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Alice Cooper - Detroit Stories
20/04/2021
( 3430 letture )
''This was Made In Detroit for Detroit by Detroit denizens!''

Immaginate di riavvolgere il nastro e ripercorrere gli anni all’indietro, destinazione Detroit, inizio anni Settanta.
Avete appena finito un turno massacrante in una delle tante fabbriche di auto della Mototown e vi restano quattro dollari nel portafoglio. Come dite? Poca roba?
Scoprireste che al vostro doppio con la passione per i viaggi nel tempo quell’effimera cifra basta e avanza per accaparrarsi l’ingresso all’Eastown dove si esibiscono Ted Nugent, gli Stooges, gli Who e naturalmente Alice Cooper. Una seratina niente male per sgranchirvi le ossa atrofizzate dal duro lavoro.
Non dovesse bastare e vogliate trattenervi in Michigan per un’altra settimana, prolungando la vostra gita a ritroso negli annali, fareste in tempo probabilmente per strappare al botteghino del Grande un altro pass e voilà, un live show dove ascoltare MC5, Brownsville Station e Fleetwood Mac. E così, di settimana in settimana, scoprireste che la polverosa Detroit, città di polvere e motori, è la location perfetta per saziare la vostra fame di hard rock, perché da qui passano i nomi più altisonanti della scena, perché qui, su pagine imbrattate di olio e benzina, si scrive la storia della musica dura.

Lavorare su Detroit Stories, ricucendo i legami con un passato che non ha mai cessato di influenzare e dettare le scelte stilistiche nell’arco di una lunga ed onorata carriera, complice la collaborazione con musicisti d’eccezione, protagonisti anch’essi dell’epopea da riportare in auge in cinquanta minuti di musica racchiusi in quindici tracce, dev’essere stata un’esperienza non troppo dissimile dalla suggestione temporale evocata nella nostra introduzione per Vincent Furnier, meglio noto con lo pseudonimo da ‘’battaglia’’ Alice Cooper, rimboccatosi le maniche alla veneranda età di 73 primavere e con un chiodo fisso: raccontare la sua città natale attraverso il sound che l’ha contraddistinta.
E a chi poteva rivolgersi il buon vecchio Alice se non al produttore Bob Ezrin, il cui merito era stato quello di riportarlo a casa dopo un azzardato capolino nella soleggiata California che in quel periodo privilegiava il blues rock psichedelico dei Doors e quello hippie-oriented dei Jefferson Airplane? Nulla d’irrimediabile, s’intende, lo shock rock di Mr. Nice Guy avrebbe fatto faville ovunque ma solo se instradato sui giusti binari nel contesto corretto, in termini di audience e richiesta.
Riprendere da dove tutto ebbe inizio come punto di partenza, dunque, e si fa presto a celebrare, a distanza di cinquant’anni, il ritrovato sodalizio fra i due che hanno messo su una compagine di tutto rispetto che vede la compartecipazione di alcuni membri della formazione originale degli Alice Cooper (Neal Smith, Michael Bruce, Dennis Dunaway), di guest star d’eccezione come Joe Bonamassa, Mark Farner (ex Grand Funk Railroad) e quel mattacchione di Wayne Kramer (M5) e di musicisti locali noti quali il jazzista Paul Randolph e Johnny “Bee” Badanjek (The Detroit Wheels).

Quattro le cover incluse in Detroit Stories, ognuna delle quali strizzante l’occhio alle sonorità in voga negli anni Settanta a Detroit (ma non solo): parliamo dell’irresistibile opener Rock & Roll, sentito omaggio agli immensi Velvet Underground, della vivace power ballad dalle tinte pop Our Love Will Change the World degli Outrageous Cherry (scelta come singolo) la quale nasconde, dietro l’andatura scanzonata, un testo ambiguo in perfetta linea con le tematiche care al nostro, della movimentata Sister Anne firmata M5 ed infine di East Side Story, in onore di uno dei più grandi e sottovalutati cantautori americani, ovviamente nativo di Detroit, ossia Bob Seger.
Rientrano in tracklist le riproposizioni di alcuni pezzi già contenuti nell’EP del 2019 Breadcrumbs, vero e proprio banco di prova in vista della pubblicazione di quello che poi sarebbe stato Detroit Stories, ovvero Go Man Go e Detroit City 2021, il primo tendente al punk, il secondo altro singolo perfetto piazzato da Alice Cooper, grazie al riff che si stampa nella mente e al coro cattivo e cinico che rimanda ai fasti di School’s Out.
L’intero album dosa le proprie componenti effervescenti carezzando l’hard rock, accennando al punk, al garage e a tanta, tantissima old school disseminata vuoi negli assoli di chitarra vuoi nelle atmosfere di volta in volta evocate, con il pregio di riuscire a conferire la giusta dose di originalità e riconoscibilità alle canzoni ivi incluse.
Anche quando si sconfina in territori apparentemente distanti dal repertorio, come nel blues in armonica dal retrogusto fortemente alcolico Drunk and in Love o ancora nelle sfumature hip hop alla Run DMC di I Hate You, l’attenzione si mantiene desta e l’ascolto procede fluido senza registrare cali di interesse.
D’altronde Alice Cooper, all’occorrenza, estrae dal cilindro pezzi granitici e dal songwriting eccelso, come nel caso di Social Debris, canzone schietta e cattiva che picchia forte in concomitanza del ritornello pressante, e di Wonderful World, fra le migliori composizioni del lotto, malinconica e oscura discesa negli inferi con interpretazione delle vocals che se da una parte richiama alla memoria Jim Morrison, dall’altra torna a graffiare con il solito timbro pugnalandoti alle spalle quando meno te l’aspetti.
C’è spazio anche per un’incursione nel presente con Hanging On by a Thread (Don't Give Up), canzone eletta a simbolo della pandemia di Covid 19 con particolare attenzione agli effetti dell’emergenza sanitaria sulla psiche dei più fragili.
Alice Cooper si allinea dunque al supporto che altri grandissimi nomi del rock ancora in attività, come Bruce Springsteen o Mick Jagger, per citarne due, hanno voluto assicurare ai fan in giro per il mondo, facendo sentire la propria voce su tematiche di urgente attualità.

Detroit Stories, in conclusione, è un’interessante rivisitazione di quell’amalgama di influenze che affondano le radici nella memoria di un musicista innamorato della propria città a tal punto da dedicargli un disco.
La produzione, a cura dell’inossidabile Bob Ezrin, è delle migliori così come il significativo apporto in chiave compositiva garantito da tutti gli artisti chiamati in causa.
Lungi dal gridare al miracolo al cospetto di un capolavoro: Detroit Stories è un buon disco, per certi versi sorprendente, ben studiato e suonato ma difficilmente entrerà nell’albo delle migliori uscite discografiche di Alice Cooper.
In svariati passaggi, infatti, ci è parso leggermente macchinoso e non sempre ha mantenuto costanti la freschezza e la dirompenza dei suoi momenti migliori ma nemmeno ci sentiamo di stroncare la passione e la tenacia che ancora animano la creatività di un mostro sacro come Alice Cooper, impaziente di tornare a calcare i palcoscenici di mezzo mondo e di ricongiungersi con il suo pubblico, magari anche come frontman del fortunato progetto parallelo degli Hollywood Vampires.
E noi non vediamo l’ora di tornare ad applaudirlo.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
75.15 su 58 voti [ VOTA]
Deathland
Mercoledì 13 Settembre 2023, 3.16.32
17
Per me questo è migliore del suo successore Road, c\'è più sentimento in pezzi come Hanging On by a Thread. Secondo me il problema di Road e che proprio mancano pezzi più ricercati. Vedremo poi la recensione quando uscirà
evil never dies
Sabato 16 Ottobre 2021, 22.40.01
16
gran bel disco, !!! fresco, divertente , ben suonato, vario e con ottime canzoni . voto 80
Galilee
Martedì 15 Giugno 2021, 10.37.47
15
Porca miseria che disco bomba. Ogni nota traspira passione freschezza storia e sentimento, per il rock e per la musica in generale. Forse non proprio ai livelli del bellissimo paranormal, ma eccellente lo stesso. Irraggiungibile per chiunque. Alice cooper ha una marcia in più che nemmeno il tempo riesce a scalfire. Applausi.
iommi
Martedì 8 Giugno 2021, 10.13.12
14
boh, io da dopo dirty daimonds (forse anche along came a spider) trovo che ci sia stato il nulla. Gli ultimi 3 album non mi lasciano niente. Peccato perché alice avrebbe avuto le potenzialità di fare di più. Per lo meno qualche album riempitivo in meno. Penso al periodo tra flush the fashion a trash e da dirthy diamonds (2005) ad oggi
Aceshigh
Sabato 24 Aprile 2021, 16.54.01
13
Bell’album. Divertente, fresco (anche se con sonorità “antiche”). Tanto rock’n’roll. Non stiamo parlando di un capolavoro, ovvio, ma lo trovo migliore di altri album del passato (e non solo il più recente). E dopo più di 50 anni di continua attività... scusate se è poco. Mitico. Voto 78
Diego 75
Sabato 24 Aprile 2021, 7.55.50
12
Anche questo e' un bel colpo ...lo metto alla pari di the last temptation. Voto 79
Mauroe20
Mercoledì 21 Aprile 2021, 21.25.46
11
Che classe lo zio Alice , non ho trovato una traccia sottotono, persino la cover dei Velvet davvero ben fatta.
Joe91
Mercoledì 21 Aprile 2021, 20.59.53
10
Semplicemente il peggior album della sua lunghissima discografia.
Mariner
Mercoledì 21 Aprile 2021, 17.53.20
9
Se nel 2021 si riesce a fare un disco bomba come questo vuol dire semplicemente essere dei grandi della musica rock, voto 80
Korgull
Martedì 20 Aprile 2021, 20.35.05
8
Forse l'unico artista che, dopo decenni, riesce a sfornare lavori che meritano di essere ascoltati. Rispetto al massimo, quest'uomo non teme il tempo
65mago
Martedì 20 Aprile 2021, 17.15.02
7
Primo ascolto interlocutorio, ora continuo ad approfondire, però mi sembra ci sia poco di nuovo . Mi riservo di ascoltarlo meglio, in ogni caso
Tbone77
Martedì 20 Aprile 2021, 16.43.13
6
Già dal lontano 2003 con the eyes of Alice Cooper aveva cominciato questo percorso verso il recupero del sound degli anni 70 e a me piace moltissimo. Adoro Alice Cooper in tutte le sue sfaccettature, dai primi album a quelli degli anni 80 più plasticosi e hard rock. Ha attraverso le epoche sapendosi trasformare come un camaleonte sempre tenendo alta l'asticella della qualità. Un grandissimo.
Wingo
Martedì 20 Aprile 2021, 14.39.09
5
Il sound è chiaramente figlio degli anni '70,e io adoro i dischi che Alice Cooper ha fatto negli anni '80, avrei quindi preferito che il disco fosse maggiormente influenzato da quel periodo. Per questo sinceramente il nuovo album non mi entusiasma.
Tino
Martedì 20 Aprile 2021, 13.38.49
4
Gran bel disco, musica vintage ma fresca e ancora attuale. Lui un'interprete eccezionale che non mostra i segni del tempo, solo rughe sulla pelle
Galilee
Martedì 20 Aprile 2021, 12.39.05
3
Dopo praticamente 30 album, riuscire a piazzare nuovi dischi che competono coi classici sarebbero chiedere un pò troppo.. Anch'io son di parte qua...
Black Me Out
Martedì 20 Aprile 2021, 12.06.37
2
Sempre bravo Alessandro nelle sue analisi decisamente obiettive; io sono estremamente di parte perché il sound anni '70 di Alice Cooper mi fa impazzire, così come il Detroit-sound garage punk, e di conseguenza questo album, così come il precedente Ep, lo sto divorando e non mi stanca mai. Per me in campo rock questa uscita è meravigliosa, ma qui parlano i gusti dell'ascoltatore, mentre sono d'accordo con la recensione quando dice che questo album non è esente da oggettivi difetti e non rientrerà nel novero delle migliori pubblicazioni di zio Alice. Ciò non toglie che rimanga un ascolto piacevolissimo ed io ne sono veramente soddisfatto.
Galilee
Martedì 20 Aprile 2021, 12.03.31
1
Non vedo l'ora di ascoltarlo. Alice Cooper non delude mai.
INFORMAZIONI
2021
earMUSIC
Hard Rock
Tracklist
1. Rock & Roll
2. Go Man Go
3. Our Love Will Change the World
4. Social Debris
5. $1000 High Heel Shoes
6. Hail Mary
7. Detroit City 2021
8. Drunk and in Love
9. Independence Dave
10. I Hate You
11. Wonderful World
12. Sister Anne
13. Hanging On by a Thread (Don't Give Up)
14. Shut Up and Rock
15. East Side Story
Line Up
Alice Cooper (voce)
Wayne Kramer (chitarra)
Paul Randolph (basso)
Johnny “Bee” Badanjek (batteria)
Musicisti ospiti
Neal Smith (batteria tracce 4 e 10)
Michael Bruce (chitarra tracce 4 e 10)
Dennis Dunaway (basso tracce 4 e 10, chitarra traccia 10)
Mark Farner (chitarra tracce 2, 7, 12, 15)
Joe Bonamassa (chitarra tracce 1 e 8)
Bob Ezrin (organo traccia 1, percussioni tracce 1, 2 e 6, piano traccia 3, tastiere traccia 13)
 
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