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ANNIHILATOR - Non abbiamo mai smesso di crederci
16/12/2016 (2438 letture)
A poco più di un mese dall’uscita di Triple Threat, la nuova, peculiare release di casa Annihilator comprendente ben tre dischi e molto materiale inedito, abbiamo approfittato dell’occasione per fare due chiacchiere con quello che senza ombra di dubbio è ad oggi il volto storico della band, Jeff Waters, che ci ha raccontato diversi retroscena relativi a questa nuova produzione, senza disdegnare qualche riflessione sul passato, presente e futuro della band canadese…

Akaah: Ciao Jeff, benvenuto su Metallized.it e grazie per averci concesso quest’intervista. Partiamo ovviamente con Triple Threat, che uscirà il prossimo gennaio, iniziando in particolare dalla sua prima parte, quella acustica, intitolata The Watersound Studios Sessions. Cosa ti ha portato a voler suonare in acustico alcuni pezzi degli Annihilator? Ed è vero che questi brani sono stati registrati ciascuno in un singolo take (ovvero in un'unica ripresa, senza tagli, NdR)?
Jeff: Si è trattato di qualcosa che prima o poi avremmo dovuto fare, ma è stata una delle cose più stressanti che abbia mai fatto nella mia vita! (ride, NdR) Penso sia stato lo stesso per gli altri quattro (Aaron Homma, Rich Hinks, Marc LaFrance e Pat Robillard, NdR), perché quando registri così, è molto differente da quando lo fai in studio. In studio uno ha la sua parte di chitarra, magari anche breve, mettiamo di soli 45 secondi, per cui non si preoccupa molto per un eventuale errore, perché dopo quei 45 secondi può ricominciare e rifare tutto da capo. In questo caso, con un singolo take per brano, invece, visto che peraltro ci stavano registrando anche in video dal vivo, non è stata affatto la stessa cosa, siamo dovuti rimanere profondamente concentrati senza sbagliare per l’intera durata dei pezzi. Certamente tutti e cinque abbiamo fatto dei piccoli errori e i nostri strumenti non erano accordati al meglio per l’intera durata della sessione, ma era inevitabile. Il metodo che abbiamo scelto è stato quello di registrare un pezzo alla volta: in alcuni casi c’è bastato un tentativo, in altri abbiamo dovuto riprovarci diverse volte e poi scegliere la versione venuta meglio, anche se al termine delle singole registrazioni spesso eravamo già coscienti che sarebbe stata proprio quella la versione definitiva, che non saremmo stati in grado di renderla in maniera ulteriormente migliore, considerate appunto le difficoltà di essere cinque persone, in acustico e praticamente dal vivo. Alla fine ci sono voluti tre giorni per completare l’intero processo, lavorando circa otto ore al giorno a partire dal pomeriggio. Per ogni traccia ci sono voluti, in media, tra i 45 e i 60 minuti e, ogni volta completato un pezzo, ci siamo sempre presi una mezzoretta di pausa, per un caffè, una passeggiata, cose del genere, prima di continuare con in successivo. Non è stato affatto facile completare un lavoro del genere e onestamente ammiro quei musicisti che riescono a portare a termine qualcosa di simile in maniera perfetta e senza errori, perché noi non ne siamo stati in grado, abbiamo semplicemente fatto il nostro meglio.

Akaah: Alla fine, tu e gli altri musicisti inclusi in questo progetto, siete stati soddisfatti del risultato finale? Pensi tornerai mai all’acustico, in futuro?
Jeff: Personalmente ho sempre considerato questo disco acustico come un unicum che non ripeterei mai in futuro, ma c’è anche da dire che diversi promoter europei ci hanno già dimostrato il loro interesse per dei concerti in acustico, con questa line-up di cinque musicisti. Per cui, chi può dirlo, mai dire mai, anche se va detto in tutta onestà che lo considero come qualcosa di piuttosto difficile per me. Io come musicista ho sempre bisogno di provare molto prima di uno show e di sapere esattamente cosa andrò a suonare, non sono un chitarrista molto bravo a salire su un palco e improvvisare con un band. Pat (Robillard, NdR), invece, il chitarrista ospite che abbiamo scelto per queste The Watersound Studios Sessions, è diverso, è un musicista che improvvisa spesso e volentieri e l’ha fatto per oltre 30 anni, per cui ha lo straordinario talento di potersi esibire con qualsiasi band e suonare pressoché qualsiasi cosa, adattandosi senza problemi. Io ed Aaron (Homma, NdR), al contrario, dobbiamo necessariamente sapere tutto in anticipo.

Akaah: Vista la vostra prolifica discografia, come hai scelto i brani da inserire in questa setlist acustica?
Jeff: Ti dirò, è stato piuttosto facile, perché tra i circa 160 pezzi dei 15 album a marchio Annihilator finora pubblicati, non sono in grado di cantarne una buona metà. È una discriminante che vale anche per i nostri concerti, si tratta di brani che non ho originariamente cantato io, ma che erano nati per quegli altri, talentuosi cantanti che si sono susseguiti nella storia della band, per cui ritengo non avrebbe senso nemmeno provare ad interpretarli personalmente, non sarei mai capace di eguagliare gli originali. Per i live, di solito scelgo dal nostro catalogo delle canzoni che so interpretare bene e che siano tra le più popolari, tre su tutte Alice in Hell, Set the World on Fire e King of the Kill, ma per questa occasione particolare, essendo una registrazione dal vivo ma acustica, ho preferito avvalermi anche dell’aiuto del mio amico Marc LaFrance, che non solo mi ha supportato con delle precise backing vocals, ma ha anche coperto il ruolo di cantante solista in diverse occasioni.

Akaah: La seconda parte di questo speciale cofanetto include la registrazione del vostro live al Bang Your Head!, svoltosi in Germania la scorsa estate. Cosa vi ha portato a scegliere proprio questo festival? E ritieni che la scaletta proposta rappresenti il meglio degli Annihilator?
Jeff: Sicuramente rappresenta il meglio degli Annihilator nell’estate 2016! (ride, NdR) Tornando seri, tutto è iniziato quando Jay Lansford della nostra label, la UDR, che è noto per essere un professionista nel campo dell'A&R e che ha lavorato lungo tempo anche con la SPV, ha cominciato a parlarmi di questo progetto, nel dicembre dell’anno scorso. Ci siamo trovati subito d’accordo su un aspetto cruciale: nessuno di noi due voleva uno show esagerato per questa registrazione, con un enorme lavoro di produzione alle spalle, sia perché sarebbe stato molto costoso, che perché sia per gli Annihilator sia per la nostra etichetta non aveva senso dar vita ad uno spettacolo oltre ogni limite, con fuochi d’artificio, fiamme, effetti speciali, due tecnici luci e via discorrendo… Sarebbe stato qualcosa che innanzitutto ci avrebbe messo sullo stesso piano di moltissime altre formazioni che hanno già dato vita a simili esibizioni, diventando quindi un po' banale, ma allo stesso tempo un investimento che mai ci saremmo potuti permettere, in quanto quel singolo Blu-ray ci sarebbe costato una fortuna. Sicuramente la label ci avrebbe facilmente potuto aiutare economicamente a realizzarlo comunque, ma all’epoca l’idea del cofanetto con tre dischi, che unisse tre diversi aspetti anche personali e inediti della band e che diventasse quindi un qualcosa di molto figo e interessante per i nostri fan, era già chiara e definita nelle nostre menti, per cui abbiamo deciso di dividere in maniera equa il budget, focalizzandoci sull’idea generale e non sul singolo disco. Per cui, la scelta doveva per forza ricadere su uno dei festival a cui abbiamo partecipato la scorsa estate e abbiamo optato specificatamente per il Bang Your Head! in quanto al festival erano già dotati di un ottimo impianto di ripresa che avrebbero utilizzato durante il concerto dei Twisted Sister, che hanno suonato due gruppi dopo di noi. Per cui gli organizzatori ci hanno proposto di ‘testare’ su di noi tale impianto in vista dei Twisted, offrendoci in cambio un ottimo prezzo per l’utilizzo delle loro attrezzature. In tal modo, non siamo scesi a compromessi quanto alla qualità, ma siamo riusciti a risparmiare e utilizzare il denaro extra per finanziare la realizzazione delle altre due parti del cofanetto, a cui tenevamo molto.

Akaah: Come hai giustamente appena menzionato, la terza parte di questa collezione sarà certamente un omaggio graditissimo a molti dei vostri fan, visto che include molto materiale inedito, quali video dietro le quinte, brevi documentari, commenti e spiegazioni relativi alla storia della band… Come giudichi il tuo rapporto con gli ammiratori degli Annihilator, di questi tempi, sia dal vivo a lato dei concerti, che per esempio sui social media?
Jeff: Sicuramente qualcosa che dice molto sulla personalità mia e della band è la nostra presenza proprio sui social, io sono sempre su Facebook per dire e faccio del mio meglio per interagire costantemente con i fan. Abbiamo spesso organizzato dei concorsi con vari omaggi, così come eventi particolari per i nostri ammiratori quali offrire loro la possibilità di cenare con noi qui ad Ottawa, o prender parte alle nostre prove. Quando ci esibiamo dal vivo o siamo in tour, cerchiamo inoltre sempre di chiedere agli organizzatori di rimuovere le transenne davanti al palco. Per ragioni di sicurezza, assicurative e leggi locali ciò non è sempre possibile, ma fosse per noi non vorremmo mai ci fossero ostacoli tra noi e il pubblico, ci piace sentirlo davvero vicino a noi. E questa è anche un’altra cruciale ragione per cui abbiamo scelto, tra i tanti, proprio il Bang Your Head!: volevamo uno show di giorno, senza barriere eccessive, con una produzione non esagerata ed un pubblico variegato che (e ne eravamo certi, visto il bill del festival) risultasse composto non solo da amanti del thrash metal, ma anche dell’heavy, e potesse apparire quindi meno violento e folle, fornendoci un’ottima cornice per la registrazione, un po’ come fosse un live degli AC/DC o dei Metallica. Un concerto onesto dunque, senza orpelli inutili, in cui noi semplicemente abbiamo suonato la nostra musica.

Akaah: Sulla copertina di Triple Threat, infine, è presente il medesimo robottone già svettante sull’artwork di Suicide Society, ci spieghi le ragioni che vi hanno portato a riproporlo?
Jeff: Per quest’artwork abbiamo discusso diverse idee, ma nessuna ci aveva convinto appieno. Un giorno però ho visto le magliette che avevamo messo in vendita per il tour europeo da cui eravamo appena tornati, che includevano proprio la faccia del robottone di Suicide Society. Ho pensato al fatto che i materiali raccolti in questo cofanetto, sia la parte acustica che quella in live, erano stati prodotti nello stesso anno del tour e di come avessero una connessione proprio con questo nostro ultimo album, e, considerando che era un concetto comunque ‘metal’, non trattandosi di un’immagine con alberi, fiorellini o vedute sul mare, è stata una scelta naturale optare per tale cover, in grado di connettere in maniera fluente le tre anime di questa nuova nostra release. Il titolo stesso di questa produzione, Triple Threat, fa riferimento ad un’espressione che in inglese usiamo per definire qualcuno che abbia un notevole talento in tre diversi aspetti artistici, solitamente canto, ballo e recitazione, ma non solo, è una definizione che include anche gente come Jamie Foxx per capirsi, che è un attore, un cantante e un comico allo stesso tempo. Per cui avevamo davvero bisogno di una copertina che sapesse rappresentare noi e i nostri diversi talenti al meglio.

Akaah: Ritornando a parlare degli Annihilator, negli ultimi tempi avete accolto due nuovi membri della band, Fabio Alessandrini alla batteria e Rich Hinks al basso. Come avete selezionato questi due musicisti e credi che questa scelta soddisfi le attuali esigenze della band?
Jeff: Per Rich la scelta è stata piuttosto naturale, in quanto ci è sembrato il bassista più adatto per il nostro tour europeo l’anno scorso (l’Europe in the Blood Tour 2015, NdR) e continua ad essere al nostro fianco oggi. Per Fabio la cosa è stata invece molto diversa. Il nostro ex batterista, Mike Harshaw, si è ritrovato a non poter più investire le stesse energie e dare le medesime priorità al gruppo, soprattutto dopo essere diventato padre, e aveva un po’ perso onestamente l’interesse nel suonare con noi, gli mancava l’entusiasmo dell’essere parte di questo progetto e non sembrava particolarmente elettrizzato dall’idea, per esempio, di registrare qualcosa in acustico. Non avevamo comunque intenzione di separarci da lui, ma ci dispiaceva però vederlo così. Poi così dal nulla, questo 23enne italiano di vicino Bologna mi ha mandato un link, se non sbaglio via Facebook, di alcuni video in cui lui suonava alcune delle nostre canzoni. Così, senza pretese, voleva solo omaggiarci della sua interpretazione entusiasta dei nostri pezzi, sperando che ci piacessero. Eppure, quando ho visto quei video, mi è apparso chiaro come con gli Annihilator avrei dovuto circondarmi di musicisti con lo stesso entusiasmo di Fabio, con il medesimo ardore e voglia di provare e migliorarsi ogni giorno. Per cui mi sono immediatamente mosso per conoscere qualcosa in più su di lui e capire se avesse le carte in regola per un eventuale ingresso nella nostra formazione. È stato come uno schiaffo in faccia per me, un qualcosa che mi ha dato una decisa svegliata e permesso di capire cosa volessi davvero. Difatti Fabio dopo due settimane è diventato parte della band.

Akaah: Sei stato impegnato nella creazione e registrazione di pezzi, nonché concerti e tour per oltre vent’anni ormai, quali reputi siano gli aspetti che sono maggiormente cambiati nel tempo durante la tua carriera?
Jeff: Ho cinquant’anni, per cui va considerato come io fossi già attivo ai tempi in cui i Metallica, gli Slayer, gli Exodus e gli Anthrax hanno portato alle stampe i loro primi album. Si parla di anni in cui io ero alla fine della mia adolescenza e ho avuto la fortuna di vivere in prima persona la nascita e l’incredibile crescita dell’heavy e del thrash metal. Attorno al 1992/93 tale ondata di successo tuttavia si infranse e una larga maggioranza delle band in nord America si ritrovarono improvvisamente senza un contratto discografico, dovendo dire addio altrettanto subitaneamente anche alla possibilità di andare in tour. Molti di loro, che magari abbiamo visto riunirsi in tempi recenti, gettarono in quel periodo velocemente la spugna, trovandosi altre occupazioni. Personalmente, ho invece gran rispetto per band quali gli Overkill, gli Exodus, i Testament e, perché no, anche noi stessi, che hanno invece deciso di continuare, nonostante le enormi difficoltà e i molteplici cambi di formazione causati proprio degli enormi problemi dell’industria discografica dell’epoca. Noi tutti abbiamo proseguito, non ci siamo mai fermati, abbiamo continuato a portare avanti i nostri progetti sia in studio che in live e, negli ultimi anni, siamo riusciti a portare alle stampe dei buoni dischi, nonostante i tempi siano cambiati. Volendo parlare proprio di noi Annihilator, abbiamo risalito la china molto lentamente, in particolare negli ultimi dieci anni, con un graduale ma costante aumento delle vendite dei nostri dischi e, parlando anche della questione live, delle possibilità di suonare nei festival più blasonati, di ottenere slot migliori di quello delle due del pomeriggio e in certi casi di diventarne persino headliner. Le cose sono progressivamente sempre più migliorate ed è una gran cosa, perché non abbiamo mai smesso di crederci, proprio come, e mi ripeto, gli Overkill, gli Exodus e i Testament. Abbiamo sempre lottato, non ci siamo mai separati, non abbiamo mai fatto reunion, siamo rimasti sempre coerenti con noi stessi, dai tempi dei nostri primi successi.

Akaah: Con l’uscita di Suicide Society avete raggiunto il vostro quindicesimo album, segnando quello che è un traguardo sicuramente molto importante per qualsiasi band. Partendo proprio da quest'ultimo full-length e ripercorrendo al contrario la vostra longeva produzione, c’è qualche album o qualche aspetto di cui ti penti e che vorresti aver fatto diversamente? O, viceversa, qualche release che rimarrà per sempre la tua preferita?
Jeff: Penso che se uno è davvero un musicista che tiene a quello che crea, che vive sul serio la musica che compone e che sa essere onesto con se stesso, è inevitabile che, guardandosi indietro, molteplici siano gli aspetti che, una volta analizzati, risultino non essere stati prodotti al meglio. Per quanto mi riguarda, è qualcosa che provo ogni volta che riascolto una larga parte degli album a cui ho preso parte. Alcuni di essi hanno buone canzoni, ma la produzione avrebbe potuto essere senz’altro diversa, in altri il cantato non appare poi così professionale, in altri ancora il missaggio non è all’altezza. Io per dire ho tutti i dischi di band cruciali per me, ho tutti gli album per esempio degli Iron Maiden, dei Judas Priest, degli Exodus, degli Slayer, degli AC/DC, dei Kiss e dei Metallica, ma non ascolto più alcuni di essi, perché non mi piacciono più come un tempo o non li ritengo più dei buoni full-length. Lo stesso ovviamente vale per gli Annihilator: la nostra discografia conta delle produzioni di ottima qualità, dei classici come Never, Neverland, Alice in Hell, King of the Kill e Set the World on Fire e altri invece più deboli, quali Remains o altri simili. Va detto però che in generale le opinioni del pubblico sanno essere differenti, ogni volta che io nomino qualche disco che mi pare meno ben riuscito, c’è sempre qualcuno che mi risponde “Hey, ma a me quel platter piace!”. Molto dipende anche della nazionalità dei nostri supporter. Se si andasse per esempio a chiedere quale sia il nostro disco migliore ai tedeschi, loro risponderebbero senza ombra di dubbio Never, Neverland, altre nazioni europee preferiscono invece Alice in Hell, altre ancora King of the Kill. Per cui ritengo che quei quattro siano i nostri punti forti, così come mi rendo conto che altri dischi che abbiamo pubblicato siano decisamente di qualità più scadente, ma ormai c’è poco da fare, di certo non si può tornare indietro e cambiare le cose, quando sei un musicista devi focalizzarti sul futuro e andare avanti.

Akaah: Un’ultima domanda: che piani ci sono, in particolare sul breve termine, in casa Annihilator?
Jeff: Personalmente tra poco andrò a New York dove incontrerò i miei amici Megadeth, Lacuna Coil, Zakk Wylde e molti altri e con loro suonerò durante gli Epiphone Revolver Music Awards (svoltesi lo scorso 13 dicembre, NdR). Ovviamente stiamo già lavorando ad un nuovo album, è già un po’ di tempo che siamo impegnati a scrivere e registrare nuovo materiale, a febbraio prenderemo parte al 70000 Tons of Metal, che sarà sicuramente una gran bella festa, anche perché io stesso sarò protagonista di una all-star jam session con altri musicisti famosi e infine parteciperò anche alla Musikmesse 2017 il prossimo aprile a Francoforte in Germania. Sicuramente gli Annihilator saranno presenti a diversi festival estivi in Europa, nonché a qualche festival in giro per il mondo durante l'anno, compreso il Sud America.

Akaah: La nostra intervista si chiude qui, ti ringrazio nuovamente per il tuo tempo. C’è qualcosa che ti va di aggiungere per i nostri lettori e i vostri fan italiani?
Jeff: Grazie mille a te! Spero potremo tornare presto in Italia, ci piace suonare nel Belpaese ed è un sacco di tempo che per dire non torniamo a Roma o a Milano. Sarebbe fantastico poter magari organizzare almeno tre date che includano queste grandi città e qualche altra località, ci stiamo lavorando. Fosse per noi torneremmo ogni anno, ma ovviamente c’è da considerare anche tutto il lato organizzativo e della promozione prima di poter dar vita a qualcosa. Speriamo che il 2017 ci riporti da voi!



Pacino
Domenica 25 Dicembre 2016, 16.55.06
13
l'intervista é ok, ma non voglio immaginare che porcata sarà il cd acustico, pezzi Thrash Metal acustici...che idea del cazzo.
Lemmy
Mercoledì 21 Dicembre 2016, 18.14.26
12
Spero di rivederti presto in Italia Jeff, e anche se l'ultimo lavoro non mi ha lasciato molto dentro, la stima verso di te come gran musicista rimane intatta, non c'è dubbio infatti che Jeff sia per me tra le pochissime asce thrash ad avere un talento innato, oltre a una gran manualità e destrezza e maestria tecnica unita ad un ottimo gusto e tocco musicale, se viene a Roma , in una data estiva tranne imprevisti, non mi sfugge.
Mix
Mercoledì 21 Dicembre 2016, 17.53.29
11
Grande Jeff, da ormai 25 anni sempre presente nei miei ascolti! Torna in Italia presto, sai che se posso, non manco di certo!
terzo menati
Sabato 17 Dicembre 2016, 0.22.29
10
I primi due sono album che ogni fan del metal dovrebbe conoscere a memoria, specie never neverland che è uno dei picchi massimi dell'intero movimento. Lui un genio, un guitar Hero ai livelli di suoi colleghi contemporanei come skolnick, mustaine, cavestany o Tommy t baron, il problema è che non ha mai cementato un gruppo solido, costante, affidabile e quindi e' rimasto sempre incompiuto a differenza dei gruppi dei colleghi sopracitati. Con loro mi sono fermato a set the world on fire, un disco strano che ha fatto conoscere mangini ma che è durato poco sul mio piatto. Comunque un grande protagonista
Christian death rivinus
Venerdì 16 Dicembre 2016, 23.14.56
9
Entrambi hanno una tecnica chitarristica e una capacita'compositiva senza rivali...
Christian death rivinus
Venerdì 16 Dicembre 2016, 23.13.30
8
Qualcosa di epocale....musicalmente parlando....
Christian death rivinus
Venerdì 16 Dicembre 2016, 23.12.38
7
In passato gli era stato proposto da mustaine di entrare nei megadeth....ma lui ha rifiutato....chissa' che sarebbe uscito fuori...
JC
Venerdì 16 Dicembre 2016, 22.00.29
6
Vero, umilissimo anche quando parla dei suoi limiti...e sappiamo benissimo che é un chitarrista esageratamente bravo! Non li ho mai visti dal vivo, mi piacerebbe!
Kai Shiden
Venerdì 16 Dicembre 2016, 18.09.54
5
Onesto, umile e sicuro dei propri punti di forza, non è da tutti ammettere di aver inciso dischi discutibili. Vieni a Roma Jeff!
Christian death rivinus
Venerdì 16 Dicembre 2016, 16.53.04
4
Quoto al 100%@ metal shock.....se oggi prendesse un cantante dotato...i suoi nuovi album salirebbero di valore,comunque e' un grande
Metal Shock
Venerdì 16 Dicembre 2016, 16.03.39
3
Jeff e` un grande, punto. Vedere le band che cita che non sono mai scese a compromessi, Overkill, Exodus, Testament, me lo rende ancora piu` simpatico. Pero` fosse riuscito ad avere una band stabile ci avrebbe guadagnato anche lui, peccato che il suo ego sia un po` troppo alto da quel punto di vista.
JC
Venerdì 16 Dicembre 2016, 15.49.10
2
Che bella intervista. Io al liceo ho ascoltato milioni di volte Set the World on fire, perché amo la musica piú melodica, ed é veramente un capolavoro al di là del genere. Per questo motivo sono molto curioso di sentire il cd acustico!
Christian death rivinus
Venerdì 16 Dicembre 2016, 13.22.38
1
Nel mio big 4 c'e' anche il mitico jeff.....uno dei miei idoli di sempre...non vedo l'ora di ascoltare questo triplo album. Uno dei piu bravi chitarristi compositori della scena metal mondiale.
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