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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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L‘ARCHIVIO DELLA ‘ZINE - # 38 - Greta Van Fleet, Dare, Celestial Season, Dvne, Cheap Trick, Archgoat, Chevelle e altri golosi stuzzicchini per voi...
21/10/2022 (1206 letture)
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E’ passato un po’ di tempo dall’ultima uscita de L’Archivio della ‘Zine ed è quindi venuto il momento di tornare a battere un colpo nelle umide e remote segrete della Redazione, nelle quali i nostri archivisti si sono ritrovati rinchiusi, per riportare alla luce alcuni album che avevamo lasciato per strada e che meritavano invece una trattazione da parte nostra. Consapevoli che i titoli avrebbero potuto essere altrettanti e anche di più, vi invitiamo a segnalarci qualche ulteriore “recupero” che ritenete non debba mancare nel nostro database. Nel frattempo, speriamo che il pasto offerto sia di vostro gradimento. Bentornati al nostro Archivio….
DOOM E AFFINI Slow Green Thing – Amygdala Una delle realtà che si prefigge di portare avanti lo stendardo dello stoner sono i tedeschi Slow Green Thing, che provengono da Dresda, in Sassonia. Si sono formati nel 2013 e ora si trovano, dopo il primo EP, già al terzo full lenght, ancor prima di poter celebrare il decennale di carriera. […] Venendo ai modelli di riferimento, non è difficile intuire che oltre ai nomi dei soliti capisaldi, come ad esempio i Monster Magnet, la formula della band sia influenzata dal grunge anni novanta proveniente dalla scena di Seattle, soprattutto dagli Alice in Chains e la cosa si sentirà molto, specialmente dal punto di vista vocale.
Kryptograf – Kryptograf L’arma dei Kryptograf non è quella dell’originalità della proposta, questo lo si era capito: il loro punto di forza risiede nella qualità delle composizioni e nella loro varietà. Gli otto brani che compongono il disco sono infatti altrettante sfaccettature del genere (doom con impronte psichedeliche, NdA), riuscendo quindi a essere uno diverso dall’altro e tutti ben composti e suonati, con quel non so che in più che distingue quelli che fanno bene qualcosa, in mezzo a tutti gli altri che si applicano nello stesso identico modo. Chiamiamolo talento, chiamiamolo amalgama, chiamiamolo ispirazione. Poco cambia.
Mental Torment - EGO:GENESIS) Gli ucraini sono con molta probabilità degli amanti dei migliori My Dying Bride, giacché lungo tutto il percorso di Ego:Genesis si possono scorgere delle piccole similitudini con la band britannica. Le atmosfere cupe, il possente growl e le splendide quanto lancinanti melodie di tutti i brani, permettono all’ascoltatore di entrare nel mondo dei Mental Torment con una certa curiosità, facendolo subito dopo cadere in un vortice di forti emozioni contrastanti. Inutile fare una classifica di quale brano sia migliore tra gli otto presenti all’interno dell’album, perché ognuno di essi ha una peculiarità tale da essere unica e assai personale…
Pike Vs The Automaton - Pike Vs The Automaton Questo soffermarsi sugli High On Fire è importante perchè l’album in questione sarà indirizzato maggiormente verso quella direzione stilistica, anzi possiamo dire che la vecchia volpe abbia aprofittato dell’occasione propizia portata dal nuovo monicker per tornare alle sonorità dei primi album, soprattutto prendendo ispirazione da Surrounded by Thieves. Certo non mancheranno le parentesi più lente e i riff ribassati degli Sleep, ma è bene che voi sappiate saranno principalmente pizze in faccia. Il nuovo album difatti esce targato dalla stessa MNRK dell’ultimo Crowbar, il che fa presagire un bel sound essenziale ma tumultuoso. Per l’occasione Pike si avvale, oltre alle comparsate di una miriade di ospiti, principalmete di John Reid dietro la batteria ed è proprio il caso di dire che si sente come a casa sua.
Lux Incerta - Dark Odissey I membri presenti all’interno della band dall’alba dei tempi sono il chitarrista principale Arkham ed Argom, la voce della band, che si è occupato anche di alcune partiture di basso. A completare la formazione ci pensano il bassista effettivo Maxime Pascal, Pheel Ti alla batteria e l’altra chitarra Tibo Pfeifer. Si definiscono una band affine a Paradise Lost, My Dying Bride e Cathedral. Nomi grossi, nomi che fanno tremare i polsi e creano subito un sacco di aspettative altissime, ma nel corso dell’ascolto si scoprirà che gli accostamenti non sono sbagliati, soprattutto per quanto riguarda lo stile cupo e goticheggiante con cui i nostri si approcciano al doom. Stando sempre alle parole dei Lux Incerta, il concept alla base di Dark Odissey riguarda un viaggio interiore, alla ricerca della propria persona nelle profondità del proprio animo, viaggiando tra luci ed ombre in compagnia della tristezza, della felicità e della morte.
Dvne - Etemen Ænka … Tutto questo rende il genere trattato dalla band di difficile catalogazione, dal momento che si può sicuramente sentire elementi sludge che rimandano ai Kylesa, derivazioni heavy psych ma anche una buona percentuale di progressive; tutti questi elementi sono accomunati e messi iniseme da un’architettura monolitica di base che rende tutto estremamente solido nella sua struttura. I Dvne puntano quindi a potersi distinguere alla lunga, ed è il momento di vedere se questo Etenem Ænka riesce nell’intento. Si rende necessaria, un'ulteriore premessa: i Dvne si rifanno ad un immaginario che prende molti nomi ed elementi dalla mitologia babilonese, che a sua volta trasla molti dei suoi concetti da quella sumera, un po' come la cultura romana ha fatto con quella greca….
Celestial Season - Mysterium I Non a caso sempre sotto l’egida della label conterranea, Burning World Records, i Celestial Season si presentano in gran spolvero, forti della riconfermata formazione a sette elementi di The Secret Teachings, cercando e mantenendo una continuità stilistica e concettuale con il recente passato. Mysterium I, rappresenta il primo capitolo di un ideale e ambiziosa trilogia, che nell’intento della band, pur non costituendo forzatamente un concept unico su tre album, dovrebbe comunque mantenere un fil rouge stilistico e tematico nelle tre pubblicazioni concatenate. Protagonista di questo prima capitolo è il gothic doom degli anni Novanta, portato in auge e fortemente connotato dai giganti nel roster della Peaceville Records, band storiche che già allora avevano segnato e impresso a fuoco il proprio marchio sugli esordi dei giovanissimi Celestial Season.
DEATH E DEATH/BLACK Archgoat - The Luciferian Crown I crudeli e spietati Archgoat continuano sempre quel discorso nero e satanico cominciato nel 1991 e mai abbandonato, con un disprezzo assoluto per il cristianesimo, ancora una volta suonato e recitato in questa proposta più accessibile e limpida a livello sonoro, meno confusa e con un cantato meno aspro e grave rispetto a quel passato sporco e ruvido. Un black/death avvolgente che incrocia molte parti “innovative” che si alternano a ritmiche compresse e chitarre sempre distorte e rari momenti di sottofondo sacrilego e catacombale.
Necros Christos - Domedon Doxodemon Capitolo finale di un discorso iniziato nel lontano 2002 con la demo Necromantic Doom, composta e registrata in una notte tormentata di Mors Dalos Ra, i Necros Christos annunciano la fine della loro esistenza con un triplo CD dal titolo Domedon Doxodemon. Ad essere più precisi, il percorso inizia con Trivne Impvrity Rites nel 2007, disco che ha permesso al gruppo di farsi conoscere e di far vedere cosa si potesse fare unendo una proposta composta di elementi death, black e doom a richiami mistici di culture e mitologie quali babilonesi, ebraiche, cristiane, sumeriche e indù. Materiale che ha da sempre affascinato il leader del gruppo e che con il tempo si è mossa tra quelle citate, ma questa volta, per il capitolo finale, si parte dal Talmud e dalla mitologia ebraica.
Firespawn - The Reprobate Quando un gruppo di musicisti dalla caratura notevolmente elevata si spoglia di ogni aspettativa e fa ciò che gli pare e che più ama, merita sempre una accurata attenzione. Il secondo sigillo discografico in casa Firespawn rientra pienamente in questa categoria. A guardare il passato dei musicisti qui coinvolti e ponendolo su un piatto di una bilancia con il primo disco Shadow Realms, si ottiene una controparte carica di aspettative e curiosità che, anticipiamolo apertamente The Reprobate soddisfa a pieno. La formula proposta è grossomodo la stessa, una solida ossatura di matrice death svedese ed una muscolatura ipertrofica di death americano, un incontro di vecchia e nuova scuola che rispetto al suo predecessore gode di un songwriting decisamente migliorato e coeso.
HARD ROCK E AOR Ayron Jones - Child of the State Ayron Jones, dopo una lunghissima ed estenuante gavetta che lo ha portato peraltro a calcare i palcoscenici con nomi di primissima fascia quali B.B. King, Guns ‘N’ Roses, Patti Smith, Living Colour, Jeff Beck -per citarne alcuni- è ad oggi uno degli interpreti di spicco della Seattle 2.0 ed il debutto ufficiale con Child of the State ha finalmente permesso al nostro di raggiungere una platea più ampia ed eterogenea, vista la pluralità di influenze proposte nell’album che faranno felici gli appassionati non soltanto dell’hard rock, ma anche del blues, del soul e del funk.i>
Greta Van Fleet - The Battle at Garden`s Gate Squadra che vince non si cambia ed è così che la line up celebra ancora l’idillio della cosiddetta azienda a carattere familiare con quei diavoli di Joshua, Jacob e Samuel ad occupare le rispettive mansioni di cantante, chitarrista e bassista/tastierista, col buon Daniel Wagner confermato alle pelli. Da segnalare invece la presenza del produttore Greg Kurstin il cui curriculum di lunga data annovera importanti collaborazioni con artisti internazionali della scena pop. La scelta di affidarsi a lui non è casuale: The Battle at Garden’s Gate, sebbene inserito in un chiaro contesto hard rock, carezza e lambisce suggestioni di carattere pop, o almeno della sua forma barocca e architettonica intesa nei Seventies. E non è tutto. Il disco sa destreggiarsi piuttosto agilmente anche nei territori cari al rock progressivo e psichedelico e al blues, a riprova di una maggiore ricercatezza e di una crescita della band palpabile ed evidente sin dai primi ascolti.
Cheap Trick – In Another World Di fatto In Another World possiede la sua forza e la sua debolezza nello stesso elemento: la spiccata attitudine e ripresa di sonorità degli anni Sessanta. Il talento dei Cheap Trick esclude il rischio fotocopia sbiadita fornendo melodie che sembrano uscite da quel decennio e tratti personali facilmente riscontrabili. La fase di registrazione verte in tal senso dimostrando attenzione minuziosa ai particolari e soprattutto perfetta organizzazione fra i soggetti coinvolti. Una squadra affiatata che si dirige verso un’unica direzione.
Dare - Road to Eden La creatura di Darren Wharton è diventata band di culto per gli amanti di sonorità soft rock e per gli appassionati di armonie ariose e leggiadre, ma ha avuto poco successo in termini commerciali. Il mastermind compone e produce ogni singola nota dei dischi presso i suoi studi sulle montagne del Galles del Nord. La quiete presente in quei luoghi desolati è trasmessa dai prodotti targati Dare e anche le dieci delicate tracks che compongono l’ultimo Road to Eden non fanno eccezione.
Märvel - Graces Came with Malice Sporco rock dozzinale, travestimenti di dubbio gusto, videoclip girati nello stesso scantinato… ma hanno anche dei difetti gli svedesi Märvel! Dopo 20 anni di carriera e arrivati al nono album, qualcuno si potrebbe aspettare un qualche cambiamento o variazione di stile nel sound di questo allegro power trio scandinavo nato nel 2002 ed invece i nostri tirano diritto con Graces Came with Malice. E menomale!
Dorothy - Gifts from the Holy Ghost Di fatto questo terzo album in casa Dorothy varia nelle tematiche rispetto ai precedenti Rockisdead e 28 Days in the Valley, narrando di spiritualità e guarigione, ma varia anche nel sound. È meno aggressivo dell’album di debutto e si allontana dalla psichedelia e dal blues/rock che caratterizzavano il secondo disco. Ne beneficia l’impatto: i ritornelli sono catchy, inni fatti apposta per entrare in testa immediatamente.
GROOVE Go Ahead and Die - Go Ahead and Die Piccoli Cavalera crescono: il folto "musi-clan" di origini carioca si arricchisce dell'ennesimo progetto "pro-prole" che vede il prolifico (in tutti i sensi) Max affiancare un altro dei propri figli, Igor Amadeus Jr., e dar vita ai Go Ahead And Die. Come lecito aspettarsi, i tre (ri)propongono un mix di thrash e death con una netta attitudine punk, uniti a una produzione volutamente sporca e grezza; tutto ciò riporta alla mente alcune cose del passato, quando il metal era dei brutti & cattivi, ma lo fa con una rivisitazione che tenta di attualizzarlo almeno parzialmente.
HEAVY Messerschmitt - Raising Hell Raising Hell è l’ultima fatica dei Messerschmitt, storico gruppo appartenente all’underground romano. Fondati nel 1982 come Zellöffen, periodo in cui si sono ritagliati uno spazio nella scena locale grazie a dei demo a all’attività live. Negli anni poi sono avvenuti cambi di formazione e pause (per leggere la loro storia completa è a disposizione nel loro blog), per arrivare alla loro riformazione nel 2012 e all’arrivo del nuovo cantante Luca Loreti nel 2017. Da qui inizia a prendere vita Raising Hell, disco lanciato nel 2018 e poi rinviato al 15 ottobre 2021 a causa dell’epidemia.
ALTERNATIVE METAL Chevelle - 12 Bloody Spies Lo scopo della band, in quel determinato frangente, era fermarsi un attimo, guardare con soddisfazione (e un pizzico di nostalgia) al passato e aprire i cassetti della memoria in un tentativo di ricomprendere le varie tappe della carriera attraverso dodici brani. Dall’imprescindibile Wonder What’s Next e i degni seguiti This Type of Thinking/Vena Sera fino all’eccelso The North Corridor, il team Loeffler rende note composizioni tutt’altro che secondarie ben integrate nella concezione introspettiva e raffinata del loro peculiare alternative metal, figlio delle ricerche melodiche deftonesiane e di un’irresistibile attrazione verso i Tool, evidente nel timbro di Pete in gran parte debitore del grande Maynard James Keenan.
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10
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Grazie per i commenti Ho semplicemente considerato tutti gli album non passati dalla home dall'ultimo articolo. |
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Concordo con Rob Fleming sull'ultimo Dare,peccato non ci sia nessun commento sotto la rece del redattore.Non al livello dei precedenti ma un buon disco. |
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Ciao @Indigo, grazie per il chiarimento, ma visto che conta oltre 2500 letture e ben 96 commenti non capivo la necessità di mettere in rilievo la notizia. Mentre trovo eccellente sottolineare che è uscito l'ultimo dei Dare passato decisamente in sordina. Ed è un peccato perché se da un lato è solo "un buon disco" dall'altro ci consente di beneficare del MAGNIFICO timbro di Darren Wharton (in attesa di Calm before the storm e Belief tra i rispolverati) |
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@Rob, il disco dei GVF era uscito ad aprile mentre la recensione a fine settembre, quindi il gap formatosi diciamo che non consentiva più una pubblicazione in home page.
@Alberto, io Dorothy l'ho conosciuta grazie ai brani Living Dangerous (nella colonna sonora di The Retaliators) e Us (nell'album degli Sleeping With Sirens), e mi ha fatto una buona impressione. Il disco anche qui sul sito ha ottenuto pareri favorevoli e quindi il consiglio (ovvio) è di ascoltarlo per capire se a te piace o meno; posso invece darti la certezza fin da ora che lei (Dorothy Martin) merita eccome  |
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C'è qualche ragione perché viene riproposto il secondo album dei Greta Van Fleet la cui recensione venne pubblicata in "tempo reale"? |
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Non conosco Dorothy... vale la pena? |
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Ehm, pardon @Blackmore, non è necessario andare a far figure. Basta veramente cercare - prendiamo quello, visto che l'ho menzionato - Dvne nella sezione recensioni e la recensione la si trova. Si può mettere anche il titolo dell'album, e la recensione si trova. Basta qualche tasto pigiato su una tastiera, suvvia, non è necessario davvero andare a far figure barbine come questa. Tutte le recensioni qui menzionate sono regolarmente in database, e questo articolo serve solo a ricordare che, oltre a quelle che compaiono regolarmente in Home Page, sono state scritte anche altre recensioni nell'ultimo periodo. Ci sta non capire il senso di un articolo. Quello che ci sta meno, a mio dire, è dare implicitamente dei cretini a quelli che scrivono, dicendo che fanno cazzate, salvo poi far da sè la figura di quello che non ha capito un'ostia. Un saluto. |
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Ma che cazzata è questa? Così non si ritrovano se uno le cercherà in futuro - quando in home-page ovviamente non ci sarà più il richiamo diretto - sempre parlando in teoria, mica che interessi personalmente a me leggere i deliri di tizio o caio... mettetele normalmente nell'elenco recensioni, tanto ne avete fatte anche voi e ne continuate a fare postume, cioè recensendo dischi usciti da anni o lustri o decenni. |
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Rubrica sempre apprezzata l’Archivio della ‘Zine!
Per i prossimi recuperi suggerirei, per rimanere in territorio nazionale, Furor Gallico e l’ultimo album di quei geni fuori di testa dei Nanowar of Steel. Alla prossima! |
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1
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Ritrovo in questo Archivio della 'zine l'ultimo album dei Dvne, ed è un'altra occasione per ribadire come esso sia un vero gioiellino. Da recuperare assolutamente per gli amanti del genere e non. |
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