lo spettatore è gettato di e con forza nell’azione brutale di due uomini, un padre col figlio muto, che uccidono una ragazza bruciandone il corpo e mettono in fuga un altro ragazzo. Quest’ultimo, ritrovato da un agente di polizia, viene soccorso e portato nell’ospedale più vicino, ormai quasi abbandonato in seguito a un incendio. La situazione si fa calda anche lì dentro: una delle infermiere, pilotata da qualche entità malvagia, uccide con delle forbici un paziente e prova ad attaccare l’agente che, terrorizzato nel vederle il volto scarnificato, si difende sparandole e uccidendola. Come se non bastasse il clima di tensione costante che si vive all’interno dell’ospedale, che non concede la minima tregua, all’esterno si radunano degli uomini vestiti di bianco e incappucciati. Se ne stanno schierati, fermi, con un pugnale in mano e un triangolo nero disegnato in corrispondenza del volto. Il loro scopo non è ben chiaro, ma sembrano interessati a tenere tutti bloccati dentro l’ospedale, più che a cercare di entrarvi. The Void parte talmente forte da non dare nemmeno il tempo di prendere una birra dal frigo: volenti o nolenti, vi toccherà rimanere incollati allo schermo. Dopo un inizio così rombante, l’azione resta, ma le atmosfere mutano, spostandosi sempre più verso l’irreale, verso una specie di mondo alternativo che si concretizza nei sotterranei – forse inesistenti nella realtà – dell’ospedale. Le suggestioni del mondo alieno degli Antichi e la setta che offre sacrifici umani alle mostruose divinità sono tra gli elementi più visivamente forti e caratteristici del film. Il gran sforzo compiuto in fase di realizzazione degli effetti speciali, vecchio stile ed efficaci anche quando si avvalgono di tonalità troppo ostinatamente scure, non è pareggiato da quello di infondere nella sceneggiatura una vita vera, sia per i personaggi sia per il background della storia principale. A molti nostalgici piacerà, neanche poco; per tutti gli altri, una visione è fortemente consigliata. Potrebbe sorprendervi.
REGISTA: Jeremy Gillespie, Steven Kostanski CAST: Aaron Poole, Kenneth Welsh, Daniel Fathers, Kathleen Munroe ANNO: 2016 DURATA: 91’ PAESE: Canada DATA DI USCITA ITALIANA: 21/09/2017
LA RAGAZZA CHE SAPEVA TROPPO In un presente alternativo o un futuro prossimo, l’umanità è stata quasi cancellata dalla faccia della Terra a causa di un virus che si diffonde per mezzo dei liquidi e che provoca un’immediata trasformazione, che non necessita neanche di un passaggio dallo stato di morte. Gli infettati, per i quali non è stata ancora trovata una cura, palesano subito una impressionante aggressività che li porta ad attaccare e a cibarsi di esseri umani e di animali. Nei pressi di Birmingham esiste un centro di ricerca dove alcuni bambini infetti vengono studiati e, al contempo, educati e istruiti. Tenuti in isolamento e con tutte le procedure di sicurezza, i bambini si dimostrano intelligenti, comunicano in maniera del tutto normale, palesano interesse, curiosità ed emozioni. E’ questo, in particolare, il caso di Melanie, bambina dalla mente particolarmente vivace e che sviluppa un forte legame con la sensibile insegnante Helen Justineau. Le cose sembrano procedere in maniera routinaria e stabile fino a quando la recinzione che protegge il centro non cede sotto l’attacco di un gran numero di “hungries”, la maniera in cui vengono chiamati gli infettati. Quasi tutti i soldati a protezione del centro vengono uccisi, mentre il sergente Parks, la dottoressa Caldwell (Glenn Close), Helen e Melanie, con l’aiuto di altri due soldati, riescono ad allontanarsi prima di essere assaliti. Dopo un inizio intenso, durante il viaggio verso Londra del gruppetto di superstiti viene spiegato che i bambini, a differenza degli affamati classici, sono dei contagiati di seconda generazione, che si trovavano ancora nel grembo materno quando la propria madre era stata infettata. Infettati a loro volta, avevano guadagnato l’uscita a morsi, uccidendo la madre dall’interno e dando quindi il là a un macabro e innaturale parto. In una Londra post-apocalittica nella cui ricostruzione spiccano le visuali aeree di Pripjat’, The Girl With All The Gifts, si spinge in una direzione assai affascinante che prevede una nuova organizzazione sociale da parte degli affamati di seconda generazione, consapevoli, senzienti, in grado di operare scelte per la conservazione della loro specie. L’affresco che ne vien fuori è potente, evocativo, un percorso dal sapore tragico che però riesce anche ad aprirsi, nell’ultima scena, a un finale di autentica, nuova speranza. Così, da uno zombi movie, Carey e McCarthy tirano fuori uno spaccato umano e sociale che ammalia, conquista e tocca corde profonde, nient’affatto banali, facendo finire in secondo piano le creature contagiate e mettendo in risalto la natura umana…e non solo quella.
REGISTA: Colm McCarthy CAST: Sennia Nanua, Gemma Arterton, Glenn Close, Paddy Considine ANNO: 2016 DURATA: 101’ PAESE: Regno Unito/USA DATA DI USCITA ITALIANA: 02/06/2017 (Netflix)
CONCLUSIONI Dopo avervi parlato di tre pellicole uscite – in modi diversi – in Italia negli scorsi mesi, e ciascuna coi suoi motivi di interesse e di curiosità, è il momento di salutarci e di darvi appuntamento alla prossima puntata della rubrica. Non mancate di segnalarci i film più interessanti che vi è capitato di vedere recentemente e di dirci cosa pensate di quelli qui proposti. Ogni segnalazione verrà presa in considerazione per la prossima uscita, quindi fatevi sentire horrorofili, sappiamo che ci siete. Che la Paura sia con voi.
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