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Paradise Lost - Symphony for the Lost
06/12/2015
( 4879 letture )
Nella realizzazione dei live album (ripresi anche in DVD, come in questo caso) la scelta del contesto è una delle più importanti.
Questo perché la scenografia sarà una delle prime cose sui si poseranno gli occhi degli spettatori, e anche perché l'ambiente in cui viene tenuto il concerto diventa di primaria importanza nel rapporto con il pubblico, a sua volta vitale nel contribuire a creare uno show godibile e che non si limiti ad una mera riproposizione delle canzoni degli album.
Ora immaginate i Paradise Lost, con il loro modo di fare concerti se vogliamo tanto intenso -emotivamente parlando- quanto austero nell'atteggiamento, in un contesto fuori dall'ordinario come un teatro romano.
Siamo a Plovdiv, città bulgara in cui si trova un teatro costruito, a cavallo tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, durante l'impero di Traiano. Una struttura ottimamente conservata (nonostante diversi danneggiamenti a causa dell'orda unna di Attila nel quinto secondo d.C.) che, pur non arrivando più a contenere le 7000 persone per cui era stato progettato, rimane un luogo piuttosto unico in cui tenere un concerto metal.
Ho detto metal, ma c'è molto di più, perché -come già fatto da moltissimi altri gruppi prima di loro- nemmeno la band di Halifax ha resistito alla tentazione di proporre i loro brani insieme ad un'orchestra (Orchestra of State Opera Plovdiv) e ad un coro (Rodna Pesen Choir). In particolare la prima metà dell'esibizione (contenuta nel primo disco) rappresenta un breve scorcio su come possa cambiare la musica dei maestri del gothic/doom se incuneata tra arrangiamenti classici e cori maestosi.

Il risultato?
Purtroppo non all'altezza delle aspettative.

Non in modo tragico, anche perché il live nel complesso risulta comunque godibile, soprattutto grazie all'esperienza di una band che -per quanto spesso criticata per la sua resa proprio in questa sede- ha dalla sua dei pezzi immortali che è ben difficile non “rendano” se suonati con la dovuta perizia.
Ci sono però diversi elementi migliorabili, a partire proprio dall'utilizzo dell'orchestra nel primo cd (probabilmente quello più problematico): l'impressione generale è che gli arrangiamenti di quest'ultima non siano stati curati troppo nel dettaglio, con parti non particolarmente sviluppate che non sempre sembrano azzeccate, come capita con la opener Tragic Idol che suona veramente strana in questa veste (per non dire poco convincente). Migliore risulta l'approccio a canzoni come Victim of the Past (forse la meglio riuscita di questa prima parte) o a Soul Courageus, che -per quanto “diversa” come atmosfera proposta- resta una delle più trascinanti. L'apporto dell'orchestra appare anche leggermente slegato, non certo fuori tempo, ma in qualche modo poco coeso con la prestazione della band, o a causa della registrazione o -posso supporre- per un numero di prove non consono alla portata dell'evento. Ad ogni modo, le canzoni non hanno guadagnato quel quid in più che ci si aspetterebbe da un contesto così particolare e soprattutto con l'aggiunta di un coro e di un'intera orchestra, ragion per cui il primo disco resta un esperimento interessante, ma riuscito solo parzialmente.

Nel secondo cd (che copre la parte successiva del concerto), invece, l'impatto dei Paradise Lost cambia in maniera radicale, come se in un contesto live più classico si trovassero più a proprio agio, aiutati anche da una scaletta veramente ben composta, che comprende pezzi immancabili come As I Die, Erased, Say Just Words e -incomprensibilmente- Faith Divides Us, Death Unite Us. Non perché non meriti di far parte di un live dei britannici (anzi, è uno dei pezzi più intensi della loro discografia degli ultimi anni), ma perché è una traccia talmente tanto melodica e piena di parti di tastiera (archi soprattutto) che la domanda si pone da sola: perché non suonarla insieme all'orchestra? Sarebbe stata senza dubbio uno dei pezzi più adatti e di maggiore impatto. Comunque sia, grazie la voce di Nick Holmes che va via via scaldandosi, l'intensità della prestazione sale, raggiungendo il suo climax nelle conclusive Say Just Words e The Last Time.

Quella dei Paradise Lost a Plovdiv è dunque una prestazione in linea con le loro capacità oltre che un concerto decisamente gradevole da ascoltare.
Per certi versi però suona tanto come un'occasione perduta per creare qualcosa di veramente indimenticabile, non solo per l'orchestra non sfruttata al meglio, non solo per scelte discutibili (come la posizione di Faith Divides Us, Death Unite Us), ma anche per una registrazione un po' grezza che restituisce in maniera adeguata la voce di Nick, il basso di Stephen Edmondson e le chitarre del duo Mackintosh/Aaedy (per quanto queste ultime siano state un po' maltrattate in quanto a frequenze basse), mentre la batteria di Erlandsson suona invece un po' troppo ovattata e priva d'impatto, così come l'orchestra e il coro che restano spesso molto in background.

Ad ogni modo Symphony for the Lost resta un acquisto che -per quanto non privo di difetti- non mancherà di essere piuttosto interessante per i fan dei Paradise Lost, oltre che un buon viatico per chi volesse approfondire la conoscenza di un gruppo che con il tempo sta curando in maniera sempre più soddisfacente il lato live. Saranno sempre un po' distaccati, Nick non risparmierà mai il suo english humor “leggermente” cinico,

Potete mettere in piedi un bel moshpit?

(pubblico seduto su delle antiche gradinate piuttosto alte)

No, probabilmente meglio di no

ma restano sempre i Paradise Lost e anche dal vivo avranno sempre un loro perché.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
68.75 su 4 voti [ VOTA]
Giasse
Martedì 8 Dicembre 2015, 20.06.58
2
Sul cd 1 ho avuto la vs medesima sensazione, ma sviluppando l'ascolto mi sono abbastanza assuefatto all'abbinamento con l'orchestra. Direi comunque che non sentivo alcun bisogno di questi nuovi riarrangiamenti, tanto per dirla tutta, nonostante il prodotto in se' non mi dispiaccia. 74 basta e avanza!
Masterburner
Lunedì 7 Dicembre 2015, 11.20.06
1
Per ora ho ascoltato i dischi e non ho visto il dvd, ma sono totalmente d'accordo con la recensione; il primo vinile risulta abbastanza moscio, l'orchestra come spesso succede è molto slegata dalla band e Nick è particolarmente freddo nella voce, quasi timoroso. Secondo disco invece degno. Poi mi vedrò il filmato
INFORMAZIONI
2015
Century Media
Gothic
Tracklist
CD1
1. Tragic Idol
2. Last Regret
3. Your Own Reality
4. Over the Madness
5. Joys of Emptiness
6. Victim of the Past
7. Soul Courageus
8. Gothic

CD2
1. The Enemy
2. Erased
3. Isolate
4. Faith Divide Us, Death Unite Us
5. As I Die
6. One Second
7. True Belief
8. Say Just Words
9. The Last Time
Line Up
Nick Holmes (Voce)
Gregor Mackintosh (Chitarra solista)
Aaron Aedy (Chitarra ritmica)
Sthepen Edmondson (Basso)
Adrian Erlandsson (Batteria)

Musicisti Ospiti nel CD1:
Orchestra of State Opera Plovdiv
Rodna Pesen Choir
 
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