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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Alice Cooper - Love It to Death
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( 7352 letture )
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Il terzo album degli Alice Cooper può essere considerato come l'inizio di una striscia fortunata di successi. I primi due album infatti (Pretties for You ed Easy Action) erano entrambi dei passabili lavori di stampo prevalentemente acid rock, lontani anni luce dalle sonorità glam/shock rock di questo Love It To Death. Questo repentino cambio di stile fu la conseguenza, oltre al trasferimento della band da Los Angeles a Detroit, dell'incontro con il famoso produttore Bob Erzin, che aiutò notevolmente i componenti a maturare il songwriting ed il sound in generale; al contempo però venne perfezionato il lato teatrale ed anthemico delle canzoni, da sempre marchio di fabbrica per Vincent e compagni. Ed è proprio da Love it to Death che inizia la leggenda: da "peggior band di L.A." (come vennero etichettati ingenuamente agli esordi) gli Alice Cooper si apprestano a diventare una delle figure di spicco della musica shock rock statunitense.
Il disco si apre con uno dei brani più famosi di sempre, ovvero I'm Eighteen: essa fu utilizzata come singolo assieme all'altrettanto scanzonata Is It My Body. Il disco va comunque ascoltato dall'inizio alla fine, poiché ogni canzone nasconde delle sorprese. Caught In A Dream ad esempio è un fantastico spaccato di garage rock, in piena sintonia con altri gruppi di Detroit (gli Stooges in primis). Long Way To Go è vero e proprio hard rock di maniera, con un sound curato alla perfezione dalle mani fatate di Erzin; la pesantezza e la melodia si amalgamano in maniera eccellente in questa canzone. Black Juju ricorda molto i primi Doors e Cream, nonostante le vocalità acide di Vincent diano quel tocco di grezzaggine che tanto si addice al gruppo. Hallowed Be Thy Name e Second Coming sono compatte e serrate, con un grande Buxton alla chitarra, capace di dare una marcia in più al tutto; molto interessanti i testi di entrambe le canzoni, che in barba agli stereotipi trattano di temi religiosi. Ballad of Dwight Fry è stupenda, grazie alle sue armonie decadenti ma al contempo studiatissime; qui si è in grado di percepire al meglio come il sound di questo Love It To Death fosse avanti di almeno dieci anni rispetto al suo tempo, sempre grazie alla produzione di Bob Erzin. L'album si chiude con Sun Arise, canzone piuttosto soft rispetto alle precedenti, portata avanti da una prestazione al microfono di Furnier di grande impatto.
Love It To Death fu un successo commerciale enorme ed il successivo passaggio del gruppo sotto la Warner Bros ne è la dimostrazione. Il bello doveva ancora arrivare: questo album non fu che il primo anello di una catena di grandi successi per Alice Cooper (inteso sia come band sia come artista solista, nel 1973 infatti il monicker verrà acquisito dal frontman Vincent che proseguirà come solista).
Love It To Death non può assolutamente mancare nella vostra collezione; la storia della musica d'altronde passa anche da qua.
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11
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Pensare che ci sono persone che lo conoscono solo per l'album Trash e ignorano totalmente i capolavori precedenti.Si sente il tocco di Ezrin,il sound e' pulito e compatto.Cooper stava sviluppando il suo personaggio e il modo di cantare con quel tono sprezzante r
e tagliente che tanto ci piace. |
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10
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Disco storico. L’inizio (quello effettivo) della leggenda 50 anni fa. Pieno di grandi pezzi, non solo la celebre I’m Eighteen e Black Juju, io per esempio ho sempre adorato anche Long Way To Go e Is It My Body. Per quanto riguarda la prima fase di Alice Cooper, Billion Dollar Babies e Killer li sento un filino più su, questo qui comunque rimane una pietra miliare. Voto 88 |
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9
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Black Juju è il capolavoro misconosciuto dell'album. Voto 80 |
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8
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disco epocale!il genio di alice cooper in tutto il suo macabro splendore! |
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7
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Ottima recensione, disco epocale. Alice Cooper uber alles! |
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6
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Svolta clamorosa che ha segnato una nuova epoca per la musica dura. Fosse anche solo per I'm Eighteen sarebbe una pietra miliare, ma il resto del disco non è affatto inferiore. Band già pronta al grande salto, dopo un periodo di incubazione. Da avere, assolutamente. |
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5
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si l'avevo notato non mi riferivo alla recensione che già c' è il mio era più un invito all'acquisto immediato, tutto qua.  |
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4
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C'è già la recensione di Trash Controlla bene |
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3
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Alice Cooper -____ = GENIO.!!. attenzione fate anche vostro quel capolavoro degli anni ottanta che è trash (1989). |
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2
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concordo sia col recensore che con cauldronborn.questo disco e una pietra migliare un capolavoro da non perdere assolutamente black julu e ballad of dwight fry spiccano tra le varie gemme che contiene.anche per me fino a from the inside un capolavoro dietro l altro! |
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1
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Disco enorme. Concordo col recensore quando dice che il disco stava veramente avanti, Black Juju e Ballad of Dwight Fry ne furono la dimostrazione. Da quest'album fino a "From the Inside" comunque, un capolavoro dietro l'altro. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Caught In A Dream 2. I'm Eighteen 3. Long Way To Go 4. Black Juju 5. Is It My Body 6. Hallowed Be Thy Name 7. Second Coming 8. Ballad Of Dwight Fry 9. Sun Arise
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Line Up
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Alice Cooper (Voce) Glen Buxton (Chitarra) Michael Bruce (Chitarra, Pianoforte, Organo) Bob Ezrin (Tastiere) Dennis Dunaway (Basso) Neal Smith (Batteria)
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