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L‘ARCHIVIO DELLA ‘ZINE - # 27 - Aerosmith, Genesis, DragonForce, Destroyer 666, NitroVolt, Serpent Ritual e molte altre chicche
29/09/2017 (1833 letture)
L'estate sta finendo. Anzi; è già finita e per questa rubrica è tempo di bilancio trimestrale. Messe da parte le maniche corte in gran parte della Penisola, è il momento di tirare fuori impermeabili, piumini e scarpe chiuse. In tali condizioni può essere davvero piacevole, appena possibile, mettersi sul divano con qualcosa da bere vicino, un plaid leggero se necessario, ed un bel portatile col quale collegarsi con Metallized.it per leggere le recensioni che abbiamo inserito in data base durante l'estate. Il format è sempre lo stesso: scritti divisi per genere, con la segnalazione che si tratta di un rifacimento ove necessario e con le consuete anteprime di lettura per rendervi tutto più semplice. Non vi resta che dare un'occhiata, no?

ROCK/HARD ROCK - ALTERNATIVE
The Sweet - Funny How Sweet Co-Co Can Be
Cosa forse più importante a livello culturale però, è che il mondo è ancora sotto il pieno influsso della rivoluzione del ’68, quel movimento nato negli Stati Uniti per protestare contro la guerra in Vietnam e poi dilagato irrefrenabilmente in tutto il mondo. Sempre nel ’68, lontano dagli Stati Uniti però, si formano a Londra gli Sweet, destinati a diventare uno dei gruppi glam e hard rock più influenti degli anni settanta. La band nasce dall’incontro tra Mick Tucker e Brian Connoly , che entrerà in veste di cantante al posto di Ian Gillan, il quale non finirà in miseria perché troverà il modo di cadere in piedi militando in una band abbastanza famosa.

Aerosmith - Pandora`s Box
una raccolta completa e interessantissima, un cofanetto il cui contenuto abbraccia il periodo sotto Columbia (il decennio 1972-82) prima di passare alla Geffen e quindi tornare a fine anni '90 alla major che li lanciò. I tre dischi sono infarciti di classici ormai passati alla stregua di mito e conosciuti in ogni angolo del globo ma anche di versioni alternative, live, rarità, registrazioni per trasmissioni radiofoniche, remix, cover e chicche inedite. Il tutto è impreziosito da un booklet zeppo di foto d'epoca e soprattutto interessantissime note scritte dagli stessi membri della band che raccontano aneddoti e curiosità sui diversi brani, oltre a una biografia arricchita di interventi firmati da Jimmy Page, Ted Nugent e Vince Neil tra gli altri

Temple of the Absurd - Mother, Creator, God
Il genere proposto dai Temple of the Absurd è un grunge duro e metallico molto simile, almeno negli intenti, a quello degli Alice in Chains, ma la critica è tutt’altro che entusiasta e il debutto passa inosservato. La virata stilistica è dettata dalla moda musicale di quegli anni, la Classen aveva rinunciato allo speed/trash degli Holy Moses, ormai privo di qualunque attenzione da parte del pubblico giovanile, per andare alla ricerca di qualcosa che fosse più al passo coi tempi e che potesse lanciare la sua carriera più in alto.

Crashdiet - The Savage Playground
La formazione vede la conferma dietro al microfono di Simon Cruz chiamato nuovamente ad occupare lo spazio lasciato vuoto da Dave Lepard morto suicida a soli 25 anni nel 2006, la sezione ritmica vede Peter London al basso e Eric Young a percuotere tamburi e piatti. Il sound della band è ormai consolidato, in buon equilibrio tra Crue e Dokken da lato e Skid Row e L.A. Guns dall’altro, fatto di tanti stereotipi del genere, dai testi a base di sesso e droga ai cori in pieno stile ottantiano a cui si aggiunge una buona dose di personalità, che ha sempre distinto i Crashdiet all’interno del movimento “revival”. The Savage Playground ha una tracklist ricca, con ben tredici pezzi, forse troppi per la vena creativa che ha alimentato questo disco

PROGRESSIVE
Genesis - Selling England by the Pound (Rifatta)
Tutti e sette i brani contengono numerosissime variazioni medioevaleggianti, acustiche, melodiche e sinfoniche, ed ogni intervento strumentale risultava propedeutico ad una ulteriore dilatazione della durata dei brani, stimolando una reazione musicale a catena che apriva squarci sempre nuovi nella struttura portante delle canzoni ed all'interno dei quali ognuno sosteneva il compagno, sino a raggiungere vette sempre più alte. Ogni strumento aggiungeva in questo modo nuove sfumature di colore, fino a far si che da ogni brano si potessero estrapolare, volendolo, linee melodiche utili per costruire altri tre o quattro pezzi indipendenti.

Vogliamo passare a qualcosa di più classico e/o "diversamente pesante"? Eccovi serviti.

HEAVY/POWER
The Great Kat - Worship Me or Die!
Esagerata. Non esiste una parola più adeguata per definire Katherine Thomas, in ambito metal nota con lo pseudonimo The Great Kat. Esagerata in tutto: nel modo di porsi sempre altisonante e autocelebrativo, che la porta ad esprimersi sempre in terza persona parlando di sé stessa; esagerata nel look, eccessivo e volgare; esagerata nella decisione di riprendere temi classici e violentarli letteralmente con la chitarra elettrica perseguendo un unico e solo obbiettivo, quello della velocità portata oltre i limiti fisici, solo per dimostrare che si può fare. Un approccio talmente esasperato sotto ogni aspetto che finisce inevitabilmente per essere ridicolo e totalmente alieno al concetto di buon gusto, anche musicale, per diventare un puro esercizio ginnico.

Enbound - The Blackened Heart
Dieci brani tondi tondi per un totale di nemmeno tre quarti d’ora di musica perennemente stagliata su ottimi livelli che farà più che felici tutti gli appassionati di quella forma di morbido metallo scolpito e rifinito con fin troppa cura. Già dalle primissime battute si intuisce l’immenso potenziale del vocalist Lee Hunter, vero valore aggiunto per l’intera durata del platter, grazie ad una prova di grande tecnica ed espressività. Le prestazioni dell’intero quartetto sono comunque degne di nota nel loro insieme, mentre il lavoro dietro alle quinte di Jacob Hansen è assolutamente impeccabile e conferisce al disco una rotondità ed una nitidezza invidiabili.

DragonForce - In the Line of Fire... Larger than Live
i DragonForce, famosi sia perché fino al licenziamento del cantante ZP Theart ogni membro aveva una diversa nazionalità creando uno splendido esempio di multiculturalismo, sia perché le loro canzoni suonano a velocità supersonica, forse anche troppo supersonica, creando legittimamente dei dubbi sulla veridicità della loro proposta. Saliti alla ribalta ormai più di dieci anni fa, prima con Sonic Firestorm e successivamente con Inhuman Rampage, hanno saputo fin da subito dividere la critica in due schieramenti. Da una parte c’è chi li trova un gruppo geniale e innovativo, dall’altra chi li considera una parodia del genere e li arresterebbe volentieri per vilipendio verso la musica, con la netta prevalenza di quest’ultima fazione.

Hellyeah - Stampede
un secondo album che suona un po’ come la copia del suo predecessore, nonostante una bella impennata qualitativa. Di fatto gli Hellyeah si mostrano un po’ come la furiosa copertina di questo Stempede: tori caricanti a testa bassa ed accecati dalla rabbia che non badano troppo a ciò che si ritrovano di fronte. Quaranta minuti di groove metal nudo e crudo, senza compromessi, con innesti di thrash, sludge e tutto ciò che riguarda una certa attitudine incontaminata da veri cowboys americani tradotta in musica pesante.

THRASH/CROSSOVER
Bunker 66 - Screaming Rock Believers
non ci sono e non ci possono essere novità di sostanza nella proposta dei siciliani. Screaming Rock Believers, però, risulta ugualmente ancor più fresco del suo predecessore e riesce ad esserlo sfruttando le solite qualità già messe in mostra dalla band. Quelle qualità che sono assolutamente alla base della riuscita di un disco appartenente ad un genere che vive perennemente sul filo del rasoio, rischiando di continuo di passare da momenti di puro divertimento ad altri di una noia mortale. Passione, dedizione, voglia di divertire e divertirsi, gratitudine ed amore per certi gruppi di un passato che non cessa di essere presente (l'opener è una cover di Seduce Me Tonight dei Celtic Frost) e capacità di riversare tutto questo in un pugno di canzoni che non brilla certo per originalità e non vuole farlo.

Destroyer 666 - Defiance
Edito a distanza di ben sette anni da Cold Steel... for an Iron Age, questo Defiance si piazza a buon diritto nella zona più elevata della loro classifica personale. E non tanto perché il disco in questione presenti particolari differenze di merito rispetto al resto della discografia della band, quanto per una sua ottima "presenza" e freschezza. Virtù che, unitamente all'onestà dell'attitudine ed alla convinzione con la quale vengono eseguite canzoni che non hanno nulla di originale e/o distintivo nella scrittura, rendono la scaletta di Defiance particolarmente godibile.

Destroyer 666 - Cold Steel… For an Iron Age
tutt’oggi da molti considerato come uno dei loro lavori migliori. Cold Steel… è un album compatto e potente, di un black metal pesantemente ibridato con il thrash, condensato in nove tracce per trentacinque minuti di durata. Trentacinque minuti di bordate a ciel sereno e furia cieca, senza un attimo di tregua, senza un attimo di respiro, come migliaia di lame di freddo acciaio che colpiscono e infieriscono continuamente su un corpo ormai straziato e ben che morto.

NitroVolt - Dirty Wings
Dirty Wings si presenta come un album grintoso e dall'alto carico di esplosività, benché rimanga sempre molto ancorato alle proprie influenze senza osare troppo soluzioni innovative, anzi, per rimanere fedeli a una delle sopraccitate band come gli AC/DC, rischiando di rendere le canzoni molto simili le une alle altre. Ciononostante l'album risulta piuttosto gradevole per poter passare una mezz'ora di tempo in spensieratezza ascoltando qualcosa di, seppur non innovativo

C.I.A. - In the Red
Se il nome dei C.I.A. suona sconosciuto ai più, quello del suo mastermind – ed unico membro – dovrebbe risultare più familiare. I C.I.A. sono infatti un progetto solista messo in piedi nel 1989 da Glenn Evans, batterista dei Nuclear Assault. In the Red ne costituisce il debutto, seguito nel 1992 da Attitude, che pone verosimilmente fine alla storia di questa piccola entità musicale. Il contenuto di In the Red si riassume in una decina di brani di crossover thrash – a tratti non lontano da quello dei padrini Nuclear Assault – con influenze heavy metal. Come accennato, Evans si occupa della chitarra ritmica, del basso, della voce ed ovviamente della batteria.

E per chiudere, un paio di lavori più maligni.

BLACK/DEATH
Carach Angren - Death Came Through a Phantom Ship
Fauci di ferro, questo vuol dire nella lingua nera di Mordor. Non va commesso però l’errore di considerare questa band come l’ennesima incarnazione black metal che si ispira agli scritti di Tolkien. Innanzitutto perché invece di essere scandinavi i nostri provengono dai Paesi Bassi, intesi come Olanda, e tutti i loro concept di conseguenza si ispirano a leggende legate alla loro terra natìa. In secondo luogo perché i nostri sono saliti alla ribalta nel 2008, un periodo in cui il black sinfonico aveva visto ormai la sua decadenza incombere già da qualche anno e sembrava ormai aver detto tutto. Quindi, per riuscire ad affermarsi in un momento dove il trend musicale era completamente avverso dovevano per forza inventare qualcosa di nuovo e originale, al fine di non sparire nell’anonimato. E l’hanno fatto.

Serpent Ritual - Nexvs Diaboli
Come spesso accade nelle cerchie ristrette, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un progetto che interseca musicisti già attivi in altri gruppi, che hanno il merito di essere promotori di questo slancio ispirazionale nel panorama locale. Riconosciamo, infatti, il frontman Nihil Void, che avevamo già incontrato con i Naudiz al basso ed alla voce (nei quali milita sotto il nome di Uruz Dagaz), ma che qui si cimenta alle chitarre ed alla voce, distaccandosi dalle sonorità proposte in precedenza, più fredde e marziali e legate tematicamente alla mitologia norrena, per spostare l'asse con i Serpent Ritual verso un genere più ibrido tra il black ed il death metal, con un appeal decisamente più caldo ed al tempo stesso opprimente.

NON C'E' 27 SENZA 28
Ed anche per stavolta è tutto. Come avete visto, accanto a nomi di grandissimo rilievo quali quelli di Genesis ed Aerosmith per fare due esempi, ne abbiamo inserito alcuni altri decisamente meno conosciuti e che mai potranno aspirare a quel tipo di notorietà addirittura mainstream. Si tratta però, sempre in tema di esempi, di gruppi come NitroVolt, Destroyer 666 o Serpent Ritual che una larga parte del nostro pubblico ama seguire, posti a loro volta accanto ad altri più popolari come i DragonForce, per cercare di proporvi un bouquet vario ed in grado di interessare quante più persone possibile. A voi non resta che leggere. Noi, intanto, abbiamo già cominciato a lavorare per la puntata numero 28; a presto.



Ulvez
Sabato 30 Settembre 2017, 9.55.19
11
ottima scelta di dischi, come di consueto. fa sempre piacere vedere, accanto ai nomi più noti, gruppi relativamente sconosciuti ma ugualmente validi (primi fra tutti i Bunker 66)
ObscureSolstice
Venerdì 29 Settembre 2017, 21.20.25
10
ahah grande Steelminded
Steelminded
Venerdì 29 Settembre 2017, 21.09.38
9
SÌ, ci crediamo klostri hahahah scusate loff topica
Steelminded
Venerdì 29 Settembre 2017, 21.09.26
8
SÌ, ci crediamo klostri hahahah scusate loff topica
klostridiumtetani
Venerdì 29 Settembre 2017, 20.33.36
7
Grande Raven bellissimo articolo!
Raven
Venerdì 29 Settembre 2017, 16.03.08
6
Grazie a te per l'apprezzamento che giro a tutti gli interessati anche di altre redazioni
rik bay area thrash
Venerdì 29 Settembre 2017, 15.48.42
5
@Raven, comunque già il fatto di fare questi recuperi denota che il tuo spettro musicale in ambito heavy metal è molto ampio e non ti fermi sempre ai soliti 'quattro'. io mi fermo al thrash e al glam (questo molto meno, vedi il nick). Però ben vengano tutte quelle notizie e review di quei gruppi e relativi album, che magari non sono considerati dei masterpiece, ma che sono validi e che possono far parte di una collezione con grande merito. Fate contente quelle persone che ricercano sempre nuove (vecchie) realtà che non hanno visibilità ma che realizzano validi prodotti. Thank You.
Raven
Venerdì 29 Settembre 2017, 15.13.08
4
Il mio compito, in questo caso, è solo quello di assegnare questi recuperi e dargli poi visibilità con questi articoli riassuntivi. Il lavoro di scrittura delle recensioni è collettivo
rik bay area thrash
Venerdì 29 Settembre 2017, 15.06.33
3
Sempre encomiabile il lavoro del "raven". Per chi non si accontenta sempre dei soliti 'noti' il lavoro di mettere a conoscenza band non proprio popolari è valore aggiunto. Bene così.
Doom
Venerdì 29 Settembre 2017, 14.46.54
2
Ottimo, tra gli altri trovo quel discone di Cold Steel dei Destroyer 666 che infatti reputo il loro Top Album ( anche quelli dietro non scherzano pero'). Inoltre anche un doveroso tributo ai Bunker 66.. Grandi
jek
Venerdì 29 Settembre 2017, 14.09.39
1
Ottimo come solito, vedo che finalmente avete recensito i NitroVolt per me tra le band più cazzare del panorama metal
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