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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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L‘ARCHIVIO DELLA ‘ZINE - # 25 - Silverhead, Galneyrus, Glenn Tipton, Mark Boals, Silvertide, Slade, Twilight Force, ma anche...
31/03/2017 (1976 letture)
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Quando ormai i primi caldi cominciano a certificare il recente arrivo della primavera, L’Archivio della ’Zine episodio 25 si assume il consueto compito di far venire alla luce le recensioni con inserimento avvenuto senza il canonico passaggio in home page. Come ormai nostra consolidata prassi, queste vi vengono proposte in blocchi distinti per genere, in modo da facilitarvi la lettura e con le altrettanto di prammatica anteprime, per darvi modo di capire subito di cosa parlano. Almeno orientativamente. In questa particolare occasione ed anche se il power-heavy recita sempre la parte del leone, abbiamo scelto di inserire più sezioni del solito, dividendo le recensioni in modo da evitare blocchi troppo corposi dedicati ad un solo genere, dando così spazio (magari limitato, ma dandolo) a più settori musicali rispetto al consueto. Enjoy.
THRASH Merciless Death - Realm of Terror Dopo l’esordio di Evil In The Night del 2006 i tre ragazzi californiani raggiungono l’ambito traguardo del contratto discografico con la Heavy Artillery Records e danno alle stampe questo Realm Of Terror, una summa ideale di thrash becero e sparato a mille, sguaiatissimo e volutamente registrato in un old school style che però non migliora la qualità del prodotto, anzi forse in questo caso ne evidenzia i pesanti limiti e difetti, anche in fase di songwriting.
PSYCH The Frost - Frost Music Sotto questo nome ha potuto avere le prime significative esperienze musicali un personaggio che avremo modo di ritrovare più volte nei decenni seguenti, come aiutante e collaboratore di Alice Cooper, soprattutto, ma anche di Kiss, Aerosmith e Lou Reed; nomi di primissimo livello, che pochi musicisti possono sfoggiare nel curriculum. Stiamo parlando del cantante e chitarrista (e principale membro della band) Dick Wagner, che purtroppo ci ha lasciato a soli 72 anni nel 2014.
GLAM Silverhead - Silverhead Una misconosciuta ma grande band dei seventies, ingiustamente finita nel novero delle realtà-cult senza successo ottenuto, cosa intricata da spiegarsi e probabilmente senza una reale motivazione precisa. Il successo arriva o non arriva, si possono intentare tutte le analisi che si vogliono, ma la musica, come altre cose della vita, non ha una formula alchemica precisa per trionfare e forare l’attenzione dei fans, installandosi lato cuore. Insomma, rimane inspiegabile come i Silverhead non siano riusciti a diventare famosi agli inizi degli anni Settanta
ALTERNATIVE Burn the Ocean - Come Clean Le coordinate musicali attorno le quali si muove Come Clean sono ascrivibili quindi a influenze molteplici e diverse: hard rock, grunge, alternative metal, stoner. Non sorprenderà infatti scoprire nello scorrere dell’album alcune sonorità familiari, che rimandano alla scena di Seattle, come all’alternative raffinato degli A Perfect Circle o allo stoner dei Kyuss e poi quella furiosa cover di Black Dog dei Led Zeppelin posta quasi in conclusione, non lascia molti dubbi sulla vena hard rock della band, rivista però in ottica moderna e rispettosa al tempo stesso.
ROCK - HARD ROCK Slade - Play It Loud Storica band britannica nata addirittura nel lontano 1966: si è molto discusso sul genere da loro suonato, dal momento che parecchi li hanno identificati come precursori del glam rock, molti altri ancora hanno evidenziato nella loro proposta giovanile i germi del punk, alcuni li considerano blues rockers ed altri ancora li bollano come gruppo pop che ha costruito il suo successo su alcuni singoli fortunati.
Silvertide - Show and Tell Nella loro Philadelphia, i cinque formarono i Vertigo, poi subito rinominati Silvertide, nel 2001, quando tutti erano ancora sotto i venti anni. La band trovò però velocemente un contratto con la J Records, che rilasciò il primo EP American Excess già nel 2002. Senza perdere tempo, i ragazzi si buttarono nella composizione del disco di esordio, il qui presente Show and Tell, pubblicato nel 2004, prodotto da Oliver Leiber e mixato splendidamente dal noto e per alcuni famigerato Kevin Shirley. Il titolo allude ovviamente a quel tipo di lezione, tipicamente anglosassone, nel quale gli alunni devono portare un qualcosa all’attenzione della classe e parlarne, mettendone in luce gli aspetti che hanno condotto a quella scelta e le caratteristiche stesse dell’oggetto.
Warhorse - Red Sea Generalmente considerati un gruppo quasi di confine tra hard rock e progressive più deciso, i Warhorse hanno sempre sofferto di due distinti problemi: l’essere incappati in una serie di circostanze sfavorevoli il cui acme venne raggiunto proprio in occasione della pubblicazione di Red Sea e, soprattutto, la capacità soltanto media di comporre canzoni valide. Queste, oltretutto, soffrivano inevitabilmente del raffronto con l’operato dei Deep Purple, dal quale uscivano inevitabilmente perdenti. Ed allora organo e chitarra a spaziare attraverso il pentagramma, ritagliandosi ampi spazi solistici e duellando spesso tra loro; basso e batteria ben presenti a supporto e voce rock-(rhythm’n’)blues tipica del genere, per quanto più d’una volta sopra le righe.
POWER - HEAVY Legion - Shadow of the King I Legion propongono un heavy metal che definire classico è puro eufemismo, granitico in certi episodi, ma piuttosto canonico nel proprio essere ancorato al passato del genere; in particolare le sonorità old style sono accentuate dalla produzione che nemmeno nel remaster riesce a suonare attuale, soprattutto per quel che concerne la batteria di Collin Bianchi, il cui drumming -va detto- appare spesso un po’ con il freno tirato, ciò al di là del fatto che i Nostri non suonano thrash. I vocalizzi di Mike Bunk si spingono sempre verso l’alto e talvolta il cantante pare raggiungere il limite pur senza sfigurare in nessuna occasione.
Galneryus - Advance to the Fall Provenienti da Osaka, Giappone, i Galneryus sono la classica eccezione alla regola dell’espressione “Nemo propheta in patria”: è infatti proprio in terra asiatica che il gruppo è diventato famosissimo nel giro di pochi anni, arrivando a siglare un contratto con la VAP, un’importante azienda d’intrattenimento giapponese -non una normale etichetta discografica- che diede loro la possibilità di pubblicare il primo full length a soli due anni dalla nascita del gruppo. Precedentemente, i Galneryus avevano dato alle stampe una demo autoprodotta di due canzoni e un EP, realizzato tramite l’etichetta indipendente Iron Shock.
Mark Boals - Ignition Con la grande prova sull’album del virtuoso chitarrista svedese, Trilogy, Boals si guadagna la stima di colleghi e fan grazie alla sua ugola graffiante e perennemente regolata su registri medio-alti. Tempo dopo, però, qualcosa si inceppa, i rapporti cominciano ad arrugginirsi e il singer statunitense decide di abbandonare la band per dedicarsi alla carriera solista iniziata giusto l’anno precedente. Ecco allora Ignition: dieci tracce con cui Mark Boals prende nettamente le distanze da sonorità raffinate ed ariose per dedicarsi invece ad un hard rock decisamente più classico, rude, spiccio, facendo un grosso balzo di tendenza di almeno dieci anni in quel magico passato che l’aveva personalmente ed artisticamente forgiato.
Glenn Tipton - Baptizm of Fire Nel 1997 Baptizm of Fire vede la luce presentandosi con undici pezzi piuttosto differenti fra loro che variano da un heavy classico a passaggi più moderni con retrogusti alternative, il tutto per un totale di poco meno di cinquanta minuti. Aspettarsi che questo disco suoni alla Judas Priest è ovviamente un errore, ma allo stesso tempo è innegabile che, seppur con le dovute proporzioni, parte dello spirito del gruppo inglese emerga in diversi passaggi. A questo proposito, è importante però ricordare la situazione in quel periodo dei Judas Priest. La band più importante dell’heavy metal, dopo il capolavoro Painkiller, era in silenzio da oltre un lustro, soprattutto a causa dell’abbandono di Rob Halford, fatto che generò una vera e propria perdita di identità per la band e per i fans.
Twilight Force - Tales of Ancient Prophecies Le esagerazioni vocali che si concede in più di un’occasione il cantante Christian (in arte Chrileon, ma qui accreditato come Christian Hedgren) riflettono al meglio la natura estrosa del platter; le melodie ariose e contagiose realizzate dalle tastiere e dagli archi sono fondamentali per rimarcare il concetto, mentre le ritmiche serrate operate dal batterista Roberto (vero nome Robert Bäck) stanno alla base delle numerose speed songs che costituiscono l’LP. All’interno delle scorrevoli ed orecchiabili tracks la produzione tende ad enfatizzare ogni minimo particolare, privilegiando ovviamente la natura perennemente sinfonica dei brani. E poco importa se talvolta i musicisti eccedono nelle parti strumentali, poiché una volta assorbiti da tale contesto i bridge infiniti e le digressioni superflue non stonano
Skull Fist - Head of the Pack Quaranta minuti di puro e "semplice" heavy metal, perché è di questo che si tratta. Sapete no, di quei dischi che si ascoltano dalla prima all’ultima traccia tutto d’un fiato, senza accorgersene? Questo è sicuramente uno di quelli. Ritmo incalzante dal primo all’ultimo brano, thrash e heavy/metal old school in una purezza disarmante senza tanti fronzoli.
GRINDCORE Maruta - Remain Dystopian La formula è semplice e ben rodata dai nostri quattro: mostruosità matematiche di scuola Relapse (Pig Destroyer e Car Bomb, per intenderci) mescolata al grind più schizzato e cerebrale (Discordance Axis su tutti), il tutto centrifugato senza pietà e senza alcun controllo. Ne scaturiscono 17 brani per poco più di 20 minuti, caratterizzati da un blast-beat incessante ed inumano, ritmiche sincopate, riffing a cinque e più dita lungo tutti i 24 tasti (e oltre) della chitarra; cambi di tempo, cambi di velocità, cambi di carreggiata, stacchi repentini e via discorrendo. In una parola: Maruta!
HARDCORE Rise of the Northstar - Welcame Quello che immediatamente colpisce dei Rise of the Northstar è l’immagine che il gruppo si è costruito con cura. Come si capisce sin dalla cover, essa attinge a piene mani dalla cultura shonen manga giapponese - per intenderci Dragon Ball o One Piece - e dal mondo dei bosozoku e dei furyos, rispettivamente teppisti motorizzati e bulli in divisa scolastica. L’universo tematico specifico scelto, a metà fra il mondo della malavita del Sol Levante e quello dei fumetti, ne influenza i testi e soprattutto l’apparenza.
FUORI MENU’ E SEMPRE A PREZZO FISSO Ed anche per stavolta è quanto. Speriamo che questa suddivisione leggermente differente dal consueto, concepita per spaziare un po’ più del normale rispetto al solito e toccare argomenti generalmente tenuti leggermente in disparte, vi sia piaciuta. Tra dischi molto recenti che non avevano trovato il giusto spazio “in diretta” (i Maruta od i Burn the Ocean, per esempio) e chicche più o meno lontane nel tempo, ma da riscoprire per varie ragioni (Glenn Tipton, Galneryus, Warhorse, Slade, etc.), anche stavolta crediamo di avervi fornito materiale interessante per integrare le vostre letture. Il prossimo appuntamento è quindi fissato per la fine di giugno, ancora una volta con un’altra gustosa “infornata” di scritti fuori menù.
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11
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Babtizm of fire consigliato. |
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10
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Già Welcame dei ROTNS è uno dei dischi più belli e freschi degli ultimi anni. Ma non è hardcore. È crossover primi anni 90 al 100% |
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9
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Come sempre tanta cultura musicale in più, tranne le tartine quoto lo zio @LAMBRU |
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8
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Per quanto mi concerne leggere la recensione dei Warhorse, pur non condividendo il commento, mi ha fatto un gran piacere come quella dei Frost. Gruppi di nicchia che conosciamo in pochi, ma figli di un'epoca irripetibile quando l'hard rock era ancora giovane. Bravissimi |
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7
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Beh almeno ho scoperta la recensione di quel grande disco di Welcame!! Meglio tardi che mai. Saluti. |
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Comunque vada sarà un successo !!!! È impossibile accontentare tutti. L'utilità di articoli come questo è di mettere al corrente gli utenti di review magari 'scappate'. Ognuno di noi potrebbe fare elenchi lunghissimi di album non ancora presenti nel vostro database. io per esempio, potrei dire che mancano all'appello decine e decine di titoli di thrash degli anni 80 ..... si fa solo per parlare... come vedete siamo fatti in tanti modi. .... io male. |
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5
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Articolo interessante e utile per chi si è perso band o album da scoprire. |
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Francesco avreste l'obbligo morale di recensire dischi dal 90 in sù |
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Ho assunto brevemente delle informazioni e, a quanto pare, sembra non solo che la serie andrà avanti a tempo indeterminato e potrà ancora ospitare tantissimi gruppi e dischi, ed inoltre che i buchi siano intrinsecamente destinati a non essere mai colmati del tutto. Pare poi, che anche recensire dischi non buoni abbia una sua utilità, ma sono solo voci.  |
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Sempre piaciuti questi articoli, ogni tanto li leggo ,poi rileggo quelli vecchi, mentre preparo delle tartine e qualche bevanda, andando a cercare in rete i dischi che non conosco o le vecchie cassette registrate che chissà dove sono finite... |
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Oh,bravo Raven: prendo spunto dalla tua chiusa che recita: "anche stavolta crediamo di avervi fornito materiale interessante..." ecc. Ora, mi spiegate cosa ci può essere di interessante (per non dire di utile...) nel leggere e scoprire di gruppi e dischi come i Legion o i Merciless Death, che non hanno "davvero molto da dire per poter anche solo interessare il pubblico" (cito direttamente dalla recensione)? In ambito thrash e power, non sarebbe forse meglio andare a colmare lacune del vostro database cin gruppi che ne sono forse un filo più meritevoli di questi due? Tipo Stormwitch e Accuser, per dirne due a caso e che mi sono venuti in mente... ma sono sicuro che a voi ne verranno in mente molti altri, vero?  |
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