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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Annihilator - Refresh the Demon
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22/06/2019
( 2808 letture )
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Il quinto full length degli Annihilator nasce in un periodo non certo facile per il metal e in particolare per il thrash: il genere sembra in crisi e qualcuno addirittura gli volta le spalle per buttarsi su sonorità nuove e più sperimentali. Jeff Waters ha già avuto modo di cambiare sound con King of the Kill e dopo un paio di anni lo ripropone in Refresh the Demon: come nel precedente anche in questo disco troviamo Jeff al microfono, oltre che -ovviamente- alle chitarre, nuovamente accompagnato da Randy Black dietro alle pelli, mentre in alcune tracce abbiamo la partecipazione della vecchia conoscenza Dave Scott Davis alla sei corde. La line up è sempre stato il tallone d'Achille degli Annihilator, continui rimestamenti di musicisti si succedono fin dagli esordi della band e qui -come già su King of the Kill del resto- si può dire che ci troviamo di fronte essenzialmente a un duo che è però capitanato in tutto e per tutto dal leader maximo Waters, il quale si occupa di ogni cosa, dalla scrittura all'esecuzione fino alla produzione, con tutti i rischi che il ruolo di "factotum" comporta.
Fin dalla copertina Refresh the Demon non si presenta propriamente come un qualcosa che lascerà il segno nella storia della musica, ma è pur vero che più di una volta abbiamo potuto constatare la verdidicità del vecchio adagio "l'abito non fa il monaco": purtroppo, però, non è questo il caso. Il disco infatti può essenzialmente essere valutato da due punti di vista: da un lato presenta il sempre ottimo lavoro di uno dei guitar hero più dotati della scena, con alcuni riff veramente azzeccati e passaggi particolarmente coinvolgenti, dall'altro però questo talento non è sfruttato appieno, perdendosi in alcuni filler (Awaken, Hunger, Anything for Money, A Man Called Nothing) e in generale dando un senso di frettolosità al tutto. Eppure l'inizio non è affatto male, la title track dopo una breve e spiazzante introduzione dà buone sensazioni col suo ritmo sostenuto e irrefrenabile: il thrash sembra tornare protagonista assoluto tra i solchi di questo capitolo della discografia della band canadese, e dopo essere partiti col botto si continua sulla stessa falsariga con Syn. Kill 1; segue quindi un'intro abbastanza anonima ed ecco uno degli highlight dell'album, quella The Pastor of Disaster che ci prende fin dal riff iniziale per poi pestare a dovere in tutta la sua durata. Non si tralascia nemmeno di esplorare nuove/vecchie strade con l'hard rock scanzonato di City of Ice, song leggera ed ariosa -nonostante i testi- nella sua divertente semplicità, e fa un po' strano constatare come il timbro di Jeff si riveli calzante a questo tipo di brano almeno quanto alla sentitissima ballad Innocent Eyes, dedicata al figlio appena nato. Ma non è tutto oro quel che luccica: infatti oltre alla presenza dei già citati riempitivi si avverte sovente un senso di ripetitività (ad esempio Syn. Kill 1 presenta un riff quasi identico a quello principale della title track) e talvolta si fatica a distinguere certi passaggi delle varie tracce, oppure ad un inizio convincente non segue un'esecuzione altrettanto valida (vedi A Man Called Nothing). Refresh the Demon cala mano a mano che si procede nell'ascolto, salvo quei guizzi piazzati qua e là nella tracklist che ridestano l'attenzione che stava inevitabilmente scemando durante l'esecuzione di una Anything for Money o Voices and Victims: insomma a livello qualitativo l'album è un saliscendi continuo e, se dal lato prettamente tecnico nulla si può imputare al Waters chitarrista, non si può affermare lo stesso del songwriting, non sempre all'altezza del lato esecutivo e, in generale, all'ispirazione dei pezzi. A titolo informativo va infine segnalato che nella riedizione targata Steamhammer troviamo la cover di Riff Raff degli AC/DC e The Box come bonus tracks.
Un lavoro interlocutorio -mediocre?- quindi, questo Refresh the Demon: non un disastro assoluto (come invece si rivelerà il successivo Remains) ma un platter a tratti convincente e a tratti fiacco e prevedibile, privo di mordente e senza un pezzo che si stampi in mente o che venga ricordato come una hit della produzione a marchio Annihilator. Un mezzo passo falso che, magari, uscito sotto un altro moniker potrebbe essere valutato in maniera maggiormente positiva, ma dal talento e dalle capacità di Jeff Waters è senz'altro lecito aspettarsi molto di più sotto tutti i punti di vista.
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11
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Confermo il mio commento di tre anni fa. Buon album, secondo me è stato stroncato soprattutto per la copertina abbastanza brutta... |
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10
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Buon disco. Ho l\'edizione con Riff Raff nella quale c\'è scritto che l\'autore è Waters... poveri fratelli young |
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9
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Disco che, col senno di poi, e soprattutto ai giorni d'oggi è quasi come oro...io comunque l'ho sempre apprezzatissimo...pezzi come ultraparanoia, city of ice, a man called...sono eccezionali |
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8
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Lo sto sentendo ora. Paragonato agli ultimi sembra Alice in Hell... massacrato all'epoca ma comunque buono, recensione e voto troppo severi secondo me. |
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7
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Uno dei tanti passi falsi di Jeff, ma rimane comunque un caposaldo del metal moderno, tecnico e prodotto bene. |
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6
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Sono d'accordo con David D., buon disco. Voto 70. |
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5
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Esco dal coro e ammetto di averlo sempre trovato un buon disco, al pari del precedente King Of The Kill. Fino a The Pastor Of Disaster bei pezzi, poi il resto passa senza dolore, fatta eccezione per City Of Ice (veramente bella e scanzonata), e A Man Called Nothing che a me piace. Peccato per una produzione non al massimo. 73. |
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4
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Il primo album degli Annihilator che proprio non sono riuscito a farmi piacere. Parte bene con la title-track, ma poi, tranne qualche spunto qua e là, non c’è niente di memorabile. Insieme al successivo Remains (di cui probabilmente sono l’unico che riesce a salvare qualcosina) rappresenta senza dubbio una fase di crisi per la (one man) band. Trascurabile. Voto 68 |
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3
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Album fiacco e poco ispirato, suonato bene. Voto 52. |
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2
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Questo insieme a Suicide Society, sono gli unici album che ascolto si e no 3 canzoni in toto.
Personalmente anche i dischi minori di Waters sono pure belli, basta dare un occhiata anche a qualcosina di For the Demented, l'intero album di Feast (One Fall, Two Rise è un tributo a Never Never land IMHO) E anche qualcosina sparso pure nel periodo di Padden (non bisogna mai sminuire il suo lavoro perché è riuscito a dare un risolleva enti alla band)
L'unica cosa che mi dispiace é l'assenza di un cantante che riesce a reggere le canzoni, tuttavia come abbiamo sempre detto il talento c'è (parlando di assoli)
Comunque tornando all'album le prime 3 canzoni (senza la into ovviamente) veramente belle e Innocent Eyes fantastico, per il resto purtroppo si stanca facilmente 70 solo perché ho sempre adorato il lavoro che Waters dava alla band |
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1
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Waters come esecutore non si discute. Come songwriter non è ineccepibile. Gli annihilator potrebbero chiamarsi waters band. Ed è questo il grande limite di questo guitar hero. La band in realtà non esiste. Tolto waters, gli altri componenti la band, sono solo comparse. Non è che se uno si fa aiutare nel comporre le song, sminuisce la sua bravura e la sua persona. Cmq giustamente è libero di fare quello che meglio crede, però quanto talento sprecato con album (quasi) inutili. La review dice già tutto. Resteranno i primi due album nella storia del thrash a nome annihilator, poi... Ad ognuno l ardua sentenza. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Refresh The Demon 2. Syn. Kill 1 3. Awaken 4. The Pastor of Disaster 5. A Man Called Nothing 6. Ultraparanoia 7. City of Ice 8. Anything for Money 9. Hunger 10. Voices and Victims 11. Innocent Eyes
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Line Up
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Jeff Waters (Voce, Chitarra, Basso) Dave Scott Davis (Chitarra su tracce 4, 6 e 8) Randy Black (Batteria)
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RECENSIONI |
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