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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Annihilator - Set The World On Fire
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( 12538 letture )
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Già artefici di due dischi meravigliosi di thrash ultra tecnico e sperimentale come Alice In Hell (1989) e Never, Neverland (1990), i canadesi Annihilator cominciano gli anni '90 alla grandissima ma iniziano a soffrire la notorietà metallica conseguita ai due grandi masterpieces sopracitati. Le pressioni della Roadrunner Records costringono l'eclettico leader Jeff Waters, di fatto un one-man-band che guidava praticamente da solo la corazzata di Ottawa, a comporre un disco più accessibile, che mettesse da parte il thrash labirintico e polidimensionale che aveva spedito Waters nell'olimpo dei guitar heroes (corteggiato persino dai Megadeth di Dave Mustaine) e gli Annihilator sulle enciclopedie, in qualità di pionieri del techno-thrash stesso. L'approccio più morbido si percepisce fin da subito, con un mid-tempo dal ritornello canticchiabile come la titletrack, arricchita da pregevoli arpeggi centrali ed un buon guitar solo: la presenza di parti armonicizzate o arpeggiate aveva costituito già in passato un'importante peculiarità nel suono dell'act americano, all'interno però di brani serrati di speed-thrash e dalle trame più complesse, mentre ora le strutture venivano semplificate e rese quasi radiofoniche; la melodia liquida che caratterizzava gli assoli di chitarra resta invece in primo piano, avvolgente e decisamente accattivante, anche se forse va sottolineata l'eccessiva brevità degli stessi assoli.
Energia ed orecchiabilità vanno di pari passo, rivestendo un ruolo predominante e rendendo il platter assai fresco ed attuale, piacevole, molto scorrevole. Il songwriting è sicuramente eccellente, e la capacità, da parte di Waters, di scrivere buonissime canzoni si rivela tale anche al di fuori del più canonico ambito thrash tipico della sua creatura. Allontanandosi dagli ipertecnicismi, dalla velocità e dall'aggressività che avevano spadroneggiato nei due dischi precedenti, gli Annihilator dimostrano di essere capaci di cimentarsi con merito anche con sfide non prettamente consuete alla loro storia. I fans restarono però colpiti dall'elevato numero di ballads, lente e delicate, non proprio il massimo visto il moniker inciso a caratteri rossi sgargianti sull'artwork di copertina; ancor più delusione, però, destarono alcuni brani definibili "secondari", come Bats in the Belfry (pezzo energico e vocalmente molto melodico), Snake in the Grass, che si muove su territori malinconici e arpeggiati per poi crescere in un ritornello più groove, e la meno efficace Knight Jumps Queen. La ballata per eccellenza mai scritta dalla truppa canadese resta la struggente Phoenix Rising, musicalmente semplicissima ma emozionante dal punto di vista vocale, con fortissime tinte ottantiane nella timbrica e nell'approccio di Randall. Negli anni successivi, Waters si dichiarerà in parte amareggiato del fatto di aver dovuto scendere a compromessi e assecondare le esigenze della label, ma forse anche la sua stessa ripresa da alcuni problemi di dipendenza contribuirono alla stesura di brani più profondi e sentimentali, fatto che in ogni caso coincide con la maturazione e la crescita intimistica dell'uomo-Waters, prima che del musicista. Colorato e mainstream, l'album, se preso in quanto tale e senza per forza far riferimento alle differenze col passato, si può rivelare un ascolto molto piacevole, anche per i kids meno rodati: una mentalità aperta e non per forza improntata sull'esigenza di una discografia dai capitoli speculari aiuterà ad apprezzare il soun easy-listening e il forte profumo di Eighties intriso tra i solchi di questa release, nella voce come nelle melodie: e per "ottantiano" intendiamo quanto di più catchy e pop si possa immaginare in ambito heavy (escluse ovviamente le frange dei glambangster di Hollywood). Curiosamente, i pezzi più "commerciali" risultano molto più gradevoli di molti intenzionalmente "aggressivi", che appaiono quasi forzati (Don't Bother Me, per esempio, é dotata di poco costrutto effettivo), ma il sound tipico degli Annihilator, seppur a sprazzi, resta tangibile e si pone come filo conduttore, sopattutto quando la band schiaccia il piede sull'acceleratore in avvincenti (ma troppo rare) serrate ritmiche, come la conclusiva Brain Dance.
Quest'ultima sarebbe forse il pezzo migliore, se non fosse clamorosamente rovinata da una parte centrale infarcita di goliardate demenziali: e così la cover priestiana di Hell Bent For Leather (con una parte musicale leggermente modificata) si rivela uno dei passaggi più duri, solenni e rocciosi dell'opera, anche se la prestazione vocale non si avvicina neanche -com'era prevedibile- a quella del leggendario Metal God. Tra le tracce non ancora citate, vanno menzionate No Zone, che pur non essendo thrash si delinea su ritmiche veloci e trascinanti, con un riffery valido e caldi guitar solos, Sounds Good to Me (molto mielosa, praticamente poprock ma con un altro bell'assolo di chitarra) e The Edge, dalla base molto potente, un riffato con radici nell'hardrock, l'ennesimo solo fiammante ed un evidente stampo vocale che si rifà a quelle ambientazioni ottantiane heavy pop di cui si parlava prima.Il computo finale di Set the World on Fire è dunque ampiamente positivo, se riusciamo ad accettare l'excursus extra-thrash di Waters e soci: per una volta, evitiamo di gridare al tradimento, scandalizzarci o sputare sentenze, e godiamoci una dimostrazione di come questa band sia capace di scrivere anche pezzi più diretti, melodici e faciloni, spaziando dal thrash al pop, dall'heavy metal all'hardrock in una decina di canzoni che riassumono l'intero background di Jeff Waters.
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VOTO LETTORI
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83.17 su 171 voti [
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Secondo me è un album ottimo, allo stesso livello di Never neverland. |
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Per me questo è un disco da 80. E ho appena scoperto che su metal archives la media degli utenti è 59. UNA VERGOGNA. |
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Per me questo è un disco da 80. E ho appena scoperto che su metal archives la media degli utenti è 59. UNA VERGOGNA. |
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Sarà anche poco thrasheggiante rispetto ai primi due album ma grazie alla sua varietà e spensieratezza; questo è l\'album che più riascolto ancor oggi. 🙂 |
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Grande album, mi chiedo come possa avere 75 questo se si da 84 a Feast... carino per carità ma che sia meglio di questo... |
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Riascoltato oggi dopo tanto tempo. A me piacque da subito, anche se di thrash qui non ne vedevo praticamente l’ombra. Ma d’altra parte non furono certo gli Annihilator i soli ad ammorbidirsi in quegli anni… Ovviamente non può competere con i primi due album (due capolavori infiniti), però se andiamo a vedere tutti gli album successivi, questo rimane assolutamente uno dei migliori (se non il migliore proprio forse). Voto 85 |
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Inizialmente spiazzante come album, se paragonato ai due masterpiece precedenti. Il thrash c'è di contorno, fondamentalmente un disco di heavy metal con inserti hard rock. A me la voce del singer non dispiace. Un album così per essere apprezzato lo si deve slegare da quanto fatto in precedenza. |
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30
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disco che nel tempo si è rivalutato tantissimo. MOlto vario e mai noioso. Voto 85 ... anche 90 |
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Per me di poco inferiore ai primi due. Voto troppo basso soprattutto se paragonato a quelli degli album successivi |
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Grandissimo album anche per uno come me che ama solo poche band (e dischi) thrash. Questo album piace proprio perchè di thrash non ha nulla, a tratti sfiora il pop (clamorose le ballad Phoenix Rising e Sounds Good To Me, due tra gli apici del lavoro) e in altri brani l'heavy classico emerge con un pò di hard rock. Waters ha saputo dimostrare di poter scrivere brani immediati ma non banali, con testi "particolari" e affidandosi ad un cantante che se l'è cavata piuttosto bene pur non facendo cose assurde. Da menzionare anche la titletrack e Snake in the Grass, pezzoni da 90, ma non c'è un solo calo in un album veloce ed ispirato, più del successivo King Of The Kill. |
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27
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Dopo averci lustrato le orecchie con i primi due immensi platter di techno/thrash i nostri ci deliziano ammorbidendo i toni senza farci mancare la loro divina perizia tecnica.
Gli innesti di Mike Mangini e di Aaron Randall sono notevoli e voglio menzionare le power ballad/semi ballad Phoenix Rising, Sounds Good To Me e Snake in The Grass come dei capoliavori assoluti.
Da avere e rivalutare per i detrattori d'annata
Voto 98/100 |
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26
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Ultimo capolavoro della band, poi vai di riciclo.... in negativo... |
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Sono d accordo con chi dice che i canadesi hanno pubblicato solo i primi due come intoccaili. Pero' secondo me ci vogliono delle giuste proporzioni. Feast non era male, almeno che qualcuno non ritenga migliori gli inculator incenerator fist fucking di Danzica balzati agli onori della cronaca anxhe per atti di cannabalismo. |
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Dopo i primi due ottimi lavori di thrash ultratecnico,aggressivo e tremendamente incisivo,questo STWOF mi spiazzò,non mi aspettavo quell'addolcimento.Molti brani lenti e prevedibili che mi delusero.In seguito li ho abbandonati in favore di band con idee più chiare e originali. |
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Ottimo album,se ascoltato con la giusta prospettiva:cioè senza aspettarsi il Thrash tecnico dei dischi precedenti. Questo è un buon album Hard'N heavy ne piu' ne meno |
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Mi domando come si sia potuto intitolare l'album Set the World on Fire, se poi l'album sembra la colonna sonora di un film adolescenziale di serie B degli anni '80. Gruppi come gli Annihilator hanno contribuito a trasformare il thrash in una carnevalata. |
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20
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Comprato un po' di anni fa in offerta, alcuni pezzi validi, No zone su tutte, altre che mi fanno piangere dal culo, veramente, nel complesso era meglio che lo lasciavo sullo scaffale, per fortuna hanno fatto di meglio, anche in futuro, lasciando stare i primi 2, inarrivabili per la maggior parte di band anche ben più famose.... |
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Un disco super. Forse il mio preferito degli Annihilator. 85/100 |
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mike mangini fece la sua porca figura. |
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torniamo su Set The World On Fire. Inutili i paragoni con i primi due lavori in quanto totalmente diversi. Certo Alice in Hell e Never Never Land sono superiori (e ci mancherebbe) ma ragazzi, questo è un altro grande disco. Dopo aver dimostrato con due perle di saper fare tecno thrash come nessun altro gli Annihilator si reinventano proponendo un disco più melodico ma incredibilmente coinvolgente. L'acceleratore viene spinto molto meno che in passato ma quanto basta visto il sound proposto; i soli, più corti rispetto al passato, sono comunque in pieno stile Annihilator così come i riff. Si abusa forse dell'arpeggio ma a mio parere è uno dei punti di forza di questo STWOF. Bocciare questo disco solo perché diverso dai precedenti è da stupidi a mio avviso, troviamo veramente un prodotto di incredibile valore firmati e timbrato Annihilator. Davvero grandi e poliedrici come nessuno |
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certamente il disco è più melodico e magari (al tempo) risultava commerciale, ma ragazzi questa è grande musica |
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Aggiornata la recensione, il voto ed altri dettagli a firma di Rino Gissi in data 27/09. |
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Questo 'set the world on fire' è un album in cui si tocca alti livelli in solo tre canzoni cioè la 'title track', 'phoenix rising', 'no zone'.Le restanti canzoni si elevano su un più che sufficiente, nel complesso un buon album, ma non un capolavoro,come invece lo erano i primi due. Voto 77/100. |
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13
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questo per me è un grande disco, Phoenix Rising eccezionale, Set The World On Fire stupenda. |
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davvero un bel disco,all'inizio non mi era piaciuto, l'ho risentito di recente e l'ho rivalutato. in effetti non è thrash, è molto melodico, ma composto e suonato in maniera davvero impeccabile! |
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11
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disco bellissimo! le mie preferite set...,snake in the grass,knight jumps queen,sounds good to me e brain dance!riescono ad essere poliedrici, passando dal thrash dei primi 2 album alle venature pop di alcune canzoni-perle! |
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10
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A me piace un sacco come disco!!!!!!!Secondo me più che commercializzazione è pura arte e gli annihilator hanno dimostrato una grandissima vena artistica...Per l'amor del cielo ogniuno la pensa a suo modo.Questa è solo una mia opinione...gran disco e ottima recensionee!!! |
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9
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tremendamente commerciale: pochissime le canzoni "cattive" e molte, troppe melodiche |
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mah... a vedere di cosa sono capaci gli Annihilator mi sembra un po' scarsino come album... sopratutto non capisco come fa ad essere definito thrash... |
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7
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veramente bruttino.. commerciale con quelle ballads e poi per niente thrash... se lo paragona a Alice in Hell poi.. qui c'è pochissima tecnica, poca cattiveria... |
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6
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Buon prodotto, non il più potente degli annihilator, ma il più elaborato anche secondo la vena melodica |
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5
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certo dire che quest'album è stupendo secondo me è eccessivo...forse alice in hell possiamo definirlo stupendo!!voto troppo alto! |
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ah, e non è neanche più tecnico di quelli precedenti! |
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si però non capisco dove lo vedi 'sto prog a parte questo bella rece |
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ho avuto modo di leggere la tua buona rece ed ho visto che siamo abbastanza d'accordo, a parte su River Phoenix che io reputo una grande canzone. |
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adoro letteralmente questo disco degli Annihilator. Non � il pi� tecnico, non � il pi� thrash, non � il pi� incazzato, ma � solo e semplicemente stupendo! La vena melodica nel songwriting di Jeff c'� sempre stata sin dal primo disco, qui gli ha concesso pi� spazio che nel resto delle sue release ed il risultato a parer mio � ottimo. Pugno di ferro in un guanto di velluto! .... Buffo, appena qualche settimana fa ho recensito anche io questo disco per la mia webzine |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Set the World on Fire
2. No Zone
3. Bats in the Belfry
4. Snake in the Grass
5. Phoenix Rising
6. Knight Jumps Queen
7. Sounds Good to Me
8. The Edge
9. Don't Bother Me
10. Brain Dance
11. Hell Bent For Leather
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Line Up
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Aaron Randall (voce)
Jeff Waters (chitarra solista)
Neil Goldberg (chitarra ritmica)
Wayne Darley (basso)
Mike Mangini (batteria)
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RECENSIONI |
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