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FOLKSTONE - Parlano Roby e Andrea
12/08/2009 (5224 letture)
Il Fosch Fest, oltre che una grande festa a base di folk-metal, è stata pure un’ottima occasione per incontrare le band nazionali del momento. Una su tutte, ben nota ai lettori di Metallized, va annoverata quale grande rivelazione della stagione 2008/2009: sono i Folkstone, formazione che con il proprio debut ha sfracellato ogni più ottimistica previsione di vendita, ottenendo consensi “bipartizan” tanto dalla stampa specializzata, quanto dai fans, sempre pronti ad accorrere numerosi ad ogni esibizione live. Tra la potenza degli In Extremo, la forsennata ancestralità dei Corvus Corax e la poesia nostrana del Maestro Branduardi c’è tanto amore per le montagne e per la rievocazione storica. Ma anche tanta tanta simpatia…
Li conosciamo, ma ho approfittato della disponibilità di
Roby e Andrea per soddisfare qualche inedita curiosità.


Giasse: Ciao ragazzi… ci siamo parlati 1 milione di volte prima e dopo gli show e nell’accingermi ad un’intervista formale mi vi viene da sorridere. A voi, no?
Roby: A noi pure. Ma si accomodi…
Andrea: Buongiorno a lei. Ci dica signor giornalista…

G: Grazie mille per l’accoglienza. Ora sono a mio agio (ridiamo, ndr)! Che mi dite riguardo a questo folk metal che in Italia pare improvvisamente ri-scoperto grazie ad una band della provincia di Bergamo: nella scena nascono nuove band, si organizzano festival. Come ve lo spiegate?
A: Probabilmente c’è tanta voglia di ri-scoprire, ri-sentire alcune sonorità e certe atmosfere che parevano perse. Noi c’abbiamo messo del nostro, tuttavia è la gente a chiedere questo genere di musica.
R: Secondo me ha giocato tanto anche internet, che oramai da qualche anno permette di far circolare e promuovere anche band poco conosciute e magari lontane tanto geograficamente quanto concettualmente. Oggi chiunque può provare qualcosa di nuovo con un solo gesto del mouse e ciò è davvero importante.

G: Dal profilo che avete caricato sul sito web tutto sembra nascere dalla vostra passione per il baghet, tipica cornamusa bergamasca. Com’è possibile che dei giovani, negli anni 2000, si appassionino a strumenti tradizionali quasi sconosciuti?
A: È possibilissimo! E deriva fondamentalmente da due considerazioni initime: il grande attaccamento per la propria tradizione e le proprie origini e la volontà di includere nella musica la storia attraverso l’utilizzo di questi strumenti. Le 2 cose, unite alla grande passione per il folk-metal ci hanno spinto ad imparare come si maneggia quell’affare tanto misterioso.

G: Capito. Comunque studiare il baghet deve essere un’impresa piuttosto ardua: non credo sia tanto facile trovare scuole o maestri che ne conoscano i segreti. Come ci siete riusciti?
R: È stato semplicemente un “mettersi dietro” a cercare di capire come funzionava.
A: All’inizio non abbiamo avuto maestri. Siamo stati autodidatti.

G: Autodidatti? State scherzando? Avrete pur avuto basi musicali di altro genere…
R: Io, Andrea e Teo no, nessun’altra conoscenza; infatti proprio in questi giorni abbiamo terminato un corso per approfondire gli aspetti tecnici e grammaticali. All’inizio però tutto è nato spontaneamente e con tanta “incoscienza”. Ci abbiamo provato sperando ne uscisse qualcosa di buono. Alla fine le diteggiature sono quelle di altri fiati tipo il flauto, cosa che ci ha permesso almeno di cominciare.
A: È stato uno sbattimento bello e buono, te lo assicuro! E lo è tutt’ora per progredire. Tra l’altro vogliamo iniziare anche con la cornamusa scozzese e dunque cercheremo in lungo ed in largo qualche maestro disposto ad accoglierci tra le sue sapienti braccia.
R: La cosa più importante per progredire è la sicurezza in se stessi. Una volta acquisita tranquillità nella gestione della sacca ed una sufficiente velocità nelle dita tutto diventa più facile e si può effettivamente dedicare tempo all’approfondimento tecnico. Ed è ciò che abbiamo fatto e vorremmo continuare a fare.

G: Ci raccontate come siete entrati a far parte di questa marmaglia di simpatici ubriaconi?
R: Lore, Fore e Ferro suonavano assieme dall’età di 15 anni e con Teo già si conoscevano. Quando nacque l’idea di inserire i baghet nel sound Teo fu il primo a cimentarsi. Vedendolo me ne innamorai anch’io e fui invogliata ad imparare; e così nacque tutto.
A: Ho conosciuto la band attraverso il primo chitarrista che mi invitò in sala prove. Quando li vidi per la prima volta fui colpito dalla novità che proponevano e tornando a casa promisi a me stesso di iniziare a suonare qualcosa del genere. Da li a poco fui chiamato per sostituire Fore alla batteria, allora troppo impegnato nella gestione di un’attività propria; ma cosa rientrò subito perché Fore, pur di non abbandonare i Folkstone, rivide i suoi progetti lavorativi rientrando a tempo pieno. E da li nacque l’idea di includere percussioni tradizionali e di sperimentare spettacoli acustici, nei quali sarei dovuto intervenire. Successivamente, passando molto tempo con i ragazzi, mi innamorai delle cornamuse ed iniziai pure io con i baghet; così oggi mi trovate in questa “doppia veste”.

G: Sia le sonorità, sia i testi dei Folkstone riportano alla tradizione lombarda, per non dire a quella bergamasca e montana. All’inizio credevo fosse un limite, ma so di performance assolutamente impensabili anche in altre realtà. Come siete stati accolti al sud?
A: Strabene! Ti racconto un aneddoto: l’anno scorso, al sud, abbiamo avuto l’ardire di cantare in acustico un pezzo che si intitola La Polenta Consa, termine tipicamente bergamasco per descrivere un piatto a base di polenta (buonissimo, ndr); la gente, pur in grossa difficoltà con il nostro dialetto, si sforzava a seguire il coro intonando “Viva la polenta, viva la polenta consa”. È stato qualcosa di magnifico. Il nostro atteggiamento, il nostro modo di porci allegro e scherzoso travalica ogni barriera, geografica e non. E probabilmente piace anche il nostro mostrare in modo spensierato l’attaccamento alla terra nativa, sentimento che, indipendentemente da nord e sud, è vivo in moltissimi italiani.

G: Stesso discorso per i testi in italiano. Pensavo fosse un limite nei confronti del pubblico nordeuropeo, ma dopo aver visto lo show di natale a Parigi sono rimasto allibito. Che esperienza è stata?
R: Sia Parigi, sia la Germania sono state esperienze bellissime. La gente ha un modo di intendere la musica molto libero e svagato: non importa chi sei e da dove vieni, l’importante è ascoltare ciò che può piacere. Magari all’inizio sono freddini, ma bastano pochi minuti per coinvolgere ed essere coinvolti.
A: Addirittura molti si sforzavano di seguirci nel cantato, pur non sapendo una sola parola in italiano. Semplicemente fantastico! L’impressione, girando, è che in questi paesi la gente abbia piacere di sentirti suonare indipendentemente da chi sei, da che fai e da dove vieni: ti accolgono come qualcuno che gli sta facendo un favore. In un contesto del genere gli stessi organizzatori sono molto più propensi a metterti a tuo agio, a facilitarti la riuscita dello spettacolo accontentando le varie esigenze della band. Ed inevitabilmente gli show che ne escono sono molto validi!

G: Domanda cattiva. Lyrics in italiano. Moniker in inglese. Controsenso?
R: Ma no… è venuto così… va beh… ok… non ci abbiamo pensato! (risata di tutti, ndr).
A: Vedi (ridendo tutti ancora, ndr) i Folkstone hanno un grande limite: prima fanno le cose, poi ci pensano cercando anche di spiegarle. Il nome è in inglese? Non ci avevamo ancora fatto caso! (e giù risate a non finire, ndr)

G: A questo punto toglietemi un’altra curiosità che da solo non riseco a svelare: Folk Stone staccato o Folkstone tutto attaccato?
R: Facciamo che lo scrivi come ti viene… Era anche uscita tempo fa questa discussione nel gruppo, ma non ricordo proprio come sia andata a finire…

G: Eh, no… non ci sto! Decidiamolo ora! Noi che siamo al tavolo (c’è anche Khaine, ndr)! Folkstone tutto attaccato?
R: Ok, ok… mi pare bello.
A: Si, si… tutto attaccato. Ora è ufficiale!

G: Altra curiosità: siete già “famosi”? Fuori dai contesti in cui suonate vi fermano per autografi o altro? Se si, qualcosa di curioso che vi è capitato?
R: Fermata per strada ancora no. Magari se esce la conversazione, capita di parlarne e di essere conosciuti come Folkstone.
A: La cosa più strana è capitata ad un nostro carissimo amico che lavora in un’azienda tessile in val Seriana e che si è visto recapitare del materiale da un camionista tedesco che indossava una nostra maglietta! Strabello!

G: I Folkstone suonano folk-metal. Metal, ribadisco! Quanto siete realmente metallari? Fuori i nomi delle band che ascoltavate e che ascoltate tutt’ora…
A: Io sono metallaro vero! Thrasher per l’esattezza. Il gruppo da cui tutto è iniziato e grazie a cui ho potuto approfondire sono i Metallica fino al black album. Poi sono arrivati gli Slayer e compagnia bella.
R: Nasco musicalmente con generi differenti, ma mi sono innamorata del metal ascoltando i Sepultura!

G: Nei vostri live ho sentito un nuovo brano: mi pare ben più pesante rispetto agli esemplari del debut. È una mia impressione? (Andrea ci lascia ed io continuo con Roby, ndr)
R: No, non è assolutamente una tua impressione. Abbiamo proposto questa nuova canzone per testare l'effetto sul pubblico e, visto che il riscontro è stato positivo, continueremo con nuove sperimentazioni su di una strada un po' più "massiccia". Cercheremo inoltre nuove sonorità, con nuovi strumenti!

G: Di cosa parlano i nuovi testi?
R: Sui testi ci stiamo ancora lavorando, quindi preferiamo non anticipare nulla. Ti possiamo dire solo che rispecchieranno, come il precedente album, ciò che siamo e ciò che ci appassiona.

G: Fore, in occasione dei Celtic Days, mi ha anticipato una super-news. Nel nuovo album includerete anche Vanità Di Vanità, Maestro Branduardi permettendo, brano che oramai fa costantemente parte del vostro live-set. Non è una scelta un po’ opportunistica?
R: No! Abbiamo pensato di inserirla perché la sentiamo profondamente vicina, per rendere omaggio ad un grande cantautore italiano ed infine perché il pubblico, a cui piace un sacco, ci ha più volte espresso il desiderio di sentirla un giorno su cd! Il tutto, come dici tu, Maestro Branduardi permettendo…

G: Com’è convivere con 7-8 persone?
R: È un casino! No beh è bello perché ci sentiamo una grande "famiglia" (visto che ci vediamo quasi tutti i giorni); in più abbiamo la fortuna di essere quasi tutti amici di vecchia data. Tuttavia, da buona famiglia, gli scleri sono all'ordine del giorno, ma sempre risolti davanti ad un boccale di birra che annebbia queste otto disparate menti!

G: Un paio di botta e risposta: casoncelli o pasta alla norma?
R: Sono certa di interpretare il pensiero di tutti: diremmo senza dubbi… casoncelli e pasta alla norma!!

G: Vino o birra?
R: Come prima: vino e birra!!

G: Ok. Adesso arrivano i difficili. Moglie e buoi dei paesi tuoi: si o no?
R: Mogli e buoi (che poi sono i mariti??? ahah) di tutto il mondo. Perché mai porsi dei limiti?

G: Atalanta o Albinoleffe?
R: Il calcio non mi/ci tange minimamente!

G: Con passo Pesante o Rocce Nere?
R: Con Passo Pesante sulle Rocce Nere delle nostre amate Orobie!

G: Acustico o elettrico?
R: L'elettrico rappresenta di più ciò che è l'anima metal del gruppo.

G: Giasse (Metallized) o Morgan (Bluevertigo, X-Factor. ecc…)?
R: Nessun dubbio: il mitico Morgan, ovvio!! Giasse… chi è costui??? ... Ovviamente scherzo e scelgo senza discussione te, che tutti i Folkstone hanno potuto conoscere e stimare come persona!!!

G: Aaahhh, volevo ben vedere… Grazie mille per la considerazione (assolutamente ricambiata) e per la bella intervista. In bocca al lupo per i prossimi passi: che siano sempre più “pesanti”, ovviamente.
R: Grazie a voi ed un grande saluto da parte dei Briganti Di Montagna Folkstone!!!



AL
Lunedì 24 Agosto 2009, 12.47.00
7
i casoncelli sono moooltooo commestibili... è più dura digerire il "pà e strinù..."
Celtico
Giovedì 13 Agosto 2009, 20.00.26
6
...non è assolutamente vero che la Roby non viene fermata da nessuno in strada... io la aspetto fuori di casa tutti i giorni...ahahahahahha Vanità di Vanità oramai penso sia d'obbligo inserirla nell'album...e condivido molto l'idea di pezzi più massicci !!!!!
Blackout
Giovedì 13 Agosto 2009, 1.27.20
5
Errore di battitura: intervista.
Blackout
Giovedì 13 Agosto 2009, 1.26.37
4
Divertentissima intervisa, grandi Folkstone e grande Giasse!
Giasse
Mercoledì 12 Agosto 2009, 20.45.15
3
Sono sicuro che è un delirio divertente...
Richard
Mercoledì 12 Agosto 2009, 13.55.03
2
G: Com’è convivere con 7-8 persone?... --- ... ----CONVIVERE ? DICIAMO .. SOPRAVVIVERE. CHIEDILO A ME CHE E' MEGLIO ; ... E POI SONO 15 LE PERSONE IN TOUR , UN DELIRIO !!!
Raven
Mercoledì 12 Agosto 2009, 10.11.50
1
L'intervista è ottima, sia come domande che come risposte, ma ragazzi, è ora che realizziate che i casoncelli non sono commestibili. Da recenti esperimenti sul campo risulta infatti che solo i residenti in loco possiedono l'enzima per digerirli, e Giasse sa di cosa parlo
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